MESSA DELLA DOMENICA 2024
XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - B
VIII Giornata Mondiale dei poveri: La preghiera del povero sale fino a Dio (cfr. Sir 21,5)
17 Novembre 2024
“Mentre attendiamo la gloriosa manifestazione del tuo Figlio”
XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - B
VIII Giornata Mondiale dei poveri: La preghiera del povero sale fino a Dio (cfr. Sir 21,5)
17 Novembre 2024
Colore Liturgico: Verde
“Mentre attendiamo la gloriosa manifestazione del tuo Figlio”
- “Si avvicina la conclusione dell’Anno liturgico. Dopo la solennità di Cristo Re dell’Universo, inizieremo il nuovo Anno liturgico e il tempo di Avvento. La fine e l’inizio dell’anno condividono la stessa tonalità e lo stesso tema: celebriamo la speranza nella vittoria finale del Signore. In questa Domenica, perciò, la Liturgia ha questa capacità di far apparire davanti a noi la verità della lotta finale tra le tenebre e coloro che appartengono alla luce. Possiamo accogliere questo forte messaggio di speranza e celebrare guardando al futuro. Si avvicina il anche l’inizio del Giubileo della Speranza: la Chiesa sente di essere chiamata nel mondo a parlare di questa indispensabile virtù divina. Della speranza si può dire ciò che Agostino diceva del tempo: so cosa sia fino a quando non mi si chiede di spiegarlo. Una vita senza speranza, però, è facilmente evidente. Ogni azione diventa priva di vita e forza se privata del suo rapporto al bene futuro. Al contrario, anche i periodi più difficoltosi, se abitati dalla speranza, diventano fertili. Il popolo di Dio ha riconosciuto il Signore proprio come fonte della speranza.
- In questa Domenica, nella Parola di Dio si mescolano e si contrappongono messaggi di vita e di morte, di luce e di tenebra, di angoscia e di speranza, di cielo e di terra. Lo sguardo nuovo che siamo chiamati ad assumere attraverso la fede è quello che ci fa rovesciare il punto di vista rispetto all’esperienza umana: dalla morte rinasce la vita, come ci mostra e insegna la vicenda pasquale di Gesù. Un ulteriore insegnamento-raccomandazione è compreso in questo annuncio: il nostro interesse non sia rivolto alla curiosità dei tempi e dei modi, che non possiamo conoscere finché non li sperimenteremo, ma sia orientato alla mèta luminosa che ci attende, per lasciarci attrarre da essa.
- Ancora la Parola di Dio ci invita a prendere atto di due realtà inseparabili tra di loro e indispensabili per noi: la fedeltà di Dio agli uomini e la fedeltà degli uomini a Dio. Guardando al momento finale del nostro cammino di fede e di speranza, la Liturgia odierna ci ricorda che Dio non abbandona alla morte i suoi figli, perché la vita eterna a noi promessa è il segno pieno e perfetto della carità di Dio per noi. Perché questo evento di grazia non sia solo enunciazione superficiale ma si manifesti come evento vitale, è opportuno recuperare i fili conduttori delle tre letture.
- La prospettiva che viene aperta dalla Parola di Dio genera speranza. Ma la speranza cristiana, che nasce dalla fede, non si esaurisce nella semplice attesa di qualcosa che soddisfi i nostri desideri effimeri. Essa orienta alle “realtà ultime”, a ciò che è essenziale e decisivo, per illuminare la nostra esistenza e donare significato al presente. Parla di “vita eterna”, che è condivisione della vita di Dio già da ora. L’attesa, dunque, può essere vissuta come resistenza al male e come perseveranza nella fede anche di fronte alle tribolazioni.
- Gli avvenimenti ultimi della storia dell’uomo e del mondo intero sono legati al mistero di Dio e del suo Cristo: il Signore è il primo e l’ultimo, il principio e la fine. Le realtà celesti fanno irruzione nella storia fin dal primo momento della rivelazione e sempre sono presenti. Sarà la venuta di Cristo a porre fine alle cose corruttibili e a deporre il germe di immortalità. Questa prenderà forma piena e definitiva con il ritorno glorioso del Signore alla fine di questo mondo. Nell’attesa, la Comunità cristiana, lungi dall’allentare l’impegno nelle realtà umane (lavoro, politica, società e famiglia), si immerge in esse al fine di elevarle e di trasformarle in “cieli nuovi” e “terra nuova”.
- «Il cristianesimo è escatologia dal principio alla fine e non solo in appendice; […] tutta la predicazione cristiana, tutta l’esistenza cristiana, e la Chiesa stessa nel suo insieme, sono caratterizzate dal loro orientamento escatologico» (Moltmann). Con la risurrezione di Gesù, infatti, il mondo e la storia sono entrati nella loro fase finale, nella pienezza dei tempi. Le promesse di Dio si sono compiute e i cieli e la terra nuovi sono già stati inaugurati. In Cristo, Dio ha già detto la sua parola definitiva; in noi è già stato deposto lo Spirito che è il seme delle realtà future.
- Comprendere ciò significa comprendere che il cristiano è l’uomo del futuro. Ciò significa non tanto che il cristiano è l’uomo che “aspetta il futuro” che gli sarà dato dopo la morte; ma piuttosto che è l’uomo che costruisce oggi il suo futuro. In un certo senso, dopo Cristo, tutto è fatto: non attendiamo più nulla di sostanzialmente nuovo. Eppure è altrettanto vero che tutto rimane da fare. Si tratta di far “fare pasqua” al mondo, di “far passare” tutte le realtà della creazione nella sfera di Cristo, il quale alla fine “ricapitolerà” in sé tutte le cose. È questa la grande opera che riempie il tempo della Chiesa; ed è lungi dall’essere compiuta. Oltre che un compito personale e sociale, il cristiano deve svolgere sulla terra anche un compito che potremmo chiamare cosmico. Come il peccato di Adamo non ha avuto solo conseguenze per l’uomo, ma ha avuto un contraccolpo anche nel cosmo e nella materia, che è diventata opaca (nasconde Dio invece di manifestarlo), pesante (trascina verso il basso invece di elevare) e ribelle all’uomo («con il sudore del tuo volto mangerai...»), così la redenzione di Cristo ha toccato tutto l’universo. Egli ha salvato tutto l’uomo, anche il corpo destinato alla risurrezione e alla gloria insieme con lo spirito. Solidale con il primo Adamo nella caduta, la creazione è chiamata a partecipare anche alla vittoria del secondo Adamo. San Paolo vede la natura tesa verso la redenzione e sente i suoi gemiti, simili a quelli di una partoriente (Rm 8,12-22). Tutte le cose tendono a Cristo che «ricapitolerà in sé il creato» (Ef 1,9). Salvatore dell’uomo, Cristo lo è anche dell’universo. In questo sforzo, in questa tensione il cristiano è chiamato a svolgere un ruolo insostituibile. È il cristiano che con il suo lavoro, con il sacrificio e la preghiera “umanizzerà” questo mondo e preparerà quella trasformazione dell'universo nei «cieli nuovi» e nella «nuova terra» che inaugurerà il definitivo Regno di Dio. In una parola «ciò che l’anima è nel corpo, questo devono essere i cristiani nel mondo» (Lettera a Diogneto, 6).
- II cristiano è un pellegrino su questa terra. Non è un cittadino, ma un esule in marcia verso la vera “Patria”. Egli considera la terra non come una dimora permanente, ma come la tappa di un viaggio. Per questo non vi costruisce una casa di solida pietra, ma solo una tenda, come il viandante che sosta nel deserto. Una interpretazione unilaterale ed ingiusta delle realtà umane (favorita, peraltro, da certa predicazione altrettanto unilaterale e miope) ha fatto sì che molti uomini del nostro tempo guardino con diffidenza alla religione cristiana, quasi fosse nemica del mondo, della vita, del progresso, dell’impegno umano; una religione di evasione, di disimpegno, di rinuncia passiva e vile; l’oppio che addormenta l’uomo e lo distoglie da ogni interesse verso la città terrena, facendogli balenare la promessa di un aldilà felice e illusorio. Diverso è, invece, il compito del cristiano nel mondo: «Il cristiano non è un evaso, al contrario un impegnato come persona nell'incremento, nella riuscita, nella salvezza del mondo. Sa che l'universo intero ha un solo principio di consistenza, di movimento, di fine: Cristo, perché “per mezzo di lui sono state fatte tutte le cose e in lui trovano la loro consistenza” (Col 1,16-18). Cristo è in tal modo il grande “Radunatore” che lavora nell'intimo delle anime e delle cose a tutto santificare, a tutto unire, a tutto consacrare alla gloria di Dio. Il cristiano si impegna volontariamente a questa gigantesca impresa, al suo posto, a suo tempo, con le proprie risorse. Non lavora da solo: collabora... Lavora con coraggio, perché la fatica è dura; con fede, perché il compito è misterioso e senza proporzione con le forze umane; lavora a far crescere l'universo e a far spuntare la nuova creazione attraverso il tra vaglio caotico e doloroso, pieno di speranza e di affanni, travaglio che non è, però, quello di un’agonia, ma di un parto» (J. Mouroux).
- Dobbiamo, quindi, immergerci con fiducia e con impegno nel fluire del tempo, sapendo di essere costruttori della storia della salvezza, insieme con Cristo. Possiamo comprendere la storia, il mondo e noi stessi solo in intima relazione con Lui. Il Concilio Vaticano Il riporta questa stupenda affermazione: «Solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo». È come dire che il temporaneo riceve luce dall'eterno, il finito o. La nostra attività di cristiani inizia con la conoscenza di Cristo e continua nell'attesa della sua venuta.
- Se Domenica scorsa eravamo invitati a misurare la nostra relazione con i beni, oggi la Liturgia ci induce a confrontarci con la storia. E lo fa muovendo il nostro sguardo in direzione del compimento. Non per impaurirci, ma per consolarci. Non per farci almanaccare su date e indizi premonitori, ma per farci vivere bene il presente: con la venuta di Cristo è già eternità, anche se il gioco del tempo continua, con regole nuove.
- C’è una consolante certezza che ci viene comunicata nella Liturgia di questa Domenica: il Signore, Crocifisso e Risorto, ritornerà nella gloria. A questo scopo potrebbe essere utile collocare un’icona della risurrezione o del ritorno glorioso del Cristo davanti all'ambone e collocarvi alcuni lumi o una composizione floreale adeguata.
- Meritano una particolare sottolineatura la Professione di fede: «E di nuovo verrà nella, gloria per giudicare i vivi e i morti... Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà», e l’anamnesi: «Annunziamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell'attesa della tua venuta». Entrambe danno il senso della tensione che caratterizza l’esistenza del discepolo.
- Domenica prossima, solennità di N. S. G. C. Re dell’universo, ultima Domenica dell’Anno liturgico 2023/2024-.
RITI DI INTRODUZIONE
INTRODUZIONE
G – Celebriamo la XXXIII Domenica del Tempo Ordinario.
La celebrazione di oggi ci presenta le ultime realtà della vita e il ritorno glorioso del Signore Gesù alla fine del tempo. È un concreto invito a riflettere sul termine di questa vita terrena e sullo schiudersi di quella eterna. Guardiamo la nostra quotidianità alla luce del futuro e la luminosità del tempo che non avrà fine possa illuminare i nostri giorni.
SALUTO
C – Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. T – Amen.
C – Il Dio della speranza, che ci riempie di ogni gioia e pace nella fede per la potenza dello Spirito Santo, sia con tutti voi.
T – E con il tuo spirito.
ATTO PENITENZIALE
C – Fratelli e sorelle, la morte di Cristo ha segnato la vittoria sul male. Animati dalla fiducia nel nostro Dio e salvatore, lento all'ira e ricco di grazia, riconosciamo le nostre colpe e chiediamo la conversione profonda del cuore, inizio della nostra salvezza.
-
Signore, Gesù, giudice dal cuore
misericordioso, che non abbandoni la nostra vita nelle tenebre. Kyrie, eleison.
T – Kyrie, eleison.
- Cristo, Salvatore, che hai fatto della tua vita un dono sacrificale per liberarci dal peccato, Christe, eleison.
T – Christe, eleison.
-
Signore Gesù, che continui a
bussare alla porta del nostro cuore per introdurci nella piena comunione con te. Kyrie, eleison.
T – Kyrie, eleison.
C – Dio onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna.
T – Amen.
GRANDE DOSSOLOGIA
COLLETTA
C – Il tuo aiuto, Signore Dio nostro, ci renda sempre lieti nel tuo servizio, perché solo nella dedizione a te, fonte di ogni bene, possiamo avere felicità piena e duratura. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
T - Amen.
oppure:
C – O Dio, che farai risplendere i giusti come stelle nel cielo, accresci in noi la fede, ravviva la speranza e rendici operosi nella carità, mentre attendiamo la gloriosa manifestazione del tuo Figlio. Egli è Dio...
T – Amen.
LITURGIA DELLA PAROLA
PRESENTAZIONE DELLA PAROLA DI DIO
G – La profezia di Daniele apre la Liturgia sul tempo della fine e del giudizio. Lo stesso tema è ripreso da Gesù, che sottolinea come la venuta del Figlio determina la salvezza di coloro che credono in lui e la “caduta” degli idoli di questo mondo.
PRIMA LETTURA: Dn 12,1-3
In quel tempo sarà salvato il tuo popolo.
Dal libro del profeta Daniele
In quel tempo, sorgerà Michele, il gran principe, che vigila sui figli del tuo popolo.
Sarà un tempo di angoscia, come non c’era stata mai dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo; in quel tempo sarà salvato il tuo popolo, chiunque si troverà scritto nel libro.
Molti di quelli che dormono nella regione della polvere si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l’infamia eterna.
I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre.
Parola di Dio
SALMO RESPONSORIALE: dal Salmo 15
Rit. Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare.
Per questo gioisce il mio cuore
ed esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita negli inferi,
né lascerai che il tuo fedele veda la fossa.
Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra.
SECONDA LETTURA: Eb 10,11-14.18
Cristo con un’unica offerta ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati.
Dalla lettera agli Ebrei
Ogni sacerdote si presenta giorno per giorno a celebrare il culto e a offrire molte volte gli stessi sacrifici, che non possono mai eliminare i peccati.
Cristo, invece, avendo offerto un solo sacrificio per i peccati, si è assiso per sempre alla destra di Dio, aspettando ormai che i suoi nemici vengano posti a sgabello dei suoi piedi. Infatti,
con un’unica offerta egli ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati.
Ora, dove c’è il perdono di queste cose, non c’è più offerta per il peccato.
Parola di Dio
CANTO AL VANGELO: Mt 24,42a.44
Alleluia, alleluia.
Vegliate in ogni momento pregando,
perché abbiate la forza di comparire
davanti al Figlio dell'uomo.
Alleluia.
VANGELO: Mc 13,24-32
Il Figlio dell’uomo radunerà i suoi eletti dai quattro venti.
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In quei giorni, dopo quella tribolazione,
il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino
all'estremità del cielo.
Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose,
sappiate che egli è vicino, è alle porte.
In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
Quanto però a quel giorno o a quell'ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».
Parola del Signore
OMELIA…..
PROFESSIONE DI FEDE
CREDO…..
PREGHIERA DEI FEDELI
C – Fratelli e sorelle, passeranno il cielo e la terra ma la parola del Signore rimane fedele al suo amore. Con questa speranza, rivolgiamo al Padre la nostra preghiera.
L - Preghiamo insieme e diciamo:
Signore, nostro rifugio, ascoltaci.
1. Perché la Chiesa, che su tutta la terra rende testimonianza a Cristo Signore, possa professare la sua fede nella serenità e nella pace, preghiamo.
2. Perché i governanti, promuovendo la giustizia e il bene comune, non si allontanino mai dalla volontà di Dio, preghiamo.
3. Perché il Signore custodisca il nostro Paese nella pace e liberi l’umanità intera dalle guerre e dalla fame, preghiamo.
4. Perché i poveri stiano a cuore ad ogni cristiano e ciascuno si impegni a fare il possibile perché ognuno abbia il necessario per una vita dignitosa, preghiamo.
5. Perché la nostra Comunità attenda il ritorno glorioso del Signore, alimentando la propria fede e rendendosi strumento di carità, preghiamo.
6. Perché i nostri fratelli defunti risplendano della luce di Cristo risorto, preghiamo.
C – Signore Padre santo, ascolta le preghiere che ti rivolgiamo, fiduciosi di incontrare nelle nostre necessità la tua sicura benevolenza.
Per Cristo nostro Signore. T - Amen.
LITURGIA EUCARISTICA
PRESENTAZIONE DEI DONI
G – Con il pane e il vino presentiamo al Signore i nostri cuori perché li renda vigilanti nell'attendere l’avvento del suo Regno.
SULLE OFFERTE
C - L’offerta che ti presentiamo, o Signore, ci ottenga la grazia di servirti fedelmente e ci prepari il frutto di un’eternità beata. Per Cristo nostro Signore.
T – Amen.
PREFAZIO
delle Domeniche del Tempo Ordinario X
ANAMNESI
C – Mistero della fede.
T – Annunciamo la tua morte, Signore,
proclamiamo la tua risurrezione,
nell’attesa della tua venuta.
PREGHIERA DEL SIGNORE
C – Animati dalla Parola alla quale abbiamo creduto, invochiamo l’avvento del Regno di Dio nel cielo come nella terra. Animati dallo stesso Spirito rivolgiamo al Padre la preghiera che Gesù ci ha insegnato. Diciamo insieme: T - Padre nostro...
SCAMBIO DI PACE
C – L’attesa del Regno di Dio deve condurci a costruire ponti di comunione profonda e sincera con i fratelli.
D – Scambiatevi un segno autentico di riconciliazione e di pace.
COMUNIONE
G – Accostiamoci alla Mensa dell’Amore, per ricevere il Signore Gesù nella nostra vita. Invochiamolo con umiltà perché ci disponiamo ad attendere con fede e nella vigilanza la sua venuta nella gloria.
Egli ci renda testimoni viventi della nuova creazione inaugurata con la sua Pasqua di salvezza e di pace.
RINGRAZIAMENTO ALLA COMUNIONE
*G – Non ci hai indicato una data precisa, Gesù,
su cui regolare i nostri timer
e neppure un’indicazione approssimativa.
Ci hai chiesto di tenere gli occhi aperti,
di essere vigilanti, attenti,
pronti a cogliere i segni che annunciano il compimento.
E ci hai sottratti all’angoscia,
alla paura di veder crollare il mondo diventato vecchio
per far spazio a quello nuovo.
Certo, il passaggio non sarà una sorta di passeggiata.
In ogni caso, tuttavia, l’esito è sicuro
ed è un futuro insperato di gioia, di pienezza e di pace,
che non correrà più il rischio
di essere attaccato o distrutto.
Perché sei tu che conduci la storia,
perché sei tu che la trasformi,
con l’amore, un amore totale,
immenso, disarmato e disarmante.
(Roberto Laurita)
oppure:
** G – Padre buono, non permettere
che la paura abbia il sopravvento,
che io ascolti i presagi di sventura,
che io segua chi semina sconforto e cattive notizie,
chi guadagna sulla paura e sul pessimismo,
chi vende parole di odio e di disprezzo.
Aiutami a vivere con speranza e gioia,
con la trepidazione per qualcosa di meraviglioso,
con l’attesa di un domani glorioso,
con la fede di chi si sente al sicuro,
protetto, amato, accudito, accolto.
Fa’ che in ogni momento io possa sentirti vicino a me,
fammi vivere la dolcezza senza fine,
la gioia del cuore e l’esultanza dell’animo.
Allora mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra.
(Gianfranco Calabrese)
RITI DI CONCLUSIONE
DOPO LA COMUNIONE
C - Nutriti da questo sacramento, ti preghiamo umilmente, o Padre: la celebrazione che il tuo Figlio ha comandato di fare in sua memoria, ci faccia crescere nell'amore.
Per Cristo nostro Signore. T – Amen.
BENEDIZIONE E CONGEDO
C – Il Signore sia con voi. T – E con il tuo spirito.
C – Esaudisci, o Signore, le invocazioni del popolo a te fedele: tu, che sei benevolo verso l’umana fragilità, concedi il tuo aiuto, perché la tua famiglia, rendendoti culto con animo sincero, possa godere dei rimedi della vita presente e di quella futura.
Per Cristo nostro Signore. T – Amen.
C – E la benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre. T – Amen.
C – In questa Eucaristia il Signore è venuto a noi e ci ha fatto gustare la dolcezza della sua presenza. Ci conceda di attendere con fede e vigilanza la sua definitiva venuta mentre attendiamo il compimento dei beni futuri.
D – Andate in pace. T - Rendiamo grazie a Dio.
XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - B
74ª Giornata nazionale del Ringraziamento per i frutti della terra:
“La speranza per il domani: verso un’agricoltura più sostenibile”.
10 Novembre 2024
“La speranza di chi confida nel tuo amore”
XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - B
74ª Giornata nazionale del Ringraziamento per i frutti della terra:
“La speranza per il domani: verso un’agricoltura più sostenibile”.
10 Novembre 2024
“La speranza di chi confida nel tuo amore”
Colore Liturgico: Verde
“La Liturgia di questa Domenica, mentre ci avviamo verso la conclusione dell’Anno liturgico, ci provoca presentandoci la povertà e la situazione della carenza di beni materiali come possibilità di fare spazio al prossimo e al Signore nella nostra vita: nessuno di noi è così povero da non avere nulla da offrire, sia all'altro, che è il nostro prossimo, sia all'Altro che è il nostro Dio. Vivere la nostra povertà, in qualunque forma, con questa apertura, diventa occasione per ricevere e riconoscere il dono sovrabbondante della Provvidenza anche verso di noi, e per vivere la nostra fede in una relazione personale, autentica con il Padre, attraverso i fratelli, senza perdersi dietro le forme esteriori che ci allontanano da noi stessi e da Dio. La scelta preferenziale per i poveri e i più poveri, come sappiamo, prima di essere un tema che sta tanto a cuore a papa Francesco, è un tema che sta a cuore a Cristo ed è al cuore del Vangelo.
La vera fede consiste nel fidarsi di Dio, nel mettersi completamente nelle sue mani, nel donarsi a lui. La nostra religiosità, invece, rischia spesso di fermarsi alla forma, alle apparenze, perciò alla superficie; non coinvolge il cuore, non tocca l'essenziale. Dio ha criteri diversi: non ci misura in base alle molte preghiere, ai molti riti, ai molti pellegrinaggi e così via. Tanto meno ci misura in base alla quantità delle nostre offerte materiali. Egli guarda soltanto al nostro cuore.
Due povere vedove sono al centro della Liturgia di questa Domenica. L’ospitalità della prima viene compensata dal miracolo di Elia (Prima Lettura) e l’umile generosità della seconda merita da Gesù un elogio che non ha eguale (Vangelo). La loro generosa prestazione è ancora più notevole se la si confronta con l’atteggiamento dei ricchi che, quasi a contrasto, il racconto oppone ad esse: da una parte (Prima Lettura) l’empia regina Gezabele che vive nel lusso e nella ricchezza disprezzando i poveri (1 Re 21), dall'altra i ricchi scribi che «divorano le case delle vedove» e sono sempre alla ricerca dei primi posti.
L’antitesi ricchi-poveri (in questo caso scribi-vedova) è un procedimento frequente nei discorsi escatologici di Gesù: è usato nelle Beatitudini, in cui l’opposizione ricchi-poveri (Lc 6,20-24) serve prima di tutto ad annunciare l’arrivo del Regno e il capovolgimento delle situazioni umane abusive. Più che fare l’apologia o la critica di questo o di quell'altro stato sociale, sottolinea il capovolgimento che l’arrivo degli ultimi tempi porterà nelle strutture umane. La vedova ha dato del suo necessario, in contrapposizione ai ricchi, che danno qualcosa della loro potenza e dei loro privilegi con ostentata e pomposa ricerca della propria gloria. Il gesto furtivo con cui la vedova getta in silenzio i suoi due spiccioli è un gesto di preghiera, di fede e di amore. L’obolo è insignificante, ma il dono è totale; tanto più grande quanto meno si ostenta e, anzi, cerca di nascondersi. Gesù, che ha ammirato il gesto e l’ha lodato, non misura gli atti umani col nostro metro che si ferma alle apparenze. Egli non misura in cifre quello che doniamo; lo misura in amore, lo valuta secondo il metro dei valori interiori della persona; egli arriva al cuore.
Donare così, come la vedova, è donare come fa Dio, il quale non ci dona della sua abbondanza (in questo caso sarebbe rappresentato meglio dai ricchi donatori che non dall'obolo della vedova!), non ci dona di quello che ha, ma di quello che è: la sua stessa vita divina. Gesù povero e servitore degli uomini non è una parentesi nella vita di Dio, ma la manifestazione della condizione stessa di Dio. Egli non è un ricco venuto a visitare, da “turista”, la terra sottosviluppata dell’umanità; egli è il nostro fratello che è diventato povero e schiavo, per arricchire della sua ricchezza la nostra povertà.
La Parola del Signore e il comportamento della vedova portano facilmente la nostra considerazione sul senso della ricchezza e della povertà, non solo nella vita del singolo cristiano, ma anche nella vita delle nostre Comunità cristiane. La Chiesa, come fin dalle sue prime origini, unendo insieme l’ “agape” con la Cena eucaristica si manifestava tutta unita nel vincolo della carità attorno a Cristo, così, in ogni tempo, si riconosce da questo contrassegno della carità, e, mentre gode delle iniziative altrui, rivendica le opere di carità come suo dovere e diritto inalienabile.
Consuetudini di vecchia data, che trovano spiegazione nelle vicende storiche, fanno sì che a determinate prestazioni di ministero corrisponda un compenso in danaro. Ciò non significa compravendita di beni spirituali, ma un mezzo per provvedere al sostentamento di chi dedica tutto il suo tempo e le sue forze al ministero sacro e alle necessità della Chiesa. La mentalità del nostro tempo (in questo certamente più conforme allo spirito del ministero) propone, come una mèta a cui tendere, lo sganciamento della singola prestazione ministeriale dal compenso in danaro. Questo richiede, però, da parte dei sacerdoti, spirito di disinteresse e fiducia nella provvidenza divina, e da parte dei fedeli, un senso di corresponsabilità e un serio impegno a provvedere ai bisogni dei sacerdoti e della Comunità. La ricerca dei mezzi economici necessari all'azione pastorale e caritativa non deve però mai indurre a compromessi con qualsiasi forma di potere sia politico che economico che mettano in pericolo la libertà della Chiesa e le impediscano di agire secondo il Vangelo.
Gesù, presentandoci nel Vangelo di oggi due scene contrapposte, ci invita a riflettere e a convertirci. Forse anche in territorio “cristiano” vi sono gli scribi, profondi conoscitori della Parola di Dio e insigni predicatori; essi, però, sono smascherati da Gesù, perché ipocriti, vanitosi, divoratori insaziabili e disonesti dei beni dei poveri e degli sprovveduti. Gesù denuncia tre aspetti degli scribi che ostentavano come segno di osservanza della legge: vanità, avarizia, ipocrisia! Non possono essere anche nostri? Quale contrapposizione con quanto Gesù poco prima aveva detto: «Chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti. Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Mc 10,43- 45)! In territorio “pagano” si trova una vedova, non esperta della legge, tenuta ai margini della società, cosciente e quasi vergognosa della sua nullità; Gesù l’esalta e ne manifesta la grandezza interiore. Adesso sappiamo da che parte sta Gesù: se desideriamo godere della sua stima, della sua amicizia e della sua grazia che salva, schieriamoci sulla sponda giusta. La donazione del superfluo ai poveri eleva il benefattore a vette eccelse; l’offerta del necessario, per soccorrere i miseri, lo proietta ad altezze misteriose e divine.
Il testo originale greco scrive che la vedova gettò nel tesoro del tempio «l’intera sua vita». Un’espressione assai più forte della traduzione italiana (= quanto aveva per vivere). Il vero culto a Dio si compie donando sé stessi. Non a caso l’episodio della vedova segue quasi immediatamente il dialogo di Gesù con lo scriba riguardo al comandamento più grande. Ne è in qualche modo un’esplicitazione.
Dovremmo “scandalizzarci” per il comportamento saccente, presuntuoso, arrogante, degli scribi del brano evangelico. Non dovremmo essere meno “scandalizzati” per il comportamento della vedova che classifichiamo subito come eroico, colorandolo però di stranezza e, perfino, dì esagerazione. Facciamo difficoltà a capire il motivo della sua donazione totale: aveva due monetine, avrebbe potuto darne una il cinquanta per cento dei suoi averi e conservare qualcosa per sé. La nostra logica ragiona in questo modo. Anche se difficile da capire e più ancora da imitare, ci è utile riproporre il suo comportamento, perché ci fa respirare un’aria che non troviamo quasi più dalle nostre parti e soprattutto nei nostri polmoni spirituali. Ella ha dilatato talmente il concetto di provvidenza da far saltare quello di previdenza. La santità conosce questi spericolati salti nell'inconsueto che permettono di sbirciare anche solo per un poco al di là della pura logica umana. Ella mostra, altre sì, una piena libertà dalle cose, quando non si è più schiavi del desiderio di possedere che spesso si identifica con una mania gravemente patologica. Il suo è un distacco eroico, al confine con la irresponsabilità, nel quale si va disegnando una geografia del trascendente che molti vorrebbero conoscere e che comincia proprio curando il patologico attaccamento alle cose.
Ieri come oggi c’è sempre chi strumentalizza la religione a servizio del proprio potere, degli interessi privati e per mettersi in mostra. Gesù ci mette in guardia: «Guardatevi dagli scribi...». Il cristiano non deve lasciarsi ingannare dalle subdole immagini della propaganda a tutti i livelli. Dobbiamo imparare a valutare le persone non dalle apparenze, né dalle facili parole, ma dal concreto rispetto verso la giustizia e la verità.
Il dono di sé nel Vangelo è stato presentato in modo alternativo rispetto all'atteggiamento degli scribi. Se ciò corrispondesse al dato reale, ne potremmo trarre la conseguenza che tutti coloro che non si impegnano nel dono di sé pongono sé stessi al centro dell’attenzione. Le analisi negative su tante situazioni offrono l’opportunità di confermare l’alternativa. Come cristiani, cittadini di questo mondo, non possiamo esimerci dallo sviluppare relazioni educative dove investiamo tutto noi stessi nel dono di sé, certi che questo è conforme all'esempio di Gesù e ci incammina verso la santità.
In comunione con tutte le Chiese d’Italia celebriamo oggi la Giornata del Ringraziamento per i frutti della terra. Sarebbe opportuno distribuire ai fedeli il messaggio dei nostri Vescovi per la giornata odierna.”
RITI DI INTRODUZIONE
INTRODUZIONE
G – Celebriamo la XXXII Domenica del Tempo Ordinario.
Il Signore è sempre oltre le nostre aspettative: non ci valuta con il nostro criterio, non misura in cifre quello che doniamo. Lui stesso non ci dona semplicemente quello che ha; ci dona sé stesso e la sua vita divina. Oggi, nella Pasqua settimanale, rispondendo al suo invito, lo accogliamo, presente in mezzo a noi, radunati nel suo nome, per ascoltare la sua Parola e nutrirci del suo pane di vita.
SALUTO
C – Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. T – Amen.
C – La pace, la carità e la fede da parte di Dio Padre
e del Signore Gesù Cristo siano con tutti voi.
T – E con il tuo spirito.
ATTO PENITENZIALE
C – Fratelli e sorelle, all'inizio di questa santa Eucaristia invochiamo la Misericordia del Padre per il nostro offendere la carità: per le riserve che abbiamo avuto nel donare tutto ciò che siamo e abbiamo a Dio ed ai fratelli e per tutte le nostre infedeltà all'Amore del Signore, chiediamo umilmente il perdono dal profondo del nostro cuore.
Signore Gesù, mite e umile di cuore, che hai elogiato il gesto della vedova perché ha donato “tutto quello che aveva”. Kyrie, eleison.
T – Kyrie, eleison.
Cristo Salvatore, inviato dal
Padre per togliere i peccati di molti, che ti fai cibo di vita immortale per i fratelli. Christe, eleison.
T – Christe,
eleison.
Signore Gesù, Maestro di Carità,
che guardi il cuore di chi dona tutto generosamente e senza paura. Kyrie, eleison.
T – Kyrie, eleison.
C – Dio onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna.
T – Amen.
GRANDE DOSSOLOGIA
COLLETTA
C - Dio onnipotente e misericordioso, allontana ogni ostacolo nel nostro cammino verso di te, perché, nella serenità del corpo e dello spirito, possiamo dedicarci liberamente al tuo servizio. Per il nostro Signore Gesù Cristo... T - Amen.
oppure:
C - O Padre, che soccorri l’orfano e la vedova e sostieni la speranza di chi confida nel tuo amore, fa’ che sappiamo donare tutto quello che abbiamo, sull'esempio di Cristo che ha offerto la sua vita per noi. Egli è Dio... T – Amen.
LITURGIA DELLA PAROLA
PRESENTAZIONE DELLA PAROLA DI DIO
G – Il racconto del profeta Elia e l’esperienza di Gesù al tempio sono collegati dall'incontro con una vedova, che nella propria fiducia a Dio è capace di donare tutto ciò che ha, al profeta e al tempio. È questo il vero senso della fede e del discepolo, per entrare nel Regno.
PRIMA LETTURA: 1 Re 17,10-16
La vedova fece con la sua farina una piccola focaccia e la portò a Elia.
Dal primo libro dei Re
In quei giorni, il profeta Elia si alzò e andò a Sarèpta. Arrivato alla porta della città, ecco una vedova che raccoglieva legna. La chiamò e le disse: «Prendimi un po’ d’acqua in un vaso, perché
io possa bere».
Mentre quella andava a prenderla, le gridò: «Per favore, prendimi anche un pezzo di pane». Quella rispose: «Per la vita del Signore, tuo Dio, non ho nulla di cotto, ma solo un pugno di farina
nella giara e un po’ d’olio nell'orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a prepararla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo».
Elia le disse: «Non temere; va’ a fare come hai detto. Prima però prepara una piccola focaccia per me e portamela; quindi ne preparerai per te e per tuo figlio, poiché così dice il Signore, Dio
d’Israele: “La farina della giara non si esaurirà e l’orcio dell’olio non diminuirà fino al giorno in cui il Signore manderà la pioggia sulla faccia della terra”».
Quella andò e fece come aveva detto Elia; poi mangiarono lei, lui e la casa di lei per diversi giorni. La farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì, secondo la parola che
il Signore aveva pronunciato per mezzo di Elia.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
SALMO RESPONSORIALE: dal Salmo 145
Rit. Loda il Signore, anima mia.
Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri.
Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri.
Egli sostiene l'orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.
SECONDA LETTURA: Eb 9,24-28
Cristo si è offerto una volta per tutte per togliere i peccati di molti.
Dalla lettera agli Ebrei
Cristo non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore. E non deve offrire se stesso più
volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui: in questo caso egli, fin dalla fondazione del mondo, avrebbe dovuto soffrire molte volte.
Invece ora, una volta sola, nella pienezza dei tempi, egli è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso. E come per gli uomini è stabilito che muoiano una sola volta,
dopo di che viene il giudizio, così Cristo, dopo essersi offerto una sola volta per togliere il peccato di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione con il peccato, a coloro che
l’aspettano per la loro salvezza.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
CANTO AL VANGELO: Mt 5,3
Alleluia, alleluia.
Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Alleluia.
VANGELO: Mc 12, 38-44
Questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri.
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle
sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro
superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».
Parola del Signore. Lode a Te, o Cristo.
Forma breve (Mc 12, 41-44):
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù, seduto di fronte al tesoro [nel tempio], osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che
fanno un soldo.
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro
superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».
Parola del Signore. Lode a Te, o Cristo.
OMELIA….
PROFESSIONE DI FEDE
CREDO……
PREGHIERA DEI FEDELI
C – Fratelli e sorelle, riuniti attorno all’altare del Signore, supplichiamo Dio Padre perché accolga la nostra preghiera e la esaudisca.
L – Preghiamo con fede: Dio fedele, ascoltaci.
Perché la Chiesa sia nel mondo il tempio della misericordia di Dio, la comunità che rende presente tra gli uomini l’amore del Padre, preghiamo.
Perché i potenti della terra non si limitano ad ostentare onori ma si adoperino per garantire la pace e l’equilibrio tra le nazioni, preghiamo.
Perché la società civile tuteli le persone che versano in ristrette condizioni economiche, garantendo loro un tenore di vita dignitoso e sicuro, preghiamo.
Perché gli anziani e le persone sole trovino nella preghiera un sicuro conforto e nella comunità dei fratelli un sostegno sincero, preghiamo.
Perché il Signore guarisca il cuore di chi pensa che l’apparire davanti agli uomini abbia più valore di ciò che si è davanti a Dio, preghiamo.
Perché possiamo offrire al Signore la nostra gratitudine più sincera per i frutti della terra, condividendo con i più bisognosi quanto abbiamo ricevuto, preghiamo.
Perché la nostra Comunità parrocchiale, non mancando di quanto le è necessario, dia testimonianza di carità verso i più bisognosi, preghiamo.
C – O Padre, che hai accolto la grande offerta della povera vedova, guarda con benevolenza i tuoi figli ed esaudisci le preghiere che ti rivolgono con fiducia.
Per Cristo nostro Signore. T - Amen.
LITURGIA EUCARISTICA
PRESENTAZIONE DEI DONI
G – Presentiamo con umiltà al Signore il pane, il vino, [i segni della nostra carità verso i più bisognosi] e la nostra vita, perché si trasformino in “Pane spezzato” e “Vino versato” per la salvezza del mondo.
SULLE OFFERTE
C - O Padre, volgi benevolo il tuo sguardo su queste offerte, perché celebrando nel mistero la passione del tuo Figlio vi aderiamo con amore fedele. Per Cristo nostro Signore. T – Amen.
PREGHIERA EUACRISTICA
“per varie necessità” IV (con relativo Prefazio)
ANAMNESI
C – Mistero della fede.
T – Annunciamo la tua morte, Signore,
proclamiamo la tua risurrezione,
nell’attesa della tua venuta.
PREGHIERA DEL SIGNORE
C – Alla Mensa eucaristica, Dio Padre dona ai suoi figli il pane quotidiano. Per accostarci all'Eucaristia con un cuore libero e attento nel fare la sua volontà, preghiamo con le parole che Gesù ci ha insegnato.
Diciamo insieme: T - Padre nostro...
SCAMBIO DI PACE
C – Il gesto di pace non è una formalità. Esprime e per chi ha scelto di seguire Gesù un dono e un compito. Darsi la mano dice perdono, solidarietà, condivisione. Esprime l'intenzione di costruire relazioni fraterne.
D – Scambiatevi il dono della pace.
COMUNIONE
G – Dio non ci dona ciò che ha ma ciò che è! Solo così possiamo comprendere il sacrificio pasquale di Cristo, il Figlio unigenito che il Padre offre per la salvezza del mondo.
Egli, donato a noi come pane spezzato e vino versato, ci rende capaci di operare la stessa carità che lo ha spinto a donare la sua vita per noi, tutto sé stesso!
RINGRAZIAMENTO ALLA COMUNIONE
G – Tu, Gesù, non consideri le offerte
basandoti sul loro valore economico.
Per questo quel giorno hai voluto
attirare l’attenzione sulla vedova
che nella sua generosità aveva donato
quanto le era indispensabile
per mangiare qualcosa il giorno dopo.
Così tu mi poni una domanda essenziale:
che cosa sei capace di donare?
Il di più che non mette a repentaglio
il tuo stile abituale di vita o anche quello che intacca
le piccole abitudini a cui sei affezionato?
Le briciole della tua tavola
oppure parte di quello che c’è
nel tuo piatto di ogni giorno?
Quello che mantiene intatti i tuoi bilanci,
le tue spese o quello che ti costringe
a cambiare almeno qualcosa?
È vero: le tue sembrano
domande piuttosto impertinenti,
ma tu mi hai dato per primo l’esempio,
tu che nulla hai trattenuto per te,
ma hai offerto tutto, fino in fondo, la tua stessa vita.
(Roberto Laurita)
RITI DI CONCLUSIONE
DOPO LA COMUNIONE
C – Nutriti dei tuoi santi doni ti rendiamo grazie, o Signore, e imploriamo la tua misericordia: per il tuo Spirito, comunicato a noi in questi sacramenti, ci sia data la grazia di rimanere fedeli nel tuo servizio. Per Cristo nostro Signore. T – Amen.
BENEDIZIONE E CONGEDO
C – Il Signore sia con voi. T – E con il tuo spirito.
C – Scenda sui tuoi fedeli, o Signore, la grazia della tua benedizione e disponga gli animi di tutti alla crescita spirituale, perché dalla potenza della tua carità ricevano forza per compiere la loro opera.
Per Cristo nostro Signore. T – Amen.
C – E la benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre. T – Amen.
C – L’esempio delle due donne ha un valore ecclesiale: sono simbolo di una Chiesa che deve essere “povera per i poveri”, una Comunità che trova la sua ricchezza nel farsi povera per condividere il bene che possiede con i poveri del mondo.
Questo insegnamento orienti la nostra vita nella concretezza delle sue esigenze e delle sue azioni.
D – Andate e annunciate il Vangelo del Signore.
T - Rendiamo grazie a Dio.
XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - B
3 Novembre 2024
Colore Liturgico: Verde
"Amerai”
“Dio non abbandona nessuno, ma domanda a noi di diventare suoi collaboratori per trasformare il nostro mondo. In questa prospettiva l’insegnamento di Gesù, che il Vangelo di questa Domenica ci consegna, salda insieme in un unico “comandamento” l’amore di Dio e l’amore del prossimo. La disponibilità ad accogliere chi grida il suo bisogno e interpella la nostra sensibilità è per noi il vero banco di prova, la verifica concreta, del nostro amore di Dio.
La vita è capacità di ascoltare, fare un po’ di silenzio per poter vivere una dimensione interiore. Se manca la capacità di ascoltare si vive drammaticamente centrati su sé stessi, senza accorgersi di quello che capita attorno a noi. Il nostro mondo diventa automaticamente “il mondo”. Ciò che abbiamo da dire diventa la sola cosa importante. Una simpatica leggenda babilonese dice che gli dèi avessero inviato il diluvio sulla terra perché infastiditi dal chiacchiericcio degli uomini. La Liturgia in questo ci è maestra: prima di professare la nostra fede, prima di rivolgere a Dio le nostre richieste, prima di partecipare al mistero del suo corpo donato e del suo sangue versato, siamo invitati al silenzio dell’ascolto, ad ascoltare quello che Dio dice a noi. Per poter usare bene la Parola, bisogna infatti imparare ad accoglierla. Per amare Dio sopra ogni cosa, bisogna essere capaci di silenzio per ascoltarlo.
La Prima Lettura costituisce l'inizio della preghiera ebraica dello Shema Israel («Ascolta, Israele»), che i fedeli recitavano tre volte al giorno, e in modo speciale al mattino. Questa preghiera conserva i caratteri essenziali della fede degli Ebrei: la professione di un Dio unico (v. 4), il compendio di tutta la legge nel comandamento dell'amore (v. 5), infine il ricordo dell'alleanza (vv. 10-12).
Già nell’Antico Testamento il comandamento dell'amore di Dio è completato dal “secondo comandamento”: «Amerai il tuo prossimo come te stesso» (Lv 19,18). In realtà nell'Antico Testamento non si è mai creduto di poter amare Dio senza interessarsi dell'uomo. L'amore verso Dio si prolunga necessariamente nell'amore verso il prossimo. Da un capo all'altro del Nuovo Testamento, l'amore del prossimo appare indissolubile dall'amore di Dio: i due comandamenti non sono, in realtà, che uno solo, che è il vertice e la chiave di volta di tutta la Legge. La carità fraterna diventa il contenuto e la realizzazione di ogni esigenza morale (v. Gal 5,14; Rm 13,8s.; Col 3,14); è, in definitiva, l’unico comandamento (v. Gv 15,12; 2 Gv 5), l’opera unica e multiforme di ogni fede che pretende di non essere morta (v. Gal 5,6.22): «Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede... Chi ama Dio, ami anche il suo fratello» (1 Gv 4,20s.). Non si potrebbe affermare con più chiarezza che, in sostanza, non c'è che un unico amore. L'amore del prossimo è, quindi, essenzialmente religioso, non è semplice filantropia. È religioso per il suo modello: il cristiano ama il suo prossimo per imitare Dio, che ama tutti senza distinzione (v. Mt 5,44; Ef 5,ls.25; 1 Gv 4,11s.); ma lo è soprattutto per la sua sorgente, perché è l'opera di Dio in noi: come, infatti, potremmo essere misericordiosi come il Padre celeste, se il Signore non ce lo insegnasse (1 Ts 4,9) e se lo Spirito non lo effondesse nei nostri cuori (Rm 5,5; 15,30)?
La questione del legame tra amore di Dio e amore per i fratelli è sempre al centro della vita cristiana. Essa è tanto chiara e precisa nella sua formulazione teorica, quanto problematica e instabile nella sua traduzione pratica ed esistenziale. In ogni epoca della storia della Chiesa, questa realtà essenziale corre il rischio di essere parzialmente velata spostando l’ago della bilancia sull'uno o sull'altro dei due poli: Dio-prossimo. Oggi, per esempio, i cristiani sono portati a mettere in pieno valore le esigenze dell’amore fraterno senza frontiere, ma si preoccupano molto meno di sapere in che cosa il vero amore fraterno è identico all'amore di Dio. Capita, allora, che ci si inganna sulle dimensioni integrali dell'amore fraterno stesso. Dove Dio non ha più il posto che gli compete, comincia a perdere d'importanza anche la relazione verso il prossimo. Di fronte alla fame, all’ingiustizia e all’oppressione c’è il rischio di una risposta di violenza; per risolvere i problemi della sovrappopolazione, si suggerisce una pianificazione indiscriminata delle nascite o l’aborto legalizzato; di fronte alla crisi della famiglia, si propone come rimedio il divorzio; ad un malato inguaribile che soffre, si suggerisce l'eutanasia... D’altra parte un vero amore verso il prossimo richiede inevitabilmente un concreto impegno nel mondo e nella lotta di liberazione dell’uomo da ogni forma di schiavitù... C’è stata, in un passato non molto lontano, una spiritualità e una mistica che, per sottolineare l’altro polo, l’amore di Dio, ha predicato la fuga dal mondo e il disprezzo delle cose; ha parlato di una scelta ineluttabile tra Dio e il mondo, rischiando di lacerare il cuore del cristiano in due amori antitetici...
I cristiani nella Chiesa hanno il compito di manifestare agli uomini i segni autentici dell'amore che ha salvato il mondo. Essendo corpo di Cristo, la Chiesa non cessa mai di essere questo segno; ma dipende dalla fedeltà dei cristiani che questo segno dispieghi tutta la sua potenza di significazione. L’uomo di oggi, più di quelli che l’hanno preceduto, aspira ad una maggiore pace e giustizia, e a questo compito storico mobilita le sue energie. Volere la pace e la giustizia, però, è volerne i mezzi. La retta intenzione e le belle parole non bastano. Bisogna fare delle scelte sul piano dell’azione individuale e collettiva, in funzione di una analisi realistica dei dati del problema in tutta la loro complessità. È su questo campo che si gioca l’avvenire della Chiesa, la sua credibilità di fronte al mondo, specialmente verso le giovani generazioni, la sua fedeltà al Vangelo, che si riassume nel comandamento dell'unico amore.
La Parola di Dio ci accompagna oggi nella meditazione dell’Amore che l’uomo prova verso Dio. «Temi il Signore tuo Dio» è l’esortazione che Mosè rivolge al popolo, sottolineando un aspetto caro alla spiritualità ebraica. Il timore di Dio è uno degli aspetti più profondi dell’amore. L’uomo ama Dio come il figlio ama il padre. La riverenza verso Dio e il riconoscimento della sua potenza è basata nell’amore, non sulla paura. La docile obbedienza dell’uomo che ama Dio nasce nella sua libertà, mai dalla coercizione. Amare Dio è riconoscere la maestà del Signore che si è rivelata nella storia di Israele e in Gesù; porta l’uomo a credere in lui, ad adorarlo, ad osservare i suoi comandamenti. Per questo per un ebreo il rispetto della legge nasce dall’amore; per questo motivo lo Shemà Israel è la sintesi di tutti i precetti, il loro senso, la loro anima. Ma non si può amare Dio se non amando i fratelli; i due precetti di Gesù sono inseparabili e guidano su binari precisi la vita cristiana. Un precetto non può esistere senza l’altro: «Amando secondo l’amore il fratello, lo amiamo secondo Dio» (S. Agostino). Nella dottrina di Gesù il prossimo non è un’ombra trasparente, un mezzo utile all’uomo per dimostrare il proprio amore per Dio. Il prossimo c’è; con le sue necessità, la sua personalità, la sua umanità. L’insegnamento di Gesù ha una portata universale e indica con chiarezza il fondamento della vita cristiana. Proprio su questo principio la Chiesa si è fatta serva degli uomini, adempiendo al proprio compito caritativo. Con facilità si può conoscere quante siano le opere in favore dei poveri, sperando ragionevolmente che non mancheranno iniziative di solidarietà in futuro. Il fatto che constatiamo deve però richiamare la Chiesa a non fraintendere il senso dell’amore per il prossimo. Non si tratta solo di prodigarsi in favore dei poveri; questo è certamente bene, ma attenzione a non slegare la carità dall’amore di Dio!
Amare significa volere il bene dell’altro. A Dio non possiamo fare del bene. Non ha bisogno di nulla; non possiamo accrescere la sua felicità. Pertanto, l’unico modo per amare Dio è fare del bene al nostro prossimo, cioè a quanti condividono il nostro pellegrinaggio su questo pianeta, essendo per loro dei buoni compagni di viaggio.”
RITI DI INTRODUZIONE
INTRODUZIONE
G – Celebriamo la XXXI Domenica del Tempo Ordinario.
Gesù non è per lo scontro, ma per il dialogo. Oggi, nell’incontro con lo scriba egli prende spunto dal terreno del suo interlocutore per portarlo ad un superamento delle semplici norme. L’Amore per Dio si rivela nella misura in cui si è capaci di dialogo rispettoso e caritatevole con il prossimo, anche quando la pensa diversamente. L’integralismo arrogante non è evangelico.
In questi tempi in cui si parla molto di dialogo e di amore, ma si fa ben poco perché tali ricchezze ci aiutino a progredire nel mondo, la Parola del Signore viene in nostro soccorso.
La celebrazione della Pasqua settimanale faccia sì che il nostro cuore si apra ad orizzonti nuovi, per scoprire il segreto della vera felicità.
SALUTO
C – Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. T – Amen.
C – Il Signore, che guida i nostri cuori all’amore e alla pazienza di Cristo, sia con tutti voi.
T – E con il tuo spirito.
ATTO PENITENZIALE
C – Fratelli e sorelle, Dio in Cristo Signore ci ha donato un sacerdote santo, innocente, senza macchia, che sempre intercede per noi.
Con questa fede ci affidiamo a colui che ha offerto sé stesso e ci ha donato il perdono dei peccati e la riconciliazione con Dio, perché venga in nostro aiuto la misericordia del Padre e possiamo celebrare con gioia e con cuore puro i Misteri della nostra salvezza.
Signore, Padre Misericordioso,
che ci inviti ad ascoltare la tua Parola in cui è il segreto dell’eterna felicità. Kyrie, eleison.
T – Kyrie, eleison.
Cristo, Sommo Sacerdote, che hai offerto la tua vita in riscatto per i nostri peccati. Christe, eleison.
T – Christe, eleison.
Signore, Fuoco di Carità, che ci rendi capaci di amare te e i fratelli come Gesù ha amato noi. Kyrie, eleison. T – Kyrie, eleison.
C – Dio onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna.
T – Amen.
GRANDE DOSSOLOGIA
COLLETTA
C - Dio onnipotente e misericordioso, tu solo puoi dare ai tuoi fedeli il dono di servirti in modo lodevole e degno; fa’ che corriamo senza ostacoli verso i beni da te promessi. Per il nostro Signore Gesù Cristo...T - Amen.
oppure:
C - O Padre, tu sei l’unico Signore e non c’è altro dio all’infuori di te: donaci la grazia dell’ascolto, perché i cuori, i sensi e le menti si aprano al comandamento dell’amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
T – Amen.
LITURGIA DELLA PAROLA
PRESENTAZIONE DELLA PAROLA DI DIO
G – Il Deuteronomio offre la preghiera centrale per Israele, con cui il popolo si decide per entrare in relazione con Dio. È questa la decisione cui richiama anche Gesù, andando oltre la teoria o la riflessione per passare all’incontro e all’impegno con tutto il cuore per il Regno.
PRIMA LETTURA: Dt 6, 2-6
Ascolta, Israele: ama il Signore tuo Dio con tutto il cuore.
Dal libro del Deuteronòmio
Mosè parlò al popolo dicendo:
«Temi il Signore, tuo Dio, osservando per tutti i giorni della tua vita, tu, il tuo figlio e il figlio del tuo figlio, tutte le sue leggi e tutti i suoi comandi che io ti do e così si prolunghino
i tuoi giorni.
Ascolta, o Israele, e bada di metterli in pratica, perché tu sia felice e diventiate molto numerosi nella terra dove scorrono latte e miele, come il Signore, Dio dei tuoi padri, ti ha
detto.
Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze.
Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore».
Parola di Dio
RITI DI INTRODUZIONE
INTRODUZIONE
G – Celebriamo la XXXI Domenica del Tempo Ordinario.
Gesù non è per lo scontro, ma per il dialogo. Oggi, nell’incontro con lo scriba egli prende spunto dal terreno del suo interlocutore per portarlo ad un superamento delle semplici norme. L’Amore per Dio si rivela nella misura in cui si è capaci di dialogo rispettoso e caritatevole con il prossimo, anche quando la pensa diversamente. L’integralismo arrogante non è evangelico.
In questi tempi in cui si parla molto di dialogo e di amore, ma si fa ben poco perché tali ricchezze ci aiutino a progredire nel mondo, la Parola del Signore viene in nostro soccorso.
La celebrazione della Pasqua settimanale faccia sì che il nostro cuore si apra ad orizzonti nuovi, per scoprire il segreto della vera felicità.
SALUTO
C – Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. T – Amen.
C – Il Signore, che guida i nostri cuori all’amore e alla pazienza di Cristo, sia con tutti voi.
T – E con il tuo spirito.
ATTO PENITENZIALE
C – Fratelli e sorelle, Dio in Cristo Signore ci ha donato un sacerdote santo, innocente, senza macchia, che sempre intercede per noi.
Con questa fede ci affidiamo a colui che ha offerto sé stesso e ci ha donato il perdono dei peccati e la riconciliazione con Dio, perché venga in nostro aiuto la misericordia del Padre e possiamo celebrare con gioia e con cuore puro i Misteri della nostra salvezza.
Signore, Padre
Misericordioso, che ci inviti ad ascoltare la tua Parola in cui è il segreto dell’eterna felicità. Kyrie, eleison.
T – Kyrie, eleison.
Cristo, Sommo Sacerdote, che hai offerto la tua vita in riscatto per i nostri peccati. Christe, eleison.
T – Christe, eleison.
Signore, Fuoco di Carità, che ci rendi capaci di amare te e i fratelli come Gesù ha amato noi. Kyrie, eleison.
T – Kyrie, eleison.
C – Dio onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna.
T – Amen.
GRANDE DOSSOLOGIA
COLLETTA
C - Dio onnipotente e misericordioso, tu solo puoi dare ai tuoi fedeli il dono di servirti in modo lodevole e degno; fa’ che corriamo senza ostacoli verso i beni da te promessi.
Per il nostro Signore Gesù Cristo... T - Amen.
oppure:
C - O Padre, tu sei l’unico Signore e non c’è altro dio all’infuori di te: donaci la grazia dell’ascolto, perché i cuori, i sensi e le menti si aprano al comandamento dell’amore.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...T – Amen.
LITURGIA DELLA PAROLA
PRESENTAZIONE DELLA PAROLA DI DIO
G – Il Deuteronomio offre la preghiera centrale per Israele, con cui il popolo si decide per entrare in relazione con Dio. È questa la decisione cui richiama anche Gesù, andando oltre la teoria o la riflessione per passare all’incontro e all’impegno con tutto il cuore per il Regno.
PRIMA LETTURA: Dt 6, 2-6
Ascolta, Israele: ama il Signore tuo Dio con tutto il cuore.
Dal libro del Deuteronòmio
Mosè parlò al popolo dicendo:
«Temi il Signore, tuo Dio, osservando per tutti i giorni della tua vita, tu, il tuo figlio e il figlio del tuo figlio, tutte le sue leggi e tutti i suoi comandi che io ti do e così si prolunghino
i tuoi giorni.
Ascolta, o Israele, e bada di metterli in pratica, perché tu sia felice e diventiate molto numerosi nella terra dove scorrono latte e miele, come il Signore, Dio dei tuoi padri, ti ha
detto.
Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze.
Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore».
Parola di Dio
SALMO RESPONSORIALE: dal Salmo 17
Rit. Ti amo, Signore, mia forza.
Ti amo, Signore, mia forza,
Signore, mia roccia,
mia fortezza, mio liberatore.
Mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio;
mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo.
Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici.
Viva il Signore e benedetta la mia roccia,
sia esaltato il Dio della mia salvezza.
Egli concede al suo re grandi vittorie,
si mostra fedele al suo consacrato.
SECONDA LETTURA: Eb 7,23-28
Egli, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta.
Dalla lettera agli Ebrei
Fratelli, [nella prima alleanza] in gran numero sono diventati sacerdoti, perché la morte impediva loro di durare a lungo. Cristo invece, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non
tramonta. Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio: egli infatti è sempre vivo per intercedere a loro favore.
Questo era il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli. Egli non ha bisogno, come i sommi sacerdoti, di offrire sacrifici
ogni giorno, prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo: lo ha fatto una volta per tutte, offrendo se stesso.
La Legge infatti costituisce sommi sacerdoti uomini soggetti a debolezza; ma la parola del giuramento, posteriore alla Legge, costituisce sacerdote il Figlio, reso perfetto per sempre.
Parola di Dio
CANTO AL VANGELO: Gv 14,23
Alleluia, alleluia.
Se uno mi ama, osserverà la mia parola,
dice il Signore,
e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.
Alleluia.
VANGELO: Mc 12,28-34
Amerai il Signore tuo Dio. Amerai il prossimo tuo.
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con
tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e
amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
Parola del Signore
OMELIA….
PROFESSIONE DI FEDE
CREDO…
PREGHIERA DEI FEDELI
C – Fratelli e sorelle, rivolgiamo la nostra preghiera a Dio Padre, in comunione con Cristo Gesù, sommo ed eterno sacerdote.
L - Preghiamo insieme e diciamo:
Per il tuo amore, ascoltaci, Signore.
Perché la Chiesa aiuti ogni uomo a vivere nell’amore di Dio e a crescere nella carità verso i fratelli, preghiamo.
Perché la società civile educhi le giovani generazioni al rispetto del prossimo, come fondamento di un mondo più giusto e cordiale, preghiamo.
Perché il dolore di quanti vivono il dramma della guerra e della violenza interpelli i potenti della terra e li muova a garantire prosperità e pace a tutti i popoli, preghiamo.
Perché coloro che sono uniti a Cristo nella sofferenza sperimentino la dolcezza del suo giogo e la potenza della sua consolazione, preghiamo.
Perché nessun cristiano scelga di rimanere nelle tenebre del peccato, ma viva nella bellezza della luce di Cristo, preghiamo.
Perché l’osservanza dei comandamenti ci aiuti a camminare sulla via del Vangelo e a crescere nell'amore di Dio e nella carità fraterna, preghiamo.
C – Ascolta le nostre preghiere, o Padre, e fa’ che, osservando i tuoi comandamenti, ti amiamo sopra ogni cosa e ti serviamo nei nostri fratelli.
Per Cristo nostro Signore. T - Amen.
LITURGIA EUCARISTICA
PRESENTAZIONE DEI DONI
G – Con il pane e il vino portiamo all’altare i nostri cuori perché siano trasformati nell’Amore che salva il mondo.
SULLE OFFERTE
C - Questo sacrificio, o Signore, sia per te offerta pura, e per noi dono santo della tua misericordia.
Per Cristo nostro Signore. T – Amen.
PREGHIERA EUACRISTICA
“per varie necessità” IV (con relativo Prefazio)
ANAMNESI
C – Mistero della fede.
T – Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione,
nell’attesa della tua venuta.
PREGHIERA DEL SIGNORE
C – Guidati dalla Parola del Signore Gesù, che ci chiama a riconoscere nel prossimo da amare un fratello, una sorella, ci rivolgiamo insieme al Dio che tutti ama con la preghiera dei figli che abbiamo ricevuto in dono.
Preghiamo insieme: T - Padre nostro...
SCAMBIO DI PACE
D – Come figli amati da Dio, scambiatevi un gesto di comunione fraterna.
COMUNIONE
G – Ogni credente che comunica al sacrificio d’amore di Cristo è chiamato ad ascoltare il Signore ancora presente nella sua Chiesa e ad offrirsi in sacrificio con lui, per ripetere originalmente ciò che Gesù stesso ha fatto sulla croce: dare la vita per il prossimo, per amore.
Con questa consapevolezza ci accostiamo all’Eucaristia, il nutrimento che sostiene il nostro essere “testimoni dell’Amore”.
RINGRAZIAMENTO ALLA COMUNIONE
*G – Tra cumuli di regole e di prescrizioni,
tu vuoi, Gesù, che ci orientiamo
in modo sicuro per non perderci.
E affidandoti alla tradizione di Israele,
tu ci doni una bussola collaudata:
l’amore per Dio e per il prossimo.
Tutto il resto, ci dici, conta di meno
e cede il passo a ciò che è più importante.
Non si tratta, però, come molti ritengono
di un amore senza ulteriori precisazioni.
È con tutto il cuore, con tutta l’anima,
con tutta la mente e con tutta la forza
che ci chiedi di amare Dio.
Non si tratta, quindi, di dargli
quello che resta del nostro tempo,
ma ciò che sta al cuore stesso
della nostra esistenza.
Allo stesso modo amare il prossimo
vuol dire trattarlo come un fratello,
che è esattamente come me:
ha i miei stessi diritti e doveri,
porta in sé desideri e sogni come i miei
e anela alla stessa libertà che io cerco.
(Roberto Laurita)
oppure:
**G – Signore, insegnami ad ascoltare.
Donami la libertà per accogliere la tua Parola
senza riserve,
il silenzio per meditarla con rispetto e attenzione,
l’umiltà di ammettere di non sapere già tutto,
di non avere già le risposte.
Signore, apri il mio cuore all’ascolto profondo,
affinché possa entrare nel comandamento dell’amore,
l’unico che apre la strada a ogni altra legge,
il solo che può dare senso alla mia vita.
Aiutami a mettere in pratica con fede e semplicità
la richiesta estrema di amare Te e il prossimo
in ogni situazione:
nel cuore, nella volontà, nei desideri, nelle emozioni,
nei pensieri, nelle cose che faccio,
nelle persone che incontro, nelle parole che pronuncio,
nei miei gesti, nel mio agire, nel mio sguardo.
Aiutami a crescere in questo modo,
per diventare un piccolo riflesso del tuo amore,
e fa’ che possa trasmettere la gioia vera
a tutti coloro che incontro ogni giorno.
(Gianfranco Calabrese)
RITI DI CONCLUSIONE
DOPO LA COMUNIONE
C – Rafforza in noi, o Signore, la tua opera di salvezza, perché i sacramenti che ci nutrono in questa vita ci preparino a ricevere i beni che promettono.
Per Cristo nostro Signore. T – Amen.
BENEDIZIONE E CONGEDO
C - Il Signore sia con voi. T – E con il tuo spirito.
C – Scenda sui tuoi fedeli, o Signore, la grazia della tua benedizione e disponga gli animi di tutti alla crescita spirituale, perché dalla potenza della tua carità ricevano forza per compiere la loro opera. Per Cristo nostro Signore. T - Amen.
C - E la benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre. T – Amen.
XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - B
Colore liturgico: Verde
“Si è fatto guida del genere umano che camminava nelle tenebre
per condurlo alla luce della fede”
XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - B
27 Ottobre 2024
Colore liturgico: Verde
“Si è fatto guida del genere umano che camminava nelle tenebre
per condurlo alla luce della fede”
- "La Liturgia di questa Domenica ci presenta Gesù vero sommo sacerdote in grado di sentire compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nelle tenebre dell’errore, il quale dona la luce al cieco Bartimeo, che invoca la sua misericordia. È la luce della vista riacquisita, ma prima ancora è la luce della fede, con la quale il cieco risponde con un balzo alla chiamata di Gesù, riconosciuto nella sua prerogativa messianica (figlio di Davide): getta via tutto quello che possiede (il mantello) e si mette a seguirlo. La luce della fede ci consente di vedere le grandi cose che il Signore ha fatto per noi ridonando anche oggi consolazione a chi è nel pianto, perché il Signore salva il suo popolo per il quale agisce come padre.
- Anche l’uomo distratto e superficiale percepisce la bellezza del cielo stellato, del giardino fiorito, della distesa del mare, del picco roccioso. Ma l’ammirazione e l’apprezzamento estetico non bastano. Occorre andare oltre per approdare all’origine di tutto. Vi si arriva con gli occhi limpidi, quelli del cuore, capaci di penetrare il dato esteriore. Tali occhi sono aperti solo dalla bontà misericordiosa di Gesù che ci conduce al “mistero”: Egli è pronto ad aprire anche i nostri occhi se, come Bartimeo, siamo capaci di gridare a Lui; «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me»! E il grido non rimane inascoltato. Gesù non delude mai una persona in ricerca, non tradisce un amore che sa pagare di persona, non dimentica una fedeltà a tutta prova. Il problema del cieco diventa il suo problema, il suo isolamento lo tocca da vicino a tal punto che interviene per superarlo. E la storia si ripete all’infinito. Gesù non è mai sordo ai nostri problemi, anche se i suoi tempi non sono necessariamente i nostri, e le sue modalità spesso diverse dalle nostre aspettative. Il profeta lo aveva detto chiaramente: «I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie» (Is 55,8).
- Il cieco, di cui parla il Vangelo, rappresenta ogni persona che si mette sulla via della fede, che cerca il volto di Dio e la sua luce, che intuisce la sua presenza negli avvenimenti della vita. Il cammino della fede, però, non è mai facile e ha continuamente bisogno di questa luce che viene dall’alto per trovare orientamento e sicurezza. La fede va continuamente consolidata, proprio anche attraverso la preghiera.
- Il cieco Bartimeo è aperto all’incontro con Gesù, nonostante tutta l’avversione del mondo che lo circonda. Egli mostra il coraggio della fede e in questo suo cammino dal buio alla luce rappresenta ogni persona che intraprende la via della fede, alla ricerca di Dio. La vista restituita non è però “grazia a buon mercato”, ma diventa impegno a seguire Gesù. Per questa sequela Bartimeo si libera di ogni sicurezza convenzionale, di cui è simbolo il suo mantello, per trasformarsi da mendicante in discepolo. Anche per noi è ora diventata insufficiente una fede abitudinaria, come un bene semplicemente ereditato. È oggi più che mai necessaria una fede consapevole, capace di tradursi in testimonianza.
- La descrizione profetica del ritorno gioioso degli esuli in patria dopo l’esilio a Babilonia (Prima Lettura) è letta dalla Liturgia in chiave evangelica. È Gesù Cristo che chiama tutti, anche i deboli, gli zoppi, i ciechi al grande ritorno e li colma di consolazione e di gioia. Tra le righe della Prima Lettura diventa, così, facile leggere, come in filigrana, i tratti della conversione alla quale siamo pure noi chiamati continuamente. Essa è un ritorno: si tratta di fare a ritroso il cammino percorso nell’allontanarci da Dio. È la liberazione da una schiavitù umiliante, la riscoperta di una gioia, prima dimenticata: quella di sentirci circondati dalle braccia amorose del Padre che ci accoglie di nuovo nel suo amore. Se la Prima Lettura mette in evidenza un aspetto dell’itinerario della conversione, quello della gratuita e preveniente iniziativa di Dio, la pagina evangelica sottolinea la partecipazione e la risposta attiva dell’uomo, proponendo la guarigione del cieco nel quadro di un rituale catecumenale, del quale descrive le tappe successive. Questa incomincia con una manifestazione di Gesù nella vita dell’uomo: è necessario che Cristo passi di là (cfr. Mt 20,30). Ma questa manifestazione è misteriosa: il cieco che rappresenta l’uomo sulla via della fede, non vede Gesù; intuisce soltanto la presenza del Signore negli avvenimenti (v. 47a), ma esprime già la sua fede rimettendosi alla iniziativa salvifica di Dio (v. 47b). Questa apertura a Dio è subito contestata dal mondo che lo circonda (v. 48a) ed è necessario tutto il coraggio per mantenere il proposito di apertura all’uomo-Dio (v. 48b). Il candidato alla fede si sente così oggetto della attenzione di alcuni che gli rivelano la chiamata di Dio, lo incoraggiano e lo invitano a convertirsi («alzarsi» o risuscitare, e «gettare via il mantello» o spogliarsi del vecchio uomo: vv. 49 e 50). Allora si intreccia il dialogo finale: «Che vuoi?...» (v. 51). Si tratta dell’impegno definitivo, presentato sotto forma di domanda e di risposta, per mettere bene in risalto la libertà totale delle due parti che contraggono l’alleanza. Infine, la vista è restituita al cieco come una visione della fede (vv. 51-52) che lo impegna immediatamente a “seguire Cristo per la strada”.
- Seguire la chiamata di Dio ha sempre voluto dire lasciare qualcosa dietro di sé, andare verso l’ignoto (come per Abramo), rinnegare la logica della carne e delle sicurezze umane per affidarsi totalmente al Dio delle promesse. Questo diventa più difficile oggi. Se nel passato la fede poteva costituire una spiegazione o una interpretazione dell’universo, un luogo di sicurezza di fronte alle assurdità della storia e al mistero del mondo, oggi non è più così. «I movimenti di idee, il progresso tecnologico, la espansione dei consumi, la mobilità migratoria e turistica, l’urbanizzazione crescente e caotica con le conseguenti enormi difficoltà di integrazione comunitaria, l’aggressione della pubblicità, l’instabilità politica, economica e sociale, con tutti i problemi connessi, concorrono ad acuire la lacerazione interiore, ancor più sensibile negli uomini di cultura. In questo quadro la carenza di una fede cosciente e robusta, favorisce il dissolversi della religiosità, sino ad una rottura totale con la pratica religiosa» (Conferenza Episcopale Italiana, La fede oggi, 1971).
- In un mondo come il nostro non c’è più posto per una fede anonima, formalistica, ereditaria. È necessaria una fede fondata sull’approfondimento della Parola di Dio, sulla scelta e sulle convinzioni personali. Una fede consapevolmente abbracciata e non passivamente ricevuta in eredità. Tutto questo comporta un nuovo modo di affrontare il problema della Iniziazione Cristiana, un nuovo modo di considerare l’evangelizzazione e la sacramentalizzazione. Un immenso campo di azione si apre alla pastorale in genere e a quella catechistica in particolare. Il cristiano dovrà percorrere (o ripercorrere, se si tratta di un adulto) non tanto un cammino fatto di tappe e di gesti sacramentali, quanto piuttosto un itinerario di fede, un “catecumenato restaurato”, senza del quale non hanno senso né efficacia i gesti sacramentali donati a scadenze fisse. Infatti, mentre osserviamo con preoccupazione e con dispiacere una trasmissione della fede che in molte famiglie si inceppa al di là della soglia dell’infanzia, non possiamo fare a meno di invocare quel “fuoco” dello Spirito capace di accendere anche le ceneri più fredde, capace di trasformare l’acquiescenza ad una religione di facciata, in una fede che ha lo slancio e l’audacia di quella di Bartimeo.
- Il cammino di Gesù verso Gerusalemme sta per terminare: Gerico è l’ultima tappa e qui la guarigione di un cieco offre nel racconto di Marco il grande insegnamento del discepolato. “Poter vedere” è la domanda giusta da rivolgere al Maestro: questa volta Egli l’approva e l’esaudisce. E’ il discepolo stesso, un mendicante cieco, che ha bisogno di guarigione per poter vedere come Gesù, per poter seguire Gesù sulla sua strada. In questa linea si colloca la promessa di Geremia che annuncia l’opera di Dio a favore di un popolo cieco e la preghiera che celebra la straordinaria efficacia della semina nel pianto: la strada del Signore passa attraverso la sofferenza, ma conduce alla gioia. A questo stile di solidarietà allude il brano della lettera agli Ebrei, mostrando in Cristo l’autentico mediatore che apre gli occhi all’umanità e la mette in comunione con Dio.
- C’è qualcosa che accomuna il popolo dell’alleanza e il cieco che torna a vivere. Qualcosa che anima i loro passi mentre riprendono il cammino. È la fede. Dio li ha raggiunti, lo hanno riconosciuto nel loro svelarsi e nei segni tangibili della loro storia e ora, corroborati interiormente da una presenza che li ha raggiunti e che hanno accolto, sanno che Dio è con loro nonostante il possibile, apparente silenzio che anima i loro giorni. Il ritorno dall’esilio, la guarigione della cecità sono allora segno di un miracolo più grande: la gioia di credere. Gridiamo, dunque, al Signore dal profondo del nostro cuore perché anche noi vogliamo riacquistare la vista per poterlo riconoscere nei fratelli e un giorno vederlo come Egli è, e irrobustire la nostra fede nel Dio fedele che ci chiama a salvezza.
- Lo Spirito Santo che ci è stato donato nel Battesimo e negli altri Sacramenti apre i nostri occhi, ci restituisce la vista e dona anche a noi la capacità di gridare: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!». Come per il cieco nato, così per ogni cristiano, la fede domanda sempre di essere professata-celebrata-vissuta. In particolare, il “viverla” è il modo più forte per “professarla”, oltre che il modo più genuino per “celebrarla”: non solo con singoli gesti cultuali, ma con il “culto spirituale” di un’intera esistenza, vissuta in conformità con il Signore Gesù e in coerenza con il suo Vangelo.
- Il cristiano, diventato “figlio della luce” grazie al dono battesimale della fede, è chiamato a comportarsi come tale. Solo così non smentisce la sua identità. Se la fede definisce l’essere stesso del credente, non può non esprimersi e non attuarsi nella vita quotidiana, nelle scelte e nelle azioni dell’esistenza. I “figli della luce” sono veramente tali quando compiono le “opere della luce”, ossia imitano e condividono gli atteggiamenti e lo stile di vita di Gesù.
- Seguire Gesù è un impegno quotidiano: la fede esige cura ed attenzione. L’anno pastorale ha già mosso i primi passi e sicuramente ci sono proposte per crescere nella fede rivolte non solo ai ragazzi, ma anche ai giovani e agli adulti. Ecco l’occasione, allora, per presentarle al momento degli avvisi.
- Questa Domenica precede immediatamente la solennità di Tutti i Santi e la Commemorazione dei fedeli defunti. La celebrazione va vissuta ponendoci nelle condizioni di far emergere la bontà e l’attenzione di Dio nei nostri confronti. Ai cristiani più sensibili va fatta la proposta di avvicinarsi, in forza del loro sacerdozio regale, a coloro che vivono nella sofferenza per aiutarli a trovare uno spiraglio di luce nella fede. Seppure in questi giorni siamo impegnati nelle visite al cimitero, sarà opportuno ricordare di non trascurare la partecipazione all’Eucaristia nella solennità di Tutti i Santi!"
RITI DI INTRODUZIONE
INTRODUZIONE
G – Celebriamo oggi la XXX Domenica del Tempo Ordinario.
Il Signore invita tutti gli uomini a godere della sua presenza che salva. Siano essi ciechi, zoppi, deboli o forti, sono chiamati a fare esperienza della bontà e misericordia di Dio che si manifesta in Gesù.
Anche per noi risuona questo messaggio di consolazione e di speranza: Lui ci garantisce, nonostante tutto e al di là di tutto, l’accoglienza affettuosa e piena di tenerezza delle sue braccia di Padre, che mai abbandona chi crede in Lui.
Anche noi, come il cieco di Gerico imploriamo il Signore della Vita perché apra i nostri occhi alla gioia dell’incontro con Lui.
SALUTO
C – Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. T – Amen.
C – Il Signore, che guida i nostri cuori all’amore e alla pazienza di Cristo, sia con tutti voi.
T – E con il tuo spirito.
RITO PER L’ASPERSIONE DOMENICALE
CON L’ACQUA BENEDETTA
C – Fratelli e sorelle, il buio è negazione del cammino dell’uomo. Nel buio non si distinguono le forme. Brancoliamo incerti. Non si sa dove andare perché il punto di riferimento è stato smarrito. Circondati dall’oscurità, non possiamo vedere le persone, riconoscere noi stessi.
Oppressi dalla cecità dei nostri peccati, invochiamo la luce del perdono e della grazia pregando umilmente Dio nostro Padre, perché benedica quest’acqua con la quale saremo aspersi in ricordo del nostro Battesimo.
Il Signore ci rinnovi interiormente, perché siamo sempre fedeli allo Spirito che ci è stato dato in dono.
Breve pausa di silenzio.
C - Dio eterno e onnipotente, tu hai voluto che per mezzo dell’acqua, elemento di purificazione e sorgente di vita, anche l’anima venisse lavata e ricevesse il dono della vita eterna: benedici + quest’acqua, perché diventi segno della tua protezione in questo giorno a te consacrato.
Rinnova in noi, Signore, la fonte viva della tua grazia e difendici da ogni male dell’anima e del corpo, perché veniamo a te con cuore puro. Tu che hai concesso a Bartimeo di credere in Cristo, Figlio di Davide, e di entrare a far parte del tuo Regno, concedi a noi di sentirci liberati dalle false certezze da cui siamo insidiati e accecati, e fa’ che, radicati saldamente nella fede, diventiamo figli della luce e siamo sempre luminosi di santità e di grazia.
Per Cristo nostro Signore. T - Amen.
Il Celebrante asperge sé stesso, quanti stanno in presbiterio e l’assemblea. Poi conclude:
C - Dio della luce e della vita, siamo dei ciechi, ma pretendiamo di vederci bene; eravamo immersi nell’oscurità e tu ci hai rischiarati con la luce di Cristo.
Aumenta la fede del popolo cristiano perché si affretti a celebrare con gioia le feste pasquali.
La tua luce ci purifichi dai peccati, e per questa celebrazione dell’Eucaristia rendici degni di partecipare alla mensa del tuo regno, in Cristo Gesù nostro Signore. T – Amen.
Se non fosse possibile fare il rito di aspersione, si usi il seguente formulario per l’Atto penitenziale.
ATTO PENITENZIALE
C – Fratelli e sorelle, Dio è Padre per il suo popolo, fonte di ogni consolazione e speranza. Animati da questa fede confidiamo in lui, apriamo il nostro cuore e ci affidiamo alla sua misericordia per celebrare meno indegnamente i misteri della nostra fede.
- Signore, Dio fedele, tu hai costituito il tuo Figlio Sommo Sacerdote per offrirti il sacrificio di espiazione per i nostri peccati: Kyrie, eleison.
T – Kyrie, eleison.
- Cristo, Luce del mondo, tu guarisci la nostra cecità e fai splendere in noi la fede: Christe, eleison.
T – Christe, eleison.
- Signore, Sorgente dell’Amore, tu riaccendi in noi la gioia e ci mostri la via del Regno: Kyrie, eleison.
T – Kyrie, eleison.
C – Dio onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna.
T – Amen.
GRANDE DOSSOLOGIA
COLLETTA
C - Dio onnipotente ed eterno, accresci in noi la fede, la speranza e la carità, e perché possiamo ottenere ciò che prometti, fa’ che amiamo ciò che comandi.
Per il nostro Signore Gesù Cristo... T - Amen.
oppure:
C - O Dio, Padre buono, che nel tuo Figlio unigenito ci hai dato il sacerdote compassionevole verso i poveri e gli affitti, ascolta il grido della nostra preghiera e fa’ che tutti gli uomini vedano in lui il dono della tua misericordia. Per il nostro Signore Gesù Cristo...T – Amen.
LITURGIA DELLA PAROLA
PRESENTAZIONE DELLA PAROLA DI DIO
G – Solo in Dio è possibile trovare salvezza. È questa la fede del popolo d’Israele anche durante l’esilio, ed è questa la certezza che spinge a rivolgersi a Gesù, colui che solo può guarire, rimettere in piedi e farci suoi discepoli.
PRIMA LETTURA: Ger 31,7-9
Riporterò tra le consolazioni il cieco e lo zoppo.
Dal libro del profeta Geremìa
Così dice il Signore:
«Innalzate canti di gioia per Giacobbe,
esultate per la prima delle nazioni,
fate udire la vostra lode e dite:
“Il Signore ha salvato il suo popolo,
il resto d’Israele”.
Ecco, li riconduco dalla terra del settentrione
e li raduno dalle estremità della terra;
fra loro sono il cieco e lo zoppo,
la donna incinta e la partoriente:
ritorneranno qui in gran folla.
Erano partiti nel pianto,
io li riporterò tra le consolazioni;
li ricondurrò a fiumi ricchi d’acqua
per una strada dritta in cui non inciamperanno,
perché io sono un padre per Israele,
Èfraim è il mio primogenito».
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
SALMO RESPONSORIALE: dal Salmo 125
Rit. Grandi cose ha fatto il Signore per noi.
Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion,
ci sembrava di sognare.
Allora la nostra bocca si riempì di sorriso,
la nostra lingua di gioia.
Allora si diceva tra le genti:
«Il Signore ha fatto grandi cose per loro».
Grandi cose ha fatto il Signore per noi:
eravamo pieni di gioia.
Ristabilisci, Signore, la nostra sorte,
come i torrenti del Negheb.
Chi semina nelle lacrime / mieterà nella gioia.
Nell'andare, se ne va piangendo,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con gioia,
portando i suoi covoni.
SECONDA LETTURA: Eb 5,1-6
Tu sei sacerdote per sempre, secondo l’ordine di Melchìsedek.
Dalla lettera agli Ebrei
Ogni sommo sacerdote è scelto fra gli uomini e per gli uomini viene costituito tale nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati.
Egli è in grado di sentire giusta compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore, essendo anche lui rivestito di debolezza. A causa di questa egli deve offrire sacrifici per i
peccati anche per se stesso, come fa per il popolo.
Nessuno attribuisce a se stesso questo onore, se non chi è chiamato da Dio, come Aronne. Nello stesso modo Cristo non attribuì a se stesso la gloria di sommo sacerdote, ma colui che gli disse:
«Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato», gliela conferì come è detto in un altro passo:
«Tu sei sacerdote per sempre,
secondo l’ordine di Melchìsedek».
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
CANTO AL VANGELO: cfr. 2 Tm 1,10
Alleluia, alleluia.
Il salvatore nostro Cristo Gesù ha vinto la morte
e ha fatto risplendere la vita per mezzo del Vangelo.
Alleluia.
VANGELO: Mc 10, 46-52
Rabbunì, che io veda di nuovo!
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù
Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo
e lo seguiva lungo la strada.
Parola del Signore. Lode a Te, o Cristo.
OMELIA….
PROFESSIONE DI FEDE
C - Rinnoviamo la nostra Fede in Dio, che ha voluto esserci Padre, in Gesù suo Figlio, luce da luce, che ci ha portato il Vangelo della salvezza, e nello Spirito Santo che libera e guarisce le nostre vite.
Credo in un solo Dio…
PREGHIERA DEI FEDELI
C – In unione a Cristo Gesù, pieno di compassione verso tutti, rivolgiamo al Padre la nostra preghiera.
L - Preghiamo insieme e diciamo:
Signore, abbi pietà di noi!
1. Perché la Chiesa sia testimone della compassione di Cristo per ogni uomo che soffre, preghiamo.
2. Perché i nostri governanti si impegnino concretamente alla prosperità di tutti i popoli della terra, percorrendo vie di pace, di dialogo e di riconciliazione, preghiamo.
3. Perché coloro che attraversano la notte della fede possano presto giungere all’incontro salvifica con Cristo, Luce che annienta ogni tenebra, preghiamo.
4. Perché i non vedenti ricevano forza dalla fede in Cristo, vera luce di ogni uomo, preghiamo.
5. Perché coloro che sono nel bisogno trovino nella Comunità ecclesiale un sostegno fraterno e generoso, preghiamo.
6. Perché noi tutti attingiamo dai sacramenti della fede la grazia per vivere nella carità, preghiamo.
C – Signore, nostra luce e nostra forza, conferma i propositi di bene che hai suscitato in noi e fa’ che corrispondiamo al tuo amore, per diventare immagine della tua misericordia. Per Cristo nostro Signore.
T - Amen.
LITURGIA EUCARISTICA
PRESENTAZIONE DEI DONI
G – Con il pane e il vino portiamo all’altare la nostra cecità perché siano trasformati nell’Amore che salva e riempie di luce il mondo.
SULLE OFFERTE
C - Guarda, o Signore, i doni che ti presentiamo, perché il nostro servizio sacerdotale renda gloria al tuo nome.
Per Cristo nostro Signore. T – Amen.
PREFAZIO della IV Domenica di Quaresima
(MR III ed., pag. 100)
ANAMNESI
C – Mistero della fede.
T – Annunciamo la tua morte, Signore,
proclamiamo la tua risurrezione,
nell’attesa della tua venuta.
PREGHIERA DEL SIGNORE
C – Illuminati dalla parola del Signore, che ci rivela il nostro essere figli di un unico Padre, preghiamo insieme come Gesù ci ha insegnato:
T - Padre nostro...
SCAMBIO DI PACE
D – Chiamati a portare nelle nostre vite la luce di pace e amore che viene da Cristo, scambiatevi il dono della pace.
COMUNIONE
G – L’Eucaristia è esperienza di luce che permette di incontrare Gesù presente realmente in mezzo a noi.
Accostiamoci a questa Mensa perché i nostri occhi si aprano all’Amore di Dio che salva e dona la vera pace ai nostri cuori.
Il corpo e il sangue del Signore che riceviamo siano la nostra forza nell’affrontare il cammino quotidiano alla luce della fede.
RINGRAZIAMENTO ALLA COMUNIONE
G – Non riescono a farlo tacere, Gesù.
Quel cieco vuole raggiungerti
e per questo si mette a gridare:
«Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
E quando tu lo chiami
getta via il suo mantello,
per balzare in piedi e venire da te.
Tu ti accosti a lui con la delicatezza
di chi si mette a servizio di qualcuno
e non vuole imporgli nulla.
Sì, Gesù, tu fai così con ognuno di noi:
tu attendi che siamo noi
a dirti ciò che desideriamo di più,
ti metti in ascolto dei nostri desideri
più profondi e più veri.
Perché per te siamo importanti,
tu ci prendi sul serio
con la nostra storia e le nostre esperienze,
con i nostri successi e i nostri fallimenti.
Guarisci anche noi, Signore,
e donaci di credere in te
e di vedere ciò che ci circonda
con i tuoi occhi, colmi di bontà,
aperti alla luce di Dio.
(Roberto Laurita)
RITI DI CONCLUSIONE
DOPO LA COMUNIONE
C – Si compia in noi, o Signore, la realtà significata ai tuoi sacramenti, perché otteniamo in pienezza ciò che ora celebriamo nel mistero.
Per Cristo nostro Signore. T – Amen.
BENEDIZIONE E CONGEDO
C – Il Signore sia con voi. T – E con il tuo spirito.
C – Volgi il tuo sguardo, o Signore, a coloro che ti supplicano e custodisci con bontà quanti ripongono la loro speranza nella tua misericordia, perché in una vita santa rimangano a te fedeli, e, avendo sempre il necessario in tutto, siano per l’eternità eredi della tua promessa.
Per Cristo nostro Signore. T – Amen.
C – E la benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre. T – Amen.
C – Con il dono della fede Dio ci permette di conoscere in profondità Gesù, di provare verso di lui ammirazione e fiducia sconfinate, e di sperimentare come da lui esce la forza che guarisce.
Lasciamo anche noi il nostro mantello, le nostre sicurezze per seguire Gesù nel nostro cammino, come fece Bartimeo.
Illuminati da Cristo, Luce del mondo, diventiamo anche noi “luce” per condurre i nostri fratelli e le nostre sorelle alla fede.
D – Andate in pace. T - Rendiamo grazie a Dio.
XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - B
XCVIII Giornata Missionaria Mondiale:
“Andate e invitate al banchetto tutti” (cfr. Mt 22,9)
20 Ottobre 2024
"Servire l’umanità intera a immagine di Cristo, servo e Signore"
XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - B
XCVIII Giornata Missionaria Mondiale:
“Andate e invitate al banchetto tutti” (cfr. Mt 22,9)
20 Ottobre 2024
Colore Liturgico: Verde
"Servire l’umanità intera a immagine di Cristo, servo e Signore"
- “Le ultime Domeniche dell’Anno liturgico offrono un crescendo escatologico, che dall’immagine del Servo del Signore arriva fino alla regalità di Colui che viene condannato a morte. Il tema ricorrente è riconoscere il manifestarsi della gloria di Dio nell’umiltà. È questo l’invito rivolto a chiunque voglia mettersi in gioco per costruire il Regno di Dio e prendere parte alla salvezza. Ad accompagnare il cammino c’è il riferimento costante alla Lettera agli Ebrei che approfondisce il sacerdozio di Cristo e il suo ruolo unico e irripetibile nell’incarnare l’amore di Dio ed essere così Mediatore unico e definitivo della sua Salvezza.
- Gesù vuole educare i suoi discepoli in questa prospettiva anche se il punto di partenza è diametralmente opposto, perché Giacomo e Giovanni chiedono per ottenere ciò che vogliono dal Signore e gli altri dieci apostoli nella loro indignazione non fanno altro che smascherare come anche loro sono interessati ad avere un posto di riguardo accanto a Gesù. La pagina del Vangelo mostra il tentativo del Signore di educare i suoi apostoli a compiere la stessa missione di Gesù. Già la Prima Lettura nel tratto del
- Quarto canto del Servo del Signore, che nella tradizione cristiana si riconosce attuato da Gesù, aveva esplicitato come il «giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà le loro iniquità» e il Salmo responsoriale aveva tradotto questo modo di sacrificarsi in preghiera di richiesta di aiuto e sostegno nell’affrontare questo percorso.
- Nei tempi passati, quando la pedagogia usava spesso il rigore e non raramente la sferza, si usava nella scuola riservare l’ultimo banco agli scolari poco volonterosi o poco capaci. L’ultimo posto era classificato “il banco degli asini”. Oggi fortunatamente tale prassi è superata, semplicemente improponibile. Nessuno vuole l’ultimo posto, almeno nella vita. Tutti ci diamo da fare, qualcuno anche “lavorando di gomiti” per avanzare, primeggiare, mettersi in mostra, scavalcare gli altri. Anche su questo aspetto il Vangelo viaggia in controtendenza. I valori che mette in luce sono tanti e difficilmente sintetizzabili. Alcuni di essi si comprendono subito e appartengono ai desideri, reconditi o espressi, di ogni persona. Chi non valorizza e non vorrebbe avere la generosità, la verità, l’altruismo, la discrezione e tante altre virtù? Sorprende invero di trovare tra il numero delle qualità richieste al cristiano la disponibilità a servire, disinteressatamente, in pura gratuità. Riesce difficile svolgere un ruolo anche importante, senza voler mettersi in mostra, e, più ancora, senza far pesare la propria autorità. La ricerca dell’ultimo posto stenta a trovare adepti.
- Gesù non fa mistero di ciò che l’attende. Egli va liberamente e con piena coscienza incontro al suo destino di morte. Lo illumina però con il bagliore di un dono di amore, un servizio per il bene degli altri. Devono ben capirlo e impararlo i discepoli che vogliono seguirlo sulla strada verso il Regno. Invece di accaparrarsi posti prestigiosi e spadroneggiare sugli altri, devono imparare dal loro Maestro a mettersi al servizio degli altri, perché il servizio è una privilegiata espressione dell’amore (Vangelo).
- Il tema del “Servo di YHWH” è centrale nella Parola di Dio della Liturgia odierna. Secondo la tradizione cristiana, a partire dagli stessi vangeli, tale figura profetica trova compimento nella vita di Gesù. Gesù stesso dice di sé: «Il Figlio dell’uomo è venuto per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Vangelo). Riscatto significa liberazione: e proprio in questo senso i vangeli attribuiscono la nostra liberazione alla morte e alla risurrezione di Gesù. Morte e risurrezione, strettamente connesse, costituiscono dunque per i cristiani la rivelazione dell’amore di Dio per l’umanità.
- Il quarto carme del Servo di Jahwè (Prima Lettura) trova il suo riscontro e quasi il suo riassunto nella conclusione della lettura evangelica: «Il Figlio dell’uomo... è venuto... per servire e dare la propria vita in riscatto per molti». Questo è uno dei detti più importanti dei vangeli. Assieme a Mc 14,24 è il solo luogo dove Gesù enuncia il motivo della sua morte violenta. La sostanza del detto, che riassume tutta la dottrina di Is 53, è espressa specialmente dal termine “riscatto” sostitutivo (anti = al posto di). Il termine indica di per sé la liberazione (o l’acquisto) di una persona, di uno schiavo, dietro versamento di un prezzo. È qui espressa la dottrina della soddisfazione, che è un tentativo di chiarire il mistero dell’efficacia redentiva della passione e morte del Signore. Gesù attacca il male, il peccato, alla radice, facendosi obbediente sino alla morte. «Per le sue piaghe noi siamo stati guariti» (Is 53,5). Dio ha amato gli uomini fino a mandare il suo Figlio nel mondo per riconciliarci con sé (cfr. 2 Cor 5,19). Gesù, il primogenito di molti fratelli (cfr. Rm 8,29), si è fatto obbediente fino alla morte (cfr. Fil 2,8). Santo, innocente e senza macchia (cfr. Eb 8,26), egli ha preso su di sé, per i suoi fratelli peccatori, e come loro mediatore (cfr. 1 Tm 2,5), la morte, che è per loro “prezzo” del peccato (cfr. Rm 6,23). Così egli ha riparato agli occhi di Dio le loro offese e ha meritato che la grazia divina fosse di nuovo data ad un’umanità che aveva essa stessa riparato nella persona del suo Capo divino.
- A partire dal Medioevo, la teologia e la predicazione, presentando l’opera redentiva di Cristo, hanno messo in rilievo soprattutto l’idea di soddisfazione. Ma lungo i secoli e anche in tempi a noi vicini essa è stata mal compresa ed espressa in termini non adeguati che possiamo riassumere come segue: il Padre era stato offeso, l’ordine della giustizia perturbato; ci voleva una pena e questa si abbatté sul Figlio. Così fu ristabilito l’ordine della giustizia. Questo modo di presentare le cose urta fortemente contro la visione di Dio-Amore e contro la sensibilità e la concezione dell’uomo moderno. Tale modo di pensare, infatti, muove da una nozione alquanto unilaterale: è l’idea medievale secondo la quale il delitto e il peccato distruggevano un ordine giuridico. Punizione e pena potevano ristabilirlo. Si tratta, per noi, di ri-esprimere la verità della Redenzione con un altro linguaggio. Per l’uomo d’oggi non è tanto l’ordine che conta, ma la persona. È la persona al centro della sua attenzione, non un ordine giuridico. Non viene offeso un ordine giuridico, ma una persona subisce un torto. Non si ripara con il dolore e con la punizione, ma col chiedere perdono, con le opere e con l’amore. Anche la concezione della Bibbia è orientata verso questa direzione, nonostante la terminologia che può suggerire una concezione di tipo giuridico. La Redenzione recata da Gesù viene considerata prima di tutto non nella sofferenza che egli ha sopportato, per ristabilire un ordine giuridico, ma nella disponibilità al servizio (Vangelo) e nella bontà della sua vita, che riparano per noi.
- Però i Vangeli proclamano che non siamo stati salvati soltanto mediante la vita e la risurrezione di Cristo, ma anche mediante la sua morte. Come ci può salvare la fatica, la sofferenza, la morte di qualcuno? È questo un mistero non completamente traducibile in concetti, per quanto il cuore umano intuisca di che cosa si tratti. È l'amore che si esprime in essi, accettandoli. Il Padre non voleva per Cristo né dolore né morte, ma una vita felice. Che sia finito in una simile morte è dipeso da noi. Gesù non si è tirato indietro spaventato. La sua morte è stato il suo supremo atto di amorosa obbedienza. Così ci ha effettivamente meritato il perdono. In questo senso possiamo dire che la sua morte fa parte della volontà del Padre. Il fatto che proprio qui siano presenti sofferenza e morte, nasconde un grande mistero, che nessuno può sondare sino in fondo. Poteva sembrare inconcepibile che Dio, il quale abita in una luce inaccessibile, ci mostrasse il suo amore in questa maniera. Ma egli lo ha fatto in Gesù, suo Figlio.
- La Liturgia odierna mette in luce l’identità del vero discepolo di Cristo: l’essere servo. Discepolo è colui che si fa servo nella concretezza delle situazioni della vita, ad imitazione del Maestro che è venuto a dare la sua vita e si è chinato per lavare i piedi all’umanità. Questo discorso è duro: lo prova l’arrivismo e l’ambizione dei discepoli che discutono tra loro chi è il più grande e ambiscono i primi posti. Ma la Chiesa, per essere fedele al suo fondatore, non ha altra strada da percorrere: quella del servizio e non quella del potere.
- Un grande vescovo, quale è stato il Venerabile Servo di Dio don Tonino Bello, ha dipinto l’immagine più bella della Chiesa: «La Chiesa del grembiule è il ritratto più bello della Chiesa, quello del servizio. La Chiesa che si piega davanti al mondo, in ginocchio; che diventa povera; povera di potere. Pauper (povero) in latino non si oppone a dives (ricco), si oppone a potens (potente). Perché il grembiule è l’unico paramento sacerdotale registrato nel Vangelo, per la Messa solenne celebrata da Gesù nella notte del Giovedì santo, non parla di casule, né di amitti, né di stole, né di piviali… Parla solo di questo panno rozzo che il Maestro si cinse ai fianchi».
- All’interno della Comunità parrocchiale, nell’ambito liturgico, esistono vari servizi e ministeri da compiere, non per metterci in mostra ma per annunciare le meraviglie che Dio realizza attraverso i suoi umili servi.
- La Parola del Signore ci viene incontro per “convertirci”, ossia, secondo l’etimologia greca, per “farci cambiare mentalità”. E oggi, in particolare, offre un nuovo orientamento alla nostra istintiva sete di grandezza, al desiderio più o meno inconsapevole di essere importanti. Anche noi, tutti, siamo attratti da un prestigio appariscente, da un’autorità a vasto raggio di influenza, ma Gesù ci ammonisce: «Fra voi però non sia così». E ci insegna ad aspirare a una forma poco ambita di grandezza: quella dell’amore incondizionato che si fa umile servizio al prossimo, fino al dono della vita. E’ un capovolgimento dei valori consueti, ma ci da la chiave per comprendere la missione di Cristo tra noi e ci pone davanti a una scelta ineludibile: Egli è il modello di cui dobbiamo riprodurre in noi l’immagine e la somiglianza.
- Il tema del servizio, così come lo presenta il Vangelo di questa Domenica, si presta a un diretto rimando alla vita quotidiana sia in ambito civile-sociale che in ambito ecclesiale. Il riferimento alle autorità di ogni tipo è immediato, ma occorre guidare l’assemblea perché si tengano lontane facili demagogie e qualunquismi del tipo: «Chi ci governa pensa solo al potere», giudizio ricorrente anche nella Chiesa per le sue autorità. Evidentemente il Vangelo si muove in altra direzione, non perché non si mostri critico verso i «potenti di questo mondo», ma perché invita a leggere l’autorità come servizio, in qualunque contesto essa si eserciti. In ogni caso, il discorso evangelico si indirizza a tutti e riguarda tutti i livelli, dove anche nel piccolo si esercitano funzioni di potere, come la famiglia e il posto di lavoro.”
RITI DI INTRODUZIONE
INTRODUZIONE
G – Celebriamo oggi la XXIX Domenica del Tempo Ordinario.
Essere battezzati significa partecipare realmente alla morte e risurrezione di Cristo, al suo sacerdozio. In altre parole, significa condividere la sua missione che non si esaurisce nell’ambito rituale, ma ci impegna ad essere, come Gesù, servi del Vangelo, servi di quell’umanità che è ad immagine e somiglianza di Dio, icona di Dio, anche se talvolta sfregiata e deturpata.
Nel Celebrare la Pasqua del Signore invochiamo una rinnovata effusione dello Spirito, perché la nostra vita sia ad imitazione di Cristo che, per amore, si è fatto servo di tutti. E l’odierna celebrazione della Giornata Missionaria Mondiale ridesti in noi la gioia di portare il lieto annuncio del Vangelo a tutti gli uomini e le donne della terra.
SALUTO
C – Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. T – Amen.
C – Il Signore, che guida i nostri cuori all’amore e alla pazienza di Cristo, sia con tutti voi.
T – E con il tuo spirito.
ATTO PENITENZIALE
C – Fratelli e sorelle, Gesù è il Messia-Servo, il Figlio di Dio. Grazie alla sua fedeltà noi possiamo stare davanti a Dio senza timore, nonostante le nostre debolezze.
Gesù è il Sommo sacerdote, perché ha accettato di essere nostro fratello e Salvatore. Per la Sua Mediazione possiamo rivolgerci a Dio e chiedere con fiducia il Suo perdono.
- Signore, che non sei venuto a condannare ma a perdonare, Kyrie, eleison. T – Kyrie, eleison.
- Cristo, che hai dato la tua vita in riscatto per tutti, Christe eleison. T – Christe, eleison.
- Signore, che raccogli nell’unità i figli di Dio dispersi, Kyrie, eleison. T – Kyrie, eleison.
C – Dio onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna.
T – Amen.
GRANDE DOSSOLOGIA
COLLETTA
C - Dio onnipotente ed eterno, donaci di orientare sempre a te la nostra volontà e di servirti con cuore sincero. Per il nostro Signore Gesù Cristo... T - Amen.
oppure:
C - O Dio della pace e del perdono, che hai inviato il tuo Figlio nel mondo per dare la sua vita in riscatto per tutti, concedi alla tua Chiesa di servire l’umanità intera a immagine di Cristo, servo e Signore. Egli è Dio … T – Amen.
LITURGIA DELLA PAROLA
PRESENTAZIONE DELLA PAROLA DI DIO
G – L’immagine profetica del Servo del Signore anticipa lo scandalo che sarà portato a compimento da Gesù: la gloria di Dio, la vera grandezza, sta nel servire, nel donarsi fino alla fine. Solo colui che si fa vittima è il vero sacerdote e può davvero mediare l’amore con Dio.
PRIMA LETTURA: Is 53,10-11
Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione, vedrà una discendenza.
Dal libro del profeta Isaìa
Al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.
Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione,
vedrà una discendenza, vivrà a lungo,
si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.
Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce
e si sazierà della sua conoscenza;
il giusto mio servo giustificherà molti,
egli si addosserà le loro iniquità.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
SALMO RESPONSORIALE: dal Salmo 32
Rit. Donaci, Signore, il tuo amore: in te speriamo.
Retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama la giustizia e il diritto;
dell'amore del Signore è piena la terra.
Ecco, l'occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.
L'anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
Su di noi sia il tuo amore, Signore,
come da te noi speriamo.
SECONDA LETTURA: Eb 4,14-16
Accostiamoci con piena fiducia al trono della grazia.
Dalla lettera agli Ebrei
Fratelli, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della fede.
Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato.
Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
CANTO AL VANGELO: cfr. Mc 10,45
Alleluia, alleluia.
Il Figlio dell'uomo è venuto per servire
e dare la propria vita in riscatto per molti.
Alleluia.
VANGELO: Mc 10, 35-45
Il Figlio dell’uomo è venuto per dare la propria vita in riscatto per molti.
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che
io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».
Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse
loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è
per coloro per i quali è stato preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle
nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di
tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
Parola del Signore. Lode a Te, o Cristo.
Forma breve (Mc 10, 42-45):
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e disse loro:
«Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà
vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti.
Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
Parola del Signore. Lode a Te, o Cristo.
OMELIA….
PROFESSIONE DI FEDE
CREDO….
PREGHIERA DEI FEDELI
C – Fratelli e sorelle, accostiamoci con fiducia al Padre e imploriamo il suo aiuto, per ricevere misericordia e trovare grazia.
L – Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, Signore.
1. Perché la Chiesa, annunciando Cristo crocifisso e risorto, gli renda testimonianza con un servizio fedele e disinteressato, preghiamo.
2. Perché i governanti delle nazioni esercitino la loro autorità con spirito di servizio e umiltà, preghiamo.
3. Perché ogni uomo, godendo del frutto del proprio lavoro, possa benedire la provvidenza di Dio, preghiamo.
4. Perché coloro che hanno l’animo assediato dall’invidia imparino a gioire con chi gioisce e a piangere con chi piange, preghiamo.
5. Perché i giovani pensino al loro futuro come risposta alla chiamata del Signore e assumano la disponibilità al servizio come scelta di fondo, preghiamo.
6. Perché coloro che lasciano la propria terra per annunciare il Vangelo ai popoli più lontani trovino accoglienza e si sentano sorretti dalla forza dello Spirito Santo, preghiamo
7. Perché i popoli più sviluppati, a cominciare dell’Europa, ritrovino la strada del Vangelo e riscoprano tra le loro origini la fede cristiana, preghiamo.
8. Perché facciamo fruttificare la grazia battesimale riscoprendoci tutti missionarie e missionari, servendo Cristo negli stati di vita in cui ci ha chiamati, preghiamo.
C – Concedici, o Padre, quanto ti chiediamo con fede, e conferma in noi la speranza di godere la pienezza della tua gloria, dopo averti fedelmente servito qui in terra.
Per Cristo nostro Signore. T - Amen.
LITURGIA EUCARISTICA
PRESENTAZIONE DEI DONI
G – Animati dalla carità di Cristo, portiamo all’altare il pane, il vino e le nostre vite, perché siano il sacrificio gradito al Padre per la salvezza del mondo.
SULLE OFFERTE
C - Per questi tuoi doni concedi a noi, o Signore, di servirti con cuore libero, perché, purificati dalla tua grazia, siamo rinnovati dai misteri che celebriamo. Per Cristo nostro Signore. T – Amen.
PREFAZIO
delle Domeniche del Tempo Ordinario VII
ANAMNESI
C – Mistero della fede.
T – Ogni volta che mangiamo di questo pane,
e beviamo a questo calice
annunziamo la tua morte, Signore,
nell’attesa della tua venuta.
PREGHIERA DEL SIGNORE
C – Seguire Gesù sulla strada di una generosità che diventa servizio non è sempre facile. Il nostro desiderio di essere suoi discepoli può essere messo alla prova. Chiediamo al Padre di essere sostenuti nel momento della tentazione, e che in noi e in tutti si compia la sua volontà, che è nostra salvezza.
Preghiamo insieme: T - Padre nostro...
SCAMBIO DI PACE
D – Con la gioia di imitare il Signore Gesù nell’amare i fratelli e nel donare la nostra vita per essi, scambiatevi il dono della pace.
COMUNIONE (sotto le due specie)
G – Gesù, il servo, venuto nel mondo non per essere servito ma per servire, è colui che nell’ultima cena ha lavato i piedi ai propri discepoli.
«Il calice che io bevo, anche voi lo berrete» (Mc 10,39).
L’Eucaristia è segno del servizio di Gesù verso l’umanità, è dono dello stesso Gesù-servo nel pane e nel vino, è fonte per i discepoli di uno stile di vita centrato nel servizio.
«Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno» (Eb 4,16).
E’ qui che Gesù diventa il Servo che dona la sua vita per la nostra salvezza!
RINGRAZIAMENTO ALLA COMUNIONE
* G – Cristo Gesù, perdonaci quando siamo litigiosi,
quando amiamo apparire,
quando cerchiamo di emergere
e vorremmo sembrare brillanti,
quando ci illudiamo di essere i migliori
persino davanti a Te.
Apri i nostri occhi e mostraci la nostra piccolezza,
facci vedere quanto è sciocco vederci superiori,
toglici la preoccupazione per noi stessi.
Aiutaci ad entrare nella logica del dono,
della gratuità, dell’umiltà,
rendici capaci di semplici gesti di amore,
senza che ci aspettiamo nulla in cambio.
Donaci la gioia di servire senza essere notati dagli altri,
di sacrificarci solo per il bene degli altri,
donaci la libertà di agire solo per amore,
come hai fatto Tu.
(Gianfranco Calabrese)
RITI DI CONCLUSIONE
DOPO LA COMUNIONE
C – La partecipazione ai doni del cielo, o Signore, ci ottenga gli aiuti necessari alla vita presente nella speranza dei beni eterni.
Per Cristo nostro Signore. T – Amen.
BENEDIZIONE E CONGEDO
C – Il Signore sia con voi. T – E con il tuo spirito.
C – Guarda con bontà il tuo popolo, o Dio, perché, liberato da ogni male, ti serva con tutto il cuore e viva sempre sotto la tua protezione. Per Cristo nostro Signore. T - Amen.
C - E la benedizione di Dio onnipotente, Padre + e Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre. T - Amen.
C – Siate nel mondo testimoni del Vangelo, servi di Cristo nei fratelli e nelle sorelle.
Non risparmiate nulla di voi stessi per dare Cristo al mondo in modo autentico!
D – Andate in pace. T - Rendiamo grazie a Dio.
XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – B
13 Ottobre 2024
“Valutando con sapienza i beni di questo mondo,
diventiamo liberi e poveri per il tuo regno”
XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – B
13 Ottobre 2024
Colore Liturgico: Verde
“Valutando con sapienza i beni di questo mondo,
diventiamo liberi e poveri per il tuo regno”
“La Liturgia di questa Domenica ha il valore di un delicato gesto paterno, vissuto quando il padre sfiora il mento del figlio incentrato a guardare con gli occhi velati di pianto i propri immediati interessi e i propri capricci, e lo aiuta ad alzare il volto verso l’alto, perché lo sguardo sia più libero e ampio, e trovi significati autentici. L’invito sapienziale della Prima Lettura, tratta dalla Lettera agli Ebrei, presenta una Parola viva e non un semplice memoriale e il protagonista del Vangelo, educato a una forma corretta di vita esteriore, ma ancora troppo incentrato su sé stesso e non aperto allo sguardo di Gesù sono stimoli positivi che invitano ad accogliere il sapore dell’esistere, a relazionarsi con un Dio che parla e che parla all’uomo d’oggi, là dove vive, e che educano ad avere uno stile di vita che consenta a Gesù di venirci a cercare, di regalarci quello sguardo d’amore che è una iniziativa di relazione, l’inizio di una vocazione personale.
Sentirsi fragili, fare esperienza d’essere come “ombra che cammina”, può portare al disincanto e alla ribellione, o, al contrario, può aprire alla invocazione e all’accoglienza di una sapienza che solo Dio può donare. La tentazione di riporre la nostra sicurezza nella ricchezza è dominante nella nostra cultura dell’accumulo e del consumismo. E allora il messaggio evangelico odierno, secondo cui le ricchezze di questo mondo, quando diventano un idolo a cui svendere il proprio cuore, sono un ostacolo all’ingresso nel regno di Dio, risulta a noi molto ostico. La via stretta della rinuncia, o almeno della moderazione, richiede ai credenti un’energia che difficilmente possono trovare in sé stessi. Perciò è più che necessaria l’invocazione di una sapienza superiore.
È opinione comune, diffusa e generalizzata che uno dei mezzi più efficienti ed efficaci per conseguire la felicità sia il possesso del denaro. Non si spiegherebbe altrimenti la sfrenata corsa che vede impegnati uomini e donne ad arricchirsi, pronti a tutto, non ultimo ad abbandonarsi nelle braccia della dea bendata: la fortuna. Ogni settimana gli italiani spendono milioni di euro per lotterie, lotto e affini. Il denaro non va né divinizzato né esorcizzato; esso non possiede una valenza etica che lo renda buono o cattivo. Tutto sta nell’uso che se ne fa. Può diventare fonte di prezioso aiuto ai bisognosi, come suggerito da Gesù al ricco. Può anche trasformarsi in reale pericolo, quando non addirittura in micidiale arma. Ammoniva il saggio Qoelet già alcuni secoli prima di Cristo: «Chi ama il denaro, mai si sazia di denaro e chi ama la ricchezza non ne trae profitto. Anche questo è vanità. Con il crescere dei beni i parassiti aumentano e qual vantaggio ne riceve il padrone, se non di vederli con gli occhi? Dolce è il sonno del lavoratore, poco o molto che mangi; ma la sazietà del ricco non lo lascia dormire» (Qo 5,9-77). Più tardi si aggiunge il vibrante pensiero di san Paolo: «Coloro che vogliono arricchire cadono nella tentazione, nel laccio di molte bramosie insensate e funeste, che fanno affogare gli uomini in rovina e perdizione. L’attaccamento al denaro infatti è la radice di tutti i mali; per il suo sfrenato desiderio alcuni hanno deviato dalla fede e si sono da sé stessi tormentati con molti dolori» (1 Tm 6,9-10).
La Parola di Dio in questa Domenica intende, se non proprio immunizzarci, almeno vaccinarci contro l’incantesimo ammaliante del denaro, riconducendolo al suo rango di mezzo e non di fine. La Liturgia della Parola offre chiare regole per gerarchizzare i valori, stanare insidie, orientare la vita cristiana secondo la volontà divina.
C’è ricchezza e ricchezza. Da un lato troviamo quella che appesantisce la vita e impedisce slanci di altruismo o la disponibilità alla sequela. Tale è la situazione dell’uomo che va incontro a Gesù e poi si allontana triste e afflitto. Dall’altro lato troviamo la ricchezza che merita la concentrazione dei nostri sforzi, come lo stare con Gesù (Vangelo), o la Sapienza che è dono di Dio (Prima Lettura) o la ricerca della sua Parola che illumina e orienta (Seconda Lettura).
Le concezioni dell’Antico Testamento e quelle del Nuovo sulla ricchezza e la povertà divergono fino a sembrare, in qualche caso, opposte. Anche nei testi più recenti, l’Antico Testamento si compiace di vantare la ricchezza dei personaggi della storia di Israele: quella di Giobbe e quella dei re: Davide, Giosafat, Ezechia. Dio rende ricchi coloro che ama: Abramo, Isacco, Giacobbe. La ricchezza è segno della generosità divina, immagine dell’abbondanza messianica. La prosperità materiale è segno di benedizione e accettazione divina.
L’atteggiamento di Gesù e delle prime Comunità cristiane nei confronti della ricchezza, comunque, è diverso, quasi spietato. Il «guai a voi, o ricchi» ha l’accento di una condanna senza appello. La diversità del giudizio del Vangelo e quello dell’Antico Testamento a riguardo della ricchezza, si coglie in tutta la sua ampiezza, quando si pongono a confronto le beatitudini e le maledizioni del discorso della montagna, con le beatitudini e le maledizioni promesse dal Deuteronomio, a seconda che Israele sarà o meno fedele all’alleanza (Dt 28). Qui la distanza fra l’Antico e il Nuovo Testamento è più evidente. E questo perché il messaggio del Regno annuncia il dono totale di Dio, che richiede la disponibilità e il distacco più completi. Per acquistare la perla preziosa, il tesoro unico, per seguire Gesù, bisogna vendere tutto. Non si può, infatti, servire a due padroni, e il denaro è un padrone esigente: soffoca nell’avaro la parola del Vangelo, fa dimenticare l’essenziale, la sovranità di Dio, blocca sulla via della perfezione i cuori meglio disposti (Vangelo). È una legge che non ammette eccezioni né attenuazioni: «Chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo» (Lc 14,33). Soltanto i poveri sono capaci di accogliere la buona novella (Is 61,1; Lc 4,18) e proprio facendosi povero per noi, il Signore ha potuto arricchirci (cfr. 2 Cor 8,9) con le sue «imperscrutabili ricchezze» (Ef 3,8).
Il denaro (la ricchezza) non è cattivo: lo diviene quando l’uomo fonda in esso la sua ricchezza ultima e ne fa il suo dio, pronunciando a suo riguardo l’ “amen”, che è dovuto solo a Dio; in sé è realtà buona che serve a tutti. Certo può essere simbolo di molte “iniquità” e ricordare le terribili ingiustizie, a prezzo delle quali è stato acquistato; ma è soprattutto simbolo del lavoro umano che viene da esso retribuito e delle speranze umane che può realizzare. Legato al progresso personale e collettivo dell’uomo, è da un certo punto di vista il simbolo attuale ed efficace degli sforzi passati e delle speranze future. È l’avere, acquistato per poter “essere”. A questo titolo, partecipa veramente al divenire della libertà umana. Del resto, il denaro è anche il mezzo per fare del bene. In esso c’è il pane che bisogna dare agli affamati, l’acqua che bisogna dare agli assetati: può essere il simbolo della carità, quando questa scende dalle nuvole per esercitarsi concretamente in favore degli uomini.
In realtà la povertà proposta anche al ricco non è di non avere nulla, ma di compromettersi con i poveri, specialmente con quelli che mancano della capacità di organizzarsi, di difendersi, di liberarsi. Compromettersi cristianamente è condividere le proprie ricchezze come Francesco d’Assisi, è impegnarsi in una estenuante azione sindacale per il miglioramento delle condizioni di lavoro o l’aumento del salario, è essere solidali in uno sciopero giusto a costo dell’assottigliamento della propria busta-paga. Seguire Cristo significa incontrare i poveri sulla propria strada. L’aver dato da mangiare all’affamato, vestito l’ignudo, visitato il malato o il carcerato, sarà titolo determinante al momento del giudizio definitivo. E quel giudizio finale è già in atto oggi su ogni nostra giornata. Con esempi tratti dal suo ambiente, Gesù ha voluto far capire che solo chi sente la fame, la nudità, la ristrettezza, il bisogno, l’abbandono sofferto dagli altri e fa di tutto perché ne siano liberati, è l’uomo del Regno. Ma decidersi per i poveri non basta. Gesù chiede di più, e cioè, che ciascuno di noi si faccia volontariamente povero. È il programma di vita proposto da lui e che i suoi seguaci dovranno vivere nello spirito delle beatitudini.
Ammettiamolo: un vangelo come quello di questa Domenica in fondo ci disturba! E anche tanto!!! Non osiamo dirlo, ma ci pare un po’ eccessivo il tono con cui Gesù ci mette in guardia dalle ricchezze. Abbiamo bisogno di soldi e di beni per vivere. Se poi abbiamo la responsabilità di una famiglia, se siamo dei genitori, non possiamo rinunciare ad avere da parte qualcosa a cui attingere in caso di bisogno. Dov’è, dunque, il pericolo costituito dalla ricchezza? Ci fornisce degli agi, ci risolve alcuni problemi molto concreti, ci consente di vivere senza eccessive restrizioni e privazioni. E poi, è il frutto del nostro lavoro, della nostra intraprendenza, della fantasia e dell’impegno che abbiamo dimostrato. Gesù vuole forse fare di noi delle persone che vivono alla giornata, senza alcuna risorsa per il domani, incapaci di far fronte ai molteplici impegni che si presentano? Gesù intravede in quell’uomo le possibilità che porta con sé: il regno di Dio, il disegno del Padre, ha bisogno di gente come lui. Per fare questo, però, ci vuole una fiducia a tutta prova: c’è un passato da lasciarsi alle spalle, con tutte le sue sicurezze, per affrontare un futuro che è totalmente nuovo, nelle mani di Dio. Ed è proprio qui che tutto si inceppa: lo sguardo d’amore di Gesù trova un ostacolo nell’attaccamento di quell’uomo ai suoi beni. Ma quel carico non può portarlo con sé, se effettivamente crede in Gesù e punta tutta la sua vita sul suo annuncio. Quelle ricchezze diventano un peso che impedisce la libertà del discepolo. Le ricchezze costituiscono un pericolo perché finiscono coll’attaccarsi al cuore. E Gesù non chiede solo un ritaglio, gli avanzi del nostro tempo e del nostro amore: esige tutto. La fede, in ultima analisi, comporta una scommessa e la puntata non ha la consistenza di qualche spicciolo. Gesù ci chiede di investire tutto su di lui: solo così mettiamo la nostra vita interamente nelle sue mani e possiamo ritrovarla trasfigurata dal suo amore!
L’ingresso solenne dia spazio all’intronizzazione della Parola di Dio (Libro dei Vangeli, non Lezionario!!!) che è «viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio» e «discernere i sentimenti e i pensieri del cuore». Se nell’Anno pastorale intendiamo offrire spazi per l’approfondimento della Parola di Dio, oggi è l’occasione opportuna per stimolare la Comunità cristiana sotto questo profilo.
Il tema dell’uso delle ricchezze pone l’attenzione sulla raccolta delle offerte alla presentazione dei doni. Si può oggi ricordare il valore spirituale di questo gesto, cioè la condivisione del lavoro della settimana con i più poveri che, nelle offerte portate all’altare, si unisce al sacrificio di Cristo e diventa dono per gli altri in una Eucaristia celebrata e vissuta. Si può inoltre suggerire un gesto di condivisione che manifesti la volontà di distacco dalle cose materiali. Potrà essere un gesto individuale o anche un’iniziativa comunitaria di sostegno ai poveri vicini o lontani.
Domenica prossima, 20 Ottobre, sarà la Giornata Missionaria Mondiale.”
RITI DI INTRODUZIONE
INTRODUZIONE
G – Celebriamo oggi la XXVIII Domenica del Tempo Ordinario.
La vita ha innumerevoli beni e può offrire inestimabili ricchezze. Salomone e il giovane ricco sono due figure a confronto, due esperienze parallele, due risposte opposte che la Liturgia odierna ci presenta. Entrambi avevano beni, entrambi sapevano apprezzarli. Salomone è pronto a lasciarli da parte per un bene maggiore: la Sapienza. Ma proprio per questo gli viene poi donato tutto quello a cui era pronto a rinunciare.
In questa Eucaristia chiediamo al Signore di liberarci da tutte le zavorre che rallentano il nostro cammino verso il Regno, per ritrovare la vera felicità che è nella comunione con Lui e con i fratelli e le sorelle.
SALUTO
C – Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. T – Amen.
C – Il Dio della speranza, che ci riempie di ogni gioia e pace nella fede per la potenza dello Spirito Santo, sia con tutti voi. T – E con il tuo spirito.
ATTO PENITENZIALE
C – Fratelli e sorelle, all’inizio di questa Eucaristia purifichiamo i nostri cuori dal peccato che intralcia il nostro cammino verso la vera felicità, rendendoci ricchi e gonfi delle cose terrene. Invochiamo la Misericordia del Padre perché ci renda partecipi di quella ricchezza che mai si esaurisce, né si consuma, ovvero la Sapienza del Cuore, per aderire sinceramente al Verbo della Vita e seguire i suoi insegnamenti.
Signore, Padre buono, tu ci
indichi nel tuo Figlio la via per la vita eterna: Kyrie, eleison.
T – Kyrie, eleison.
Cristo, Sapienza incarnata, tu ci inviti a lasciare tutto e a seguiti per trovare la vera felicità: Christe eleison. T – Christe, eleison.
Signore, Fuoco di Carità, tu accresci in noi la Sapienza del cuore con il fuoco della Parola di salvezza: Kyrie, eleison. T – Kyrie, eleison.
C – Dio onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna.
T – Amen.
GRANDE DOSSOLOGIA
COLLETTA
C - Ci preceda e ci accompagni sempre la tua grazia, o Signore, perché, sorretti dal tuo paterno aiuto, non ci stanchiamo mai di operare il bene.
Per il nostro Signore Gesù Cristo... T - Amen.
oppure:
C - O Dio, nostro Padre, che conosci i sentimenti e i pensieri del cuore, donaci di amare sopra ogni cosa Gesù Cristo, tuo Figlio, perché, valutando con sapienza i beni di questo mondo, diventiamo liberi e poveri per il tuo regno. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
T – Amen.
LITURGIA DELLA PAROLA
PRESENTAZIONE DELLA PAROLA DI DIO
G – La preghiera di Salomone e l’insegnamento di Gesù sulla ricchezza, di fronte all’abbandono del giovane ricco, ci richiamano al discernimento di ciò che davvero può dare senso e valore alla nostra esistenza, mettendo sempre al centro la chiamata di Dio e la sua volontà.
PRIMA LETTURA: Sap 7, 7-11
Al confronto della sapienza stimai un nulla la ricchezza.
Dal libro della Sapienza
Pregai e mi fu elargita la prudenza,
implorai e venne in me lo spirito di sapienza.
La preferii a scettri e a troni,
stimai un nulla la ricchezza al suo confronto,
non la paragonai neppure a una gemma inestimabile,
perché tutto l’oro al suo confronto è come un po’ di sabbia
e come fango sarà valutato di fronte a lei l’argento.
L’ho amata più della salute e della bellezza,
ho preferito avere lei piuttosto che la luce,
perché lo splendore che viene da lei non tramonta.
Insieme a lei mi sono venuti tutti i beni;
nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
SALMO RESPONSORIALE: dal Salmo 89
Rit. Saziaci, Signore, con il tuo amore:
gioiremo per sempre.
Insegnaci a contare i nostri giorni
e acquisteremo un cuore saggio.
Ritorna, Signore: fino a quando?
Abbi pietà dei tuoi servi!
Saziaci al mattino con il tuo amore:
Esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Rendici la gioia per i giorni in cui ci hai afflitti,
per gli anni in cui abbiamo visto il male.
Si manifesti ai tuoi servi la tua opera
e il tuo splendore ai loro figli.
Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio:
rendi salda per noi l'opera delle nostre mani,
l’opera delle nostre mani rendi salda.
SECONDA LETTURA: Eb 4,12-13
La parola di Dio discerne i sentimenti e i pensieri del cuore.
Dalla lettera agli Ebrei
La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne
i sentimenti e i pensieri del cuore.
Non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi di colui al quale noi dobbiamo rendere conto.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
CANTO AL VANGELO
Alleluia, alleluia.
Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli
Alleluia.
VANGELO: Mc 10,17-30
Vendi quello che hai, poi vieni e seguimi.
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita
eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non
frodare, onora tuo padre e tua madre”».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi
quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole;
ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora
più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».
Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o
madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a
persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà».
Parola del Signore. Lode a Te, o Cristo.
Forma breve (Mc 10, 17-27):
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in
eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non
testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi
quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole;
ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora
più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».
Parola del Signore. Lode a Te, o Cristo.
OMELIA....
PROFESSIONE DI FEDE
CREDO....
PREGHIERA DEI FEDELI
C – Fratelli e sorelle, convocati in assemblea attorno all’altare del Signore, presentiamo al Padre le preghiere che l’ascolto della Parola ci ha ispirato.
L - Preghiamo insieme e diciamo:
Padre buono, ascoltaci.
Perché la Chiesa proclami al mondo la parola viva ed efficace di Dio, e ogni uomo e donna trovino in essa occasione di conversione, preghiamo.
Perché lo Spirito di sapienza guidi le scelte e le azioni dei governanti verso il vero bene di ogni uomo, soprattutto verso il dono supremo della pace, preghiamo.
Perché coloro che possiedono molti beni abbiano un cuore libero, capace di generose rinunce e attento alle necessità dei fratelli, preghiamo.
Perché coloro che hanno lasciato tutto per seguire Cristo riconoscano nella propria vocazione la vera ricompensa, preghiamo.
Perché i giovani non si lascino sedurre da ciò che è effimero in questo mondo ma ricerchino e seguano la vera sapienza, preghiamo.
Perché coloro che bussano alla porta della nostra comunità benedicano il Signore per la generosità dei suoi figli, preghiamo.
C – Ascolta le nostre preghiere, o Padre, e fa’ che seguendo il Figlio tuo sulla via del Vangelo riceviamo in eredità la vita eterna.
Per Cristo nostro Signore. T - Amen.
LITURGIA EUCARISTICA
PRESENTAZIONE DEI DONI
G – Con il pane e il vino presentiamo all’altare tutte le ricchezze della terra perché il Signore li trasformi in Amore per ogni creatura.
SULLE OFFERTE
C - Accogli, o Signore, le preghiere dei tuoi fedeli insieme all’offerta di questo sacrificio, perché mediante il nostro servizio sacerdotale possiamo giungere alla gloria del cielo. Per Cristo nostro Signore.
T – Amen.
PREGHIERA EUCARISTICA per varie necessità II
(con relativo Prefazio)
ANAMNESI
C – Mistero della fede.
T – Annunciamo la tua morte, Signore,
proclamiamo la tua risurrezione,
nell’attesa della tua venuta.
PREGHIERA DEL SIGNORE
C – Gesù amò quell’uomo che con impeto desiderava «in eredità la vita eterna». Chiediamo al Padre il dono di un cuore libero dalle cupidigie terrene, desideroso prima di tutto e soprattutto del suo Regno. Preghiamo insieme con fede: T - Padre nostro...
SCAMBIO DI PACE
D – Ricchi solo dell’Amore di Dio, che è l’unica felicità del mondo, scambiatevi un gesto di comunione fraterna.
COMUNIONE
G – Accostarsi all’Eucaristia è dire il proprio “Sì!” a quell’invito di Gesù: «Vieni e seguimi»; è rinunciare definitivamente a tutto ciò che è futile ed effimero, per accogliere nella propria vita la vera ricchezza, la vera felicità.
Nutriamoci del Pane spezzato e del Vino versato per Amore dal Signore Gesù, certi che vivere di Lui è “tutto” per noi! E’ la vera ricchezza!!!
RINGRAZIAMENTO ALLA COMUNIONE
* G – Cristo Gesù, aiutaci a liberarci
da tutto quello che ci lega,
che ci rende schiavi.
Aiutaci a capire che ogni ostacolo all’incontro con te
va eliminato,
a comprendere ciò che è inutile e superfluo,
ciò che può diventare un idolo, un fine.
Toglici ogni ossessione di avidità e possesso,
ogni attaccamento a idee e cose,
donaci un cuore libero, solidale,
un cuore capace di donare e di aprirsi,
un cuore che ama
e che sa andare verso gli altri.
Aiuta coloro che sono nella miseria e nella povertà
e dacci la forza di dare con generosità
a chi ha bisogno.
Dacci, Signore, il coraggio
della scelta più liberante e gioiosa,
quella che allontana dall’accumulo,
per ricondurci alla relazione con Te
e, in Te, con i fratelli,
perché solo in Te c’è l'unica ricchezza
che ci rende liberi.
(Gianfranco Calabrese)
RITI DI CONCLUSIONE
DOPO LA COMUNIONE
C – Ti supplichiamo, o Padre d’infinita grandezza: come ci nutri del Corpo e Sangue del tuo Figlio, così rendici partecipi della natura divina.
Per Cristo nostro Signore.
T – Amen.
BENEDIZIONE E CONGEDO
C – Il Signore sia con voi. T – E con il tuo spirito.
C – Volgi il tuo sguardo, o Signore, a coloro che ti supplicano e custodisci con bontà quanti ripongono la loro speranza nella tua misericordia, perché in una vita santa rimangano a te fedeli, e, avendo sempre il necessario in tutto, siano per l’eternità eredi della tua promessa.
Per Cristo nostro Signore. T - Amen.
C – E la benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre.
T – Amen.
C – Alla luce della Sapienza del cuore che la Parola del Signore ci ha invitato a riscoprire in noi, valutiamo le cose terrene e quelle eterne per essere liberi e poveri per il Regno di Dio, per non rischiare di distrarci dal seguire Gesù.
D – Andate in pace. T - Rendiamo grazie a Dio.
XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - B
6 Ottobre 2024
“Nella santità dell’amore nulla separi quello che tu stesso hai unito”
XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - B
6 Ottobre 2024
Colore liturgico: Verde
“Nella santità dell’amore nulla separi quello che tu stesso hai unito”
“In questa Domenica la Chiesa riceve dall’Eucaristia l’invito a custodire il dono della famiglia, nel cui vissuto si celebra l’amore quotidiano. Dio non ci ha creati per essere solitari e autoreferenziali: ci ha plasmati – uomini e donne – per educarci al dialogo e all’incontro, perché divenissimo esperti nelle relazioni e in umanità (S. Paolo VI), e crescere così come persone adulte nella fede. La vocazione matrimoniale, frutto fecondo dell’incontro tra uomo e donna, è il capolavoro della creazione di Dio; in lui si ritrova forza anche nel tempo della crisi e della difficoltà. L’attuale contesto socio-culturale vive lontano dal valore evangelico del dono: va ricostruita una responsabile maturazione perché nelle famiglie cristiane ci si apra alla donazione libera e all’amore senza tornaconto, superando l’immediata pretesa di vantaggi egoistici e interessi individuali.
Il vincolo d’amore tra uomo e donna viene oggi proposto come simbolo della volontà di Dio nei confronti dell’umanità: volontà di comunione e di fedeltà. In questo senso il mistero dell’amore umano è reso “sacramento” dell’alleanza voluta originariamente da Dio con l’uomo, come base per una umanità riconciliata e armonica. Questo ideale si scontra nella realtà con la molteplice fragilità umana, e spesso deve fare i conti con la durezza del cuore umano. Tuttavia, proprio in quanto ideale, resta come punto di riferimento per una continua conversione e purificazione del cuore.
L’uomo non esaurisce la propria vocazione nel dominio della materia e nello sforzo di migliorare le condizioni della sua vita; egli porta in sé soprattutto l’esigenza all’incontro con un essere capace di comunione con lui. Di fatto, è un altro “sé stesso” che egli scopre nella donna: «Questa volta essa è carne alla mia carne e osso dalle mie ossa» (Prima Lettura). La struttura sessuale dell’uomo e della donna, come tutta la loro esistenza corporea, deve essere compresa come presenza, linguaggio, riconoscimento dell’altro. Il mistero dell’uomo e della donna non sono nell’uomo e nella donna separatamente, ma nella comunione di tutta la persona fino ad un vero dialogo fecondo e aperto.
La Liturgia ci invita oggi a riflettere sul mistero dell’amore e della comunione che Dio comunica come fondamento della nostra vita. Questo mistero ha origine in Dio stesso e costituisce l’ideale a cui orientare le nostre esistenze, pur in mezzo a difficoltà e a contraddizioni. Situazione umana tipica di questa comunione personale è il legame tra uomo e donna nel matrimonio, che Dio ha voluto come segno dell’amore stesso del Creatore.
Il profondo legame che unisce l’uomo e la donna ha nel testo della Genesi due note essenziali: è superiore a qualsiasi altro legame, compreso quello coi genitori, che nei comandamenti viene subito dopo i rapporti con Dio; è così intimo e profondo sul piano del corpo e dello spirito, da formare un solo essere. A questo pensa Gesù, quando riafferma la indissolubilità del vincolo matrimoniale, che era stata allentata dalla concessione del libello di divorzio. Gesù ha ribadito l’indissolubilità del vincolo matrimoniale. Una creatura umana si dà ad un’altra creatura umana. Tanto serio è l’impegno reciproco! E Gesù non intende il Matrimonio soltanto come istituzione esteriore: va in profondità. Tutta la persona deve mantenersi libera per l’altro. Per Gesù si tratta di dare all’amore la sua occasione più grande e duratura.
Analizzando la storia del Matrimonio attraverso i secoli si nota come l’evoluzione dei costumi ha favorito, presso quasi tutti i popoli, il passaggio dalla poligamia alla concezione monogamica del Matrimonio stesso e questo ha portato due notevoli conseguenze parallele: la liberazione della condizione della donna, che da uno stato di inferiorità e di quasi schiavitù è passata gradualmente alla parità giuridica e sociale; e la scelta del “partner” nel Matrimonio, come atto libero, personale, non più regolato dall’esterno. L’attrattiva sempre più forte verso il Matrimonio fondato sul libero consenso dei coniugi non si accompagna però affatto ad una adesione volontaria alla legge dell’indissolubilità, dove essa figura nel codice religioso o anche civile. Questo perché dell’indissolubilità si è fatta una legge e non un dono e una conquista del Matrimonio. Il dono del Matrimonio, che Dio nella creazione ha fatto all’uomo, traduce qualcosa dell’insondabile profondità del dare, dell’amare, del consumarsi nell’altro che è proprietà dell’essere di Dio.
Attraverso i fatti e le traversie della vita l’amore tra due sposi è chiamato a trasformarsi e a rinnovarsi. Diventerà più concreto, più autentico. Non più vecchio, ma più maturo. Cioè, sempre più adulto. Diversamente dalle altre realtà viventi, l’amore dell’uomo e della donna non va verso la morte. Perché l’amore dell’uomo è espressione dell’amore di Dio, che è l’Eterno. I cristiani usano una parola per indicare che il rapporto d’amore fra due sposi è chiamato a non morire mai: “indissolubile”. Ma non si deve pensare ad un legame imposto dall’esterno, da una legge. Pensiamo, invece, che Dio, che ha chiamato gli sposi all’amore, li chiama a vivere un amore che non muore, perché cresce sempre e si rinnova facendosi nuovo e più grande giorno dopo giorno. Concretamente, questo significa che l’amore sponsale è chiamato a superare ogni difficoltà presente e futura. Un amore più forte delle difficoltà. Un amore che ha la forza stessa di Dio! Significa, inoltre, che l’assoluta indissolubilità del Matrimonio – anche quando, in casi umanamente disperati, sembra priva di significato – mantiene, tuttavia, il suo senso profondo di partecipazione all’amore di Cristo fino alla crocifissione. Come il Cristo non ha abbandonato né l’umanità né la Chiesa, quando lo inchiodavano sulla croce, così ogni Matrimonio contratto “nel Signore”, conserva l’indissolubilità del legame fra Cristo-Sposo e la Chiesa-Sposa, anche quando è divenuto una crocifissione. La presenza di Cristo nel Matrimonio del credente non esclude, quindi, a priori, incompatibilità di carattere, errori nella scelta matrimoniale, difficoltà con i figli, nervosità, malattia, noia, ma significa che, per i credenti, il “Terzo”, cioè Cristo, è sempre presente; Gesù Cristo dà forza, conforto, speranza, mentre fa osservare come sia sempre meglio dare che ricevere (cfr. At 20,35). Chi si impregna di questo spirito nei giorni felici, potrà continuare a vivere di questa speranza nelle ore difficili.
Contro la tentazione di soluzioni accomodanti, Gesù rivendica la genuinità dell’amore sponsale, così come progettato dal Creatore fin dalle origini. Ribadisce l’indissolubilità del Matrimonio, e l’unico suo possibile fondamento: l’amore. Di esso dà un piccolo saggio nella tenerezza dimostrata ai bambini (Vangelo). L’uomo, creato per primo, rimane un re solitario. La creazione della donna e, quindi, la distinzione dei sessi intende realizzare la pienezza umana che nasce dall’incontro di due esseri chiamati per naturale vocazione a costituire un’unità. Perché questa unità possa di fatto effettuarsi, occorre che i due godano l’uguaglianza e la comune dignità. Per esprimere questo concetto, l’autore riferisce alcuni particolari, quando parla della creazione della donna (Prima Lettura). Amore significa anche reciprocità, come quella di Gesù che solidarizza con tutti gli uomini (Seconda Lettura).
La creazione della donna dall’uomo è l’immagine emblematica del destino religioso dentro il quale deve situarsi la nostra vita per una sua crescita autentica, per una sua manifestazione vera, per un suo compimento perfetto. Dalla descrizione presentata nella Genesi risulta che l’apporto stupendo della donna all’uomo («Essa è carne della mia carne, osso delle mie ossa») non è un possesso esclusivo dell’uomo, ma appartiene al mistero. L’uomo la sente parte costitutiva della sua vita e nel contempo non è la sua vita. L’uomo la sente profondamente sua e, tuttavia, la donna appartiene al mistero: è dentro questo mistero, per altro, che siamo chiamati a leggere e vivere valori quali il celibato o la verginità. E perché questo? Perché un senso di mistero circonda il momento creativo. Questo momento creativo non tollera spettatori, ne è simbolo il sonno di Adamo («Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò»). Dunque, il mistero dell’amore fra l’uomo e la donna non sarà mai una realtà soltanto umana, perché affonda la sua origine non nel gesto volitivo dell’uomo «L’uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile», ma nel gesto creativo di Dio («Dio plasmò con la costola, che aveva tolto all’uomo, una “donna” qui sta per l’uomo il bisogno sostanziale di lei e la condusse all’uomo», il piano, cioè, è di Dio). Questo amore tra l’uomo e la donna resta, dunque, radicalmente aperto a Dio. Dove questo non avviene si avrà egoismo, amore interessato, passionalità invasiva, gelosia stressante, bramosia del possesso, libidine di potere dell’uno sull’altra, piacere del senso, bramosia carnale, ma non creativo slancio vitale.
E venendo a noi, nel contesto della Liturgia di questa Domenica? Viviamo in un’epoca la cui cifra culturale non è apertura al mistero, ma spesso esibizione di paganesimo che si manifesta con sopravvivenza marcante di alcune parzialità, quale l’esasperata cura del corpo; con godimenti disperati di alcuni sabato sera; con la frenesia asfissiante causata dallo stress da weekend; con la sottile tristezza del mutismo famigliare che corre il rischio di rendere le famiglie una somma di solitudini; con la voluttà di morte che trova il compimento nella droga, nell’alcool ed in ogni altro paradiso artificiale. Se vogliamo riscoprire il valore del Mistero dobbiamo lavorare perché tutti prendiamo coscienza che non nelle ideologie effimere, non nella tenacia spesso alienante, non nella potenza economica talvolta prevaricatrice, ma nel Mistero Eucaristico di Cristo (vita donata unicamente per amore) accolto nella sua totale verità ci è dato di trovare il senso della vera vita.
Il Signore annuncia la radicalità del suo Regno che ama costruire anche dentro la nostra vita. L’impostazione della celebrazione deve essere motivata, intensa e coinvolgente così che faciliti l’accoglienza del Regno di Dio dentro la nostra vita.”
RITI DI INTRODUZIONE
INTRODUZIONE
G – Celebriamo la XXVII Domenica del Tempo Ordinario.
La Liturgia odierna ci riporta al progetto primordiale di Dio, dove l’uomo e la donna sono creati per essere “uno” nell’Amore.
A questo progetto vediamo appellarsi anche Gesù, che corregge la visione distorta dell’antico Israele, dove l’unione coniugale poteva essere disgiunta per la “durezza del loro cuore”.
Invochiamo lo Spirito del Padre sulla nostra assemblea e sul mondo intero, perché ogni famiglia sappia vivere l’Amore del Signore nella fedeltà e sia testimone nel mondo di quel progetto in cui Dio attende il ritorno di ogni sua creatura.
SALUTO
C – Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. T – Amen.
C – La grazia del Signore nostro Gesù, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo, sia con tutti voi. T – E con il tuo spirito.
ATTO PENITENZIALE
C – Fratelli e sorelle, per poter celebrare nella verità questa Eucaristia, ci è chiesto il gesto umile e responsabile di riconoscere il nostro peccato. La Parola di Dio mette in luce le nostre ferite: ci riscopriamo egoisti e chiusi verso gli altri. Chiediamo perdono per non aver amato, soprattutto in famiglia e nei confronti delle persone che il Signore ci ha posto accanto. Per tutte le nostre insufficienze umilmente domandiamo perdono al Signore.
Signore, che ci hai creati a tua immagine perché possiamo essere “perfetti nell’Amore”, Kyrie, eleison. T – Kyrie, eleison.
Cristo, che nel tuo sacrificio Pasquale ci hai mostrato la strada dell’Amore, Christe eleison. T – Christe, eleison.
Signore, che con il fuoco della Carità ci riconduci al tuo Progetto originario, Kyrie, eleison.
T – Kyrie, eleison.
C – Dio onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna.
T – Amen.
GRANDE DOSSOLOGIA
COLLETTA
C - Dio onnipotente ed eterno, che esaudisci le preghiere del tuo popolo oltre ogni desiderio e ogni merito, effondi su di noi la tua misericordia: perdona ciò che la coscienza teme e aggiungi ciò che la preghiera non osa sperare.
Per il nostro Signore Gesù Cristo... T - Amen.
oppure:
C - O Dio, che hai creato l’uomo e la donna perché i due siano una carne sola, dona loro un cuore sempre fedele, perché nella santità dell’amore nulla separi quello che tu stesso hai unito.
Per il nostro Signore Gesù Cristo… T – Amen.
LITURGIA DELLA PAROLA
PRESENTAZIONE DELLA PAROLA DI DIO
G – Il racconto della creazione mette in luce il valore della relazione tra uomo e donna nel progetto di Dio, all’insegna della parità e dell’aiuto reciproco. È questo ciò che custodisce l’insegnamento di Gesù, tutelando sempre la relazione d’amore a fronte di ogni Legge destinata alla “durezza” umana.
PRIMA LETTURA: Gn 2,18-24
I due saranno un’unica carne.
Dal Libro della Genesi
Il Signore Dio
disse: «Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda».
Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse
chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici, ma per l’uomo
non trovò un aiuto che gli corrispondesse.
Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta
all’uomo, una donna e la condusse all’uomo.
Allora l’uomo disse: «Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne.
La si chiamerà donna, perché dall’uomo è stata tolta».
Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio
SALMO RESPONSORIALE: dal Salmo 127
Rit. Ci benedica il Signore
tutti i giorni della nostra vita.
Beato chi teme il Signore / e cammina nelle sue vie.
Della fatica delle tue mani ti nutrirai,
sarai felice e avrai ogni bene.
La tua sposa come vite feconda
nell'intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d'ulivo
intorno alla tua mensa.
Ecco com'è benedetto / l'uomo che teme il Signore.
Ti benedica il Signore da Sion.
Possa tu vedere il bene di Gerusalemme
tutti i giorni della tua vita!
Possa tu vedere i figli dei tuoi figli!
Pace su Israele!
SECONDA LETTURA: Eb 2,9-11
Colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine.
Dalla lettera agli Ebrei
Fratelli, quel Gesù, che fu fatto di poco inferiore agli angeli, lo vediamo coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio egli provasse la morte a
vantaggio di tutti.
Conveniva infatti che Dio – per il quale e mediante il quale esistono tutte le cose, lui che conduce molti figli alla gloria – rendesse perfetto per mezzo delle sofferenze il capo che guida alla
salvezza.
Infatti, colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Dal Vangelo secondo Marco
VANGELO: Mc
(Mc 10, 2-12)
L’uomo non divida ciò che Dio ha congiunto.
In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato
Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».
Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua
madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il
marito, ne sposa un altro, commette adulterio».
Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi
è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li
benediceva, imponendo le mani su di loro.
Parola del Signore. Lode a Te, o Cristo.
Forma breve (Mc 10, 2-12)
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato
Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».
Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua
madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il
marito, ne sposa un altro, commette adulterio».
Parola del Signore. Lode a Te, o Cristo.
OMELIA….
PROFESSIONE DI FEDE
CREDO….
PREGHIERA DEI FEDELI
C – Fratelli e sorelle, rivolgiamo al Padre la nostra preghiera in unione a Cristo Gesù, che con la sua morte ci ha resi suoi fratelli.
L - Preghiamo insieme e diciamo:
Nel tuo grande amore, ascoltaci, Signore.
Perché la Chiesa, purificata dalla sofferenza e unita a Cristo nella passione, sia nel mondo profezia del regno di Dio, preghiamo.
Perché il Santo Padre Francesco e i padri sinodali, sentano la vicinanza della nostra preghiera nel trovare e suggerire strategie nuove per l’annuncio del Vangelo nel nostro tempo, preghiamo.
Perché la società civile sostenga la nascita di nuove famiglie e custodisca la vita e la crescita dei bambini, preghiamo.
Perché gli sposi cristiani ravvivino la grazia ricevuta nel Sacramento del Matrimonio e facciano di Cristo il fondamento dei loro progetti, preghiamo.
Perché il Signore benedica il coraggio e la generosità delle famiglie che scelgono l'adozione come via di accoglienza, preghiamo.
Perché i giovani fidanzati siano incoraggiati a formare una famiglia cristiana dinanzi al relativismo imperante, avendo come punto di riferimento l’amore di Cristo-Sposo per la Sua Chiesa-Sposa, preghiamo.
Perché quanti sperimentano il fallimento della vita matrimoniale non disperino mai dell’Amore di Dio, che non può mai venire meno, preghiamo.
Perché la nostra comunità si impegni in opere di misericordia, che annuncino la vittoria della vita su ogni forma di morte, preghiamo.
C – Ascolta le nostre preghiere, o Signore: benedici e sostieni i propositi di bene che la tua Parola ha suscitato in noi, perché cresciamo nella santità e nell’amore verso te e verso i fratelli e le sorelle.
Per Cristo nostro Signore. T - Amen.
LITURGIA EUCARISTICA
PRESENTAZIONE DEI DONI
G – Con il pane e il vino che presentiamo all’altare tutte le famiglie cristiane, perché siano il seme dell’Amore di Dio nel mondo.
SULLE OFFERTE
C - Accogli, o Signore, il sacrificio che tu stesso ci hai comandato di offrirti e per questi misteri che celebriamo con il nostro servizio sacerdotale porta a compimento la tua opera di santificazione.
Per Cristo nostro Signore. T – Amen.
PREFAZIO del Matrimonio (MR pag. 375)
ANAMNESI
C – Mistero della fede.
T – Annunciamo la tua morte, Signore,
proclamiamo la tua risurrezione,
nell’attesa della tua venuta.
PREGHIERA DEL SIGNORE
C – Nella preghiera che Gesù ci ha insegnato ci riconosciamo figli dell’unico Padre, ci riconosciamo fratelli, dono gli uni per gli altri. E se l’unità tra noi non è piena, domandiamo che lo Spirito ci edifichi nella comunione.
Per questo preghiamo insieme: T - Padre nostro...
SCAMBIO DI PACE
D – Nell’Amore di Cristo, che ha amato la Chiesa e ha donato sé stesso per lei, scambiatevi il dono della pace.
COMUNIONE
G – Il Signore, in questa comunione al suo Corpo ed al suo Sangue, ci concede la forza e la gioia che ci rendono capaci di diventare ciò che noi riceviamo: il Corpo di Cristo, fonte della fraternità universale e della comunione profonda tra di noi e con tutti gli uomini.
Accostiamoci all’Eucaristia desiderosi di imparare da questo Banchetto ad amare Cristo e i fratelli come Lui ha amato noi.
RINGRAZIAMENTO ALLA COMUNIONE
G – «L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
È una frase solenne, un ammonimento
quello che tu, Gesù, lanci ai farisei,
che intendono metterti alla prova,
ma anche ai tuoi discepoli,
di ogni tempo, luogo, cultura.
E provo una sensazione particolare
quando vedo il gesto che il ministro compie
nel rito del Matrimonio,
mettendo la sua mano
sopra quelle, congiunte, dei due sposi,
e pronunciando queste tue parole.
Sì, Gesù, tu ci metti in guardia
dal prendere alla leggera
il vincolo di un amore che unisce
un uomo e una donna, per sempre.
Tu ci chiedi di non attentare
alla solidità di un matrimonio
solo perché messi alla prova
dalle difficoltà inevitabili
di una normale relazione di coppia.
Tu ricordi solamente la bellezza,
la santità del progetto di Dio
che talvolta è infranto
a causa della durezza del nostro cuore.
Tu non ritiri la tua misericordia,
ma continui ad indicarci
la strada sicura di una gioia piena.
(Roberto Laurita)
RITI DI CONCLUSIONE
DOPO LA COMUNIONE
C – Concedi a noi, Padre onnipotente, che, inebriati e nutriti da questi sacramenti, veniamo trasformati in Cristo che abbiamo ricevuto come cibo e bevanda di vita.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli. T – Amen.
BENEDIZIONE E CONGEDO
C – Il Signore sia con voi. T – E con il tuo spirito.
C – Dio, Padre onnipotente, vi comunichi la sua gioia e benedica voi e le vostre famiglie.
T - Amen.
C – Cristo, che ha amato la sua Chiesa sino alla fine, effonda continuamente nei vostri cuori il suo stesso amore. T - Amen.
C – Il Signore conceda a voi, che testimoniate la fede nella sua risurrezione, di attendere nella gioia che si compia la beata speranza. T - Amen.
C – E la benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre. T – Amen.
C – Nella Chiesa e nel mondo siate nel mondo testimoni dell’amore di Dio.
D – Andate in pace. T - Rendiamo grazie a Dio.
XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - B
29 Settembre 2024
“Effondi il tuo Spirito, perché ogni uomo sia ricco del tuo dono"
XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - B
29 Settembre 2024
Colore Liturgico: Verde
“Effondi il tuo Spirito, perché ogni uomo sia ricco del tuo dono"
"La misericordia di Dio, espressione del suo amore libero e liberante, interpella ogni credente affinché riveda il proprio modo di intendere la sua fede e rifletta sul ruolo concreto che essa deve avere nella sua vita. La libertà di Dio, nella sua misericordia, può esprimersi in forme per noi imprevedibili: lo insegna Gesù stesso nel suo invitare a non vedere dei nemici in coloro “che non sono dei nostri”.
La tentazione di monopolizzare Dio e di misurarlo secondo i nostri pensieri e scopi è sempre forte, anche nei credenti. Dio, però, manifesta il suo amore in modo completamente libero. La “via” e la “verità” che egli ha mostrato in Gesù sono un invito serio a rivedere continuamente i nostri schemi religiosi. E, soprattutto, a non giudicare, bensì ad operare affinché a tutti i popoli della terra siano annunciate le meraviglie del suo amore. Lo Spirito di Dio spira dove e come vuole. Dio può suscitare figli di Abramo anche dalle pietre! La sua voce può servirsi, per farsi sentire, anche degli strumenti più impensati. È questo il senso teologico della Prima Lettura: Dio è essenzialmente “libero” nel concedere i suoi doni. Egli agisce al di fuori degli schemi mentali usuali e delle strutture consacrate, concedendo la “profezia” anche a chi è fuori della tenda.
Questo è anche l'atteggiamento di Gesù (Vangelo). Egli invita al rispetto e alla fiduciosa attesa, e invita a scorgere in coloro “che non sono dei nostri”, non un potenziale nemico o un concorrente, ma una sintonia interiore che può avere lo sbocco positivo di un “compagno di fede”. Anche Gesù, come si vede, mette bene in guardia i suoi discepoli dalla tentazione di voler avere il “monopolio” dei doni del Signore. Le istituzioni possono risalire anche alla iniziativa di Dio; ma ciò che importa è l’uso che ne fanno gli uomini. I profeti non cesseranno di ricordarlo: Jahwè è sovranamente libero! Può benissimo fare a meno del Tempio, se in esso non riceve la vera adorazione; il regno davidico può benissimo finire se i re non sono a lui fedeli; Jahwè può, se lo vuole, suscitare la fede al di là delle frontiere di Israele; persino l’alleanza del Sinai non è eterna...
Caratteristico è l’atteggiamento di Gesù rispetto alle strutture e alle istituzioni del suo popolo: le assume in tutta libertà, vale a dire, senza mai lasciarsi asservire da esse. Sottolinea la trascendenza di Dio nella sua iniziativa di salvezza: lo Spirito soffia dove vuole e non è legato a nessuna struttura umana. Le istituzioni sono fatte per l’uomo e non l’uomo per le istituzioni. Lo stesso atteggiamento di libertà e di rispetto ha assunto anche la Chiesa primitiva. Certe istituzioni religiose e liturgiche rimangono, come il convito pasquale, ma sono riempite di un significato nuovo che deriva dal loro riferimento al Mistero della Croce; altre spariranno, come la circoncisione, il sabato, il culto del Tempio, il pellegrinaggio a Gerusalemme.
La perenne tentazione del credente è quella di sequestrare Dio, di monopolizzarlo per sé, a proprio uso e consumo, di rinchiuderlo nelle proprie certezze teologiche, di esaurirlo nelle proprie istituzioni ecclesiastiche, dimenticando che egli non si lega mai le mani, che la sua azione salvifica non si esaurisce entro i confini visibili della sua Chiesa e che la sua grazia scorre e arriva fino a noi anche per tanti altri canali che non sono i segni sacramentali tradizionali. Questa tentazione diventa più forte nel confronto delle istituzioni ecclesiastiche, nelle quali si “cristallizza”, in qualche modo, la libera iniziativa di Dio, nel senso che esse si presentano in termini oggettivi ed individuabili come l’eco fedele dell'ordine che Dio intende promuovere e dei mezzi per giungervi. Tuttavia, anche queste istituzioni sono soggette e minacciate da un processo di degradazione che può sfigurarne il volto e la missione. Lungo tutto il corso della storia della Chiesa sono sorti dei profeti per discernere gli appelli dello Spirito, e ogni volta una fedeltà rinnovata al Vangelo ha ridato alla istituzione il volto della giovinezza. Negli ultimi decenni è stato il grande Papa San Giovanni XXIII: ha convocato un Concilio Ecumenico, di cui ci apprestiamo a celebrare il 53° anniversario dell’apertura, che ha effettivamente impegnato la Chiesa universale in una lettura rinnovata della volontà di Dio nei segni dei tempi.
Nel dopo-Concilio, così ricco di fermenti e così creativo e inventivo di iniziative e di tentativi nuovi, si è parlato molto di carismi. Se ne parla talvolta in tono polemico, contrapponendoli all’istituzione, per rivendicare una dimensione individuale, originale, che si presume autentica, dell’esperienza religiosa, contro la dimensione tradizionale, codificata, che si presume mortificante lo Spirito. Bisogna guardarsi dagli equivoci e dalle illusioni; saper ascoltare la voce di Dio e con umiltà accettare gli insegnamenti di chiunque, buono o cattivo, credente o ateo, senza presumere di noi stessi. È nella Comunità che i carismi vengono riconosciuti. È al “pastore” che Dio ha affidato il compito di difendere il gregge contro gli assalti, le insinuazioni e il fascino del male camuffato di bene.
Gesù, da ottimo educatore, ci propone di leggere la realtà in modo nuovo. Come ha corretto amabilmente l’intemperanza dell’apostolo Giovanni che soffriva di miopia, perché vedeva bene da vicino (le sue cose), male da lontano (i diversi), così ci richiama ad una valutazione più serena, meno emotiva. Anche noi siamo tentati di standardizzare tutto e tutti sulle nostre misure.
Gesù ci educa, come ha fatto con Giovanni, a spalancare le finestre del cuore per accogliere uno “diverso”, nel senso che non appartiene ufficialmente ai nostri ma che, di fatto, con il suo comportamento, rivela di essere in sintonia con Lui. Quante volte sono state giudicate e condannate persone non per una serena valutazione del loro comportamento ma perché portavano un distintivo diverso dal nostro. Forse è il caso che ripetiamo, sull’esempio di San Giovanni Paolo II, alcuni “mea culpa”, per ripulire il passato da giudizi affrettati e ingiusti e soprattutto per leggere il presente e guardare al futuro con gli occhi limpidi di Gesù, vero Maestro che si accorge del bene e lo valorizza.
Gesù riconosce il valore del bene, anche se chi lo compie non ha una appartenenza ufficiale. I veri discepoli si impegnano a fare il bene e a sradicare il male, ora visualizzato nella specifica prospettiva dello scandalo. Va esclusa un’interpretazione alla lettera, resta però tutta la serietà delle esigenze qui espresse, necessarie per raggiungere il fine che è la pienezza di vita (Vangelo).
La storia degli uomini manifesta sempre al suo interno contraddizioni, ripensamenti e ritorsioni che agli occhi della fede mostrano che l’uomo è chiamato ad essere “signore del creato”, ma fatica a leggere nel frammento della totalità della vita perché soffrendo di “miopia” resta incapsulato dentro la logica delle tessere di appartenenza. Noi cristiani non dobbiamo mai dimenticare che essendo, in forza del Battesimo, una Comunità di profeti, siamo chiamati a relazionarci alle persone e agli eventi della storia non secondo le strettoie della miopia dell’appartenenza, ma passando attraverso le maglie della profezia che ci chiama a ripresentare l’azione magistrale e salvatrice di Cristo, il quale attuando l’universalità della salvezza dimostra veramente come Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi e giungano alla conoscenza della verità. Le Letture odierne ci ricordano che per attuare, un simile progetto, che rende nuova la storia partendo dalle sue profonde contraddizioni, dobbiamo esser capaci e pronti a dire i tre “sì” che trasformano la storia rendendola per tutti luogo di salvezza. Anzitutto, bisogna ribadire il no all’intolleranza razzista (fa quello che facciamo noi, ma non è dei nostri) per dire di sì all’accoglienza gioiosa (fossero tutti profeti nel popolo del Signore!). Questo passaggio di mentalità nel rapporto con le persone deve tradursi in atteggiamento nuovo con le cose, così che possiamo essere capaci di dire no alla ricchezza smodata («La ruggine del vostro oro e del vostro argento si alzerà ad accusarvi») per dire il sì totale al servizio disinteressato («Chi darà da bere un bicchiere d’acqua non perderà la ricompensa»). La relazione giusta con le persone e il nuovo atteggiamento con le cose rende, infine, possibile l’attuazione del progetto evangelico che ci renderà capaci di dire di no allo scandalo antievangelico che alligna nelle nostre strutture ecclesiali («Chi scandalizza è molto meglio che sia gettato in mare con una macina da mulino al collo») per consegnare con gioia l’annuncio credibile del Vangelo, che è universale nel suo farsi storia: «Chi non è contro di noi è per noi».”
RITI DI INTRODUZIONE
INTRODUZIONE
G – Celebriamo la XXVI Domenica del Tempo Ordinario.
Il Signore riversa il suo Spirito su di noi. Il suo Spirito crea e rigenera, trasforma e rinnova. Il Signore ci invita ad aprire la nostra vita al suo amore, smaschera ogni ingiustizia, la menzogna e la disonestà; abbatte ogni muro di divisione, ogni esclusione dettata dalla paura di perdere prestigio, potere e privilegio. Il Signore ci chiama a riconoscere ogni inciampo, ogni scandalo nel nostro cammino.
Invochiamo lo Spirito Santo perché renda disponibile il nostro cuore all’accoglienza della Parola di vita e perché la partecipazione a questa Pasqua settimanale alimenti nel nostro mondo l’avvento del Regno di Dio.
SALUTO
C – Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. T – Amen.
C – Il Signore, che guida i nostri cuori all’amore e alla pazienza di Cristo, sia con tutti voi.
T – E con il tuo spirito.
ATTO PENITENZIALE
C – Fratelli e sorelle, il Signore risorto che ci ha convocato per questa Liturgia pasquale ci invita a renderci disponibili al Soffio dello Spirito. È la sua forza creatrice che attraverso la Parola proclamata converte i nostri cuori alle esigenze del Vangelo.
Riconosciamo umilmente i nostri peccati e apriamoci al perdono perché tutta questa ricchezza di grazia inondi la nostra vita e rinnoviamo la nostra profonda adesione a Cristo per sentirci profeti inviati nel mondo come testimoni gioiosi del Vangelo.
Signore, pienezza di verità e di grazia, Kyrie, eleison. T – Kyrie, eleison.
Cristo, fatto povero per arricchirci, [abbi pietà di noi] T – Cristo, pietà!
Signore, venuto per radunare il tuo popolo santo, Kyrie, eleison. T – Kyrie, eleison.
C – Dio onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna.
T – Amen.
GRANDE DOSSOLOGIA
COLLETTA
C - O Dio, che riveli la tua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono, continua a effondere su di noi la tua grazia, perché, affrettandoci verso i beni da te promessi, diventiamo partecipi della felicità eterna.
Per il nostro Signore Gesù Cristo... T - Amen.
oppure:
C - O Dio, che in ogni tempo hai parlato al tuo popolo per bocca dei profeti, effondi il tuo Spirito, perché ogni uomo sia ricco del tuo dono, e a tutti i popoli della terra
siano annunciate le meraviglie del tuo amore.
Per il nostro Signore Gesù Cristo... T – Amen.
LITURGIA DELLA PAROLA
PRESENTAZIONE DELLA PAROLA DI DIO
G – La tentazione di chiudersi nel proprio gruppo elitario, in un rapporto esclusivo e privilegiato con il Signore, è sempre presente in ogni comunità, dall’antico Israele fino alla Chiesa di oggi. La chiamata alla salvezza e a un agire buono sono invece universali e chiedono di escludere lo scandalo dalla propria vita
PRIMA LETTURA: Nm 11,25-29
Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo!
Dal libro dei
Numeri
In quei giorni, il Signore scese nella nube e parlò a Mosè: tolse parte dello spirito che era su di lui e lo pose sopra i settanta uomini anziani; quando lo spirito si fu posato su di loro,
quelli profetizzarono, ma non lo fecero più in seguito.
Ma erano rimasti due uomini nell’accampamento, uno chiamato Eldad e l’altro Medad. E lo spirito si posò su di loro; erano fra gli iscritti, ma non erano usciti per andare alla tenda. Si misero a
profetizzare nell’accampamento.
Un giovane corse ad annunciarlo a Mosè e disse: «Eldad e Medad profetizzano nell’accampamento». Giosuè, figlio di Nun, servitore di Mosè fin dalla sua adolescenza, prese la parola e disse: «Mosè,
mio signore, impediscili!». Ma Mosè gli disse: «Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo spirito!».
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
SALMO RESPONSORIALE: dal Salmo 18
Rit. I precetti del Signore fanno gioire il cuore.
La legge del Signore è perfetta, / rinfranca l'anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice.
Il timore del Signore è puro, / rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli, / sono tutti giusti.
Anche il tuo servo ne è illuminato,
per chi li osserva è grande il profitto.
Le inavvertenze, chi le discerne?
Assolvimi dai peccati nascosti.
Anche dall'orgoglio salva il tuo servo
perché su di me non abbia potere;
allora sarò irreprensibile,
sarò puro da grave peccato.
SECONDA LETTURA: Gc 5,1-6
Le vostre ricchezze sono marce.
Dalla lettera di
san Giacomo apostolo
Ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che cadranno su di voi! Le vostre ricchezze sono marce, i vostri vestiti sono mangiati dalle tarme. Il vostro oro e il vostro argento sono
consumati dalla ruggine, la loro ruggine si alzerà ad accusarvi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni!
Ecco, il salario dei lavoratori che hanno mietuto sulle vostre terre, e che voi non avete pagato, grida, e le proteste dei mietitori sono giunte alle orecchie del Signore onnipotente.
Sulla terra avete vissuto in mezzo a piaceri e delizie, e vi siete ingrassati per il giorno della strage.
Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non vi ha opposto resistenza.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
CANTO AL VANGELO: cfr. Gv 17,17b.a
Alleluia, alleluia.
La tua parola, Signore, è verità;
consacraci nella verità.
Alleluia.
VANGELO: Mc 9,38-43.45.47-48
Chi non è contro di noi è per noi. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala.
Dal Vangelo
secondo Marco
In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché
non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi.
Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di
scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo,
taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te
entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».
Parola del Signore. Lode a Te, o Cristo.
OMELIA…
PROFESSIONE DI FEDE
CREDO…..
PREGHIERA DEI FEDELI
C – Fratelli e sorelle, supplichiamo Dio Padre perché alimenti la nostra fede, sostenga la nostra speranza e renda operosa la nostra carità.
L - Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, Signore.
Perché la santa Chiesa splenda per la verità delle sue opere e sia strumento della carità di Cristo, preghiamo.
Perché le popolazioni provate dalle guerre, dalle violenze e dalle calamità naturali sperimentino la misericordia di Dio e il sostegno dei fratelli, preghiamo.
Perché il Signore ascolti il grido di chi soffre la fame e la sete, e ci renda solleciti verso i bisogni dei poveri e degli ultimi, preghiamo.
Perché coloro che sono vittime del giudizio altrui e della condanna mediatica non perdano mai di vista il valore della propria vita agli occhi paterni di Dio, preghiamo.
Perché nei luoghi in cui viviamo e operiamo non manchino mai profeti e testimoni che denuncino con coraggio le nostre malefatte e ci mostrino le vie di Dio, preghiamo.
Perché la nostra Comunità parrocchiale, crescendo nella carità fraterna, dia testimonianza davanti al mondo dell’amore del Padre, preghiamo.
C – O Padre, donaci quanto ti chiediamo con fede, perché rimaniamo nel tuo amore e camminiamo dietro a Cristo, nostro Maestro e Salvatore.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli. T - Amen.
LITURGIA EUCARISTICA
PRESENTAZIONE DEI DONI
G – Il pane e il vino che presentiamo all’altare siano il segno del portare la nostra vita dentro la vita di Dio.
SULLE OFFERTE
C - Accogli, Padre misericordioso, i nostri doni, e da questa offerta fa’ scaturire per noi la sorgente di ogni benedizione.
Per Cristo nostro Signore. T – Amen.
PREFAZIO comune IX
ANAMNESI
C – Mistero della fede.
T – Annunciamo la tua morte, Signore,
proclamiamo la tua risurrezione,
nell’attesa della tua venuta.
PREGHIERA DEL SIGNORE
C – Con lo sguardo aperto sul mondo intero, apriamo il cuore alla fraternità portata da Cristo. Eleviamo al Padre la preghiera dei figli di Dio:
T - Padre nostro...
SCAMBIO DI PACE
D – Come segno di riconciliazione e volontà di superamento di ogni intolleranza, scambiatevi della pace.
COMUNIONE
G – Noi ora comunichiamo all’unico pane e all’unico calice perché nel Battesimo ci è stato donato lo Spirito per essere capaci, come i profeti, di accogliere, annunciare e testimoniare la Parola di vita. L’Eucaristia ci offre l’aiuto e la grazia per vivere il messaggio di liberazione e di servizio che la Parola di Dio ci ha consegnato.
RINGRAZIAMENTO ALLA COMUNIONE
* G – Ci ritroviamo facilmente, Gesù,
nella determinazione di Giovanni,
che vorrebbe bloccare chi compie
dei miracoli nel tuo nome,
ma non appartiene al gruppo dei tuoi.
In fondo, non usa il nostro linguaggio,
non si riferisce alla nostra cultura,
in una parola: non è dei nostri.
Ma tu, Gesù, non la pensi come noi.
Per te il bene è bene,
da qualunque parte provenga,
e se uno ricorre al tuo nome
poi non può parlar male di te.
Anche tu, è vero, ci vuoi decisi,
ma in tutt’altro ambito:
non nel mettere confini e barriere,
ma nello strappare da noi
il male, ogni male che vi ha attecchito.
Nelle nostre azioni e nelle nostre scelte,
nei rapporti che instauriamo con gli altri,
nei giudizi che formuliamo con leggerezza
e che rimangono appiccicati agli altri,
senza che possano liberarsene.
Signore Gesù, rendici determinati in questo:
nello sradicare il male dalla nostra vita.
(Roberto Laurita)
oppure:
** G – Padre santo, aiutaci nelle scelte della vita.
Tu che hai avuto parole dure
per chi scandalizza i piccoli,
che hai usato immagini chiarissime
per condannare il male,
sostienici, riempici con la tua forza,
non permettere che ci inganniamo,
che trasformiamo il peccato
in qualcosa di opportuno o inevitabile,
la menzogna in un mezzo necessario,
l’egoismo in decisione sensata.
Signore, aiutaci a comprendere
che o scegliamo te o il maligno,
perché non esiste una terza via.
Liberaci dalla presunzione di giustificare
le scelte di comodo,
di manipolare la realtà del peccato,
facendolo apparire un bene dei nostri giorni.
Riportaci all’obiettività, alla chiarezza, alla verità,
fa’ che possiamo sempre combattere il male
e scegliere il bene, decisamente, coraggiosamente,
forti del dono della fede e della speranza cristiana.
(Gianfranco Calabrese)
RITI DI CONCLUSIONE
DOPO LA COMUNIONE
C - Questo sacramento di vita eterna ci rinnovi, o Padre, nell’anima e nel corpo, perché, annunciando la morte del tuo Figlio, partecipiamo alla sua passione per diventare eredi con lui nella gloria. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
T – Amen.
BENEDIZIONE E CONGEDO
C - Il Signore sia con voi. T – E con il tuo spirito.
C – Purifica nel corpo e nella mente i tuoi fedeli, o Signore, perché, trasformati dall’azione del tuo Spirito, vincano le suggestioni del male e gustino la soavità del tuo amore. Per Cristo nostro Signore. T - Amen.
C – E la benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre. T – Amen.
C – Torniamo tra le strade della nostra quotidianità come veri profeti di Dio, che annunciano con franchezza la Parola di Dio con la testimonianza della vita, accogliendo tutti e tenendo lontano le insidie dello scandalo e del male.
D – Andate in pace. T - Rendiamo grazie a Dio.
XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - B
22 Settembre 2024
“Accogliendo i piccoli e gli ultimi riconosciamo in loro la misura del tuo regno”
XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - B
22 Settembre 2024
Colore Liturgico: Verde
“Accogliendo i piccoli e gli ultimi riconosciamo in loro la misura del tuo regno”
La provenienza divina della sapienza, il dono di Dio, può spezzare il circolo vizioso che conduce al male; la grazia di Dio aiuta l’uomo a sfuggire alle trappole del possesso per scegliere la strada del servizio. Gesù ha vissuto nella logica del dono, del servizio. La sua vita, la sua missione sono state una consegna all’umanità per realizzare il progetto di Dio. Il Padre ha accolto, approvato questo dono rendendolo eterno, nella risurrezione. Dare sapore alla vita, vivere nella fede nella prospettiva di Dio significa – è questo quello che ci consegna la Liturgia odierna – non tanto far entrare Dio nella nostra esistenza, quanto mettere noi stessi nella vita di Dio, come un fanciullo.
Quante volte abbiamo fatto dei confronti, sentendoci, molto farisaicamente, migliori degli altri! Il confronto lo abbiamo fatto con le nostre misure e dal nostro punto di vista. Forse non ci rendiamo conto di un non trascurabile particolare: la vera grandezza si misura con i parametri di Dio, non con i nostri metri, solitamente instabili e altalenanti. Solo con una lunga e meticolosa preparazione possiamo sintonizzarci con le misure divine.
Il cammino verso Gerusalemme, luogo di morte prima di essere luogo di risurrezione, è una buona occasione per iniziare. Gesù ci sollecita a compiere quel tragitto che nessuno vorrebbe fare, perché in salita e irto di difficoltà. Non possiamo esimerci o restare semplici spettatori di quanto Lui si appresta a vivere con forte intensità. Per questo, progressivamente, ci educa a valori diversi da quelli solitamente reclamizzati e così ben sintonizzati con i nostri istinti. Ci propone la scelta dell’ultimo posto, la rinuncia a mire demagogiche, l’accoglienza di coloro che non contano, come i bambini. A colui che cerca potere o i primi posti, a chi vuole emergere schiacciandogli altri, viene lanciata una sfida radicale, che solo la vera sapienza, dono di Dio, può manifestare in tutta la sua portata. Questa sapienza che viene da Dio permette una nuova scala di valori: la vera autorità non sta nel dominio, bensì nella capacità di porsi al servizio. In questo modo la vita del “giusto” secondo Dio costituisce la vera alternativa alla vita dell'empio.
La persecuzione del “giusto” è il tema centrale della Liturgia di questa Domenica, ma attraversa tutta la Scrittura. Tale tema è connesso alla visione biblica che agli occhi di Dio «il più grande è colui che serve». In questo orizzonte di pensiero e di vita, il “giusto” rappresenta l’alternativa radicale alla vita dell’empio. Egli costituisce una provocazione, anzi una sfida radicale per ogni comportamento che interpreta il potere come dominio, per l’atteggiamento di chi vuole primeggiare sfruttando e schiacciando altri. Solo una sapienza speciale, che può provenire da Dio, aiuta a comprendere l’importanza di questa sfida.
La vita del giusto è la più radicale contestazione dell’“empio”, qualunque sia la forma con cui l’empietà si manifesta. Per questo motivo l’empio non sopporta il giusto, lo giudica fastidioso, lo vorrebbe cancellare dalla faccia della terra, perché lo percepisce come una “sfida”. Il tema del giusto perseguitato si ricollega ad altri temi assai significativi come i carmi del Servo di Jahwè (di cui abbiamo ascoltato il terzo Domenica scorsa) e sta alla base del racconto evangelico della Passione, della quale nel Vangelo di oggi accogliamo il secondo annuncio.
Gli Ebrei si erano fatta una concezione politica dell’opera del futuro Messia. Egli sarebbe comparso sulle nubi del cielo per mettere in fuga tutti i nemici e fare del regno di Israele un regno potente, su tutti gli altri. La predicazione e l’azione di Gesù andavano, invece, in tutt’altro senso. Il suo annuncio è chiaramente un annuncio di salvezza dal male radicale, il peccato, e non la restaurazione di una dominazione politica.
La parola che Gesù rivolge nel Vangelo agli apostoli è una puntuale contestazione ad una concezione del regno basata sul potere, sugli onori, sui primi posti. Ma la contestazione più radicale è la sua stessa vita. Gesù fa sua la missione del Servo. Mite ed umile di cuore, egli annuncia la salvezza ai poveri (Lc 4,18), è in mezzo ai suoi discepoli «come colui che serve» (Lc 22,27), pur essendo loro «Signore e Maestro» (cfr. Gv 13,12-15), e giunge fino al colmo delle esigenze dell’amore che ispira questo servizio, dando la sua vita per la redenzione dei peccatori. La parola e l’esempio di Gesù risolvono il problema delle precedenze in clima cristiano. Gesù rifiuta categoricamente ogni ambizione di dominio sia per sé che per la Chiesa. L’unica autorità della Chiesa ed in seno ad essa è quella dell'ultimo posto, dell’umile servizio (v. 35).
Quante volte il credente, abbagliato dalla scenografia del mondo che passa, coltiva l’illusione perniciosa di assimilare allo stile mondano del potere l’esigenza evangelica imprescindibile del servizio?! Insomma, la responsabilità, il potere nella prassi ecclesiale è identificato dal titolo di onore o è omologato dall’onere di servizio? Si è rivestiti di autorità con delega di comando o con la missione di servizio? Gesù, come sottolinea il Vangelo, educa a voleri diversi da quelli solitamente reclamizzati e i discepoli tendono a recalcitrare davanti a un discorso impegnativo.
La Parola di Dio ci ricorda che la storia cristiana si radica nel momento perdente e drammatico della crocifissione di Cristo. Il cristianesimo, infatti, nasce proprio là dove il “palo” fu piantato sul cranio di Adamo e qualcuno, poi, a pochi passi di lì, trovò la tomba. Il Servo offre la vita in questa prospettiva facendo esplodere la più drammatica contraddizione evangelica ed ecclesiale; da un lato ci si incontra con il Servo sofferente, dall’altro i dirimpettai che, sebbene suoi discepoli, sono preoccupati del prestigio. E più la croce si avvicina, più si acuisce la distanza tra Cristo e i discepoli!
Ritorniamo con il Signore sul cammino indicato. Lontano dalla croce, saremmo lontani dalla vita. Egli ci aiuterà a superare la voglia di ritagliarci una nostra “piccola grandezza”, ci aiuterà a salire con Lui a Gerusalemme per celebrare la sua e la nostra Pasqua. Solo allora troveremo la vera grandezza. Il messaggio evangelico sollecita a camminare speditamente verso Gerusalemme e a capire chi sia veramente grande. I discepoli sentono il peso della loro umanità che blocca o spinge a fare ciò che è comune e facilmente accettabile. Gesù orienta verso nuovi orizzonti, con una parola forte e suadente e, soprattutto, con l’esempio della sua vita (Vangelo). La vita di tanti giusti, come Gesù, bistrattati dall’arroganza dei malvagi, sembra un fallimento, se guardata con i semplici occhi del tempo. Con la misura dell’eternità, quella stessa vita assume tutt’altro spessore, perché fiorisce in quel Dio che assicura successo pieno e duraturo (Prima Lettura).
La vita è sempre una scelta in bilico tra una sapienza umana e una divina. I risultati sono ben diversi: se è una sapienza umana, i frutti saranno quelli amari del rancore e della discordia; se, invece, è una sapienza divina, regnerà la pace e i frutti saranno di tutt’altro sapore (Seconda Lettura).”
RITI DI INTRODUZIONE
INTRODUZIONE
G – Celebriamo oggi la XXV Domenica del Tempo Ordinario.
Da primo che era, Gesù si è fatto ultimo e ha scelto di essere servo di tutti. Tale mentalità risulta incomprensibile anche agli stessi discepoli, i quali discutono piuttosto sulle loro pretese superiorità… 2000 anni fa’ come oggi! Essi devono, invece, imparare dal Maestro quella sapienza che viene dall’alto, la quale può rendere gli uomini miti costruttori di pace.
Invochiamo l’Amore del Signore perché questa celebrazione della Pasqua settimanale faccia maturare in noi lo spirito di umiltà e di servizio, per essere grandi agli occhi di Dio e non a quelli degli uomini.
SALUTO
C – Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. T – Amen.
C – La pace, la carità e la fede da parte di Dio nostro Padre e del Signore nostro Gesù Cristo siano con tutti voi. T – E con il tuo spirito.
ATTO PENITENZIALE
C – Fratelli e sorelle, riconciliamoci con Dio e tra di noi perché Egli è buono e largamente perdona e disponiamoci a celebrare il Suo Amore che libera e salva.
Signore, che mandi a noi il tuo Figlio per sollevarci dalle cadute del peccato e della morte, Kyrie, eleison. T – Kyrie, eleison.
Cristo, che ti sei fatto obbediente fino alla morte di croce per insegnarci l’Amore, [abbi pietà di noi]
T – Cristo, pietà!
Signore, che mostri a noi la via dell’umiltà e del servizio per essere partecipi del tuo Regno, Kyrie, eleison. T – Kyrie, eleison.
C – Dio onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna.
T – Amen.
GRANDE DOSSOLOGIA
COLLETTA
C - O Dio, che nell’amore verso di te e verso il prossimo hai posto il fondamento di tutta la legge, fa’ che osservando i tuoi comandamenti possiamo giungere alla vita eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
T - Amen.
oppure:
C - O Dio, sorgente della vita, davanti a te il più grande è colui che serve: donaci la sapienza che viene dall’alto, perché accogliendo i piccoli e gli ultimi riconosciamo in loro la misura del tuo regno.
Per il nostro Signore Gesù Cristo... T – Amen.
LITURGIA DELLA PAROLA
PRESENTAZIONE DELLA PAROLA DI DIO
G – La sapienza d’Israele lascia trasparire la luce della Parola divina e insieme le ombre degli stolti e dei violenti. È in questo contrasto che comprendiamo il paradosso della rivelazione di Dio, che in Gesù vive in fondo la propria passione e ci chiama a farci piccoli e servitori di tutti.
PRIMA LETTURA: Sap 2,12.17-20
Condanniamo il giusto a una morte infamante.
Dal libro della Sapienza
[Dissero gli empi:]
«Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d’incomodo
e si oppone alle nostre azioni;
ci rimprovera le colpe contro la legge
e ci rinfaccia le trasgressioni contro l’educazione ricevuta.
Vediamo se le sue parole sono vere,
consideriamo ciò che gli accadrà alla fine.
Se infatti il giusto è figlio di Dio, egli verrà in suo aiuto
e lo libererà dalle mani dei suoi avversari.
Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti,
per conoscere la sua mitezza
e saggiare il suo spirito di sopportazione.
Condanniamolo a una morte infamante,
perché, secondo le sue parole, il soccorso gli verrà».
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
SALMO RESPONSORIALE: dal Salmo 53
Rit. Il Signore sostiene la mia vita.
Dio, per il tuo nome salvami,
per la tua potenza rendimi giustizia.
Dio, ascolta la mia preghiera,
porgi l’orecchio alle parole della mia bocca.
Poiché stranieri contro di me sono insorti
e prepotenti insidiano la mia vita;
non pongono Dio davanti ai loro occhi.
Ecco, Dio è il mio aiuto,
il Signore sostiene la mia vita.
Ti offrirò un sacrificio spontaneo,
loderò il tuo nome, Signore, perché è buono.
SECONDA LETTURA: Gc 3,16-4,3
Per coloro che fanno opera di pace viene seminato nella pace un frutto di giustizia.
Dalla lettera di san Giacomo
apostolo
Fratelli miei, dove c’è gelosia e spirito di contesa, c’è disordine e ogni sorta di cattive azioni. Invece la sapienza che viene dall’alto anzitutto è pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena
di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera. Per coloro che fanno opera di pace viene seminato nella pace un frutto di giustizia.
Da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra? Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere;
uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre
passioni.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
CANTO AL VANGELO: cfr. 2 Ts 2,14
Alleluia, alleluia.
Dio ci ha chiamati mediante il Vangelo,
per entrare in possesso della gloria
del Signore nostro Gesù Cristo
Alleluia.
VANGELO: Mc 9,30-37
Il Figlio dell’uomo viene consegnato... Se uno vuole essere il primo, sia il servitore di tutti.
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene
consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande.
Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi
ha mandato».
Parola del Signore. Lode a Te, o Cristo.
OMELIA….
PROFESSIONE DI FEDE
CREDO…..
PREGHIERA DEI FEDELI
C – Fratelli e sorelle, riuniti in un solo Spirito nel nome di Gesù, eleviamo al Padre le nostre invocazioni.
L - Preghiamo insieme e diciamo:
Signore, abbi pietà di noi!
Perché nella Chiesa la diversità dei carismi e dei ministeri sia esercitata in obbedienza al primato del servizio, preghiamo.
Perché i governanti delle nazioni, seminando opere di giustizia, possano raccogliere frutti di pace, preghiamo.
Perché i bambini e i fanciulli siano accolti con amore dalle famiglie e in ogni parte del mondo venga loro garantito il diritto all’istruzione, preghiamo.
Perché i migranti trovino salvezza dai pericoli del mare e siano convertiti i cuori di coloro che sfruttano le loro sofferenze per i propri interessi, preghiamo.
Perché la nostra comunità, libera dall’invidia e dalle contese, sia rivestita della sapienza misericordiosa che viene dall’alto, preghiamo.
C – Accogli le nostre invocazioni, o Padre, con la stessa benevolenza che riservi a coloro che sono solleciti verso i più piccoli e i più poveri.
Per Cristo nostro Signore. T - Amen.
LITURGIA EUCARISTICA
PRESENTAZIONE DEI DONI
G – Con il pane e il vino presentiamo al Signore la nostra vita perché Egli la renda disponibile, nell’umiltà e nel servizio e senza alcuna riserva, alla testimonianza del Suo Amore.
SULLE OFFERTE
C - Accogli con bontà, o Signore, l’offerta del tuo popolo e donaci in questo sacramento di salvezza i doni eterni, nei quali crediamo e speriamo con amore di figli.
Per Cristo nostro Signore. T – Amen.
PREFAZIO delle Domeniche del Tempo Ordinario VII
ANAMNESI
C – Mistero della fede.
T – Annunciamo la tua morte, Signore,
proclamiamo la tua risurrezione,
nell’attesa della tua venuta.
PREGHIERA DEL SIGNORE
C – Alla scuola di Gesù Messia e Salvatore, preghiamo il Padre come Lui ci ha insegnato, perché l’avvento del suo Regno di giustizia e di pace ricomponga nella piena comunione i figli dispersi della grande famiglia di Dio. Preghiamo insieme: T - Padre nostro...
SCAMBIO DI PACE
G – La fonte vera di una relazione di servizio reciproco, improntata alla sapienza che viene dall'alto, è nell'amore di Gesù per ogni uomo, amore manifestato nel sacrificio della croce al quale partecipiamo nel mistero dell'Eucaristia, pane spezzato per la nostra salvezza.
D – Nello Spirito del Cristo crocifisso e risorto scambiatevi il dono della pace.
COMUNIONE
G – L’Eucaristia che accogliamo richiama a tutti noi il valore fondamentale della comunione fraterna, perché Colui che accogliamo si è offerto come il Servo di tutti.
L’unica potestà a cui dobbiamo mirare deve essere quella del servizio. Solo la vita offerta per gli altri ci abilita ad accogliere nell’Eucaristia la vita di Cristo offerta per noi.
RINGRAZIAMENTO ALLA COMUNIONE
* G – In fondo, Gesù, anche noi
somigliamo tanto agli apostoli.
Quante volte all’interno della Chiesa
nascono questioni di potere,
di autorità, di diritti, di precedenze.
Quante volte, anche nelle nostre parrocchie,
ci sono conflitti, contrasti, rancori
che si innestano nei rapporti quotidiani
e sviliscono la disponibilità,
il servizio generoso di tante persone.
E tuttavia, basta che alziamo gli occhi
e vediamo bene la lezione
che ci hai dato dalla croce!
Signore Gesù, liberaci
da tutto ciò che possiamo usare
contro gli altri, solamente per imporci.
E fa’ che impariamo a vivere disarmati
senza aver bisogno di proferire l’ultima parola,
di far trionfare solo noi stessi.
Signore Gesù, donaci di essere
uomini e donne umili e operosi,
a servizio della felicità degli altri.
E fa’ che accettiamo il nostro posto,
paghi solamente del tuo amore.
(Roberto Laurita)
oppure:
** G – Ti lodiamo, Signore,
perché sei pieno di tenerezza.
Hai rovesciato le nostre categorie,
hai innalzato i piccoli e gli umili.
Fa’ che ricordiamo sempre le tue parole, i tuoi gesti,
l’affetto che hai dimostrato per i bambini.
Fa’ che sappiamo accogliere chi è scartato,
fa’ che siamo attenti ai bisogni degli ultimi,
fa’ che la tenerezza sia segno del nostro agire,
sia il nostro modo di accogliere,
ci renda strumenti della tua pace,
testimoni del tuo amore,
attivi nella costruzione del tuo regno.
Donaci lo sguardo limpido dei bambini,
la loro semplicità di cuore,
la loro meraviglia per i tuoi doni,
ed elimina ogni traccia di ovvietà, supponenza
e superbia dal nostro cuore.
(Gianfranco Calabrese)
RITI DI CONCLUSIONE
DOPO LA COMUNIONE
C - Guida e sostieni, o Signore, con il tuo continuo aiuto il popolo che hai nutrito con i tuoi sacramenti, perché la redenzione operata da questi misteri trasformi tutta la nostra vita. Per Cristo nostro Signore. T – Amen.
BENEDIZIONE E CONGEDO
C – Il Signore sia con voi.
T – E con il tuo spirito.
C – Scenda sui tuoi fedeli, o Signore, la grazia della tua benedizione e disponga gli animi di tutti alla crescita spirituale, perché dalla potenza della tua carità ricevano forza per compiere la loro opera.
T - Amen.
C – E la benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figli e Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre. T – Amen.
C – Siate imitatori di Cristo nel mondo, incarnando nel vostro quotidiano lo stile di umiltà, di servizio e di obbedienza che spinse il Signore Gesù a dare la sua vita per noi.
D – Andate e annunciate il Vangelo del Signore.
T - Rendiamo grazie a Dio.
XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - B
15 Settembre 2024
“Il tuo Spirito Santo ci aiuti a credere con il cuore,
e a confessare con le opere che Gesù è il Cristo”
XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - B
15 Settembre 2024
Colore Liturgico: Verde
“Il tuo Spirito Santo ci aiuti a credere con il cuore,
e a confessare con le opere che Gesù è il Cristo”
“La professione di fede di Pietro, a nome di tutti i discepoli, riconosce in Gesù l’inviato di Dio a salvare l’umanità. Ma allo stesso tempo questo riconoscimento viene dal vangelo secondo Marco connesso con il cammino doloroso del Messia Gesù. Il riconoscimento, infatti, avviene in seguito alla domanda provocatoria di Gesù: «Chi dice la gente che io sia/chi dite voi che io sia?». Non si tratta di una domanda retorica, ma della richiesta che chiede un coinvolgimento del tutto personale: quanto conto io per voi? quanto sono importante per la vostra esistenza? È la domanda di fronte alla quale viene posto ogni credente: la verifica della propria fede!
L’annuncio di questa Domenica si compendia nell’invito a seguire Cristo nella via della croce. Già tre Domeniche fa’ risuonava un simile motivo a conclusione dell’inserto giovanneo nella lettura semicontinua del Vangelo secondo Marco, quando molti discepoli abbandonano Gesù e, invece, gli apostoli decidono di stare dalla parte del Maestro, facendosi carico di tutta la fatica del credere. La “follia” della croce di Cristo è per i cristiani un messaggio di speranza. Molti rifiutano questo “scandalo” per la loro fede che, in effetti, resta un “mistero”. Ma il mistero di Dio non risponde alla logica dei nostri pensieri, non ad una logica della “carne”. Esso risponde alla logica dello Spirito di Dio, che crea vita oltre la sofferenza: lo Spirito dà ordine al caos nel “nulla” della creazione, dà senso a ciò che appare a noi come assurdo, fa risuscitare a vita divina ciò che sembra distrutto dalla morte. La logica del mistero di Dio appare al credente proprio nella risurrezione di Gesù.
Tutto, subito e facilmente è il comodo e illusorio programma che giovani e meno giovani si auspicano di poter realizzare nella vita. Sono parole che accarezzano l’orecchio e ingolosiscono lo spirito, ma che, ad una elementare verifica, si rivelano come un farneticante ammasso di termini senza senso. Ciononostante continuano ad allettare, trovando una nutrita schiera di illusi. Come c’è il colpo di “fortuna” che rende immediatamente ricchi (vedi la corsa al 6 o al 5+1 del superenalotto), così si spera di trovare subito la strada che conduca al successo, alla salute, alla gratificazione personale.
Nessuno è vaccinato contro l’incantesimo ammaliatore! Non lo furono gli apostoli, non lo siamo noi, dopo duemila anni di cristianesimo. Vorremmo provare l’ebbrezza del volo, sorvolando tutte le difficoltà e le incomprensioni, per atterrare dolcemente sul terreno della gratificazione e delle compiacenze. Siamo nati per vivere, siamo nati per vincere. Seguendo il nostro istinto naturale, non ci accorgiamo di fare, come Pietro, il gioco di Satana. Troviamo “ruvida” la croce, oltre che poco elegante. Oggi perfino fuori moda. Abituati alle strade asfaltate e a più corsie, come le autostrade, abbiamo perso la familiarità con le strade strette, che si arrampicano sulla montagna. La strada battuta da Lui è unica e tutta in salita. Non esistono corsie preferenziali o scorciatoie di comodo. E’ la strada del Calvario, quella che si percorre con la croce sulle spalle, la nostra, e, se siamo generosi, portando anche quella degli altri, almeno per quei tratti in cui ci improvvisiamo “cirenei” di fratelli che soccombono sotto il troppo peso. Nessuno è risparmiato dalla fatica, forse neppure dallo scoraggiamento di qualche momento. Se resisteremo stando dietro a Lui (non presuntuosamente davanti), avremo la serena certezza di trovarci sulla strada giusta e di arrivare a destinazione.
Sebbene Cristo si sia esplicitamente riferito una sola volta al tema del Servo sofferente (Lc 22,27; cfr. Is 53,12), la tradizione primitiva non ha mancato di notare numerosi accostamenti. Fin dal Battesimo, la vocazione messianica del Signore appare come quella del “Servo-Figlio” (Mc 1,11; cfr. Is 52,13); le guarigioni operate da Gesù rivelano la sua funzione di “Servo espiatore” (Mt 8,16; cfr. Is 53,4); la sua umiltà è quella che si attribuisce al Servo (Mt 12, 18-21; cfr. Is 42,1-3); l’insuccesso stesso della sua predicazione ricorda quello di Geremia e del Servo (Gv 12,38; cfr. Is 53,1). Il tema del Servo sofferente è, quindi, quello che esplicita più chiaramente la necessità per il Salvatore di passare attraverso la sofferenza e la morte per realizzare il suo disegno di salvezza.
Ora questa concezione del Messia come “Servo sofferente” è quanto di più lontano e scandaloso si poteva proporre alla mentalità e alle aspettative degli Ebrei; la reazione di Pietro è estremamente indicativa… e, oggi, noi non siamo da meno! Se per confessare la messianicità di Gesù è necessario l’ispirazione e la rivelazione del Padre (Mt 16,17), più difficile e faticoso è il cammino della fede che accetta lo “scandalo” della croce. I discepoli, pur distaccandosi dagli altri ascoltatori di Gesù, non hanno accettato la “necessità” della croce. A questo compito di educazione e di purificazione della fede dei suoi discepoli, Gesù si dedicherà quasi esclusivamente nel seguito del Vangelo secondo Marco. Vi è un modo di ragionare secondo Dio e ve ne è uno secondo gli uomini. Il criterio per distinguerli è uno solo: la croce, sulla quale ogni giorno si deve morire un poco a sé stessi. Per questo, il rimprovero a Pietro è seguito da un invito ad andare dietro a Gesù, come “veri” discepoli. Il vero discepolo deve, anche lui, prendere la sua croce; bisogna, infatti, perdere la propria vita per ritrovarla. Affiora in questo punto una delle caratteristiche predominanti del Nuovo Testamento: il nesso tra l’indicativo (= Cristo è Messia sofferente) e l’imperativo ( = devi seguirlo sulla via della croce). Il credente non è colui che crede in Dio nonostante le sofferenze, ma piuttosto colui che segue Gesù sulla via della croce.
La croce di Cristo continua ancor oggi ad essere per molti “follia” e “scandalo”. Siamo disposti ad accettare Gesù, come il Cristo, come il Figlio di Dio, come l’inviato del Padre, ma il Cristo del Calvario ci rimane un mistero. Eppure in tutto questo c’è una logica, anche se una logica dello Spirito e non della carne. Il Padre non ha avuto bisogno delle sofferenze di Gesù come punizione sostitutiva al nostro posto. Dio aveva bisogno della sua vita come amore sostitutivo in nostro nome. Ma chi vuole amare in questo mondo urta in una impossibilità di fatto. Il grande mistero è che il Regno di Dio ha proseguito il suo cammino anche quando gli uomini, compresi tutti noi, hanno ucciso il Figlio di Dio. Dio non ci ha mai voltato le spalle! Dal peccato più grande è scaturito il più grande amore. Così siamo stati liberati con la morte di Gesù, sicché la morte e il fallimento non sono l'ultima parola, non sono un oscuro, fatale destino. Dio ha dimostrato di poter fare scaturire di lì la vita. Ma tutto questo reca in sé anche un altro messaggio di speranza: Dio, che soffre con noi in un atto supremo di amore, ama il mondo! Egli non permette il male tranquillamente, quasi crudelmente! Il male non viene da lui, anzi, lui lo combatte. Dio si presenta a noi come Salvatore in una delle pene di morte più crudeli che l’umanità conosca: un palo verticale, una trave orizzontale; lì sopra, appeso, c’è un uomo che è Dio. Quella croce si protende in ogni direzione come un uomo dalle braccia tese, indica l’insondabile mistero di Dio, il centro del mistero. Sulla croce Dio ha aperto il suo cuore, ha rivelato il suo più profondo segreto: un Dio solidale con tutti gli uomini.
Il Cristo non è venuto a soffrire e a morire per dispensare gli uomini dal loro soffrire e dal loro morire, dalla fatica di crescere e di maturare. Egli stesso vi si è sottoposto nella sua umanità. È vissuto ed è morto solidale con loro, tutto accettando perché essi possano vivere, faticare e morire a imitazione di lui, in comunione con lui, fare della propria vita e della propria morte un dono ininterrotto di amore al Padre e ai fratelli. Perché diventi nostra la sua ricchezza, Dio fa sua la nostra povertà; perché diventi nostra la sua forza, fa sua la nostra debolezza; perché diventi nostra la sua vita, fa sua la nostra morte.
Chi è per me Gesù? La domanda ci è rivolta direttamente. Noi oggi siamo i discepoli che, avendo vissuto con Gesù, sono invitati a pronunziarsi su di lui. Può essere semplice ripetere una formula imparata a catechismo o assumere una posizione accettabile dai più senza un eccessivo coinvolgimento personale: Gesù è il Signore, Gesù è un grande uomo, Gesù è il protettore dei deboli... Chi è per me Gesù? Ogni risposta suona vuota se non tocca la mia vita, se non esprime la mia compromissione con Lui. Sì, Gesù è il Figlio di Dio fatto uomo, che ci ha rivelato l’Amore del Padre per tutti e particolarmente per gli indifesi. Riconoscerlo e accoglierlo come tale, invocarlo come Signore, ha il suo significato pieno sé, di conseguenza, lo seguo nel suo cammino. L’Amore che Gesù ci dona e ci fa conoscere è quello di chi dà la vita per gli altri e paga qualunque prezzo pur di restare fedele a quest’Amore. Gesù è veramente il nostro Signore se noi, lasciando perdere i nostri progetti meschini, assumiamo il suo, senza farci condizionare dalla mentalità corrente, tutta centrata sul profitto e sul culto di sé. Le nostre opere dicono la verità della nostra scelta, della nostra risposta alla domanda sull’identità di Gesù (Seconda Lettura).
Per entrare nella gloria Gesù ha camminato verso la croce. Ora il discepolo deve calcare le orme del maestro, “andare dietro di lui”. Bisogna che ogni giorno si metta la sua croce sulle spalle: «Se qualcuno vuoi venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà». “Prenda la sua croce e mi segua”: come sembra urtante questo invito in un contesto come il nostro in cui le parole: croce, sacrificio, rinuncia… sembrano scomparse dal nostro vocabolario! Si vuole tutto e subito, senza fare grandi fatiche. Si tende perfino a non accettare più il dolore, la sofferenza, la malattia, fino al punto di legittimare, con l’aborto e l’eutanasia, la soppressione di una persona giudicata ormai giunta ad un punto di non ritorno. Dalla vita si è disposti solo ad accettare le gioie e i piaceri, che si ricercano ad ogni costo e si perde, invece, la pazienza e si impreca, anche contro il Signore, nelle avversità e nelle difficoltà. Il Signore invece, oggi, ci ricorda che la croce, il sacrificio, la sofferenza sono parte ineliminabile della nostra vita e che queste realtà acquistano senso solo se riferite a Lui. Se vogliamo metterci al Suo seguito dobbiamo incominciare a rinnegare noi stessi, a rinnegare cioè quella parte di noi che non vuole credere, quella parte di noi che non vuole essere credente fino in fondo, costi quel che costi.
Il messaggio di questa Domenica sembra fatto apposta per una comunità che riprende il proprio cammino di fede con l’inizio del nuovo anno pastorale. Ad ognuno di noi, come a Pietro, Gesù chiede di mettersi dietro a lui, di seguirlo per la via che passa attraverso la croce, per testimoniare a tutti l’amore di Dio. Nulla può incrinare la fiducia del Servo di Dio (Prima Lettura), neanche le peggiori atrocità rivolte contro di lui. Egli sa che Dio è con lui: questo è il fondamento della sua forza e della sua speranza nel buon esito della sua missione. È impossibile uscire dalle “funi di morte”, liberarsi dai “lacci degli inferi”. E i credenti che danno voce alla loro tristezza e alla loro angoscia sanno che Dio può salvare e liberare dalle situazioni più tragiche e per questo cantano la loro fiducia assoluta nel Signore (Salmo responsoriale). Proprio Pietro, che ha dichiarato la sua fede in Gesù, il Messia, si sente trattato da “satana”, da “avversario”. Egli vuole bene a Gesù e pertanto desidera che gli siano risparmiate le sofferenze appena accennate. Ma così facendo si mette davanti a lui e pretende di tracciargli la strada. Ma Gesù, il Messia di Dio, sarà un Messia sofferente che dona la sua vita fino in fondo. La sua forza è quella dell’amore, del sacrificio, del servizio (Vangelo).
In tutte queste Domeniche l’invito del Signore è sempre stato quello a operare scelte radicali, che non ammettono compromessi. Egli non fa lo sconto a nessuno! Essere credenti sul serio, essere coerenti costa sacrificio: anche questo fa parte della croce che ogni giorno dobbiamo portare. Ci tocca perdere la nostra vita per salvarla! Perdere la vita vuol dire donarla, vuol dire non ritenerla nostra proprietà esclusiva, vuol dire riconoscere che essa deve essere spesa per gli altri, lontana da ogni forma di egoismo. Il nostro tempo, la nostra forza, la nostra salute, le nostre capacità, la nostra intelligenza… ci sono state donate perché noi le mettiamo a frutto e le condividiamo con gli altri. Ricordiamo, dunque, che la via della salvezza passa attraverso la croce. E’ stato vero per Gesù, è vero per il discepolo!
Oggi la Liturgia ci consegna la parte “centrale” del Vangelo secondo Marco. La professione di fede di Pietro sabbiamo bene che fa da “cerniera” tra le due parti essenziali in cui suddividere il secondo Vangelo. Sebbene si tratti di una esplicitazione essenzialmente biblica, da spiegare bene durante eventuali catechesi, non sarà fuori luogo fare qualche breve cenno nell’omelia.
Sarà opportuno, oggi, laddove (purtroppo) non si fa abitualmente, portare in processione all’introito la Croce (magari quella più bella!) con i ceri e l’incenso. La croce, poi, collocata nel luogo opportuno, sarà venerata e incensata all’inizio della Liturgia e dopo la presentazione dei doni. Vi si ponga, inoltre, presso la croce un’adeguata composizione floreale.
RITI DI INTRODUZIONE
INTRODUZIONE
G – Celebriamo la XXIV Domenica del Tempo Ordinario.
Il “cuore” del Vangelo secondo Marco, a cui ci conduce la Liturgia odierna, ci pone di fronte ad una scelta di fede: se Pietro crede davvero nel Cristo, non può ostacolarlo, ma deve seguirlo.
Credere in Gesù, infatti, significa accettare e fare nostra la sua strada di “Servo sofferente”, nella convinzione che il Signore, giusto e misericordioso, ascolta e salva.
Accogliamo l’invito che viene oggi dal Signore, lasciamoci guidare dal dono dello Spirito per poterlo seguire sempre fino alla croce, testimoniando con coraggio la nostra adesione a Lui.
SALUTO
C – Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. T – Amen.
C – Il Signore, che guida i nostri cuori nell’amore e nella pazienza di Cristo, sia con tutti voi.
T – E con il tuo spirito.
ATTO PENITENZIALE
C – Fratelli e sorelle, come gli apostoli a Cesarea di Filippo, ci stringiamo attorno al Signore, che pone ai suoi discepoli la domanda cruciale: «E voi, chi dite che io sia?». Potremmo rispondere con parole esatte e precise, ma Gesù è più affascinato da ciò che abbiamo nel cuore e rallegrato da ciò che manifestiamo con la vita. Chiediamo allora umilmente perdono per la poca fede del cuore e la insufficiente testimonianza di lui di fronte al mondo e alla storia. Soprattutto invochiamo il perdono del Signore per non avere voluto portare la nostra croce di ogni giorno e per non avere sostenuto chi ha croci troppo pesanti da portare.
Signore Gesù, che ci inviti a riconoscere in te il Cristo: tu sostieni la nostra fede. [Kyrie, eleison]
T – Kyrie eleison!
Cristo Signore, che ti sei
offerto alla Passione per salvare il mondo: tu alimenti la nostra speranza. [Christe, eleison]
T – Christe, eleison!
Signore Gesù, che ci mostri la via della croce per ottenere la salvezza: tu accresci in noi la carità. [Kyrie, eleison] T – Kyrie eleison!
C – Dio onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna.
T – Amen.
GRANDE DOSSOLOGIA
COLLETTA
C - O Dio, che hai creato e governi l'universo, fa' che sperimentiamo la potenza della tua misericordia, per dedicarci con tutte le forze al tuo servizio.
Per il nostro Signore Gesù Cristo... T - Amen.
oppure:
C - O Padre, conforto dei poveri e dei sofferenti, non abbandonarci nella nostra miseria: il tuo Spirito Santo ci aiuti a credere con il cuore, e a confessare con le opere che Gesù è il Cristo, per vivere secondo la sua parola e il suo esempio, certi di salvare la nostra vita solo quando avremo il coraggio di perderla. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
T – Amen.
LITURGIA DELLA PAROLA
PRESENTAZIONE DELLA PAROLA DI DIO
G – La fede non può essere disgiunta dalle opere, come il comando di amare Dio da quello di amare il prossimo; e come non si può amare veramente l’uomo se non si ama Dio e viceversa, così non si possono compiere opere di vita eterna senza la fede, né non operare se si ha la fede! Ecco, dunque, che, sotto l’ispirazione divina, il profeta Isaia ci presenta la fede incarnata in un uomo che noi riconosciamo essere il Messia, Gesù Cristo, il Servo sofferente da imitare e seguire sulla via della croce per ottenere la salvezza.
PRIMA LETTURA: Is 50,5-9a
Ho presentato il mio dorso ai flagellatori.
Dal libro del profeta Isaìa
Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.
Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto svergognato,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso.
È vicino chi mi rende giustizia:
chi oserà venire a contesa con me? Affrontiamoci.
Chi mi accusa? Si avvicini a me.
Ecco, il Signore Dio mi assiste:
chi mi dichiarerà colpevole?
Parola di Dio
SALMO RESPONSORIALE: dal Salmo 144
Rit. Camminerò alla presenza del Signore
nella terra dei viventi.
Amo il Signore, perché ascolta
il grido della mia preghiera.
Verso di me ha teso l'orecchio
nel giorno in cui lo invocavo.
Mi stringevano funi di morte,
ero preso nei lacci degli inferi,
ero preso da tristezza e angoscia.
Allora ho invocato il nome del Signore:
«Ti prego, liberami, Signore».
Pietoso e giusto è il Signore,
il nostro Dio è misericordioso.
Il Signore protegge i piccoli:
ero misero ed egli mi ha salvato.
Sì, hai liberato la mia vita dalla morte,
i miei occhi dalle lacrime,
i miei piedi dalla caduta.
Io camminerò alla presenza del Signore
nella terra dei viventi.
SECONDA LETTURA: Gc 2, 14-18
La fede se non è seguita dalle opere in se stessa è morta.
Dalla lettera di san Giacomo
apostolo
A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha opere? Quella fede può forse salvarlo?
Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non date loro il necessario per il
corpo, a che cosa serve? Così anche la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta.
Al contrario uno potrebbe dire: «Tu hai la fede e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede».
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
CANTO AL VANGELO: Gal 6,14
Alleluia, alleluia.
Quanto a me non ci sia altro vanto
che nella croce del Signore,
per mezzo della quale il mondo per me
è stato crocifisso, come io per il mondo.
Alleluia.
VANGELO: Mc 8,27-35
Tu sei il Cristo... Il Figlio dell’uomo dove molto soffrire.
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli
risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti».
Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni,
risorgere.
Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana!
Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la
perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».
Parola del Signore. Lode a Te, o Cristo.
OMELIA…
PROFESSIONE DI FEDE
C – Fratelli e sorelle, Pietro riconosce che Gesù è il Messia ed esclama: «Tu sei il Cristo». Con lui anche noi professiamo la nostra fede in Cristo, Figlio di Dio, rinnovando le promesse del nostro Battesimo. Nella nostra adesione autentica sia la volontà di rinnegare noi stessi, i nostri desideri, le nostre paure, di prendere la croce e di seguire Gesù, nella certezza che «chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».
G – Cantiamo insieme: Credo! Credo! Amen!
C - Credete in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra? T - Credo! Credo! Amen!
C - Credete in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, che nacque da Maria Vergine, morì e fu sepolto, è risuscitato dai morti e siede alla destra del Padre? T - Credo! Credo! Amen!
C - Credete nello Spirito Santo, la Santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne e la vita eterna?
T - Credo! Credo! Amen!
C – Questa è la nostra fede.
Questa è la fede della Chiesa
e noi ci gloriamo di professarla
in Cristo Gesù nostro Signore.
T - Credo! Credo! Amen!
PREGHIERA DEI FEDELI
C – Abbiamo appena rinnovato la nostra professione di fede e sappiamo quanto sia impegnativa la via sulle orme di Cristo. Invochiamo dal Padre la potenza dello Spirito, perché ci confermi nella fede, nella speranza e nella carità.
L - Preghiamo insieme e diciamo:
Padre buono, donaci il tuo Spirito.
Per la Chiesa, chiamata e mandata nel mondo a diffondere il Mistero della Croce e della Gloria di Cristo: annunci il Vangelo con coerenza e con coraggio, senza sconti e senza annacquare i suoi contenuti. Preghiamo.
Per il successore di Pietro, il Papa Francesco, affinché con la sua fede ed il suo ministero possa continuare a edificare la Chiesa, così che essa continui ad indicare e ad aprire a tutti la porta della vita e della salvezza. Preghiamo.
Per coloro che ci governano: coltivino e promuovano il bene comune secondo la logica della Croce di Cristo, privandosi degli interessi personali o dei pochi. Preghiamo.
Per le famiglie, annientate dalla logica di questo mondo che vive disperatamente del “tutto e subito”: alla scuola di Cristo, del Suo Vangelo e della Sua Croce, imparino a vivere la vita in pienezza, conformando ogni il loro essere ed il loro fare al Messia sofferente, certe di non restare confuse. Preghiamo.
Per i cristiani del nostro tempo: imparino, secondo il monito dell’apostolo Giacomo, che la fede senza le opere è morta, è nulla, e si adoperino prontamente a ravvedere il loro “essere” discepoli di Cristo. Preghiamo.
Per gli oppressi, per i soffocati dalla malattia spirituale o corporale, per i fratelli carcerati, per i tanti migranti, per i perseguitati a motivo della fede, per le persone sole: si sentano fortemente uniti al Signore crocifisso e risorto e continuino ad offrirsi, in unione con Lui, per la redenzione di ogni uomo. Preghiamo.
Per quanti vivono la “notte della fede”: la nostra chiara testimonianza e la comunione di preghiera, l’accoglienza nelle Comunità cristiane in cui viviamo e operiamo siano per loro il rifugio sicuro dove trovare il senso unico ed autentico del vivere. Preghiamo.
Per i Parroci e gli operatori, impegnati in questo tempo a riprendere le attività di formazione e promozione umana e cristiana nelle nostre Comunità parrocchiali: siano attenti a scrutare i segni dei tempi e dispongano con responsabilità dei talenti loro affidati imitando il Messia sofferente, presentato da Isaia. Preghiamo.
C – Dio della vita, il tuo Figlio Gesù ci chiede di camminare con lui nella via della croce per essere suoi discepoli. Ascolta ed esaudisci la nostra preghiera e fa’ che accettiamo l’esempio di Cristo per condividerne la sua gloria nel cielo. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
T - Amen.
LITURGIA EUCARISTICA
PRESENTAZIONE DEI DONI
G – Con fede operosa portiamo all’altare il pane ed il vino, simboli del dono di noi stessi, esprimendo la nostra volontà di seguire Gesù il Cristo, Maestro e Signore.
SULLE OFFERTE
C - Accogli con bontà, Signore, i doni e le preghiere del tuo popolo, e ciò che ognuno offre in tuo onore giovi alla salvezza di tutti. Per Cristo nostro Signore.
T – Amen.
PREFAZIO
delle Domeniche del Tempo Ordinario VII
ANAMNESI
C – Mistero della fede.
T – Annunciamo la tua morte, Signore,
proclamiamo la tua risurrezione,
nell’attesa della tua venuta.
PREGHIERA DEL SIGNORE
C – Guidati dallo Spirito di Cristo Gesù e illuminati dalla sapienza della sua croce, eleviamo al Padre la preghiera che il Signore ci ha insegnato:
T - Padre nostro...
SCAMBIO DI PACE
D – In Cristo, che ci ha resi tutti fratelli con la sua croce, scambiatevi un segno di riconciliazione e di pace.
COMUNIONE
G – Il Signore viene incontro alla nostra debolezza facendosi per noi “pane spezzato” e “vino versato” dando vigore al nostro corpo ed al nostro spirito.
In questo meraviglioso incontro in cui noi ci accostiamo alla Mensa dell’Amore e Lui prende dimora in noi, con la voce della fede vogliamo riconoscerlo come il Cristo e con la nostra vita vogliamo impegnarci a seguirlo sulla via della croce, certi di trovare in Lui la vera felicità e la pace che non ha fine.
RINGRAZIAMENTO ALLA COMUNIONE
* G – Anch’io come Pietro, Gesù,
ci metto poco a montarmi la testa.
Mi basta conoscere un poco il Vangelo
per illudermi di aver capito tutto
e magari pretendere di insegnarti
la strada che dovresti percorrere
per condurci secondo il disegno di Dio.
Quante volte, Gesù, mi è capitato
di chiederti di intervenire a modo mio
per risolvere questa o quella situazione,
senza domandarmi piuttosto
che cosa mi veniva chiesto in quel frangente,
per quali vie tu intendevi mettere i miei passi,
cosa significasse concretamente per me
compiere la tua volontà.
Anch’io come Pietro, Gesù, faccio fatica a seguirti
soprattutto quando imbocchi
il sentiero che porta al Calvario,
quando mi domandi di perdere la vita
per causa tua e del Vangelo,
quando abbatti brutalmente
i miei sogni di gloria tanto accarezzati
e mi porti sul percorso angusto del servizio,
del sacrificio in cui morire al mio egoismo.
Anch’io come Pietro, Gesù,
ho tanta voglia di mettermi davanti,
di scegliere la direzione,
di prendere il tuo posto e quello di Dio
e non riesco ad adattarmi,
a fare il discepolo, a seguirti.
(Roberto Laurita)
oppure:
** G – Tu sei, Signore, la mia forza, il mio coraggio,
a te si affida la mia carne.
Ero forestiero, sbandato, perso,
poi ho incontrato te e ogni cosa è diventata luce.
Senza di te non so cosa farei,
senza di te non so cosa sarei.
La gente dice che tu sei un profeta,
la tua parola corre veloce
per rinfrescare il senso della via,
profezia di bene è in ogni tuo verbo,
profeta certo il più grande.
La gente dice che tu sei un taumaturgo,
miracoli straordinari raccontano,
prodigi mai visti prima sono usciti dalle tue mani,
taumaturgo certo mai visto prima.
Ma tu, Signore, Profeta dei profeti,
maestro dei maestri, sei Via, Verità e Vita,
il tuo Spirito rinnova la faccia della terra.
Non so cosa la gente pensi ora,
penso che presto, come Tommaso griderà
inginocchiandosi ai tuoi piedi:
«Tu sei il mio Signore e mio Dio».
(Gennaro Matino)
RITI DI CONCLUSIONE
DOPO LA COMUNIONE
C - La potenza di questo sacramento, o Padre, ci pervada corpo e anima, perché non prevalga in noi il nostro sentimento, ma l'azione del tuo Santo Spirito.
Per Cristo nostro Signore. T – Amen.
BENEDIZIONE E CONGEDO
C - Il Signore sia con voi. T – E con il tuo spirito.
C – Guarda con amore, Padre, questa tua famiglia, per la quale il Signore nostro Gesù Cristo non esitò a consegnarsi nelle mani dei nemici e a subire il supplizio della croce. Per Cristo nostro Signore.
T - Amen.
C – E la benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre. T - Amen.
C – Testimoniate la vostra fede nel Cristo Signore, non solo a parole, ma con le opere, sapendo seguire con amore la strada della Croce che Lui ha percorso per noi, certi di trovare la vera felicità.
D – Andate in pace. T - Rendiamo grazie a Dio.
XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - B
8 Settembre 2024
“Si sciolgano le loro lingue e tanta umanità malata,
incapace perfino di pregarti, canti con noi le tue meraviglie”
XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - B
8 Settembre 2024
Colore Liturgico: Verde
“Si sciolgano le loro lingue e tanta umanità malata,
incapace perfino di pregarti, canti con noi le tue meraviglie”
Privo della fede, l’uomo è davanti a Dio come un sordo e un muto. Dio, però, può ribaltare situazioni negative e disperate, trasformandole in esperienze di gioia e di speranza. Così, spesso l’iniziazione alla fede è presentata nelle Scritture come una guarigione ad opera di Dio, che apre la vita a nuovo futuro e rende capaci di lode.
Riconoscere che Dio vuole il nostro bene, che in tutto opera perché la nostra vita riesca, è il presupposto per la lode. La capacità di lode, però, esige un’apertura, una disponibilità, che viene soltanto dalla fede. La fede vera apre l’uomo a Dio e gli dona la capacità di lodarlo. Perciò una vita cristiana senza lode a Dio è una vita malata, che ha bisogno di guarigione ad opera di Dio.
La Liturgia odierna contiene un messaggio di speranza per gli smarriti di cuore di ogni tempo. Smarriti di cuore, infatti, non erano solo quegli israeliti a cui si rivolgeva il profeta Isaia, provati dalla schiavitù e dall’esilio, ma un certo smarrimento del cuore, una certa confusione, un certo scoraggiamento sono realtà che attraversano la vita dei credenti di ogni epoca storica. Pensiamo alla Chiesa delle origini, provata dalle persecuzioni, pensiamo allo smarrimento dei credenti in alcuni passaggi epocali della storia, oppure di fronte all’avanzare di filosofie che contrapponevano come antagoniste ragione e fede. Smarrimento del cuore lo proviamo anche noi oggi: nel tempo della ragione debole e del disincanto facciamo fatica ad annunciare che Cristo è la ragione della speranza che è in noi. Alcuni anni fa il compianto card. Carlo Maria Martini si era richiamato all’esperienza del Sabato santo: il silenzio di Gesù, morto e rinchiuso nel sepolcro. Oggi, non possiamo negarlo, l’identità cristiana non è più protetta né garantita, bensì sfidata. Pensiamo alla crisi dei valori tradizionali del cattolicesimo: la famiglia, in primo luogo, perde sempre più i suoi connotati di unità, di stabilità, di fedeltà, di luogo di educazione e di crescita nella fede. Nel contesto della diminuita capacità di aggregazione delle varie agenzie sociali, vi è anche una certa crisi della Parrocchia, del suo ruolo di punto di riferimento, della sua capacità di riunire attorno a sé persone di ogni ceto sociale e di ogni età. Pensiamo, infine, all’individualismo imperante nelle piccole come nelle grandi scelte. Ma agli smarriti di cuore di ogni tempo giungono le parole del profeta: «Coraggio! Non temete, ecco il vostro Dio… egli viene a salvarvi»! Le parole di Isaia alimentano la speranza del popolo di Israele così come Cristo fonda la speranza del cristiano di fronte ad ogni smarrimento. Quando tutto appare fluido e instabile, Cristo rimane saldo; quando tutto appare passeggero ed effimero, Cristo è per sempre e promette eternità.
A più riprese, nella Scrittura, si descrive l’iniziazione alla fede come se si trattasse di una guarigione dalla nostra sordità e dal nostro mutismo. Ciò non è a caso. La fede, realmente vissuta, rende l’uomo attento alla Parola di Dio e gliela fa proclamare; al contrario, la mancanza della fede rende l’uomo sordo e muto. Il passaggio dalla incredulità alla fede comporta, dunque, una guarigione dal nostro mutismo e dalla nostra sordità (Vangelo). Anche Isaia, seguendo la logica di questo modo di pensare, che considera la guarigione da una malattia fisica come la liberazione da un difetto morale, immagina la futura restaurazione messianica come un intervento di Dio a sollievo degli sfiduciati, dei ciechi, dei sordi, degli zoppi e dei muti (Prima Lettura).
La Bibbia descrive sovente la situazione del popolo, chiuso alla Parola di Dio, come se fosse diventato sordo e muto e asserisce che la disobbedienza alla Parola rende inutili le orecchie e le labbra. Quando, invece, ritorna un’epoca di obbedienza a Dio, subito le lingue si sciolgono e proclamano la gloria di Dio, come se tutti profetassero. Queste immagini rivelano una verità essenziale: la nostra fede si appoggia totalmente sull’ascolto della Parola stessa di Dio e sulla sua attuazione pratica. Leggere o proclamare la Parola di Dio significa riconoscere il primato di Dio stesso nella nostra vita. I cristiani, come gli Ebrei, sanno che la loro fede dipende dalla Parola di Dio; se adoperano parole soltanto umane per parlare di Dio, sono paragonabili ad un muto o ad un balbuziente.
II gesto di Gesù, narrato dal Vangelo, si attualizza in un gesto compiuto nella Chiesa per l’iniziazione dei catecumeni. Nel rito del Battesimo, attualmente in vigore, il gesto dell’effèta è stato portato alla fine, tra i segni di conclusione e di augurio. Mentre tocca le orecchie e la bocca del battezzando, il celebrante dice: «II Signore Gesù, che fece udire i sordi e parlare i muti, ti conceda di ascoltare presto la sua parola e di professare la tua fede a lode e gloria di Dio Padre». Vi è qui un chiaro intento pastorale: far comprendere ai genitori e ai padrini che il bambino, che essi hanno fatto battezzare, dovrà essere “istruito” nella fede mediante l’ascolto della Parola di Dio ed essere educato alla espressione di questa fede nella preghiera e nella vita.
Ogni volta che la Comunità si raduna per celebrare il mistero di Cristo, si mette prima di tutto in ascolto della sua Parola. È la Parola di Dio che, unita al gesto rituale, rende presente e operante qui, per noi, il mistero di salvezza. Così, quando nella Liturgia la Parola annunzia la Pasqua, il lievito della risurrezione riempie la Comunità di nuovo Soffio creatore. Se proclama la discesa dello Spirito a Pentecoste, lo stesso Fuoco che ha infiammato una volta centoventi persone prorompe nuovamente, a giudizio e salvezza del mondo. Non si insisterà mai abbastanza su questa efficacia della Parola di Dio celebrata nella Chiesa: chi attenuasse questa sua forza attualizzartici spezzerebbe l’unione tra Cristo e la Chiesa suo corpo. Ecco perché sant’Ignazio di Antiochia arriva a dire: «Mi affido al Vangelo come alla carne di Cristo» (Lettera ai Filadelfi 5,1). Aderendo al Vangelo con la fede, facciamo nostra, con trepidazione, la storia del Salvatore.
Parola e Sacramento sono inscindibilmente connessi: la Parola di Dio conduce al Sacramento e, in esso, si attua la sua efficacia nella pienezza maggiore. Questo incontro suscita e sostiene la vita del credente e alimenta la testimonianza generosa. La Chiesa non può limitarsi a ripetere la Parola di Dio, ma deve accoglierla sempre come nuova, attualizzandola nell’oggi delle situazioni e dei problemi reali. Sotto l’azione dello Spirito, è chiamata a rinnovare il presente in vista del futuro del Regno dì Dio. Nella storia che tutti coinvolge (credenti e non credenti), l'annunzio della Parola deve apparire ad ognuno «come una risposta alle proprie domande, un allargamento ai propri valori, una soddisfazione alle proprie aspirazioni». In ogni fatto e in ogni impegno, per quanto modesto e occasionale, la Parola può incarnarsi e farsi lievito di trasformazione delle cose, nel senso voluto da Dio.
Gesù usa una metodologia nuova e insolita nella guarigione del sordomuto. Il dialogo, strumento abituale di collegamento negli incontri, è sostituito da gesti un po’ strani. E’ un modo delicato e facile di creare un contatto con l’altro, per fargli capire che c’è il desiderio di instaurare con lui un rapporto di intesa. Troppe volte siamo lontani da una sensibilità di avvicinamento, di condivisione anche su piccole cose, perché chiusi nell’orgoglio, ingessati in schemi mentali rigidi, bloccati da un freddo pregiudizio!
Martedì prossimo, 8 Settembre, si celebra la festa della Nascita della Beata Vergine Maria; è una giornata che ha molta risonanza nella fede del nostro popolo. Sarebbe bello ricordarlo tra gli avvisi al termine della Celebrazione e, allo stesso tempo, provvedere per rendere la Celebrazione Eucaristica di quel giorno un po’ più dignitosa rispetto agli altri giorni feriali, magari con il servizio all’altare dei ministranti e con quello della musica e del canto."
RITI DI INTRODUZIONE
INTRODUZIONE
G – Celebriamo la XXIII Domenica del Tempo Ordinario.
La Liturgia odierna ci fa incontrare Gesù che scioglie il nodo alla lingua di un sordomuto e apre le sue orecchie: egli è l’immagine autentica del Dio d’Israele che sostiene l’orfano e la vedova, sceglie i poveri per farli ricchi con la fede e interviene nella storia dell’uomo per ridare speranza a chi ha il cuore smarrito. L’incontro con il Signore apre alla comunicazione e l’uomo, chiuso e bloccato in sé stesso, scopre la possibilità di ascolto e di dialogo: l’accoglienza di Gesù dischiude, quindi, nuove e straordinarie possibilità di vita.
Disponiamoci, pertanto, all’incontro con il Signore risorto per fare esperienza del suo Amore e dell’incontro con i fratelli.
SALUTO
C – Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. T – Amen.
C – La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo sia con tutti voi. T – E con il tuo spirito.
ATTO PENITENZIALE
C – Fratelli e sorelle, il Signore buono e pietoso, cha ha fatto bene ogni cosa, ci invita alla conversione. Invochiamo la misericordia di Dio per ogni volta che abbiamo usato male dei suoi doni, per quando ci siamo comportati con ipocrisia, per ogni nostro peccato contro la fede, la speranza e la carità. Apra egli le nostre orecchie perché possiamo ascoltare la sua Parola e sciolga la nostra lingua perché possiamo annunciarla ai fratelli.
Signore, che mandi a noi il tuo Figlio per guarirci dal peccato e da ogni male che paralizzano il corpo ed il cuore, [abbi pietà di noi] T – Signore, pietà!
Cristo, che riempi di gioia la nostra esistenza con la tua Parola che salva e libera, [abbi pietà di noi]
T – Cristo, pietà!
Signore, che scegli i poveri agli occhi del mondo per farli ricchi nel tuo Regno, [abbi pietà di noi]
T – Signore, pietà!
C – Dio onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna.
T – Amen.
GRANDE DOSSOLOGIA
COLLETTA
C - O Padre, che ci hai donato il Salvatore e lo Spirito Santo, guarda con benevolenza i tuoi figli di adozione, perché a tutti i credenti in Cristo sia data la vera libertà e l'eredità eterna.
Per il nostro Signore Gesù Cristo... T - Amen.
oppure:
C - O Padre, che scegli i piccoli e i poveri per farli ricchi nella fede ed eredi del tuo regno, aiutaci a dire la tua parola di coraggio a tutti gli smarriti di cuore, perché si sciolgano le loro lingue e tanta umanità malata, incapace perfino di pregarti, canti con noi le tue meraviglie.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...T – Amen.
LITURGIA DELLA PAROLA
PRESENTAZIONE DELLA PAROLA DI DIO
G – La Liturgia della Parola odierna pone alla nostra attenzione una parola di grande speranza, ma allo stesso tempo sconvolgente per la ragione umana: gli smarriti di cuore vedranno cose che pensavano impossibili, i poveri erediteranno il regno di Dio, i sordi udranno e i muti parleranno, perché il Signore ha fatto bene ogni cosa per coloro che lo amano.
PRIMA LETTURA: Is 35, 4-7
Si schiuderanno gli orecchi dei sordi, griderà di gioia la lingua del muto.
Dal libro del profeta Isaìa
Dite agli smarriti di cuore:
«Coraggio, non temete!
Ecco il vostro Dio,
giunge la vendetta,
la ricompensa divina.
Egli viene a salvarvi».
Allora si apriranno gli occhi dei ciechi
e si schiuderanno gli orecchi dei sordi.
Allora lo zoppo salterà come un cervo,
griderà di gioia la lingua del muto,
perché scaturiranno acque nel deserto,
scorreranno torrenti nella steppa.
La terra bruciata diventerà una palude,
il suolo riarso sorgenti d’acqua.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
SALMO RESPONSORIALE: dal Salmo 145
Rit. Loda il Signore, anima mia.
Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri.
Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri.
Egli sostiene l'orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.
SECONDA LETTURA: Gc 2,1-5
Dio non ha forse scelto i poveri per farli eredi del Regno?
Dalla lettera di san Giacomo apostolo
Fratelli miei, la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria, sia immune da favoritismi personali.
Supponiamo che, in una delle vostre riunioni, entri qualcuno con un anello d’oro al dito, vestito lussuosamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro. Se guardate colui che è vestito
lussuosamente e gli dite: «Tu siediti qui, comodamente», e al povero dite: «Tu mettiti là, in piedi», oppure: «Siediti qui ai piedi del mio sgabello», non fate forse discriminazioni e non siete
giudici dai giudizi perversi?
Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri agli occhi del mondo, che sono ricchi nella fede ed eredi del Regno, promesso a quelli che lo amano?
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
CANTO AL VANGELO: cfr. Mt 4,23
Alleluia, alleluia.
Gesù annunciava il vangelo del Regno
e guariva ogni sorta di infermità nel popolo.
Alleluia.
VANGELO: Mc 7,31-37
Fa udire i sordi e fa parlare i muti.
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi
verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».
Parola del Signore. Lode a Te, o Cristo.
OMELIA….
PROFESSIONE DI FEDE
CREDO….
PREGHIERA DEI FEDELI
C – Fratelli e sorelle, il Signore che ama i giusti e sconvolge le vie degli empi, accolga la nostra preghiera che con fiducia e amore presentiamo al suo cuore di Padre.
L - Preghiamo insieme e diciamo:
Guida e sostieni il tuo popolo, Signore.
Per la Chiesa, popolo di Dio in cammino nella storia, perché condivida le gioie e le sofferenze, le speranze e le preoccupazioni del nostro tempo e si faccia compagna di viaggio degli uomini e delle donne di oggi, preghiamo.
Per la nostra società, perché le istituzioni siano concretamente vicine alle persone svantaggiate, alle famiglie in difficoltà, ai giovani in cerca di lavoro, ai disoccupati, preghiamo.
Per quanti sono smarriti di cuore, perché illuminati dall’annuncio del Vangelo e dalla testimonianza dei credenti, possano rinvigorire la loro speranza, preghiamo.
Per coloro che soffrono nel corpo e nello spirito, per coloro che portano un peso che sembra insopportabile, per coloro che hanno perso ogni speranza, perché il Signore ascolti il grido dell’umanità sofferente e doni a ciascuno sostegno e consolazione, preghiamo.
Per la nostra Comunità parrocchiale, perché non vi siano favoritismi e differenze tra le persone, ma tutti siano accolti e trattati allo stesso modo, preghiamo.
Per noi qui riuniti nel nome del Signore, perché nella docilità alla Parola sappiamo rinnovare ogni giorno il nostro impegno nel segno della carità, riconoscendo in ogni uomo il Cristo che chiede di essere accolto e servito, preghiamo.
Per tutti i morti di questi giorni a causa della violenza e dell’odio, per quanti in cerca di fortuna hanno perso la vita in mare, perché Dio Padre buono e misericordioso li accolgo nel Regno di Luce e di pace, preghiamo.
C – O Padre, che scegli i piccoli e i poveri per farli ricchi nella fede ed eredi del tuo Regno, aiutaci a dire la tua parola di coraggio a tutti gli smarriti di cuore, perché si sciolgano le loro lingue e tanta umanità malata, incapace perfino di pregarti, canti con noi le tue meraviglie.
Per Cristo nostro Signore. T - Amen.
LITURGIA EUCARISTICA
PRESENTAZIONE DEI DONI
G – Con il pane e il vino presentiamo al Signore le nostre sordità interiori, perché siano vinte per la potenza dello Spirito Santo e la nostra lingua si sciolga nella professione dell’unica fede che salva e libera.
SULLE OFFERTE
C - O Dio, sorgente della vera pietà e della pace, salga a te nella celebrazione di questo mistero la giusta adorazione per la tua grandezza e si rafforzi la fedeltà e la concordia dei tuoi figli.
Per Cristo nostro Signore. T – Amen.
PREGHIERA EUCARISTICA V/C
(con relativo Prefazio)
ANAMNESI
C – Mistero della fede.
T – Annunciamo la tua morte, Signore,
Proclamiamo la tua risurrezione,
Nell’attesa della tua venuta.
PREGHIERA DEL SIGNORE
C – Con il cuore pieno di gioia, eleviamo al Padre la preghiera dei figli perché, riuniti attorno a questa Mensa dell’Amore, possiamo vincere ogni forma di sordità e mutismo. Diciamo insieme:
T - Padre nostro...
SCAMBIO DI PACE
D – Nella gioia del Signore risorto, che ci risana dalle nostre infermità, scambiatevi un gesto di pace.
COMUNIONE
G – Il Signore Gesù ci tocca come il sordomuto prendendo dimora nel nostro cuore attraverso il Sacramento del Suo Corpo e del Suo Sangue.
Imploriamo il dono dello Spirito, perché la forza di questo Cibo a cui ci accostiamo sconfigga ogni forma di sordità e di mutismo e orienti la nostra vita verso la gioia dell’ascolto e dell’annuncio della Parola dell’Amore.
RINGRAZIAMENTO ALLA COMUNIONE
* G – Tu non guarisci da lontano, Gesù,
a distanza di sicurezza,
ma accetti un contatto fisico
con la malattia, con l’handicap,
per portare alla guarigione.
Tu non agisci in modo plateale,
per far crescere la tua popolarità,
per destare l’ammirazione della folla,
ma prendi in disparte il sordomuto
per sottrarlo all’ingerenza della gente.
Tu prendi a cuore la sofferenza
di chi non riesce a comunicare
perché non può sentire
e non riesce a parlare
e decidi di aprirlo alla relazione
con quanti gli stanno attorno.
Mostra anche a me, Gesù,
la stessa compassione che ti ha condotto
a guarire il sordomuto
e liberami da quanto ostacola,
impedisce, riduce la mia capacità
di ascoltare gli altri, di intendere i loro problemi,
di interpretare le loro richieste.
Strappami all’egoismo e alla durezza del cuore
perché le parole che escono dalla mia bocca
non siano deturpate
dal veleno della gelosia o dell’invidia,
ma siano limpide e benevole.
Insegnami le parole sincere,
quelle che portano con sé
il sapore della fraternità,
il profumo della misericordia.
(Roberto Laurita)
oppure:
** G – Effatà, apriti!
Riscopri la parola come ponte,
per gli altri le lettere del cuore alla speranza.
La parola è seme potente di incontro,
scambio di vita piantata nel cuore dell’altro.
Per la parola siamo umani
e l’umano consegna storia del suo futuro.
Se manca la parola la storia si restringe,
il silenzio non è detto che sia vuoto
se passa comunque significato.
Parola e lettera in successione,
ma anche sguardo, dolcezza carezzevole,
passione avvolgente, lacrime e sofferte
parola scambiata, donata, offerta,
condivisa, coraggiosa, lascia il segno
e contagia da chi la passa a chi la prende.
Parola presa, convertita in propria,
rilanciata in mischia per raccontare storie.
La parola disegna l’uomo come uomo,
Parola e parole e si sono incontrate,
l’Una alle altre ha passato rumore di forza:
Effatà ha gridato e le parole hanno trovato sostanza.
(Gennaro Matino)
RITI DI CONCLUSIONE
DOPO LA COMUNIONE
C - O Padre, che nutri e rinnovi i tuoi fedeli alla mensa della parola e del pane di vita, per questi doni del tuo Figlio aiutaci a progredire costantemente nella fede, per divenire partecipi della sua vita immortale. Per Cristo nostro Signore.
T – Amen.
BENEDIZIONE E CONGEDO
C – Il Signore sia con voi. T – E con il tuo spirito.
C – Dio Padre vi conceda la sua benedizione.
T – Amen.
C – Cristo, Figlio di Dio, vi doni la salute del corpo e dello spirito. T – Amen.
C – Lo Spirito Santo vi guidi oggi e sempre con la sua luce. T – Amen.
C – E la benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre. T – Amen.
C – Il Signore Gesù, dopo averci guariti e nutriti con la Parola di vita ed il Pane del Cielo, ci manda nel mondo quali “uomini nuovi” a recare la gioia del Regno. Impegniamoci concretamente in quest’opera di salvezza universale, perché ogni uomo della terra possa fare esperienza dell’Amore del Signore.
D – Andate in pace. T - Rendiamo grazie a Dio.
XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - B
01 Settembre 2024
“La tua parola seminata in noi santifichi e rinnovi tutta la nostra vita”
XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - B
01 Settembre 2024
Colore Liturgico: Verde
“La tua parola seminata in noi santifichi e rinnovi tutta la nostra vita”
“La Liturgia odierna ci fa riprendere il Vangelo secondo Marco, interrotto dalla lettura del cap. 6 di Giovanni sul discorso sul Pane di vita, che ci ha accompagnato per 5 Domeniche. E la ripresa avviene dal cap. 7, dove Gesù entra in controversia con gli scribi a proposito delle leggi di purità rituale, da lui ritenute tradizioni degli uomini che non possono avere lo stesso valore del comandamento di Dio. Comandamento di Dio rievocato da Mosè nella Prima Lettura quando, sulla riva orientale del Giordano, prima di entrare nella terra promessa, introduce con un discorso di ricordo e di esortazione la solenne proclamazione dell’alleanza al Sinai. L’osservanza integrale e fedele alle leggi del patto è la condizione per ottenere da Dio la vita e l’ingresso nella terra promessa: «Ora dunque, Israele, ascolta le leggi e le norme che io vi insegno, perché le mettiate in pratica, perché viviate ed entriate in possesso del paese che il Signore, Dio dei vostri padri, sta per darvi». Anche la Seconda Lettura è un invito a divenire ascoltatori della Parola e ad essere tra quelli che la mettono in pratica. L’apostolo Giacomo esorta: «Accogliete con docilità la parola che è stata seminata in voi e che può salvare le vostre anime. Siate di quelli che mettono in pratica la parola e non soltanto ascoltatori, illudendo voi stessi».
La fede crea inevitabilmente tensione tra una fedeltà formale e passiva a tradizioni fissate dagli uomini e fedeltà al Vangelo di Dio, crea tensione tra conservazione e cambiamento. Ma è proprio questa tensione che rende dinamica la vita cristiana, poiché chiede conversione continua e capacità di non fermarsi alla ricerca di sicurezze terrene. Il comportamento di Gesù ci è modello nel vivere questa tensione liberatrice.
Il cammino spirituale del cristiano, alla sequela di Gesù, non è privo di ostacoli e spesso rischia il disorientamento. Per questo è attuale il richiamo di Gesù al “comandamento” di Dio, cioè alla via indicata da Dio stesso, per non diventare schiavi delle “tradizioni degli uomini”. La tensione tra una passiva fedeltà a tradizioni fissate dagli uomini e fedeltà al vangelo di Dio chiede conversione continua. La fede cristiana vive di questa tensione liberatrice.
Fin dagli inizi della sua vita pubblica Gesù afferma la propria indipendenza nei confronti della tradizione giudaica del suo tempo. Anzi, questo diventa uno dei punti di frizione e di contrasto fra Gesù e il giudaismo farisaico. Se da una parte Gesù afferma che la Legge e i Profeti non devono essere aboliti, ma portati a compimento (Mt 5,17), dall’altra ingaggia una lotta serrata contro certe “tradizioni degli antichi”, che sono risultato di preoccupazioni puramente umane e minacciano di annullare la Legge (Vangelo). In base a questa polemica di Gesù contro il fariseismo gretto si è finito col dare a questo nome, originariamente sinonimo di pietà e di perfezione, il significato di ipocrisia, di osservanza esteriore e priva di convinzioni. Eppure questo è fare un torto a delle persone che nelle loro intenzioni e alle origini erano sincere.
Cristo ha degli amici tra i farisei. Paolo stesso è uno di loro. Severi custodi dell'osservanza in un’epoca di fortissima influenza pagana, essi erano stati i salvatori dell’anima del popolo. Per preservare questa “anima” i farisei avevano attenuato notevolmente le aspettative e le speranze messianiche, ritenute politicamente pericolose; avevano accentuato, invece, le pratiche cultuali, dando loro la precedenza sui doveri della fraternità umana e della giustizia sociale. L’attaccamento alla Legge, che ha reso grande il giudaismo (Prima Lettura) e che in più di un caso è stato motivo della salvezza di Israele, comportava però gravi pericoli; nel mettere sullo stesso piano tutti i precetti, religiosi e morali, civili e cultuali, abbandonandoli alle sottigliezze dei casisti, il culto della Legge finiva per imporre un giogo impossibile da portare (Mt 23,4; At 15,10). Da segno di alleanza e di libertà la Legge diventava una catena di schiavitù. Un secondo pericolo, ancora più grave e radicale, era quello di fondare la “giustizia dell'uomo” di fronte a Dio non sulla grazia e sulla iniziativa divina, ma sull’obbedienza ai comandamenti e sulla pratica delle opere buone, come se l'uomo fosse capace di salvarsi da solo.
Al di là di ogni mitizzazione e facile idealizzazione, i giovani sono stati in tutti i tempi un elemento attivo di questa dinamica di trasformazione di strutture e tradizioni inadeguate. La loro critica costruttiva ha la funzione di liberare continuamente a un modo sclerotizzato di vivere i valori, per aderire in profondità ad essi senza mai assolutizzare ciò che passa. Essi possiedono anche fantasia e utopia a sufficienza per imprimere un’accelerazione forte al cambiamento, o alla revisione di usi, costumi e rapporti di dipendenza, di modi di conduzione della Comunità. La forza dei giovani spinge una Comunità verso il futuro.
Siamo permanentemente esposti a diventare “nuovi farisei”, forti delle nostre tradizioni, sulle quali facciamo leva per abolire il comandamento divino e mettere al suo posto i nostri gusti, le nostre convenienze, i nostri desideri personali (vedi il moltiplicarsi a iosa delle feste patronali che ancora resistono nel sud-Italia! Molto spesso sono solo riti pagani!!!). Se non stiamo attenti, ripetiamo puntualmente l’errore dei farisei del Vangelo i quali diventano oggi, stranamente, i nostri maestri, perché ci insegnano come non dobbiamo comportarci. Nella vita si può imparare anche da chi si comporta male; basta invertire l’insegnamento, facendo il contrario di quello che abbiamo visto o sentito.
L’insegnamento positivo ci viene da Gesù. È grazie a Lui che apprendiamo a vivere in felice simbiosi il comandamento del duplice amore, verso Dio e verso prossimo. Egli, partendo dal comportamento dei discepoli criticato dai farisei, ha portato luce e verità, ricercando ancora una volta il cuore della verità, che è l’essenziale. Rifiuta la distinzione giudaica tra puro e impuro, tra sfera religiosa, in cui Dio è presente, e sfera ordinaria in cui Dio è assente. Non è richiesta una purificazione esteriore per incontrare Dio; è richiesta, piuttosto, la liberazione dal peccato, l’unico elemento inquinante.
Comandamento di Dio e tradizione, interpretazione degli uomini devono rimanere distinti. Il primo è perenne, continuo punto di riferimento e di valore assoluto; la seconda vale nella misura in cui è autentica lettura del primo. Proprio per evitare grossolani errori, Gesù richiama la “morale del cuore”, quella che attinge all’intenzione e che garantisce idee chiare e pulite.
L’annuncio di questa Domenica pone al centro il valore della Parola di Dio, unico punto di riferimento per il credente, e la relativizzazione delle tradizioni umane. Le tre Letture confluiscono attorno a questa unità tematica, pur con accenti differenti. Il Vangelo ruota attorno al caso delle abluzioni rituali, che Gesù pone in secondo piano rispetto alla Parola divina. Il cuore dell’annuncio è racchiuso nell’accusa che egli rivolge agli scribi e farisei: «Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate le tradizioni degli uomini». La Prima Lettura invita ad accogliere ciò che Dio insegna nella sua purezza e integrità, senza sconti e senza accomodamenti. Il testo di Giacomo (Seconda Lettura) prosegue con la necessità non solo di ascoltare la Parola di Dio, ma anche di attuarla nella vita; la freschezza di questo testo biblico risiede proprio nella concretezza dei suoi richiami, esemplificati in questo caso nella visita agli orfani e le vedove.
Il dono della legge e i suoi travisamenti dovuti al formalismo… un tema che riguarda tutti i credenti e tutte le Comunità. Nella Liturgia odierna si valorizzi tutto ciò che reca onore alla Parola proclamata, ma con lo stile meno rubricistico e più credente possibile. Testi eucologici, musicali, esprimano lo stupore e la gratitudine per un dono incommensurabile che si riceve nel culto. Nell’atto penitenziale e nell’omelia non manchino parole forti che inducano al ripensamento su stili di vita personali e comunitari, ridotti alla pratica religiosa, ma distanti da quel vissuto credente che la Parola oggi richiede vigorosamente.”
RITI DI INTRODUZIONE
INTRODUZIONE
G – Celebriamo la XXII Domenica del Tempo Ordinario.
Nella sequela di Gesù si pone un’alternativa tra affermare il primato di Dio o conformarsi alla tradizione degli uomini. Il problema sta nel diventare “puri di cuore”, per lasciarsi docilmente trasformare dalla relazione con Dio presente in e attraverso Gesù.
Quando il Signore usa toni aspri, tuttavia, è sempre per richiamarci quella dolcezza che viene da una radicale adesione a lui che si fa comunione piena con il Padre e con i fratelli. Non accada anche a noi la disgrazia di essere un popolo che onora Dio con le labbra, ma ha il cuore totalmente distante da lui. Chiediamo, invece, un cuore appassionato per Dio, sapendo che questo è l’unico modo per rispondere alla passione amorosa che egli prova per noi e che lo ha condotto ad offrire il suo Figlio, morto e risorto.
SALUTO
C – Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. T – Amen.
C – La grazia, la misericordia e la pace di Dio nostro Padre e del Signore nostro Gesù Cristo sia con tutti voi. T – E con il tuo spirito.
ATTO PENITENZIALE
C – Fratelli e sorelle, la nostra vera libertà è la possibilità di scegliere il bene al di là di ogni condizionamento. Ma il nostro egoismo spesso ci induce a decidere da noi stessi ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, secondo i nostri gusti e le nostre voglie, sostituendoci così a Dio.
Egli ci invita oggi a purificare il nostro cuore ponendo attenzione a ciò che proviene da esso. Dal di dentro, infatti, escono le intenzioni cattive.
Per celebrare degnamente il Giorno del Signore e renderci docili alla sua Parola, riconosciamo umilmente i nostri peccati e invochiamo da Lui misericordia e perdono.
Signore, che alimenti la
nostra vita con il seme della tua Parola, [abbi pietà di noi]
T – Signore, pietà!
Cristo, che vieni incontro
alle nostre debolezze per sollevarci, [abbi pietà di noi]
T – Cristo, pietà!
Signore, che rendi puri i
nostri cuori con la forza del tuo Amore, [abbi pietà di noi]
T – Signore, pietà!
C – Dio onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna.
T – Amen.
GRANDE DOSSOLOGIA
COLLETTA
C - O Dio, nostro Padre, unica fonte di ogni dono perfetto, suscita in noi l'amore per te e ravviva la nostra fede, perché si sviluppi in noi il germe del bene e con il tuo aiuto maturi fino alla sua pienezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo... T - Amen.
oppure:
C - Guarda, o Padre, il popolo cristiano radunato nel giorno memoriale della Pasqua, fa' che la lode delle nostre labbra risuoni nella profondità del cuore: la tua parola seminata in noi santifichi e rinnovi tutta la nostra vita.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...T – Amen.
LITURGIA DELLA PAROLA
PRESENTAZIONE DELLA PAROLA DI DIO
G – La Parola che oggi viene proclamata è un invito a riconoscere il vero volto di Dio, fatto di grandezza infinita e di amore smisurato. Ma la consapevolezza che acquisiamo di Dio non è una conoscenza teorica, ma esperienza di relazione con una persona speciale, che rende speciale anche la vita dell’uomo. Di conseguenza ne deriva una logica di vita che bandisce la stoltezza, la pura pratica esteriore, l’ipocrisia che stravolge e annulla il vero Dio per sostituirlo con un’impalcatura religiosa dove il grande assente rischia di essere proprio Lui.
PRIMA LETTURA: Dt 4,1-2.6-8
Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando... osserverete i comandi del Signore.
Dal libro del
Deuteronòmio
Mosè parlò al popolo dicendo:
«Ora, Israele, ascolta le leggi e le norme che io vi insegno, affinché le mettiate in pratica, perché viviate ed entriate in possesso della terra che il Signore, Dio dei vostri padri, sta per
darvi.
Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando e non ne toglierete nulla; ma osserverete i comandi del Signore, vostro Dio, che io vi prescrivo.
Le osserverete dunque, e le metterete in pratica, perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno:
“Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente”.
Infatti quale grande nazione ha gli dèi così vicini a sé, come il Signore, nostro Dio, è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo? E quale grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta
questa legislazione che io oggi vi do?».
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
SALMO RESPONSORIALE: dal Salmo 14
Rit. Chi teme il Signore abiterà nella sua tenda.
Colui che cammina senza colpa, / pratica la giustizia
e dice la verità che ha nel cuore,
non sparge calunnie con la sua lingua.
Non fa danno al suo prossimo
e non lancia insulti al suo vicino.
Ai suoi occhi è spregevole il malvagio,
ma onora chi teme il Signore.
Non presta il suo denaro a usura
e non accetta doni contro l'innocente.
Colui che agisce in questo modo
resterà saldo per sempre.
SECONDA LETTURA: Gc 1,17-18.21b-22.27
Siate di quelli che mettono in pratica la Parola.
Dalla lettera
di san Giacomo apostolo
Fratelli miei carissimi, ogni buon regalo e ogni dono perfetto vengono dall’alto e discendono dal Padre, creatore della luce: presso di lui non c’è variazione né ombra di cambiamento. Per sua
volontà egli ci ha generati per mezzo della parola di verità, per essere una primizia delle sue creature.
Accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza. Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi
stessi.
Religione pura e senza macchia davanti a Dio Padre è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze e non lasciarsi contaminare da questo mondo.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
OMELIA…
CANTO AL VANGELO: Gc 1,18
Alleluia, alleluia.
Per sua volontà il Padre ci ha generati
per mezzo della parola di verità,
per essere una primizia delle sue creature.
Alleluia.
VANGELO: Mc 7,1-8.14-15.21-23
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini.
Dal Vangelo
secondo Marco
In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme.
Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani,
attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di
stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani
impure?».
Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto:
“Questo popolo mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da me.
Invano mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».
Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a
renderlo impuro». E diceva [ai suoi discepoli]: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno,
dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».
Parola del Signore. Lode a Te, o Cristo.
PROFESSIONE DI FEDE
CREDO…..
PREGHIERA DEI FEDELI
C – Fratelli e sorelle, dopo aver accolto con docilità la Parola che il Signore ha seminato in noi, invochiamo la sua grazia, perché ciò che abbiamo ascoltato porti frutti di vita eterna.
L - Preghiamo insieme e diciamo:
Rinnovaci, Signore, con la forza del tuo Spirito.
Per la Chiesa, perché ogni suo membro, nella fedeltà all’ascolto della Parola di Dio, possa fare l’esperienza di essere amato dal Signore, preghiamo.
Per ogni cristiano, perché viva con purezza di cuore la propria pratica religiosa, amando e sostenendo nella carità fraterna il proprio prossimo, preghiamo.
Per le nostre famiglie, perché diventino sempre più luogo di educazione alla fede, dove i più piccoli e i giovani possano incontrare persone capaci di condurli a Gesù, preghiamo.
Per gli operatori pastorali, perché diffondano sempre più attività di studio della Bibbia e di conoscenza della parola di Dio, preghiamo.
Per la nostra Comunità parrocchiale, perché viva le usanze e le tradizioni popolari come un’occasione per ascoltare la Parola di Dio e crescere nella fede, preghiamo.
Per ciascuno di noi, perché nella partecipazione all’Eucaristia riceva la forza per crescere nella speranza e nell’amore e sappia mettere in pratica i comandamenti di Dio, preghiamo.
C – O Dio, che ci hai convocati per celebrare nella fede il mistero del tuo Figlio, rendici attenti alla voce del tuo Spirito, perché la Parola di salvezza che abbiamo ascoltato diventi nutrimento di vita, luce e viatico per noi e per tutta la Chiesa in cammino verso il Regno. Per Cristo nostro Signore.
T - Amen.
LITURGIA EUCARISTICA
PRESENTAZIONE DEI DONI
G – Con il pane ed il vino presentiamo al Signore i nostri cuori, perché siano liberati da ogni fariseismo e gustino la gioia dell’incontro con Lui.
SULLE OFFERTE
C - Santifica, Signore, l'offerta che ti presentiamo, e compi in noi con la potenza del tuo Spirito la redenzione che si attua nel mistero. Per Cristo nostro Signore. T – Amen.
PREFAZIO
delle Domeniche del Tempo Ordinario III
ANAMNESI
C – Mistero della fede.
T – Annunciamo la tua morte, Signore,
proclamiamo la tua risurrezione,
nell’attesa della tua venuta.
PREGHIERA DEL SIGNORE
C – Rivolgiamoci a Dio, Padre di tutti, perché ci conceda di accogliere la sua Parola e di compiere la sua volontà. Eleviamo le mani e il nostro spirito verso il cielo, pregando con le parole che Gesù ci ha insegnato.
Diciamo insieme: T - Padre nostro...
SCAMBIO DI PACE
C – La nostra Eucaristia non sarebbe autentica se portassimo odio e rancore gli uni verso gli altri, alimentando così un cristianesimo ipocrita.
D – Nella gioia di Cristo, Parola di verità e di vita, scambiatevi un segno riconciliazione e di pace.
COMUNIONE
G – L’Eucaristia che ci apprestiamo a ricevere sia la forza per dar frutto al seme della Parola che il Signore ha posto nei nostri cuori e ci aiuti a vivere liberi da ogni religiosità falsa e sterile.
Accogliamo nella nostra vita il Dio dell’Amore!
RINGRAZIAMENTO ALLA COMUNIONE
* G – È inutile, Gesù, che io mi scandalizzi
per questo o quel misfatto terribile
che ha occupato le prime pagine
dei giornali e dei telegiornali:
non è quello il male veramente insidioso.
È patetico, Gesù, proclamare la mia indignazione
per il degrado morale, per la mancanza di valori,
per il venir meno degli argini
che precludono comportamenti immorali:
non è quello l’autentico pericolo.
È poco saggio, Gesù, mostrare
determinazione e rigore nel condannare i colpevoli,
nel sottometterli ad una pena,
nell’assicurarsi del loro castigo,
se poi non c’è uguale decisione
nello sradicare cattiveria ed egoismo
che attecchiscono nel mio cuore.
In effetti è questo il male
da cui devo veramente guardarmi;
è questo che può rovinarmi la vita,
deturpare la mia esistenza.
Tu, Gesù, mi inviti a prestare attenzione
a quello che passa per il mio animo
perché è di là che vengono le cose più sporche,
le azioni più spregevoli
che devo veramente bloccare sul nascere.
Tu, Gesù. mi domandi
di essere severo non con gli altri,
ma con me stesso e con la mia debolezza.
(Roberto Laurita)
oppure:
** G – Dire a voce quello che il cuore nega
è menzogna,
ipocrisia vestirsi di festa se lutto intorno,
sentieri infiniti di false preghiere,
suppliche al cielo senza ritorno.
Verità pretende trasparenza del cuore,
chiedere all’Alto il suo intervento
è compromettersi in terra tutta la vita.
Non un tempo per credere e uno per agire,
non sacro in tempio e scelleratezza fuori,
il popolo santo di Dio è santo nella storia,
storia trasformata dalla luce credente,
uomini e donne forti di verità annunciata,
capaci di dar ragione alla propria speranza.
Troppe parole senza anima,
troppo incenso senza verità annunciata.
Dire Dio nella propria casa
è volerlo ospitare per sempre,
servirlo per tutte le ore, adorarlo con tutte le forze.
Dire Dio nella propria vita
e scegliere ciò che Lui ha scelto,
camminare nelle strade da Lui indicate,
attuare la legge da Lui insegnata.
Altro è fumo, solo inutile incenso.
(Gennaro Matino)
RITI DI CONCLUSIONE
DOPO LA COMUNIONE
C - O Signore, che ci hai nutriti alla tua mensa, fa' che questo sacramento ci rafforzi nel tuo amore e ci spinga a servirti nei nostri fratelli.
Per Cristo nostro Signore. T – Amen.
BENEDIZIONE E CONGEDO
C - Il Signore sia con voi. T – E con il tuo spirito.
C – Sii propizio, Signore, al tuo popolo, perché di giorno in giorno si purifichi da ogni egoismo e trovi la sua gioia nel fare la tua volontà. Per Cristo nostro Signore. T - Amen.
C – E la benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre. T – Amen.
C – «Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me».
Lasciamo che la Parola di Dio metta a nudo e scopra le piaghe nascoste e subdole del male che abbiamo in noi. Solo così sarà possibile intervenire chiedendo perdono e Cristo ci potrà risanare, guarire.
D – Andate in pace. T - Rendiamo grazie a Dio.