MESSA DELLA DOMENICA 2023

QUARTA DOMENICA DI PASQUA - B

LXI Giornata mondiale di preghiera per le Vocazioni

Tema: “Chiamati a seminare la speranza e a costruire la pace”

21 Aprile 2024

“In Cristo buon pastore ti prendi cura delle nostre infermità” 

QUARTA DOMENICA DI PASQUA - B

LXI Giornata mondiale di preghiera per le Vocazioni

Tema: “Chiamati a seminare la speranza e a costruire la pace”

21 Aprile 2024

Colore Liturgico: Bianco

“In Cristo buon pastore ti prendi cura delle nostre infermità”

 

-       L’immagine di Gesù buon Pastore risulta centrale ogni anno nella IV Domenica di Pasqua. Il buon Pastore ha una relazione unica con Dio Padre e manifesta il suo amore nel dono totale della sua vita sulla croce. Questo amore così grande è piena libertà. Le pecore che scelgono il buon Pastore sono chiamate ad accogliere la sua Parola, a riconoscere e compiere le sue opere: dare la vita, dare la libertà, non disperdere, ma radunare il gregge e accogliere la pecora dispersa. Solo Gesù è il vero e buon Pastore, perché la sua vita incarna la bontà e la verità del Dio dell’alleanza. Lui solo vuole ciò che è bene per l’umanità. Infatti è venuto per questo: donare loro una vita “abbondante”.

-       L’immagine del buon Pastore si colloca nel tempo pasquale perché tiene vivo il collegamento con il dono della vita sulla croce. È proprio il passaggio attraverso il mistero della morte e risurrezione che svela fino in fondo l’amore di Gesù Cristo per Dio Padre e per tutti gli esseri umani. Gesù non subisce la morte come una fatalità ineluttabile, ma l’accetta come luogo di rivelazione dell’amore del Padre. Così la sua morte e la sua risurrezione sono associate come due tappe del compimento di un’unica missione: rivelare la bontà del Padre.

-       La Chiesa non è un gruppo di gregari. Ogni credente è una “pecora” unica, che Gesù chiama per nome. E non esita a paragonare il suo rapporto con noi al legame profondo, filiale, che lo unisce al Padre. Come dire che siamo ben lontani dall’aver inventariato le ricche potenzialità della nostra relazione con Cristo!

-       La dignità di figli di Dio ci è comunicata dal Battesimo, proprio per­ché esso è immersione nella vita da risorti in Cristo. E l’Eucaristia, che l’as­semblea cristiana celebra ogni Domenica, è il segno che Dio continua a radunare i suoi figli dispersi: nella celebrazione la Chiesa viene sempre edi­ficata sul fondamento della Pasqua. La profezia di Gesù va realizzandosi così nella storia: i discepoli diventano “pescatori di uomini” in quanto testi­moni della risurrezione. La loro testimonianza nasce dalla esperienza pa­squale di incontro vero con il Risorto e dalla convinzione di fede secondo cui «in nessun altro c’è salvezza».

-       L’amore di Dio intenerisce il cuore: ci fa commuovere su coloro che vagano nella nostra città in cerca di un approdo, su quelli che non sanno ove trovare conforto, sui milioni e milioni di disperati che coprono la faccia della terra, su quell’uomo o quella donna vicina o lontana che aspetta consolazione e non la trova. Scrive Matteo: «Gesù vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore». E aggiunge subito l’evangelista: «Allora disse ai suoi discepoli: pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe» (Mt 9, 36-37). Tutta la Comunità cristiana è unita al Signore Gesù che si commuove ancora sulle folle di questo mondo. E con lui prega perché non manchino gli operai per la vigna del Signore. Ma nello stesso tempo, ogni credente, davanti a Dio e davanti «ai campi che già biondeggiano per la mietitura» (Gv 4, 35) deve dire con il profeta: «Ecco, Signore, manda me!» (Is 6, 8).

-       Ogni anno questa IV Domenica di Pasqua presenta l’appassionato discorso dove Gesù, in piena polemica con la classe dirigente d’Israele, si presenta come il “pastore bello/buono”, ossia come colui che raccoglie e guida le pecore sino ad offrire la sua stessa vita. E aggiunge: «Chi non offre la vita per le pecore non è pastore bensì mercenario». In effetti, l’opposizione tra il pastore e il mercenario nasce proprio da questa motivazione: il pastore svolge la sua opera per amore, rinunciando al proprio interesse anche a costo della vita, mentre il mercenario lo fa per interesse personale e per denaro, ed è quindi logico che nel momento del pericolo abbandoni le pecore al loro destino. L’evangelista per indicare il pericolo usa l’immagine del lupo che “rapisce e disperde” le pecore. A guardare bene, l’opera del lupo è congeniale all’atteggiamento del mercenario. Ad ambedue, infatti, interessa solo il proprio tornaconto, la propria soddisfazione, il proprio guadagno e non quello delle pecore; dobbiamo purtroppo constatare la triste e crudele alleanza tra i lupi e i mercenari, tra gli indifferenti e coloro che cercano solo di trarre vantaggi personali da tali sbandamenti. Scrive il profeta Ezechiele: «Le pecore del Signore si erano disperse su tutta la faccia della terra e nessuno andava in cerca di loro e se ne curava» (Ez 34,6). Viene il Signore Gesù e con autorità grande afferma: «Io sono il buon pastore, offro la vita per le mie pecore». Non solo lo ha detto. Lo ha anche mostrato con i fatti, particolarmente nei giorni della Settimana Santa, quando ha amato i suoi “fino alla fine”, fino all’effusione del sangue.

-       Il dinamismo della potenza divina e liberatrice del Risorto, in forza del “nome di Gesù Cristo”, continua ad agire attraverso coloro che egli ha costituito pastori della sua Chiesa perché, nel suo nome, conducano gli uomini alla salvezza. È in questa prospettiva che Pietro afferma la necessità dell’unico gregge sotto un solo pastore: «In nessun altro c’è salvezza» (Prima Lettura).

-       La forza operatrice di unità che viene da Cristo è presentata nel vangelo secondo Giovanni sotto l’allegoria del pastore bello che dà la vita per le pecore. Di ciò profeterà Caifa decidendo la morte di Gesù e l’evangelista commenterà: «...come sommo sacerdote, fece una profezia: disse che Gesù sarebbe morto per la nazione, e non soltanto per la nazione, ma anche per unire i figli di Dio dispersi» (cfr. Gv 11,49-52). È, dunque, Gesù stesso a far conoscere la relazione vitale che intercorre tra il pastore e le pecore e ad indicare alla Chiesa il cammino da percorrere per il conseguimento dell’unità. Il buon pastore conosce le sue pecore ed esse conoscono lui, «come il Padre conosce me e io conosco il Padre» (Vangelo). È una conoscenza profonda, reciproca, interpersonale che riflette la più intima unione possibile, quella esistente tra le Persone divine del Padre e del Figlio e dello Spirito in seno alla vita trinitaria. Questa è la sorgente che attirerà al vero ovile di Cristo le pecore che ancora non vi appartengono e le renderà attente e capaci di riconoscere la sua voce, la voce di colui che dona la propria vita per la salvezza di tutti.

-       Con il Battesimo siamo diventati figli di Dio e tali siamo già adesso vivendo nel mondo: questa è la realtà radicale del nostro essere cristiani di fronte alla quale ci pone l’apostolo Giovanni (Seconda Lettura). La nostra assemblea eucaristica è, dunque, segno che già è avvenuta la riunione dei figli di Dio dispersi. Nell’Eucaristia continua a costruirsi l’unità della Chiesa sul fondamento della Pasqua di Cristo: «La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo» (Salmo Responsoriale). Ci troviamo davanti a un succedersi di immagini le quali ci dicono che il Signore e il suo Spirito sono all’opera perché, attraverso l’economia del già e del non ancora, le singole Chiese avanzino progressivamente verso la ricomposizione dell’unità nell’unica Chiesa. Per questo nella Preghiera Eucaristica ricordiamo «tutti gli uomini che cercano Dio con cuore sincero» e tutti coloro «dei quali solo Dio ha conosciuto la fede» (Preghiera Eucaristica IV). Così pure, mentre invochiamo lo Spirito per essere da lui «riuniti in un solo corpo», pensiamo anche a «tutti gli uomini di buona volontà nel cui cuore lavora invisibilmente la grazia» e ai quali lo stesso Spirito dà «la possibilità di venire a contatto, nel modo che Dio conosce, col mistero pasquale» (GS 22). Accettare questo mistero significa entrare in relazione con il Signore, conoscerlo, ascoltare la sua voce per giungere con sicurezza ai pascoli eterni del cielo, accanto al Padre (cfr. Colletta e orazione dopo la comunione).

-       In questa IV Domenica di Pasqua tutta la Chiesa celebra la 61ª Giornata mondiale di Preghiera per le Vocazioni, istituita dal grande Papa San Paolo VI. Il Vangelo è quello del Buon Pastore (Gv 10) ed è giusto che sia questa immagine, riprodotta con una sagoma insieme al gregge, a stagliarsi accanto alla Croce “gloriosa” o “fiorita”. In effetti, proprio la comunione intima esistente tra Gesù ed i discepoli, evocata dal testo giovanneo, «conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me», è all’origine di ogni chiamata ad una vita di speciale consacrazione. Quest’anno il tema proposto dal Santo Padre Francesco è: “San Giuseppe: il sogno della vocazione”.”

 

RITI DI INTRODUZIONE

 

INTRODUZIONE

G – Celebriamo la Quarta Domenica di Pasqua.

Gesù risorto si presenta oggi come il Pastore bello/buono che offre la vita per il gregge, immagine che ben si lega alla Giornata mondiale di preghiera per le Vocazioni, che celebriamo oggi in comunione con tutta la Chiesa.

Ogni vocazione — non solo quelle di speciale consacrazione — trova nella conformazione a Gesù buon Pastore il suo modo di essere e di agire: in Lui è legata l’esclusività e l’universalità della salvezza, in Lui si rivela pienamente il nostro essere figli di Dio.

La Liturgia che ci apprestiamo a celebrare ci confermi nelle nostre particolari vocazioni ed, in particolare, nel Sacerdozio battesimale, che esige da parte nostra l’annuncio e la testimonianza a tutte le genti della Salvezza operata da Cristo nel Mistero pasquale.

 

SALUTO

C – Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.   T – Amen.

 

C – Il Signore, che guida i nostri cuori all’amore e alla pazienza di Cristo, sia con tutti voi.  

T – E con il tuo spirito.

 

RITO PER L’ASPERSIONE DOMENICALE

CON L’ACQUA BENEDETTA DURANTE

 

LA VEGLIA PASQUALE

C - Fratelli e sorelle, Gesù Cristo Risorto, nostro Pastore, ci convoca per donarci la vita eterna. Ascoltiamolo e condividiamo la Cena dell’Alleanza nella gioia dello Spirito Santo.

In comunione con tutta la Chiesa oggi preghiamo perché ogni credente possa rispondere con entusiasmo e coerenza alla vocazione battesimale.

Ora invochiamo la benedizione di Dio nostro Padre perché questo rito di aspersione ravvivi in noi la grazia del Battesimo, in cui siamo diventati sacerdoti, re e profeti.

 

Breve pausa di silenzio.

 

G – Glorifichiamo il Signore dicendo:

Gloria a te, o Signore.

 

C - Padre, gloria a te, che dall’Agnello immolato sulla croce fai scaturire le sorgenti dell’acqua viva.  

T – Gloria a te, o Signore.

 

C - Cristo, gloria a te, che rinnovi la giovinezza della Chiesa nel lavacro dell’acqua con la parola della vita.  

T – Gloria a te, o Signore.

 

C – Spirito, gloria a te, che dalle acque del Battesimo ci fai riemergere come primizia della nuova umanità.  

T – Gloria a te, o Signore.

 

Il Celebrante asperge sé stesso, quanti stanno in presbiterio e l’assemblea. Poi conclude:

C - Dio onnipotente ci purifichi dai peccati e per questa celebrazione dell’Eucaristia ci renda degni di partecipare alla mensa del suo regno nei secoli dei secoli. 

T – Amen.

 

Se non fosse possibile fare il rito di aspersione, si usi il seguente formulario per l’Atto penitenziale.

 

ATTO PENITENZIALE

C – Fratelli e sorelle, chiediamo perdono a Dio per non aver ascoltato la sua voce e per non averlo seguito nei sentieri che portavano alla vita. Abbiamo talvolta voltato le spalle al buon Pastore ed abbiamo battuto strade sassose ed impolverate, sofferto la sete e la fame, vagato lontano da chi solo poteva salvarci e guidarci alle sorgenti della salvezza.

Invochiamo con fiducia la Misericordia del Padre.

 

Signore, che sei venuto a cercare chi era perduto. [Kyrie, eleison]  
T – Kyrie, eleison.

Cristo, che hai dato la tua vita in riscatto per tutti. [Christe, eleison]  
T – Christe, eleison.

Signore, che raccogli nell’unità i figli di Dio dispersi. [Kyrie, eleison]   T – Kyrie, eleison.

 

C – Dio onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna.  T – Amen.

 

GRANDE DOSSOLOGIA

 

COLLETTA

C - Dio onnipotente e misericordioso, guidaci al possesso della gioia eterna, perché l’umile gregge dei tuoi fedeli giunga dove lo ha preceduto Cristo, suo pastore.

Egli è Dio...   T – Amen.

 

oppure:

C - Dio, nostro Padre, che in Cristo buon pastore ti prendi cura delle nostre infermità, donaci di ascoltare oggi la sua voce, perché, riuniti in un solo gregge, gustiamo la gioia di essere tuoi figli.

Per il nostro Signore Gesù Cristo...   T – Amen.

 

LITURGIA DELLA PAROLA

 

PRESENTAZIONE DELLA PAROLA DI DIO

G – Il nome di Dio, nel testo biblico, è legato a una storia di alleanza e di fedeltà. Questo nome, dopo la risurrezione, è quello di Gesù, il buon Pastore che dona la propria vita per portare in salvo le proprie pecore.

 

PRIMA LETTURA: At 4,8-12

In nessun altro c’è salvezza.

 

Dagli Atti degli Apostoli

In quei giorni, Pietro, colmato di Spirito Santo, disse loro:
«Capi del popolo e anziani, visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato a un uomo infermo, e cioè per mezzo di chi egli sia stato salvato, sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d’Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi risanato.
Questo Gesù è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d’angolo.
In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati».

Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.

 

SALMO RESPONSORIALE: dal Salmo 117

 

Rit.  La pietra scartata dai costruttori

è divenuta la pietra d’angolo.

 

Rendete grazie al Signore perché è buono,

perché il suo amore è per sempre.

È meglio rifugiarsi nel Signore

che confidare nell’uomo.

È meglio rifugiarsi nel Signore

che confidare nei potenti.

 

Ti rendo grazie, perché mi hai risposto,

perché sei stato la mia salvezza.

La pietra scartata dai costruttori

è divenuta la pietra d’angolo.

Questo è stato fatto dal Signore:

una meraviglia ai nostri occhi.

 

Benedetto colui che viene nel nome del Signore.

Vi benediciamo dalla casa del Signore.

Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie,

sei il mio Dio e ti esalto.

Rendete grazie al Signore, perché è buono,

perché il suo amore è per sempre.

 

SECONDA LETTURA: 1 Gv 3,1-2

Vedremo Dio così come egli è.

 

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo

Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.
Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.

Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.

 

CANTO AL VANGELO: Gv 10,14

 

Alleluia, alleluia.

Io sono il buon pastore, dice il Signore,

conosco le mie pecore

e le mie pecore conoscono me.

Alleluia.

 

VANGELO: Gv 10,11-18

Il buon pastore dà la propria vita per le pecore.

 

+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.
Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

Parola del Signore.   Lode a Te, o Cristo.

 

OMELIA….

 

PROFESSIONE DI FEDE

 

CREDO….

 

PREGHIERA DEI FEDELI

C – Fratelli e sorelle, nel nome di Cristo Gesù, in cui è stabilita la nostra salvezza, rivolgiamo al Padre la preghiera della Chiesa.

L - Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, Signore.

  1. Perché i pastori della Chiesa, uniti a Cristo sommo sacerdote, si offrano con lui al Padre per la salvezza di tutti gli uomini, preghiamo.
  2. Perché i governanti delle nazioni percorrano vie di giustizia e di pace, preghiamo.
  3. Perché tutti i figli di Dio dispersi siano raccolti nell’unico gregge di Cristo, preghiamo.
  4. Perché i giovani abbiano un cuore attento alla voce di Dio e sappiano accogliere con gioia la chiamata alla vita sacerdotale e religiosa, preghiamo.
  5. Perché la nostra Comunità accompagni i giovani sposi a corrispondere con fede al sacramento ricevuto, preghiamo.
  6. Perché tutti noi ravviviamo la gioia della nostra vocazione battesimale e ci impegniamo a vivere con coraggio il Vangelo nella nostra vita.
  7.  

C – O Padre, che ci hai chiamati e resi realmente tuoi figli, ascolta la nostra preghiera e fa’ che un giorno possiamo contemplare il tuo volto con i nostri stessi occhi.

Per Cristo nostro Signore.  

T - Amen.

 

LITURGIA EUCARISTICA

 

PRESENTAZIONE DEI DONI

G – Con il pane e il vino portiamo all’altare i nostri cuori e tutte le fatiche pastorali di ogni battezzato, perché trovino nel Risorto, buon Pastore, risposte e significato.

 

SULLE OFFERTE

C - O Dio, che in questi santi misteri compi l’opera della nostra redenzione, fa’ che questa celebrazione pasquale sia per noi fonte di perenne letizia. Per Cristo nostro Signore.

Per Cristo nostro Signore.   T – Amen.

 

PREFAZIO DELL’ORDINE

 

ANAMNESI

C – Mistero della fede.

T – Tu ci hai redenti con la tua croce

e la tua risurrezione:

salvaci, o Salvatore del mondo.

 

PREGHIERA DEL SIGNORE

C – La nostra vita è un cammino segnato dal grande amore di Dio per noi. Un amore così grande, che possiamo realmente considerarci figli suoi. Forti di questo nome, ci rivolgiamo a Lui con le parole che il Figlio unigenito ci ha insegnato:   T - Padre nostro...

 

SCAMBIO DI PACE

C – Guidati dallo stesso pastore, siamo chiamati a vegliare sull’unità e la fraternità del gregge, a fare la nostra parte per offrire gesti di bontà.

 

D – Nello Spirito del Cristo risorto, scambiatevi il dono pasquale della pace.

 

COMUNIONE

G – Cristo buon Pastore si dà a noi in cibo; questo è veramente il segno grande dal quale riconosciamo l’Amore del buon Pastore per noi, suo gregge: non solo dà la sua vita ma dà a noi tutto sé stesso.

Accostandoci alla Mensa che Egli ha imbandito per noi, guardiamo a Lui, modello perfetto di Amore e impariamo, come Lui, ad offrire la nostra vita per le pecore, facendoci “pane spezzato” e “vino versato”, goccia d’Amore per la sete del mondo!

 

RINGRAZIAMENTO ALLA COMUNIONE

*G – Non ci mancano, Gesù, uomini e donne,

disposti a farci da guide:

ci chiedono di dar loro fiducia,

di abbracciare le loro convinzioni,

di affrontare i sacrifici necessari

per dare successo alla loro causa.

Tu, Gesù, sei l’unico a non sprecare parole

e a offrirci la sola ragione che può indurci

a mettere la nostra esistenza nelle tue mani:

tu hai dato la vita per le tue pecore,

l’hai spezzata come un pane buono,

l’hai offerta come si fa

con quanto si ha di più prezioso.

Ti sei esposto, hai accettato tutti i rischi

che affrontano coloro che amano

e hai pagato di persona perché questo

era il sigillo con cui coronavi la tua vita.

Non hai trattenuto nulla per te

perché hai donato tutto:

l’energia di ogni giorno

fino a tarda sera,

le parole e i gesti che rincuorano,

che guariscono, che sollevano.

Ecco perché ti dico:

«Solo tu sei il mio pastore,

solo tu perché ti prendi cura di me

e mi conduci alle sorgenti della vita».

(Roberto Laurita)

 

oppure:

**G – Radunaci, o Padre, come un unico gregge.

Facci sentire parte di una comunità unita da Cristo,

in ascolto della sua voce.

Fa’ che possiamo riconoscerla in ogni circostanza.

Non permettere che ci disperdiamo

o che, per paura dell’altro,

ci soffermiamo sulle differenze di pensiero,

o ci teniamo a distanza da chi è diverso da noi,

con diffidenza e pregiudizio.

Facci respirare il vento dello Spirito

che unisce, favorisce la collaborazione, la solidarietà,

l’attenzione, il rispetto, la fiducia e l’amore.

Facci capire che isolarci non serve a nulla,

non ci preserva dai rischi,

che le divisioni sono pericolose,

distruggono i buoni sentimenti,

aprono la strada al male.

Aiutaci a capire che abbiamo bisogno

del resto del gregge, degli altri,

del loro aiuto, della loro vicinanza

lungo tutto il cammino della vita,

e che solo in te hanno senso le relazioni.

Abbiamo bisogno soprattutto di te,

Pastore, Guida, Maestro,

unica via di salvezza e di unione per tutti noi.

(Gianfranco Calabrese)

 

RITI DI CONCLUSIONE

 

DOPO LA COMUNIONE

C - O Dio, pastore buono, custodisci nella tua misericordia il gregge che hai redento con il sangue prezioso del tuo Figlio e conducilo ai pascoli della vita eterna.

Per Cristo nostro Signore.   T – Amen.

 

BENEDIZIONE E CONGEDO

 

C – Il Signore sia con voi.   T – E con il tuo spirito.

 

C – Il Dio della pace, che ha ricondotto dai morti il pastore grande delle pecore, il Signore nostro Gesù, in virtù del sangue di un’alleanza eterna, vi renda perfetti in ogni bene, perché possiate compiere la sua volontà,

operando in voi ciò che a lui è gradito.  

T – Amen.

 

C – E la benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre.   T – Amen.

 

C – La Liturgia che abbiamo celebrato diventa adesso impegno di testimonianza viva e autentica di Cristo risorto nel mondo.

Guardando a Lui Pastore bello/buono, non esitiamo ad amare i fratelli fino ad offrire la nostra vita.

Ma soprattutto rendiamoci responsabili nella nostra Comunità cristiana, chiedendoci come mi posso impegnare all’interno della mia parrocchia? Di che cosa c’è bisogno? Quale servizio posso assumere per il bene della Comunità? Come posso offrire il mio contributo?

Il Signore chiama tutti a costruire il suo Regno!

 

D – Portate a tutti la gioia del Signore risorto. Andate in pace. Alleluia, alleluia.

T - Rendiamo grazie a Dio. Alleluia, alleluia.

 

ANTIFONA MARIANA PASQUALE

 

T – Regina caeli, laetare, alleluia.

Quia quem meruisti portare, alleluia.

Resurrexit, sicut dixit, alleluia.

Ora pro nobis Deum, alleluia. 

TERZA DOMENICA DI PASQUA - B

14 Aprile 2024

"Apri i nostri cuori all’intelligenza delle Scritture"

 

TERZA DOMENICA DI PASQUA - B

14 Aprile 2024

Colore Liturgico: Bianco

"Apri i nostri cuori all’intelligenza delle Scritture"

 

-       “Quando Luca ci riferisce le reazioni dei discepoli alla presenza di Gesù risorto, vuole farci riflettere sulle nostre reazioni quando incontriamo il Risorto nella nostra vita e in quella dei nostri fratelli. E’ l’invito a ricordare le sue parole che convince i discepoli della presenza di Gesù vivo e risorto, perché le sue parole aprono all’intelligenza del disegno di Dio, racchiuso nelle Scritture. Il Risorto può farsi riconoscere da noi solo se la nostra memoria custodisce le sue parole che hanno già toccato e rischiarato il nostro cuore.

-       Il Cristo risorto ha fatto fare ai suoi discepoli la duplice esperienza della luce e della notte della fede. Nella luce essi l’hanno visto, riconosciuto, toccato e hanno condiviso con lui un pasto di amici. Ma senza vederlo, senza toccarlo, senza intendere il suono della sua voce, essi hanno poi dovuto vivere grazie allo Spirito, farlo conoscere, farlo amare, condividere la Cena in cui lo si ritrova vivo, ma riconosciuto solamente nella fede e nell’amore.

-       Nella luce del volto del Risorto sono rinnovate la nostra fiducia e la nostra speranza. È questa luce che diventa fonte di gioia e di rinnova­ta giovinezza dello spirito: essa infatti illumina la nostra esistenza con la dignità di figli di Dio e ci fa pregustare la speranza di risorgere con lui ogni giorno, e soprattutto nell’ultimo giorno. Solo invocando il dono della sua luce pasquale mente e cuore possono trovare chiarezza, per vedere e rico­noscere Gesù come unico Signore della nostra vita. Nella sua luce anche i nostri limiti e peccati troveranno la strada per un loro superamento.

-       Le apparizioni di Gesù ai suoi discepoli, la predicazione di Pietro e degli altri apostoli, l’approfondimento quasi mistico di Giovanni... tutti gli elementi di questa Domenica raccontano la centralità di Cristo risorto e della sua salvezza. Resta da domandarci: salvezza da cosa? Richiamato in maniera più o meno appro­fondita, oggi ci viene detto chi è il vero nemico sconfitto dalla risurrezione, cioè il peccato. Siamo al culmine di una storia di salvezza che le Scritture ci hanno fatto conoscere: esse sono il­luminate dalla risurrezione e, a loro volta, ci aiutano a compren­derla come parte essenziale della nostra vita. È, quindi, un’altra Domenica di gioia, in cui le parole “espiazione”, “riconciliazio­ne”, “pace” e “conversione” ci spingono ad un’esistenza in cui non c’è più posto per egoismi e rancori.

-       Cristo risorto apre la mente dei suoi discepoli e rivela loro il senso delle Scritture, rendendoli testimoni della sua opera di salvezza. In questa Terza Domenica di Pasqua Gesù si manifesta di nuovo agli Undici, che avevano appena ascoltato il racconto dei due di Emmaus. Egli dona loro la pace e poi li invita a toccarlo perché conoscano che non è un fantasma. Poi, soprattutto, mangia con loro. Il pesce arrostito che gli porgono è un simbolo, poiché lui stesso è il pesce buono arrostito dal fuoco dello Spirito sul legno della croce: il pasto è eucaristico e pasquale, come quello “nostro” di ogni Domenica.

-       «Aprì loro la mente perché comprendessero le Scritture». E’ la lettura rischiarata ormai dalla luce della Pasqua; la risurrezione di Gesù è la chiave per comprendere tutte le Scritture, Antico e Nuovo Testamento. È la lettura “Omega”, diceva l’indimenticabile maestro Tommaso Federici; dalla fine dell’alfabeto, per così dire, cioè dalla risurrezione, possiamo tornare al principio, all’“Alfa” ed è chiaro il senso di tutte le Scritture. È proprio la lettura che Gesù stesso fa ai due di Emmaus. La Chiesa fa sempre così, ecco perché la Pasqua è il centro e la chiave di tutto il Mistero della misericordia e della salvezza. Nell’Evangelo di oggi Gesù indica il contenuto della missione della Chiesa verso tutte le nazioni. L’evangelista Luca sottolinea come tutto parta da Gerusalemme per arrivare ai confini della terra.

-       Un’altra apparizione del Risorto, dunque, ci porta a considerare anche in questa Domenica l’assemblea eucaristica come luogo privilegiato della presenza attiva del Signore: Gesù che si fa presente in mezzo ai suoi, il dono della pace, la gioia dei discepoli, l’invio in missione, l’annuncio del perdono... sono realtà in atto ancora oggi in ogni nostra Comunità, perché in essa prolungano il mistero e il frutto della Pasqua di Cristo.

-       La manifestazione del Risorto agli apostoli (cfr. Vangelo) è essenziale per confermare e suscitare in loro la fede, in vista dell’annuncio degli eventi pasquali di cui essi sono i testimoni privilegiati (cfr. Prima e Seconda Lettura). Il Vangelo ci mostra Gesù che opera appunto per suscitare e confermare la fede nei suoi discepoli. Alla loro iniziale incredulità egli risponde con dei segni tangibili della sua presenza “reale”.  E, affinché questi “segni” vengano compresi nella fede, il Signore interpreta gli avvenimenti della sua vita alla luce delle Scritture, mostrando come in lui si è compiuto tutto ciò che era detto. Questi atti Gesù li compie anche nella nostra assemblea domenicale: riunita nella fede come corpo ecclesiale di Cristo, essa realizza la presenza del Signore risorto. Cristo è presente «nella sua parola, giacché è lui che parla quando nella Chiesa si legge la sacra Scrittura» (SC 7); come pure è presente nella persona di chi presiede l’assemblea e prende la parola «per aprire la nostra mente all’intelligenza delle Scritture» (Vangelo); in modo particolare, è presente quando spezziamo il pane di vita. C’è, pertanto, una continuità fra l’apparizione del Signore ai discepoli e la sua presenza in mezzo a noi; e la Chiesa, nella piena consapevolezza del motivo di tanta gioia (cfr. orazione sopra le offerte), esprime il proprio rendimento di grazie al «vero Agnello che... morendo ha distrutto la morte e risorgendo ha ridato... la vita» (pref. Pasquale I). La certezza poi che il Signore risorto è in mezzo ai suoi ci allieta nella speranza della nostra risurrezione futura, in piena comunione di gloria con Cristo (cfr. orazione dopo la comunione).

-       La risurrezione di Cristo si inscrive non soltanto nel centro del cristianesimo, ma nel centro stesso della storia. Con la risurrezione si realizza in Cristo, in anticipo, la sorte che ci attende come nostro futuro: in lui risorto si realizza quella pienezza che ogni uomo cerca nella sua vita. La risurrezione conferma che l’attesa apocalittica di «nuovi cieli e nuova terra» non è fantasia di visionari. La risurrezione di Cristo è l’aurora di quel mondo nuovo, della nuova creazione, che porterà a pienezza le aspirazioni di amore, di giustizia, di pace, di solidarietà che premono sui tessuti di questo nostro vecchio mondo.

-       Oggi la Liturgia ci guida a far nostra una grande verità pasquale, anzi, un frutto della Pasqua del Signore: la remissione dei peccati. Per que­sto Gesù è morto e per questo è risorto; dal suo Cor­po, pieno di Spirito di vita, viene il soffio vitale su noi come per una nuova creazione. Così è, infatti, il perdo­no di Dio: una creazione nuova. Quando Dio perdona, dice il profeta, egli fa una realtà nuova, una vita nuova come un germoglio di primavera. La Chiesa è comunità perdonata da Gesù e, proprio per ciò, essa può perdonare e nel suo Nome rimettere i peccati, vera malattia e morte per l'uomo. Il perdono suppone però il ritorno al Signore, la conversione ossia il vol­gersi al lui, cambiare mentalità. Quando ci presentiamo al ministro della Chiesa per ri­cevere il perdono di Dio e della Comunità, sempre offesa dal nostro peccato, si suppone che abbiamo già deciso di cambiare strada. Il sacramento della fede, che guarisce il nostro peccato, ci salva e ci fa nuovi.

-       Oggi, quale segno che l’Eucaristia ci ricostruisce e rimet­te i nostri peccati, si potrà invitare a recitare il Padre no­stro con particolare attenzione; in secondo luogo, a chie­dere ed offrire il perdono e scambiarsi la pace intenden­do riconciliarsi proprio con tutti per grazia di Dio.

-       Gesù risorto si fa presente in mezzo ai suoi, li nutre ancora con la sua parola e spezza loro il “pane”; ma è riconosciuto solo da quelli che “credono”. Riconosciamo il Signore nella frazione del pane: egli è presente in mezzo a noi mediante i segni sacramentali dell’Eucaristia, nella quale si costruisce e cresce la comunità dei credenti.

-       C’è un tornante essenziale che ogni discepolo deve affrontare perché la sua fede divenga solida: è il passaggio attraverso le Scritture. E per noi, che non siamo stati accanto a Gesù nella sua vita terrena, esso comporta il riferimento decisivo al Nuovo Testamento, ai testimoni, alla loro esperienza personale con Gesù negli anni del suo ministero pubblico e dopo la sua risurrezione. Ecco perché oggi bisognerà avere riguardo in modo tutto speciale del libro dei Vangeli. Esso verrà recato solennemente nella processione introitale dal diacono o da un ministrante e, dopo la sua intronizzazione, verrà incensato. È verso di esso che si volgeranno gli sguardi dei fedeli, a partire dalla monizione iniziale, come ad un punto di riferimento chiave nel percorso cominciato il giorno di Pasqua. Sarà opportuno, a questo proposito, che esso appaia agli occhi di tutti non come un testo da consultare, ma come una Parola viva che guida il discepolo di Gesù, che gli svela il piano di salvezza di Dio, che smuove il suo cuore e lo induce al cambiamento.”

 

RITI DI INTRODUZIONE

 

INTRODUZIONE

G – Celebriamo oggi la Terza Domenica di Pasqua.

La Liturgia odierna ci mostra con sano realismo tutta la fatica che fanno gli apostoli a credere al Risorto. Gesù vede il loro turbamento e i loro dubbi e proprio con la sua presenza cerca di rincuorarli e di incoraggiarli… Non è bastato dunque il messaggio che hanno ricevuto il giorno di Pasqua: c’è un itinerario da percorrere per giungere alla fede. Ci sono alcuni passaggi significativi da compiere. È quello che viene chiesto anche ad ognuno di noi.

Docili nell’ascoltare ed accogliere le cuore la Parola di Vita, celebriamo la gioia di Colui che ha vinto la morte e si fa “Pane spezzato” per la Vita del mondo.

 

SALUTO

C – Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.   T – Amen.

 

C – Il Dio della speranza, che ci riempie di ogni gioia e pace nella fede per la potenza dello Spirito Santo, sia con tutti voi.   T – E con il tuo spirito.

 

RITO PER L’ASPERSIONE DOMENICALE

CON L’ACQUA BENEDETTA DURANTE

LA VEGLIA PASQUALE

 

C - Fratelli e sorelle carissimi, invochiamo la benedizione di Dio nostro Padre perché questo rito di aspersione ravvivi in noi la grazia del Battesimo, per mezzo del quale siamo stati immersi nella morte redentrice del Signore per risorgere con lui alla vita nuova.

 

Breve pausa di silenzio.

 

G – Glorifichiamo il Signore dicendo:

Gloria a te, o Signore.

 

C - Padre, gloria a te, che dall’Agnello immolato sulla croce fai scaturire le sorgenti dell’acqua viva.  

T – Gloria a te, o Signore.

 

C - Cristo, gloria a te, che rinnovi la giovinezza della Chiesa nel lavacro dell’acqua con la parola della vita.  

T – Gloria a te, o Signore.

 

C – Spirito, gloria a te, che dalle acque del Battesimo ci fai riemergere come primizia della nuova umanità.  

T – Gloria a te, o Signore.

 

Il Celebrante asperge sé stesso, quanti stanno in presbiterio e l’assemblea. Poi conclude:

C - Dio onnipotente ci purifichi dai peccati e per questa celebrazione dell’Eucaristia ci renda degni di partecipare alla mensa del suo regno nei secoli dei secoli.  T – Amen.

 

Se non fosse possibile fare il rito di aspersione, si usi il seguente formulario per l’Atto penitenziale.

 

ATTO PENITENZIALE

C – Fratelli e sorelle, oggi, celebrando la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte, siamo chiamati a morire al peccato per risorgere alla vita nuova. Riconosciamoci bisognosi della misericordia del Padre.

 

-       Signore, che ci inviti alla conversione perché risplenda in noi la Luce della grazia. [Kyrie, eleison]  

T – Kyrie, eleison.

-       Cristo, che spezzi per noi il tuo pane e apri i nostri cuori all’intelligenza delle Scritture. [Christe, eleison]   T – Christe, eleison.

-       Signore, che nella Pasqua di Cristo ci rendi partecipi del tuo Mistero d’Amore. [Kyrie, eleison]  

T – Kyrie, eleison.

 

C – Dio onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna.  

T – Amen.

 

GRANDE DOSSOLOGIA

 

COLLETTA

C - Esulti sempre il tuo popolo, o Dio, per la rinnovata giovinezza dello spirito, e come ora si allieta per la ritrovata dignità filiale, così attenda nella speranza il giorno glorioso della risurrezione. Per il nostro Signore Gesù Cristo...   T – Amen.

 

oppure:

C - O Padre, che nella gloriosa morte del tuo Figlio hai posto il fondamento della riconciliazione e della pace, apri i nostri cuori all’intelligenza delle Scritture, perché diventiamo i testimoni dell’umanità nuova, pacificata nel tuo amore.

Per il nostro Signore Gesù Cristo... T – Amen.

 

LITURGIA DELLA PAROLA

 

PRESENTAZIONE DELLA PAROLA DI DIO

G – In Gesù crocifisso e risorto si compiono le Scritture; il suo corpo glorioso è realmente presente nella Chiesa e lo si può riconoscere nei gesti d’amore di coloro che credono in lui.

 

PRIMA LETTURA: 3,13-15.17-19

Avete ucciso l'autore della vita: ma Dio l'ha risuscitato dai morti.

 

Dagli Atti degli Apostoli

In quei giorni, Pietro disse al popolo: «Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù, che voi avete consegnato e rinnegato di fronte a Pilato, mentre egli aveva deciso di liberarlo; voi invece avete rinnegato il Santo e il Giusto, e avete chiesto che vi fosse graziato un assassino. Avete ucciso l’autore della vita, ma Dio l’ha risuscitato dai morti: noi ne siamo testimoni.
Ora, fratelli, io so che voi avete agito per ignoranza, come pure i vostri capi. Ma Dio ha così compiuto ciò che aveva preannunciato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo doveva soffrire. Convertitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati».

Parola di Dio

 

SALMO RESPONSORIALE: dal Salmo 4

 

Rit.  Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto.

 

Quando t’invoco, rispondimi,

Dio della mia giustizia!

Nell’angoscia mi hai dato sollievo;

pietà di me, ascolta la mia preghiera.

 

Sappiatelo: il Signore fa prodigi per il suo fedele;

il Signore mi ascolta quando lo invoco.

 

Molti dicono: «Chi ci farà vedere il bene,

se da noi, Signore, è fuggita la luce del tuo volto?».

 

In pace mi corico e subito mi addormento,

perché tu solo, Signore, fiducioso mi fai riposare.

 

SECONDA LETTURA: 1 Gv 2,1-5

Gesù Cristo è vittima di espiazione per i nostri peccati e per quelli di tutto il mondo.

 

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo

Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paràclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto. È lui la vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo.
Da questo sappiamo di averlo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: «Lo conosco», e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in lui non c’è la verità. Chi invece osserva la sua parola, in lui l’amore di Dio è veramente perfetto.

Parola di Dio

 

VANGELO: cfr. Lc 24,32

 

Alleluia, alleluia.

Signore Gesù, facci comprendere le Scritture;

arde il nostro cuore mentre ci parli.

Alleluia.

 

VANGELO: Lc 24,35-48

Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno.

 

+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano [agli Undici e a quelli che erano con loro] ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».

Parola del Signore.

 

OMELIA….

 

PROFESSIONE DI FEDE

 

CREDO…..

 

PREGHIERA DEI FEDELI

C – Fratelli e sorelle, nel Signore risorto il Padre ci manifesta il suo disegno di salvezza. Sostenuti dallo Spirito Santo, rivolgiamo a lui la nostra preghiera

 

L - Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, o Padre.

 

  1. Perché la Chiesa continui nel tempo la missione che Cristo le ha affidato, annunciando il Vangelo e celebrando i sacramenti, preghiamo.
  2. Perché quanti hanno in mano le sorti della terra assicurino la pace, dono del Risorto, e la dignità a tutti i popoli della terra, preghiamo.
  3. Perché il Signore sostenga i popoli che soffrono la fame e dia a ciascuno il cibo necessario per il sostentamento, preghiamo.
  4. Perché i catechisti vivano con gioia il loro ministero, camminando accanto ai fratelli affidati loro dalla comunità, preghiamo.
  5. Perché coloro che non credono possano riconoscere la presenza del Risorto nei segni di santità della Chiesa, preghiamo.
  6. Perché ciascuno di noi, in seno alla comunità ecclesiale, proclami con entusiasmo le grandi cose che il Signore ha compiuto nella propria vita, preghiamo.

C – Ti rivolgiamo, Signore, le nostre preghiere e ti chiediamo di esaudirle nel nome del tuo Figlio, Agnello immolato e vittorioso sulla morte.

Egli vive e regna nei secoli dei secoli.   T - Amen.

 

LITURGIA EUCARISTICA

 

PRESENTAZIONE DEI DONI

G – Con il pane e il vino, presentiamo al Signore i nostri cuori, rinnovati nel perdono, perché possiamo riconoscerlo nello spezzare il pane e la nostra mente si apra all’intelligenza delle Scritture, così da essergli testimoni sulle strade del mondo.

 

SULLE OFFERTE

C - Accogli, o Signore, i doni della tua Chiesa in festa e poiché le hai dato il motivo di tanta gioia, donale anche il frutto di una perenne letizia.

Per Cristo nostro Signore.   T – Amen.

 

PREFAZIO Pasquale II

 

ANAMNESI

C – Mistero della fede.

T – Tu ci hai redenti con la tua croce

e la tua risurrezione:

salvaci, o Salvatore del mondo.

 

PREGHIERA DEL SIGNORE

C – Prima di partecipare al banchetto dell’Eucaristia, segno di riconciliazione e vincolo di unione fraterna, preghiamo insieme come il Signore ci ha insegnato:  

T - Padre nostro...

 

SCAMBIO DI PACE

C – Con il suo sangue prezioso Cristo ci ha sottratto al potere del male. Condividiamo il dono della Pace che ci è stata donata a caro prezzo.

 

D – Nello Spirito del Cristo risorto, scambiatevi il dono pasquale della pace.

  

COMUNIONE

G – Rinnovati nel perdono, accostiamoci alla Banchetto che Cristo risorto ha imbandito per noi: il pane che mangiamo apre il nostro cuore all’intelligenza delle Scritture e ci rende testimoni dell’Amore nel mondo.

 

RINGRAZIAMENTO ALLA COMUNIONE

*G – Sono turbati e pieni di dubbi,

sorpresi e senza parole:

la tua presenza, inaspettata,

rimette tutto in discussione.

Sono felici di vederti vivo,

ma hanno anche bisogno di riconoscere

che non sei un fantasma:

sei proprio quel Gesù che hanno visto

soffrire e morire, sulla collina del Golgota.

È a quel punto, Gesù, che tu ricordi loro

tutto quello che le Scritture annunciavano

riguardo a te, alla tua missione,

alla tua identità di servo,

disposto ad affrontare la sofferenza

per la liberazione dell’umanità.

Sì, Gesù, anch’io ho bisogno,

dopo che ti ho incontrato risorto,

di rinvenire le tracce di un disegno

che il Padre ti ha affidato

per portarlo a compimento.

Anche a me, infatti, tu affidi una missione

e, nonostante la mia fragilità,

fai di me un testimone,

mi metti nelle mani il tuo Vangelo

perché lo annunci a tutti coloro

che attendono misericordia e speranza.

(Roberto Laurita)

 

oppure:

**G – Quando ti sentiamo lontano, Gesù,

aiutaci a ricordarti così,

come ti hanno visto quei discepoli,

vivo, reale, concreto,

che condividi il cibo, seduto alla nostra tavola,

pieno di attenzioni per ciascuno di noi,

di tenerezza, di comprensione,

preoccupato di rassicurarci,

di farci sapere che sei accanto a noi,

che non sei un fantasma,

che non ci hai lasciato per sempre, ma sei vivente,

qui insieme a noi ogni giorno.

Gesù, rendici testimoni credibili,

messaggeri entusiasti della buona notizia:

la morte è vinta e noi siamo chiamati a vita eterna,

siamo stati salvati, irrimediabilmente amati da Te.

(G. Calabrese)

 

RITI DI CONCLUSIONE

 

DOPO LA COMUNIONE

C - Guarda con bontà, o Signore, il tuo popolo che ti sei degnato di rinnovare con questi sacramenti di vita eterna, e donagli di giungere alla risurrezione incorruttibile del corpo, destinato alla gloria.

Per Cristo nostro Signore.   T – Amen.

 

BENEDIZIONE E CONGEDO

 

C – Il Signore sia con voi.   T – E con il tuo spirito.

 

C – Dio, che nella risurrezione del suo Figlio unigenito ci ha donato la grazia della redenzione e ha fatto di noi i suoi figli, vi dia la gioia della sua benedizione.  

T – Amen.

 

C – Il Redentore, che ci ha donato la libertà senza fine,

vi renda partecipi dell’eredità eterna.  

T – Amen.

 

C – E voi, che per la fede in Cristo siete risorti nel Battesimo, possiate crescere in santità di vita per incontrarlo un giorno nella patria del cielo.  

T – Amen.

 

C – E la benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre.  

T – Amen.

 

C – Lasciamoci condurre da Gesù per comprendere la sua e la nostra vita, a leggere le Scritture per ricevere quella luce che rischiara e permette di cogliere le strade di Dio.

 

D – Portate a tutti la gioia del Signore risorto. Andate in pace. Alleluia, alleluia.

T - Rendiamo grazie a Dio. Alleluia, alleluia.

 

ANTIFONA MARIANA PASQUALE

 

T – Regina caeli, laetare, alleluia.

Quia quem meruisti portare, alleluia.

Resurrexit, sicut dixit, alleluia.

Ora pro nobis Deum, alleluia. 

SECONDA DOMENICA DI PASQUA – B

Ottava di Pasqua

7 Aprile 2024

“Ci hai chiamati alla fede e rigenerati nel Battesimo”

SECONDA DOMENICA DI PASQUA – B

Ottava di Pasqua

7 Aprile 2024

Colore Liturgico: Bianco

“Ci hai chiamati alla fede e rigenerati nel Battesimo”

  

-       “A otto giorni dalla Pasqua ci troviamo ancora a celebrare la risurrezione del Signore. È questo il ritmo che avevano gli apostoli, così come ci è indicato nel Vangelo. Ed è questa l’opportunità che la Chiesa continua ad offrirci. Ogni Domenica abbiamo la gioia di essere chiamati dal Signore per vivere la Pasqua, per ascoltare la sua Parola, per celebrare l’Eucaristia, per accogliere nuovamente i frutti del Mistero pasquale, del dono totale della vita di Gesù sulla croce e della sua risurrezione.

-       A conclusione dell’Ottava di Pasqua, vissuta come se fosse un unico grande giorno di festa, vogliamo ancora una volta rico­noscere l’azione di Dio che ci precede e alla quale non possia­mo rispondere se non allentando le resistenze del nostro cuore, quel tanto che basta per lasciar entrare quel po’ di fede che ci fa accorgere di Cristo presente in mezzo a noi. Questa fede non è una conquista, ma un dono da custodire con cura.

-       In ogni celebrazione della Pasqua riviviamo le “meraviglie della salvezza” che ci è stata donata nella risurrezione di Gesù. Diventa al­lora importante fare esperienza viva della grazia che lo Spirito del Signore continua a comunicare al suo popolo. Questo è il presupposto anche per poter testimoniare, attraverso la vita, la grazia del Risorto: una testimo­nianza che si concretizza nel far circolare il suo amore, a raggi sempre più allargati. Di conseguenza ogni assemblea che celebra è chiamata a diven­tare segno di comunione e di condivisione, per trasformare il volto delle società umane di ogni tempo.

-       Nella storia della Chiesa, la Seconda Domenica di Pasqua è stata chiamata per lungo tempo «in albis depositis» o semplicemente «in albis». Tale denominazione deriva dalla tradizione di far indossare ai neofiti la veste bianca (o alba) durante le riunioni di preghiera o di catechesi della prima settimana dopo il Battesimo, celebrato nella notte di Pasqua; l’ottavo giorno la veste bianca veniva deposta.

-       L’esperienza dei primi cristiani è indicata come modello per tutte le Comunità cristiane. La fede nel Risorto unisce, supera le distinzioni, crea fraternità e condivisione. Certo, viene tracciato un ideale, il quale si incarna nella storia solo con molte difficoltà e sempre in forme imperfette. Ma questo ideale indica la direzione di marcia, diventa spinta e stimolo a rialzarsi dopo ogni fallimento della comunione, a superare divisioni, senza perdersi mai d’animo.

-       Il vangelo secondo Giovanni che la Liturgia oggi ci consegna racconta due apparizioni del Signore risorto: una la sera stessa del giorno di Pasqua, «il primo dopo il sabato», il primo della settimana; l’altra «otto giorni dopo». Il ritmo settimanale delle apparizioni di Gesù, il suo presentarsi con i segni gloriosi della passione in mezzo ai discepoli riuniti, creano un contesto fortemente liturgico. Il giorno delle apparizioni del Signore fu ben presto indicato dai cristiani con un nome nuovo: “Giorno del Signore”; e fin dagli inizi della Chiesa venne considerato come il “segno” settimanale della Pasqua che veniva celebrata dai fedeli riuniti in assemblea. «Secondo la tradizione apostolica, in questo giorno i fedeli devono riunirsi in assemblea per ascoltare la parola di Dio e partecipare all’Eucaristia, e così far memoria della passione, della risurrezione e della gloria del Signore Gesù e rendere grazie a Dio che li «ha rigenerati nella speranza viva per mezzo della risurrezione di Gesù Cristo dai morti» (1 Pt 1,3). Per questo la Domenica è la festa primordiale che deve essere proposta e inculcata alla pietà dei fedeli» (SC 106).

-       La pagina di Giovanni va ascoltata e meditata secondo la logica propria del quarto Vangelo: il suo autore ha raccolto e tramandato le parole e i fatti di Cristo per provare che egli era veramente il Messia, Figlio di Dio e per suscitare la fede che salva. La Parola che risuona oggi nell’assemblea è, dunque, un richiamo a vivere quella fede pasquale su cui si fonda la Comunità cristiana. L’episodio di Tommaso e la “beatitudine” di coloro che crederanno pur non avendo visto, insegnano che è giunto il momento di instaurare una nuova economia di fede; la presenza di Cristo in mezzo ai suoi sarà riconosciuta solo attraverso l’esperienza di segni sacramentali.

-       Gli Atti degli Apostoli presentano l’unità come caratteristica della prima Comunità cristiana dove «la moltitudine... aveva un cuore solo e un’anima sola... e ogni cosa era fra loro comune» (Prima Lettura). È un’immagine, per così dire, idealizzata, teologica, che coglie ed esprime l’essere profondo della Comunità dei credenti; la realtà per la quale aveva pregato Gesù nell’ultima cena: «Che siano tutti una cosa sola... affinché il mondo creda» (Gv 17,21). La realtà esistenziale non trova pieno riscontro in questa immagine. Lo stesso Luca non tarderà ad annotare che anche tra i cristiani esistono mediocrità, contrasti e tensioni (cfr. At 5,1-2; 6,1; 15,36-40). Tuttavia, pur guardando in faccia la verità dei fatti, si cerca di appianare i dissensi attraverso atteggiamenti di disponibilità alla riconciliazione, al servizio verso chi è nel bisogno, alla salvaguardia della pace pur attraverso la separazione: l’essere «un cuore solo e un’anima sola» non è mai una realtà che si possiede una volta per tutte; ogni Comunità deve continuamente ri-conquistare questa realtà in ogni contesto, in ogni situazione nuova che si presenta, senza mai cedere allo scoraggiamento.

-       La legge, il dinamismo profondo che consentono di “rifare comunione” continuamente, senza stanchezze, senza paure né vane retoriche, è l’amore. Lo ricorda l’apostolo Giovanni nella Seconda Lettura: la vera comunione fra i cristiani è quella che si conforma allo stile del comandamento nuovo: «Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi» (Gv 15,12); in ciò consiste anche l’unico criterio valido per affermare che siamo in comunione di amore con Dio. Se la Comunità si costruisce sul fondamento della fede nel Risorto (cfr. Vangelo), la sua vita si alimenta dell’amore. Un amore pasquale perché reciprocamente ci fa riconoscere come figli di Dio, rigenerati dai sacramenti pasquali (simboleggiati dall’acqua, dal sangue e dallo Spirito; cfr. Seconda Lettura). Tutti fratelli in Cristo, dunque, nel modo più reale e concreto che si traduce in gesti di comunione viva e operosa, come tra i credenti della prima Comunità apostolica (cfr. Prima Lettura). Ma l’amore è un compito che non finisce mai; ed è affidato anche a noi, oggi, per testimoniarlo nel nostro tempo. Se il «Corpo mistico di Cristo - scrive San Giovanni Paolo II - è Popolo di Dio... ciò significa che ogni uomo è in esso penetrato da quel soffio di vita che proviene da Cristo. In questo modo anche il volgersi verso l’uomo, verso i suoi reali problemi, verso le sue speranze e sofferenze, conquiste e cadute, fa sì che la Chiesa stessa come corpo, come organismo, come unità sociale, percepisca gli stessi impulsi divini, i lumi e le forze dello Spirito che provengono da Cristo crocifisso e risorto, ed è proprio per questo che essa vive la sua vita. La Chiesa non ha altra vita all’infuori di quella che le dona il suo Sposo e Signore. Nell’Eucaristia attingiamo l’amore con il quale Gesù ci ha amato, affinché allo stesso modo possiamo amare gli altri. Per questo la nostra assemblea diventa “assemblea di comunione e di condivisione”, dove tutti siamo membra gli uni degli altri e dove nessuno può essere lasciato nel bisogno: se ognuno, comunicando al Corpo di Cristo, diventa una cosa sola con lui, tutti diventiamo allora una cosa sola in Cristo. Riferendosi all’immagine dell’unico corpo di Cristo (corpo sacramentale e corpo ecclesiale), san Agostino ci esorta: «Se voi siete corpo e membra di Cristo, sulla mensa del Signore è posto il vostro mistero; anzi, il vostro stesso mistero voi lo ricevete. A ciò che siete voi rispondete: “Amen” e sottoscrivete con la vostra risposta. Senti infatti dire: “Il corpo di Cristo” e rispondi: “Amen”. Sii dunque membro del corpo di Cristo affinché il tuo “Amen” sia veritiero».  Questo richiamo fortemente realistico faccia sì che il nostro “Amen” non decada a gesto banale e vuoto ma si traduca in impegno di vita sincero, solidale, attraverso atteggiamenti e gesti concreti di comunione, nati dalla libertà e disponibilità nell’amore.

-       La testimonianza concreta di amore fraterno, il soccorso prestato agli altri nei loro differenti bisogni, non costituiscono un optional per il cristiano, ma il modo concreto di testimoniare la fede nel Cristo Risorto. Si potrebbe, oggi, render conto dei risultati dei segni di solidarietà quaresimali o attirare l’attenzione sulle proposte di sostegno ai più poveri e disagiati, vicini o lontani. O ancora aprire un breve spazio alla testimonianza di un volontario."

 

 

RITI DI INTRODUZIONE

 

INTRODUZIONE

G – Celebriamo oggi il giorno ottavo della Pasqua del Signore. «Otto giorni dopo... venne Gesù»: è il giorno in cui il Risorto si rende presente. L’esperienza della Pasqua si sviluppa nella comunità dei primi credenti in Gesù, ora riconosciuto come il Cristo. Nel nome di Gesù la fede diventa fonte di vita.

Il Vangelo di oggi introduce il racconto dell’apparizione del Signore ai discepoli, dopo la sua risurrezione. Prima Tommaso è assente, otto giorni dopo diviene il protagonista dell’esperienza del Risorto.

La Liturgia odierna susciti il bisogno di una conoscenza non astratta ma affettiva, del cuore; presenti l’Eucaristia domenicale come l’occasione propizia per “toccare” il Signore e per lasciarsi toccare da lui; favorisca il travaso della vita del Risorto nell’esistenza di noi, ancora pellegrini.

 

SALUTO

C – Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.   T – Amen.

 

C – La Pace sia con voi.   T – E con il tuo spirito.

 

RITO PER L’ASPERSIONE DOMENICALE

CON L’ACQUA BENEDETTA DURANTE

LA VEGLIA PASQUALE

 

C - Fratelli e sorelle, otto giorni dopo la Pasqua siamo di nuovo convocati in assemblea nel giorno del Signore. Veramente questo è il giorno fatto dal Signore! Egli stesso ha come suggerito e consacrato il ritmo settimanale della Domenica, manifestandosi risorto e vivo ai suoi discepoli. Ora il rito di aspersione con l’acqua benedetta durante la Veglia pasquale ravvivi in noi la grazia del Battesimo: così il dono della fede ci permetterà di riconoscere, con l’apostolo Tommaso, la presenza di Gesù, nostro Signore e nostro Dio.

 

Breve pausa di silenzio.

 

G – Glorifichiamo il Signore dicendo:

Gloria a te, o Signore.

 

C - Padre, gloria a te, che dall’Agnello immolato sulla croce fai scaturire le sorgenti dell’acqua viva.  

T – Gloria a te, o Signore.

 

C - Cristo, gloria a te, che rinnovi la giovinezza della Chiesa nel lavacro dell’acqua con la parola della vita.  

T – Gloria a te, o Signore.

 

C – Spirito, gloria a te, che dalle acque del Battesimo ci fai riemergere come primizia della nuova umanità.  

T – Gloria a te, o Signore.

 

Il Celebrante asperge sé stesso, quanti stanno in presbiterio e l’assemblea. Poi conclude:

C - Dio onnipotente ci purifichi dai peccati e per questa celebrazione dell’Eucaristia ci renda degni di partecipare alla mensa del suo regno nei secoli dei secoli. 

T – Amen.

 

ATTO PENITENZIALE

C – Fratelli e sorelle, chiediamo al Signore la conversione del cuore, affinché possiamo riconoscerlo Risorto nelle vicende della nostra vita e nella storia.

Chiediamo il perdono dei nostri peccati di incredulità, perché la sua Misericordia che risana gli occhi del nostro cuore li renda capaci di vedere e di credere.

 

-       Signore, nostra pace. [Kyrie, eleison]  
T – Kyrie, eleison.

-       Cristo, nostra Pasqua. [Christe, eleison]  
T – Christe, eleison.

-       Signore, nostra vita. [Kyrie, eleison]  
T – Kyrie, eleison.

 

C – Dio onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna.  

T – Amen.

 

GRANDE DOSSOLOGIA

 

COLLETTA

C - Dio di eterna misericordia, che ogni anno nella festa di Pasqua ravvivi la fede del tuo popolo santo, accresci in noi la grazia che ci hai donato, perché tutti comprendiamo l’inestimabile ricchezza del Battesimo che ci ha purificati, dello Spirito che ci ha rigenerati, del Sangue che ci ha redenti.

Per il nostro Signore Gesù Cristo...   T – Amen.

 

oppure:

C - O Padre, che in questo giorno santo ci fai vivere la Pasqua del tuo Figlio, fa’ di noi un cuore solo e un’anima sola, perché lo riconosciamo presente in mezzo a noi e lo testimoniamo vivente nel mondo.

Egli è Dio...  T – Amen.

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA

 

PRESENTAZIONE DELLA PAROLA DI DIO

G – La testimonianza della prima comunità cristiana è efficace, segno di unità e condivisione. Sono i primi frutti della risurrezione, di un agire all’insegna della fede. Protagonista di questa Domenica è Tommaso, figura sempre ambigua in cui ciascuno si può rispecchiare.

 

PRIMA LETTURA: At 4,32-35

Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune.

 

Dagli Atti degli Apostoli

La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune.
Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti godevano di grande favore.
Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno.

Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.

SALMO RESPONSORIALE: dal Salmo 117

 

Rit.  Rendete grazie al Signore perché è buono:

il suo amore è per sempre.

 

Dica Israele: / «Il suo amore è per sempre».

Dica la casa di Aronne:

«Il suo amore è per sempre».

Dicano quelli che temono il Signore:

«Il suo amore è per sempre».

 

Mi avevano spinto con forza per farmi cadere,

ma il Signore è stato il mio aiuto.

Mia forza e mio canto è il Signore,

egli è stato la mia salvezza.

Grida di giubilo e di vittoria / nelle tende dei giusti:

la destra del Signore ha fatto prodezze.

 

La pietra scartata dai costruttori

è divenuta la pietra d’angolo.

Questo è stato fatto dal Signore:

una meraviglia ai nostri occhi.

Questo è il giorno che ha fatto il Signore:

rallegriamoci in esso ed esultiamo!

 

SECONDA LETTURA: 1 Gv 5,1-6

Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo.

 

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo

Carissimi, chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato.
In questo conosciamo di amare i figli di Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti. In questo infatti consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi.
Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede.
E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l’acqua soltanto, ma con l’acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità.


Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Parola di Dio

SEQUENZA

 

Alla vittima pasquale,

s’innalzi oggi il sacrificio di lode.

L’Agnello ha redento il suo gregge,

l’Innocente ha riconciliato

noi peccatori col Padre.

 

Morte e Vita si sono affrontate

in un prodigioso duello.

Il Signore della vita era morto; / ma ora, vivo, trionfa.

 

«Raccontaci, Maria: / che hai visto sulla via?».

«La tomba del Cristo vivente,

la gloria del Cristo risorto, / e gli angeli suoi testimoni,

il sudario e le sue vesti.

Cristo, mia speranza, è risorto:

precede i suoi in Galilea».

 

Sì, ne siamo certi: / Cristo è davvero risorto.

Tu, Re vittorioso, / abbi pietà di noi.

 

CANTO AL VANGELO: Gv 20,29

 

Alleluia, alleluia.

Perché mi hai veduto, Tommaso, tu hai creduto;

beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!

Alleluia.

 

VANGELO: Gv 20,19-31

Otto giorni dopo venne Gesù.

 

+ Dal Vangelo secondo Giovanni

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Parola del Signore.   Lode a Te, o Cristo.

 

OMELIA….

 

PROFESSIONE DI FEDE

 

CREDO…..

 

PREGHIERA DEI FEDELI

C - Fratelli e sorelle, riuniti in questo giorno ottavo della Pasqua del Signore, preghiamo Dio, nostro Padre, con un cuor solo e un’anima sola.

 

L - Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, Signore

 

  1. Perché tutti i battezzati, rimanendo in comunione con Dio, edifichino nell’unità il corpo della Chiesa, preghiamo.
  2. Perché i pastori annuncino con coraggio al mondo la vittoria di Cristo risorto sulla morte, preghiamo.
  3. Perché il dono pasquale della pace sia accolto e custodito da tutti i popoli della terra, preghiamo.
  4. Perché i nuovi battezzati perseverino nella fede e siano confermati nella grazia, preghiamo.
  5. Perché i cristiani che dubitano, gli increduli che vorrebbe credere, e quanti cercano con amore la verità siano illuminati dalla grazia pasquale, preghiamo.
  6. Perché nella nostra Comunità ciascuno si impegni a vivere nella comunione e a testimoniare il perdono, preghiamo.
  7. Perché noi che celebriamo con fede la Pasqua siamo rinnovati dalla grazia dei Sacramenti e possiamo custodire la veste candida del Battesimo fino al termine del nostro pellegrinaggio terreno. Preghiamo.
  8.  

C – O Padre, che nel Cristo risorto ci hai donato il tuo Spirito, ascolta la preghiera che ti abbiamo elevato e custodisci in noi l’opera della tua salvezza.

Per Cristo nostro Signore.   T - Amen.

 

 

 

LITURGIA EUCARISTICA

 

PRESENTAZIONE DEI DONI

G – I doni che presentiamo all’altare siano il segno dei nostri cuori santificati dalla grazia del Risorto.

 

SULLE OFFERTE

C - Accogli, o Signore, i doni del tuo popolo [e di questi nuovi battezzati]: tu che ci hai chiamati alla fede e rigenerati nel Battesimo, guidaci alla beatitudine eterna.

Per Cristo nostro Signore.   T – Amen.

 

PREFAZIO Pasquale I

 

ANAMNESI

C – Mistero della fede.

T – Tu ci hai redenti con la tua croce

e la tua risurrezione:

salvaci, o Salvatore del mondo.

 

PREGHIERA DEL SIGNORE

C – Senza aver visto Dio, abbiamo la gioia di credere in lui e di abbandonarci a lui con fiducia. In lui, che ha risuscitato il suo Figlio i nostri cuori inquieti trovano pace. Per questo cantiamo [diciamo] insieme:  

T - Padre nostro...

 

SCAMBIO DI PACE

C – Signore Gesù Cristo,

il Primo e l’Ultimo, il Vivente

che anche otto giorni dopo la tua risurrezione

hai salutato gli apostoli riuniti

con l’augurio pasquale della pace,

non guardare ai nostri peccati e alle nostre divisioni,

ma dona unità e pace

a tutti coloro che credono in te senza vederti.

Poiché tu solo sei la vera nostra pace

e l’amore indistruttibile.

Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.  

T – Amen.

 

C – La pace del Signore si sempre con voi.

T – E con il tuo spirito.

 

D – Nello Spirito del Cristo risorto, scambiatevi l’augurio pasquale della pace.

 

COMUNIONE

G – «Beati quelli che pur non avendo visto crederanno!».

Beati noi a cui è dato di vedere e di mangiare il corpo di Cristo Risorto, Pane di vita per l’uomo in ricerca della verità!

Accostiamoci alla Mensa dell’Amore, alimentando la nostra fede in Colui che ci ha salvati e redenti: questo Pane ci permette di fare la stessa esperienza delle prime Comunità Cristiane, che erano «un cuore solo e un’anima sola».

 

RINGRAZIAMENTO ALLA COMUNIONE

G – Ogni anno, Signore Gesù,

Tommaso mi dà appuntamento

con i suoi dubbi, con le sue fatiche

e mi induce a riprendere la strada

che porta alla fede in te, il Crocifisso risorto.

Il passaggio oscuro attraverso la passione e la morte

non è stato un incidente di percorso.

Se ora sei risorto e vivo

è perché hai accettato

quello che sembrava un fallimento:

l’inviato di Dio, il suo Figlio,

fragile e disarmato, nelle mani dei nemici,

ferito e sbeffeggiato e poi messo a morte.

Avverto anch’io, come Tommaso,

qualcosa che stride terribilmente

con l’immagine che mi sono fatta di Dio

e capisco il suo bisogno di vedere e toccare.

Per questo oggi ti chiedo di trovare la forza

per affidarmi a te e per accettare

che tu, lo sconfitto, il perdente,

sia veramente il vincitore.

E, quel che è più duro, ti prego

di affrontare anch’io i tunnel oscuri

che troverò nella mia storia,

forte solo della certezza

che non sarò abbandonato perché tu

sei il mio Signore e il mio Dio.

(Roberto Laurita)

 

**G – Se credere è difficile, non credere è morte certa. Se sperare contro ogni speranza è eroico,

il non sperare è angoscia mortale.

Se amare ti costa il sangue, non amare è inferno.

Allora, Signore, apri i miei occhi

perché io possa vederti,

apri le mie mani perché possa toccarti,

purifica il mio cuore da ogni ostacolo,

sostienimi quando sono in bilico

tra credere e non credere,

rendi le mie orecchie attente alla tua voce,

fammi capire quando mi vieni incontro

con il tuo dono di pace autentica,

nelle persone attorno a me,

negli eventi che non comprendo.

Trasforma questo bisogno di risposte e spiegazioni,

quest’angoscia un po’ infantile in speranza,

il mio timore in canto,

le mie difese in gioia di risurrezione.

(Carlo Carretto)

 

RITI DI CONCLUSIONE

 

DOPO LA COMUNIONE

C - Dio onnipotente, la forza del sacramento pasquale che abbiamo ricevuto sia sempre operante nei nostri cuori. Per Cristo nostro Signore.    T – Amen.

 

BENEDIZIONE E CONGEDO

 

C – Il Signore sia con voi.  

T – E con il tuo spirito.

 

C – Dio, che nella risurrezione del suo Figlio unigenito ci ha donato la grazia della redenzione e ha fatto di noi i suoi figli, vi dia la gioia della sua benedizione.  

T – Amen.

 

C – Il Redentore, che ci ha donato la libertà senza fine,

vi renda partecipi dell’eredità eterna.  

T – Amen.

 

C – E voi, che per la fede in Cristo siete risorti nel Battesimo, possiate crescere in santità di vita per incontrarlo un giorno nella patria del cielo.  

T – Amen.

 

C – E la benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre.  

T – Amen.

 

C – Come Tommaso anche noi abbiamo un percorso da compiere per riconoscere il Risorto. Come Tommaso anche noi possiamo abbandonarci al suo amore, con i nostri dubbi e le nostre fatiche. È Lui, il Cristo, la sorgente perenne della nostra forza e della nostra speranza.

 

D – Portate a tutti la gioia del Signore risorto. Andate in pace. Alleluia, alleluia.

T - Rendiamo grazie a Dio. Alleluia, alleluia.

 

ANTIFONA MARIANA PASQUALE

 

T – Regina caeli, laetare, alleluia.

Quia quem meruisti portare, alleluia.

Resurrexit, sicut dixit, alleluia.

Ora pro nobis Deum, alleluia.

DOMENICA DI PASQUA - RISURREZIONE DEL SIGNORE

31 Marzo 2024

«Non avevano ancora compreso la Scrittura,

che egli doveva risorgere dai morti»

 

DOMENICA DI PASQUA - RISURREZIONE DEL SIGNORE

31 Marzo 2024

Colore Liturgico: Bianco

«Non avevano ancora compreso la Scrittura,

che egli doveva risorgere dai morti»

 

-          “La risurrezione di Cristo è il cuore dell’anno liturgico, il fondamento della fede cristiana e la «pietra d’angolo» della nostra speranza e della nostra salvezza. Il dono del Figlio «fino alla morte» distrugge il potere del peccato e inaugura una nuova strada per la riconciliazione dell’umanità e del mondo con Dio.

-          Dio vince la morte. La risurrezione è l’avvenimento più rilevante e fondamentale del cristiano e quindi dell’uomo in genere: con la sconfitta della morte, è donata la possibilità di entrare già nella vita eterna. Non è un’acquisizione facile. Il Vangelo lo afferma senza mezzi termini: Maria Maddalena non l’ha compreso, fugge convinta che qualcuno abbia portato via il corpo del suo Maestro; Pietro appare anch’egli perplesso; l’unico che «vide e credette» è il discepolo amato, colui che aveva sempre avuto un rapporto particolare con Gesù. La strada da percorrere è lunga, sono necessarie le condizioni opportune perché essa giunga a destinazione. La vera comprensione del Cristo può accadere con lo svolgimento del gravoso, ma fruttuoso, compito assegnato dal Maestro risorto ai suoi: annunciare che lui è il giudice universale voluto da Dio. Chi crederà in lui, avrà la remissione dei peccati.

-          La fede cristiana è fede in Dio Padre che risuscita Gesù: in lui la vita divina abita in pienezza e da lui, il Signore risorto, arriva anche a noi. In lui il Padre rinnova la creazione, rende nuovo ogni essere umano, ripristi­na l'immagine e la somiglianza con lui. La Pasqua di Gesù è perciò la fon­te della nostra speranza: non siamo destinati al nulla, al fallimento, ma a partecipare della vita eterna di Dio.

-          Il sentiero della Pasqua è una primavera per il cristiano che ha vissuto intensamente l’itinerario della Quaresima e si è aperto con gioia alla speranza della Vita nuova. Una linfa e un entusiasmo nuovo scorrono nelle sue vene: egli avverte che la sua esistenza è stata strappata una volta per tutte alla morte e a tutto ciò che la mortifica. È una primavera anche per tutta la Comunità cristiana, spinta verso orizzonti nuovi, animata da un nuovo coraggio e dal desiderio di una testimonianza più viva.

-          La celebrazione di oggi prende le mosse dalle espressioni esultanti che preghiamo nella sequenza: «Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa. Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto». È un annuncio di gioia che deve pervadere l’esistenza del cristiano. Siamo sicuri che verrà accolto nel profondo dell'esistenza di ognuno, come una luce che rischiara il cammino quotidiano? Oppure correrà il rischio di scivolare via, senza scalfire, senza produrre alcun effetto? Richiamerà alla memoria fatti, atteggiamenti, scelte, volti che ci hanno reso palpabile questa realtà? Oppure si ridurrà solamente a un momento rituale, tanto solenne quanto disancorato dalla realtà di ogni giorno e dai suoi problemi? Si tratta di vivere la Pasqua, di farne l’esperienza nella propria carne. Si tratta di testimoniare nella nostra esistenza un’altra vita, nuova, piena, donata. Così siamo invitati a considerare tutte quelle piccole “risurrezioni” che ci consentono di intravedere ciò che è accaduto in Gesù Cristo. Quando l’amore ha fatto il primo passo e ha permesso il perdono ... Quando lo sguardo o la mano tesa hanno consentito all’uomo ferito di rialzarsi e di riprendere il cammino ... Quando la vita è stata condivisa e donata ... Tutte queste piccole “risurrezioni” al plurale sono un segno e un invito. Non occorre cercare altrove: la risurrezione ci è già donata.

-          La forza della risurrezione di Cristo ha la capacità di coinvolgere tutti. I segni della tomba vuota offrono un indizio valido per il discepolo «che Gesù amava» e sono offerti anche a noi attraverso il Vangelo. Da questo spunto e da altri, che possono essere accolti nella nostra vita, parte il cammino della relazione personale che ogni credente deve instaurare con il Cristo risorto. Insieme condividiamo il punto di partenza e, dopo aver vissuto il nostro cammino di adesione a Cristo, ci ritroviamo insieme a celebrare il Signore della vita.

-          Inizia un tempo esaltante con la Domenica di Pasqua, “pesach”, che significa “passare oltre”, a ricorda­re la Pasqua ebraica, che celebra il passaggio del Mar Rosso, la liberazione dalla schiavitù dell’Egitto. Pesach acquista per noi cristiani un significato nuovo, inaudito: rievoca il passaggio dell’umanità dalla morte alla vita e apre il tempo a un tempo nuovo. Liberati dal peccato con il sacrificio della croce e chiamati a risorgere con Gesù, per noi il tempo di Pasqua è il tempo in cui si “gioca” la nostra fede, perché vana sarebbe se Cristo non fosse davvero Risorto. Ma per chi davvero crede nella risurrezione della carne non può che essere il tempo della gioia. «Siate sempre lieti» (1 Ts 5,16), scriveva Paolo ai Tessalonicesi, perché con la Pasqua la gioia annunciata dall’angelo ai pastori alla nascita del Salva­tore diviene una certezza. Nel tempo di Pasqua trova senso il mistero di un Bambino arrivato dal Cielo per poi morire crocifisso, come il più infimo dei malfattori. La sofferenza della croce si apre alla pienezza della gio­ia, non quella del mondo legata all’attimo fuggente, ma quella profonda, spirituale che nasce dalla consapevolezza che Cristo, il Buon Pastore che dà la vita per le sue pecore, è con noi, sempre: «Ecco, io sarò con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo» (Mt 28,20). Non c’è allora altra certezza che potrebbe renderci più felici della compagnia del Risorto, che, vinta la morte per la nostra salvezza, si presentò alle donne e ai discepoli per illuminarli di gioia: «Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'an­nunzio ai suoi discepoli» (Mt 28,8) e «i discepoli gioi­rono al vedere il Signore» (Gv 20,20).

-          Il Mistero pasquale è il centro della fede, della vita e della Liturgia cri­stiana. Esso permette di rivivere in ogni tempo l’evento trasformante della morte-risurrezione di Gesù, che riassume l’intera sua vita, il suo insegnamento e il suo significato messianico. Da esso viene illuminata anche la vita dei credenti, la loro destinazione e, in definitiva, da esso scaturisce speranza per tutta l’umanità. La vitalità che proviene dalla Pasqua invita i cristiani a collaborare con Dio per rinnovare il mondo: gli Atti degli Apostoli, che accompagna­no la Liturgia del tempo pasquale descrivono i primi passi guidati dallo Spirito, il dono del Risorto. La liberazione fondamentale che viene an­nunciata e cercata è la liberazione da ogni forma di “peccato”, individuale e sociale. E l’esperienza pasquale della libertà, se autentica, riguarda tutti gli ambiti della vita umana. La Celebrazione Eucaristica si fa mediatrice della lode e del ringrazia­mento che devono scaturire spontanei dalla esperienza vissuta della Pa­squa, ogni giorno.

-          In questo Giorno santissimo la Chiesa esprime la sua gioia per la Risurrezione di Gesù, il Signore, e professa la sua fede in Lui che vive, al di là della morte. Egli è il primo dei viventi, in lui il Padre rinnova la creazione. La Comunità cristiana riceve così la missione di annunciare al mondo, nella forza dello Spirito di Gesù, la speranza di una vita resa nuova. Al di là di ogni naufragio, al di là di tutte le sofferenze, oltre barriere e divisioni possiamo ricostruire le nostre storie personali e lavorare per una storia dell’umanità all’insegna della riconciliazione e dell’amore. Ogni uomo e ogni donna possono impegnarsi per diffondere una nuova cultura della vita, perché Cristo, nostra Pasqua, è risorto! Nella notte più chiara del giorno la Parola onnipotente di Dio che ha creato i cieli e la terra e ha formato l’uomo a sua immagine e somiglianza, chiama a una vita immortale l’uomo nuovo, Gesù di Nazareth, Figlio di Dio e Figlio di Maria. Pasqua è, dunque, annuncio del fatto della risurrezione, della vittoria sulla morte, della vita che non sarà distrutta.

-          L’aurora più sfolgorante della storia poggia su un’assenza significativa che sembra negare una presenza essenziale. La prima produce sconcerto, ribaltoni ed ansia. La presenza risulta ancor più necessaria per esaltare la vita, per costruire la pace, per rendere nuova la gioia. E tutto ruota attorno a Lui che manca e tutto il resto sembra irrimediabilmente scomparso. Questo capovolgimento delle attese crea lo sconvolgimento dei dati di fatto. E per ritrovare l’ordito della verità pasquale si inizia la corsa della ricerca, dell’annuncio, della conferma. È stato tanto il bene compiuto da Gesù; sono stati illuminanti i messaggi da Lui consegnati alla storia degli uomini; è risultata una questione di vita o di morte la sua presenza o la sua assenza tra di noi. Ora che “non è più”, si scopre l’essenzialità della presenza del Messia: è insufficiente farne memoria, bisogna celebrarne il memoriale. La Legge, la dottrina e le parole non bastano. Per incontrare, conoscere e vivere il suo messaggio bisogna ritrovarlo Risorto sulle nostre strade, accoglierlo come “pane azzimo” capace di soddisfare la fame di vita di ogni vivente, sperimentarlo come costruttore di pace nel groviglio delle conflittualità violente del tempo presente. Tutto questo evidenzia come senza di Lui siamo poveri di verità, mendicanti di infinito, segnati da debolezze esistenziali. Solo la sua risurrezione mette in atto le vertigini che ci immettono nella nuova storia dell’umanità. Solo la sua presenza ci dona la “libertà” necessaria per annunciare l’evento pasquale fino ai confini della terra. Solo la Pasqua ci libera dalla codardia dei pusillanimi nello spirito. E, tuttavia, solo di fronte al Risorto emerge la relatività della nostra storia perché la storia, ormai, deve fare i conti con Lui. Si riparte col nuovo di fronte al sepolcro vuoto. Questa novità inizia con l’incredibile atteggiamento dell’apostolo prediletto che, giunto al sepolcro «si chinò, vide i teli posati là... poi entrò, e vide e credette».

-          La Pasqua è, per ogni cristiano, l’inizio del pellegrinaggio al sepolcro vuoto. Ogni Domenica il sepolcro ci attende per riempirlo della pienezza della Parola in quanto tutto si è compiuto “secondo le Scritture”. Ed è la fecondità della Parola che ce lo fa incontrare risorto nel gesto dello spezzare il pane. Solo i ricercatori appassionati e instancabili del Risorto diventano gli annunciatori credibili e completi di questo evento pasquale. E’ qui che trova senso il pianto della gioia. E’ qui la gioia nata dal pianto della vita diventa contagiosa.

-          Una Pasqua non può essere uguale ad un’altra. Ognuna viene a inserirsi in un momento unico e irripetibile per la storia personale e collettiva. Ognuna porta con sé una domanda ed una risposta specifica, chiede una decisione di fede o una sua verifica particolare. Il discepolo che Gesù amava ha creduto alla risurrezione osservando alcuni indizi particolari nel sepolcro. Noi dobbiamo credere basandoci sull’annuncio di coloro che Gesù ha costituito suoi testimoni. Tuttavia, il sepolcro vuoto, le apparizioni, i segni compiuti da Gesù sono testimonianze, ma se manca la fede, sono lettera morta. Giovanni, sulla soglia del sepolcro, “vede e crede”. Tra il “vedere” e il “credere” non ci sono spazi vuoti, non c’è spazio per riflessioni o ragionamenti. Il “vedere” non ammette discussioni. In altre parole l’amore è sempre la strada più corta per giungere alla fede.

-          La risurrezione è un evento che vorremmo vedere, possedere… mentre rimane avvolto nel mistero. E’ un evento preparato lungamente, profetizzato ed ora compiuto. Un evento che aiuta a comprendere la storia del passato e illumina di speranza il futuro. Credere è scommettere ancora una volta sulla verità della sua Parola, è leggere gli avvenimenti con gli occhi di Dio, è vedere nei “segni” quotidiani il “segno” della Pasqua. La risurrezione non è un evento relegato nel passato, ma continua nell’oggi della nostra storia. Se davvero crediamo nel Risorto, se lo abbiamo veduto non possiamo tacere. Siamo corsi al sepolcro per cercarlo tra i morti, ora corriamo nel mondo per annunciare a tutti che egli è vivo. Lui ci precede. Sempre.

-          Il Signore, nel mattino di Pasqua, si rivela come “il Signore della Vita”. La Liturgia celebra questa novità assoluta. E’ la novità che si fa “invasiva” nei nostri confronti. Ci ricorda che possiamo celebrare nell’Eucaristia questo evento di grazia. L’alba della Pasqua diventa chiave di lettura del mistero dell’uomo che intravede la possibilità di ricevere, nella celebrazione del Mistero, la vita divina che è vincente sulla nostra morte. Celebrando la Pasqua si impara come diventare cristiani sia diventare pienamente uomini. Si percepisce, infatti, che la nostra vita è una storia d’amore. Lasciandoci chiamare dal Risorto e lasciandoci amare da Lui si va oltre i nostri calcoli e si entra nello spazio inedito della vita, dell’amore, della gloria.

-          Oggi è il “dies Domini”, il vero giorno di Cristo risorto. Il giorno del passaggio di Dio in mezzo agli uomini che ridona vita. La Celebrazione sia una festa in tutto. Anche i fedeli che non frequentano abitualmente percepiscano che la Comunità cristiana ha un messaggio grande da trasmettere. È bene curare in modo particolare l’accoglienza, magari con la presenza alla porta della Chiesa di alcuni collaboratori del Parroco. In questo modo l’Eucaristia perde un po’ di quell’anonimato che purtroppo la circonda.

-          Cosa significa allora celebrare la Pasqua? Cosa significa credere nella risurrezione di Gesù? Significa riconoscere la forza dell'amore, capace di sconfiggere le forze del male quando sembrava che queste avessero l’ultima parola. Significa accogliere la novità di un amore che si rivela attraverso la spoliazione più completa, fino ad apparire del tutto fragile e disarmato. Significa abbandonarsi a questo amore, lasciandosi alle spalle le proprie paure e il ricordo delle proprie infedeltà, per lasciarsi colmare da una Presenza che porta gioia e pace.

-          Alla luce di quanto detto, la Liturgia di oggi sia estremamente curata in quanto è un “prolungamento” della stessa solenne Veglia celebrata nella notte; pertanto, tutti i segni-simboli di cui ci siamo serviti stanotte siano ben in evidenza almeno per tutto questo giorno e la sua ottava.

 

 

RITI DI INTRODUZIONE

 

INTRODUZIONE

G – L’annuncio di Pasqua, “Cristo è risorto!”, oggi attraversa non solo la Liturgia che ci apprestiamo a celebrare, ma il mondo intero.

Cristo è risorto! Ecco la buona notizia che ha squarciato la notte.

La nostra esistenza personale viene strappata alla tristezza e al dubbio e viene colmata di speranza. Anche il nostro patire, anche la nostra fatica, anche i nostri insuccessi ricevono un senso. Anche il nostro morire è proiettato verso una vita nuova, verso quei cieli nuovi e quella nuova terra che non sono un sogno, un’illusione, ma una realtà che comincia proprio a partire dalla risurrezione di Gesù.

Accogliamo la parola dei primi testimoni, permettiamo loro di ridestare la nostra fede. Accompagniamo coloro che andarono alla tomba di Gesù in un mattino come questo e riviviamo la loro scoperta.

 

SALUTO

C – Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.   T – Amen.

 

C – La grazia e la pace di Dio, nostro Padre, e del Signore nostro Gesù Cristo, il Risorto, siano con tutti voi.   T – E con il tuo spirito.

 

RITO PER L’ASPERSIONE DOMENICALE

CON L’ACQUA BENEDETTA

DURANTE LA VEGLIA PASQUALE

 

C - Fratelli e sorelle carissimi, la gioia dell’annuncio della Risurrezione del Signore giunge a noi dalla Veglia pasquale. Trasfigurati dalla luce del Risorto e in comunione con tutti i discepoli di Cristo, nel segno dell’acqua, facciamo memoria del nostro Battesimo per partecipare in novità di vita al banchetto eucaristico.

 

Mentre si esegue l’antifona “Ecco l’acqua…” o un canto appropriato, il Celebrante asperge sé stesso, quanti stanno in presbiterio e l’assemblea. Poi conclude:

 

C - Dio onnipotente ci purifichi dai peccati e per questa celebrazione dell’Eucaristia ci renda degni di partecipare alla mensa del suo regno nei secoli dei secoli.   

T – Amen.

 

Se non fosse possibile svolgere il rito di aspersione, si usi il seguente formulario per l’Atto penitenziale.

 

ATTO PENITENZIALE

C – Fratelli e sorelle, oggi il Signore Gesù Cristo ha sconfitto le tenebre del peccato e della morte. Per accogliere nella nostra vita il dono della grazia che ci viene da lui, riconosciamo davanti a Dio e ai nostri fratelli le fragilità e i peccati che ostacolano la nostra vita da risorti.

 

-          Signore, nostra pace. [Kyrie, eleison]  
T – Kyrie, eleison.

-          Cristo, nostra Pasqua. [Christe, eleison]  
T – Christe, eleison.

-          Signore, nostra vita. [Kyrie, eleison]  
T – Kyrie, eleison.

 

C – Dio onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna.  

T – Amen.

 

GRANDE DOSSOLOGIA

 

COLLETTA

C - O Padre, che in questo giorno, per mezzo del tuo Figlio unigenito, hai vinto la morte e ci hai aperto il passaggio alla vita eterna, concedi a noi, che celebriamo la risurrezione del Signore, di rinascere nella luce della vita, rinnovati dal tuo Spirito.

Per il nostro Signore Gesù Cristo...   T – Amen.

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA

 

PRESENTAZIONE DELLA PAROLA DI DIO

G – La prima predicazione degli apostoli è centrata sul mistero della risurrezione, compimento delle antiche promesse. Solo nella relazione personale con Gesù è possibile aprirsi alla gioia del mattino di Pasqua: il Signore è risorto!

 

PRIMA LETTURA: At 10,34a.37-43

Noi abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti.

 

Dagli Atti degli Apostoli

In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui.
E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti.
E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome».

Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.

 

SALMO RESPONSORIALE: dal Salmo 117

 

Rit.  Questo è il giorno che ha fatto il Signore:

rallegriamoci ed esultiamo.

 

Rendete grazie al Signore perché è buono,

perché il suo amore è per sempre.

Dica Israele: / «Il suo amore è per sempre».

 

La destra del Signore si è innalzata,

la destra del Signore ha fatto prodezze.

Non morirò, ma resterò in vita

e annuncerò le opere del Signore.

 

La pietra scartata dai costruttori

è divenuta la pietra d’angolo.

Questo è stato fatto dal Signore:

una meraviglia ai nostri occhi.

 

SECONDA LETTURA: Col 3,1-4

*Cercate le cose di lassù, dove è Cristo.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossési

Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra.
Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.

Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.

 

**oppure: 1 Cor 5,6b-8

Togliete via il lievito vecchio per essere pasta nuova.

 

SEQUENZA

 

Alla vittima pasquale,

s’innalzi oggi il sacrificio di lode.

L'agnello ha redento il suo gregge,

l'Innocente ha riconciliato / noi peccatori col Padre.

 

Morte e Vita si sono affrontate

in un prodigioso duello.

Il Signore della vita era morto;

ma ora, vivo, trionfa.

 

«Raccontaci, Maria: che hai visto sulla via?».

«La tomba del Cristo vivente,

la gloria del Cristo risorto,

e gli angeli suoi testimoni, / il sudario e le sue vesti.

Cristo, mia speranza, è risorto

e vi precede in Galilea».

 

Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto.

Tu, Re vittorioso, portaci la tua salvezza.

 

CANTO AL VANGELO: cfr. 1 Cor 5,7b-8a

 

Alleluia, alleluia.

Cristo, nostra Pasqua, è immolato:

facciamo festa nel Signore.

Alleluia.

 

VANGELO: Gv 20,19 - Egli doveva risuscitare dai morti.

 

+ Dal Vangelo secondo Giovanni

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

Parola del Signore
.   Lode a Te, o Cristo.

 

OMELIA….

 

Alla Messa vespertina si proclama la seguente pagina evangelica:

Lc 24,13-35 - Resta con noi perché si fa sera.

 

PROFESSIONE DI FEDE

C - Fratelli e sorelle carissimi, per mezzo del Battesimo siamo divenuti partecipi del mistero pasquale del Cristo, siamo stati sepolti insieme con lui nella morte, per risorgere con lui a vita nuova.

Ora, al termine del cammino penitenziale della Quaresima, rinnoviamo le promesse del nostro Battesimo, con le quali un giorno abbiamo rinunziato a satana e alle sue opere e ci siamo impegnati a servire fedelmente Dio nella santa Chiesa cattolica.

 

C – Rinunziate al peccato, per vivere nella libertà dei figli di Dio?   T - Rinuncio.

C – Rinunziate alle seduzioni del male, per non lasciarvi dominare dal peccato?   T - Rinuncio.

C – Rinunziate a satana, origine e causa di ogni peccato?   T - Rinuncio.

 

C - Credete in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra?   T - Credo.

C - Credete in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, che nacque da Maria Vergine, morì e fu sepolto, è risuscitato dai morti e siede alla destra del Padre?   T - Credo.

C - Credete nello Spirito Santo, la Santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne e la vita eterna?  

T - Credo.

 

C - Dio onnipotente, Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha liberati dal peccato e ci ha fatto rinascere dall’acqua e dallo Spirito Santo, ci custodisca con la sua grazia in Cristo Gesù nostro Signore per la vita eterna.  

T - Amen.

 

PREGHIERA DEI FEDELI

C – La Pasqua di Cristo Signore riempie di gioia tutta la terra. Nel nome del Risorto, eleviamo al Padre la nostra preghiera.

L - Preghiamo insieme cantando [dicendo]:

Per la santa risurrezione del tuo Figlio,

ti preghiamo: ascoltaci!

 

  1. Perché la Chiesa, generata dalla morte e risurrezione del Signore, annunci su tutta la terra il lieto messaggio della vita nuova in Cristo, preghiamo.
  2. Perché i nuovi battezzati, segnati dal sigillo dello Spirito e nutriti dell'Eucaristia, siano aiutati dalla comunità a crescere nella fede, preghiamo.
  3. Perché la Pasqua che celebriamo sia annuncio di pace e invito alla fraternità per i popoli di tutta la terra, preghiamo.
  4. Perché coloro che soffrono ravvivino la loro speranza in Cristo Gesù, che ha vinto la morte e ha ridonato a noi la vita, preghiamo.
  5. Perché quanti non credono o fanno fatica ad accogliere la gioia trasformante della Pasqua, siano attratti dalla nostra testimonianza di fede e da ciò che stiamo celebrando. Preghiamo.
  6. Perché quanti vivono nel sepolcro, per via di invidie, gelosie, dissapori, incomprensioni, trovino nel segno della pietra ribaltata la forza di risorgere con Cristo a vita nuova. Preghiamo.
  7. Perché i nostri fratelli che hanno varcato la soglia della morte risplendano della luce di Cristo risorto, preghiamo.
  8.  

C – Ascolta le nostre preghiere, o Padre, e fa’ che dimoriamo nella vita nuova che il tuo Figlio ci ha inaugurato per noi nel Mistero pasquale attraverso il Battesimo. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.  

T - Amen.

 

LITURGIA EUCARISTICA

 

PRESENTAZIONE DEI DONI

G – L’annuncio della Pasqua si realizza in noi con l’Eucaristia.

Con il pane e il vino, offriamo al Signore la nostra vita segnata dalla gioia della Risurrezione.

 

SULLE OFFERTE

C - Esultanti per la gioia pasquale, ti offriamo, o Signore, questo sacrificio nel quale mirabilmente rinasce e si nutre la tua Chiesa.

Per Cristo nostro Signore.   T – Amen.

 

PREFAZIO Pasquale I e Canone Romano (PE I)

 

ANAMNESI

C – Mistero della fede.

T – Tu ci hai redenti con la tua croce

e la tua risurrezione:

salvaci, o Salvatore del mondo.

 

PREGHIERA DEL SIGNORE

C – Rinati dall’acqua e dallo Spirito Santo, uniti nella stessa fede, riconciliati con Dio attraverso la Pasqua di Cristo, osiamo rivolgerci al Padre con la preghiera dei figli, resi eredi della vita eterna.

Cantiamo [diciamo] insieme:   T - Padre nostro...

 

SCAMBIO DI PACE

C – La gioia di questo giorno porta tra di noi la gioiosa speranza della vita divina e della fraternità umana universale.

 

D – Nello Spirito del Cristo risorto, scambiatevi l’augurio pasquale della pace.

 

COMUNIONE

G - «Cristo nostra Pasqua è stato immolato»!

L’Eucaristia che accogliamo ci fa incontrare con il Risorto. Apriamoci a questo dono perché la Sua vita immortale germogli in noi. Togliamo ogni sorta di male per essere sempre pronti a camminare verso il banchetto eterno della gioia e della vita.

La Pasqua diventa per noi una fondamentale base d’appoggio per la comprensione della vita. Ogni avvenimento può diventare un evento che ci fa dire: «Qua è spuntato fuori qualcosa». La Pasqua sta succedendo ora, nella mia vita: dove altri vedono solo disfatta o incertezza, il cristiano vede Cristo che risorge. Una speranza nuova riempie allora la vita di colui che vede e crede.

 

RINGRAZIAMENTO ALLA COMUNIONE

 

*G – Cristo Gesù, aiutaci a credere che sei risorto,

che sei vivo, reale, persona vera, presente per sempre,

aiutaci a gioire nel profondo.

Fa’ che siamo trasformati da questa verità,

anche se ci pare difficile da credere,

improbabile e sconvolgente.

Aiutaci a vedere le bende ormai inutili

per renderci conto che quella tomba vuota

ha cambiato le sorti di ognuno di noi,

ha dato la speranza definitiva e assoluta.

Fa’ che smettiamo di lamentarci o piangerci addosso,

di comportarci come se Tu fossi assente

e irraggiungibile,

dacci la fede per dire a tutti la novità della tua Pasqua,

l’entusiasmo per correre e dare la notizia a ogni uomo.

Riempici della gioia della Risurrezione,

per vivere finalmente da risorti con te, Gesù,

ogni giorno,

per uscire dalle nostre case, dalle nostre chiese

per incontrare il Cristo vivente

nei fratelli e nelle sorelle sulle strade della vita.

(Gianfranco Calabrese)

 

 

 

RITI DI CONCLUSIONE

 

DOPO LA COMUNIONE

C - Proteggi sempre la tua Chiesa, Dio onnipotente, con l’inesauribile forza del tuo amore, perché, rinnovata dai sacramenti pasquali, giunga alla gloria della risurrezione.

Per Cristo nostro Signore.  T – Amen.

 

BENEDIZIONE E CONGEDO

 

C - Il Signore sia con voi.   T – E con il tuo spirito.

 

C – In questo santo giorno di Pasqua, Dio onnipotente vi benedica e, nella sua misericordia, vi difenda da ogni insidia del peccato.  

T – Amen.

 

C – Dio che vi rinnova per la vita eterna, nella risurrezione del suo Figlio unigenito, vi conceda il premio dell’immortalità futura.  

T – Amen.

 

C – Voi, che dopo i giorni della passione del Signore celebrate nella gioia la festa di Pasqua, possiate giungere con animo esultante alla festa senza fine.  

T – Amen.

 

C – E la benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre. 

 T – Amen.

 

D – Portate a tutti la gioia del Signore risorto.

Andate in pace. Alleluia, alleluia.

T - Rendiamo grazie a Dio. Alleluia, alleluia.

 

ANTIFONA MARIANA PASQUALE

 

T – Regina caeli, laetare, alleluia.

Quia quem meruisti portare, alleluia.

Resurrexit, sicut dixit, alleluia.

 

Ora pro nobis Deum, alleluia.

DOMENICA DELLE PALME

E DELLA PASSIONE DEL SIGNORE - B

24 Marzo 2024

“Per dare reale compimento alla propria passione e risurrezione,

Entrò nella sua città, Gerusalemme”

 

DOMENICA DELLE PALME

E DELLA PASSIONE DEL SIGNORE - B

24 Marzo 2024

Colore Liturgico: Rosso

“Per dare reale compimento alla propria passione e risurrezione,

Entrò nella sua città, Gerusalemme”

 

-       “Oggi l’ultima Domenica di Quaresima, quella che rievoca l’ingresso trion­fale di Gesù nella città santa tra la folla esultante e inneggiante, segna l’inizio della Settimana Santa, che culmina nel Triduo pasquale il cui vertice sarà la vittoria del Risor­to sulla morte. Oggi la Chiesa la Passione del Suo Signore in tutta la sua ampiezza e drammaticità, per introdur­re i fedeli con la migliore disposizione spirituale nel cuore dell’intero Anno liturgico.

-       In questa Domenica, preludio alla Pasqua del Signore, la Liturgia ci invita ad aprire gli occhi per contemplare, con lo sguardo illuminato dalla fede, il grande mistero dell’Amore che si sta compiendo. Per Gesù è giunta la sua “ora”: tutto è pronto! Lo Sposo fa il suo ingresso nella città amata dove desidera celebrare la Pasqua con i suoi. Alla sera, nella sala alta, lo Sposo rivelerà parole d’amore e stabilirà l’eterna Alleanza incisa nel cuore. Imitiamo le folle di Gerusalemme ed entriamo dietro a Gesù nella città santa, per seguirlo sino alla croce ed essere così partecipi della sua risurrezione. E’ questa, infatti, la prospettiva teologica con la quale celebrare la Santa Settimana: la croce è la via che porta alla risurrezione.

-       È in questa settimana che noi contempliamo gli eventi che fondano la nuova Alleanza in Cristo Gesù, la nuova Creazione che avviene attraverso il Verbo Incarnato (e che sta al centro della grande Veglia Pasquale). E’ in questa settimana che veniamo messi davanti all’opera della salvezza e riconosciamo l’azione di Dio: del Padre, sorgente dell’Amore; del Figlio, che si incarna e va incontro alla morte per realizzare un progetto d’Amore; dello Spirito, soffio di vita che il Crocifisso restituisce al Padre e che diventa il dono del Risorto.

-       La Liturgia invita a riflettere sul Mistero centrale della fede cristiana ossia sulla passione, morte e risurrezione del Signore. Il contrasto che la stessa Liturgia crea tra ingresso festoso di Gesù in Gerusalemme e annuncio della sua passione vuole evidenziare il vero significato del messianismo di Gesù: egli non risponde alle attese di un messia trionfante, che instaura un nuovo ordine politico e sociale, ma si pone piuttosto al servizio degli uomini nella linea del servo di Dio sofferente, obbediente fino alla morte.

-       La Liturgia di questa Domenica mette insieme due tradizioni liturgiche che esprimono i due versanti del Mistero pasquale: la tradizione liturgica della Chiesa di Gerusalemme che, partendo dal monte degli Ulivi, si mette in processione verso la città santa non tanto per ripresentare un mimo, quanto per celebrare un memoriale teso ad acclamare Colui che noi riconosciamo come il Signore risorto e sempre vivente; e la tradizione liturgica della Chiesa di Roma che, per prepararsi alle feste pasquali, proclamava il racconto della Passione del Signore.

-       Tutto l’impegno quaresimale di penitenza e di conversione in questa Domenica viene focalizzato attorno al momento cruciale del Mistero di Cristo e della vita cristiana: la croce come obbedienza al Padre e solidarietà con gli uomini, la sofferenza del Servo del Signore (cfr. Prima Lettura) inseparabilmente congiunta alla gloria (Seconda Lettura). La strada che Gesù intraprende per salvare (= per regnare) si pone in contrasto con ogni più ragionevole attesa perché egli sceglie non la forza e la ricchezza, ma la debolezza e la povertà.

-       In questi anni di conflitti in Europa e nel mondo non è facile parlare in modo concreto di riconciliazione: “fare un passo indietro”, “perdonare i torti subiti” o addirittura “porgere l’altra guancia” suonano molto fuori luogo, ma solo perché sono diventati consigli moralistici da dare ad altri. Della mitezza di Gesù, Servo sofferente per colpa di altri, devo farmi carico io, prima che gli altri. È la radicalità di un Dio che, radicalmente, rinuncia alla propria divinità per condividere in tutto e per tutto il dolore dell’umanità. Gesù lascia fare, affinché nel cuore di chi lo guarda emerga l’unico sentimento capace di trasformare davvero il cuore: la compassione, che ci impedisce di ragionare freddamente di numeri, ricordandoci che quei numeri sono persone. Al loro posto potremmo esserci noi, potrebbero esserci i nostri cari, sicuramente al loro posto c’è il Signore Gesù, perché così ha scelto. Potremmo dire che Gesù ci salva mediante la croce perché suscita la nostra compassione, e la compassione è l’unica cosa che, come esseri umani, ci può salvare.

-       Vertice della Liturgia della Parola è la proclamazione della Passione del Signore: è a questo centro che occorre volgere l’attenzione, più che alla processione delle palme. I ramoscelli d’olivo non sono un talismano contro possibili disgrazie; al contrario, sono il segno di un popolo che acclama al suo Re e lo riconosce come Signore che salva e che libera. Ma la sua regalità si manifesterà in modo sconcertante sulla croce. Proprio in questo misterioso scandalo di umiliazione, di sofferenza, di abbandono totale si compie il disegno salvifico di Dio. Nell’impatto con la croce la fede vacilla: il peso di una forca schiaccia il Giusto per eccellenza e sembra dar ragione alla potenza dell’ingiustizia, della violenza e della malvagità. Sale inquietante la domanda del “perché?” di questo cumulo insopportabile di sofferenza e di dolore che investe Gesù, il Crocifisso, e con lui tutti i crocifissi della storia. Sulla croce muoiono tutte le false immagini di Dio che la mente umana ha partorito e che noi, forse, continuiamo inconsciamente ad alimentare. Dov’è l’onnipotenza di Dio, la sua perfezione, la sua giustizia? Perché Dio non interviene in certe situazioni intollerabili?

-       Solo la fede è capace di leggere l’onnipotenza di Dio nell’impotenza della croce. E’ l’impotenza dell’Amore. Gesù ha talmente amato il Padre («obbediente fino alla morte e alla morte di croce»: Seconda Lettura) da accogliere liberamente il suo progetto “per noi uomini e per la nostra salvezza”. Gesù non muore perché lo uccidono, ma perché egli stesso “si consegna” (cfr. Gal 2,20) con libertà sovrana, per amore. Questo amore supremo che egli dona perdendo sé stesso e diventando solidale con tutte le umiliazioni, i dolori, i rifiuti patiti dall’uomo, dà la misura dell’annientamento (cfr. Seconda Lettura) di Gesù e manifesta il rovesciamento delle situazioni umane: la vera grandezza dell’uomo non sta nel potere, nella ricchezza, nella sopraffazione, nella considerazione sociale, ma nell’amore che condivide, che è solidale, che è vicino ai fratelli, che si fa servizio. Dio vince il dolore e la morte non togliendoli dal cammino dell’uomo, ma assumendoli in sé. Il Dio giusto si sottrae ai nostri schemi di giustizia, che reclamerebbero la vendetta immediata sui cattivi e sugli accusatori dell’Innocente: la sua giustizia si rivela perdonando e togliendo all’omicida anche il peso del proprio peccato. Il vinto che perdona il vincitore lo libera dalla sua aggressività mortale mostrandogli come l’amore vinca l’odio.

-       Nel legno della croce le prime generazioni cristiane hanno saputo scorgere il segno della regalità di Cristo. Gli evangelisti non hanno bisogno di attendere la risurrezione di Gesù per proclamare l’inizio del mondo nuovo. Già la croce è carica di novità, è l’inizio di un nuovo ordine di cose. Anche se tutto è apparentemente finito e le forze del male sembrano avere prevalso su Gesù, i segni che ne accompagnano la morte (cfr. Mc 15,37-39; Mt 27,51) lasciano filtrare la novità: il velo del tempio si squarcia indicando che l’antico tempio con i suoi ordinamenti e le sue attese è finito. Il Tempio nuovo è il corpo di Cristo che Dio ricostruirà con la risurrezione; e il primo ad entrare in questo Tempio sarà un pagano, il centurione, per la sua professione di fede (Mc 15,38; Mt 27,54). Nell’annientamento del Figlio di Dio nasce una nuova umanità. Il mistero della morte diventa mistero di vita e di trionfo.

-       In questa Domenica di Passione, la Croce è al centro della contemplazione della Comunità cristiana che in essa legge il progetto misterioso di Dio e adora la regalità di Cristo. Una regalità che rinuncia a schemi di potenza umana, che indica per quali strade umanamente illogiche passi la “gloria”, che diventa misura di confronto e di verifica nel servizio dei fratelli.

-       Colui che guida la celebrazione dovrebbe forse mettere in guardia l’assemblea dal considerarsi con troppa facilità tra i “fedeli”, tra coloro che sono già giunti alla risurrezione. Siamo tutti invitati, infatti, assieme ai discepoli, a percorrere in modo integrale l’itinerario che va dalle speranze, dalle incomprensioni, dagli scoraggiamenti, dai rifiuti, dalle viltà, dalle disillusioni all’accoglienza sorpresa dell’annuncio pasquale.

-       La celebrazione odierna è una delle più popolari dell’anno. Ci sono volti nuovi e altri già noti, che nelle celebrazioni della Settimana santa arricchiscono con la loro presenza la nostra Comunità radunata. Vengono per prendere il ramoscello d’ulivo la Domenica delle palme, l’acqua benedetta a Pasqua… e forse hanno qualche difficoltà a orientarsi nello spazio celebrativo. Possiamo certamente fare qualcosa per tutti, rendendo la nostra accoglienza più attenta e calorosa, attraverso dei piccoli servizi: per esempio, possiamo prevedere che qualcuno distribuisca dei rami di palma e/o ulivo unitamente ai foglietti con i canti; altri possono dare con molta discrezione delle indicazioni circa gli spazi per la celebrazione, ecc.

-       C’è un gesto che caratterizza questo giorno e che, di fatto, attira numerose presenze: la processione con i rami di ulivo. Essa gode di un’origine molto antica. Nel suo giornale di viaggio la pellegrina Egeria racconta che, alla fine del IV secolo, essa aveva luogo a Gerusalemme, con il Vescovo, e toccava i luoghi legati al passaggio del Signore, fino alla Basilica della Risurrezione. Tale rito entrò nella Liturgia papale, come viene attestato alla fine dell’XI secolo e fu in seguito adottato dalle Chiese dell’Occidente, assumendo un carattere trionfale, una vera e propria festa di Cristo Re. Il rito antico, tuttora in vigore in alcune regioni, prevedeva la processione fino all’interno della chiesa e l’apertura delle porte. Colui che presiedeva percuoteva con la croce la porta centrale: «Sollevate, porte, i vostri frontali. Alzatevi, porte antiche ed entri il re della gloria». Dall’interno il coro cantava: «Chi è questo re della gloria?». A questo punto si spalancavano i battenti ed il popolo entrava nella navata. Anche se priva di questo effetto “teatrale”, la processione comunque significa l’ingresso del popolo di Dio, al seguito di Gesù vittorioso, nella Gerusalemme celeste, cioè nella gloria della risurrezione. Si tratta di un gesto solenne, trionfale e colmo di speranza. Per il resto, la Liturgia ha un andamento piuttosto sobrio, austero. La Liturgia della Parola trova il suo culmine nella proclamazione della Passione, quest’anno secondo l’evangelista Marco. Un racconto lungo, senz’altro, ma che va al cuore della nostra fede. In esso Gesù appare come il Figlio obbediente e fedele alla volontà del Padre, che ripone in lui una fiducia totale. Gesù percorre la via dell’umiliazione e della morte per amore: per questo trionferà su ogni cattiveria e menzogna. A lui, risorto, e non al potere degli uomini, spetterà l’ultima parola sulla storia.”

 

COMMEMORAZIONE

DELL’INGRESSO MESSIANICO

DI GESÙ IN GERUSALEMME

 

I fedeli sono radunati in una chiesa succursale o in altro luogo; portano in mano i rami di ulivo o di palma.

Il Celebrante (che indossa il Piviale rosso) ed i ministranti (che portano turibolo, Croce, ceri, secchiello con l’acqua benedetta e aspersorio) vengono accolti mentre si esegue il canto di accoglienza.

 

MONIZIONE INTRODUTTIVA

DEL CELEBRANTE

C – Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.   T – Amen.

 

C – La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo, sia con tutti voi.  

T – E con il tuo spirito.

 

*C – Fratelli e sorelle, fin dall’inizio della Quaresima abbiamo cominciato a preparare i nostri cuori attraverso la penitenza e le opere di carità.

Oggi siamo qui radunati affinché con tutta la Chiesa possiamo essere introdotti al mistero pasquale del nostro Signore Gesù Cristo, il quale, per dare reale compimento alla propria passione e risurrezione, entrò nella sua città, Gerusalemme.

Seguiamo perciò il Signore, facendo memoria del suo ingresso salvifico con fede e devozione, affinché, resi partecipi per grazia del mistero della croce, possiamo aver parte alla risurrezione e alla vita eterna.

 

oppure:

** C - Fratelli carissimi, questa celebrazione liturgica ci introduce alla Settimana Santa nella quale celebriamo il Mistero Pasquale, sorgente della vita in Cristo.

Uniti alla Chiesa universale, accostiamoci con devozione al Signore nostro Gesù Cristo che, compiendo le profezie di Zaccaria, seduto su un asino entrò in Gerusalemme, mentre le folle lo salutavano agitando rami di palma. Seguiamolo con viva fede. Cristo fece il suo ingresso trionfale per compiere la sua opera come nostro Messia: Egli entra in Gerusalemme per soffrire, morire e risorgere. Uniamoci alle sue sofferenze sulla Croce per poter condividere la sua risurrezione e la vita nuova.

 

Dopo una breve pausa di silenzio, il Celebrante benedice i rami.

 

BENEDIZIONE DEI RAMI

C - Preghiamo.

 

*Dio onnipotente ed eterno, benedici + questi rami, e concedi a noi tuoi fedeli, che seguiamo esultanti Cristo, nostro Re e Signore, di giungere con lui alla Gerusalemme del cielo. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.   

T – Amen.

 

oppure:

** Accresci, o Dio, la fede di chi spera in te e concedi a noi tuoi fedeli, che oggi innalziamo questi rami in onore di Cristo trionfante, di rimanere uniti a lui, per portare frutti di opere buone. Per Cristo nostro Signore.  

T – Amen.

 

Il Celebrante asperge i rami senza dir nulla. Poi viene proclamato il brano evangelico che narra l’ingresso di Gesù in Gerusalemme.

 

VANGELO: Mc 11,1-10 o Gv 12,12-16

Benedetto colui che viene nel nome del Signore.

 

+ Dal Vangelo secondo Marco

Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli e disse loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui. E se qualcuno vi dirà: “Perché fate questo?”, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito”».
Andarono e trovarono un puledro legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono. Alcuni dei presenti dissero loro: «Perché slegate questo puledro?». Ed essi risposero loro come aveva detto Gesù. E li lasciarono fare.
Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra. Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano:
«Osanna!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide!
Osanna nel più alto dei cieli!».

Parola del Signore.   Lode a Te, o Cristo.

Subito dopo, il Diacono avvia la processione.

 

PROCESSIONE

D - Imitiamo, fratelli e sorelle, le folle che acclamavano Gesù, e procediamo in pace.

 

Ha, quindi, inizio la processione verso la chiesa, nella quale si celebra l’Eucaristia. I ministranti e i fedeli portano in mano i rami benedetti.

Giunti in Chiesa, si esegue il canto d’introito.

 

CELEBRAZIONE EUCARISTICA

 

Il Celebrante depone il piviale e indossa la casula; bacia l’altare e lo incensa. Poi si porta alla sede e inizia la Celebrazione Eucaristica con la preghiera Colletta.

 

Quando non ha luogo la Commemorazione dell’ingresso messianico di Gesù in Gerusalemme, nella Celebrazione Eucaristica si svolgono i Riti di introduzione come di consueto.

 

INTRODUZIONE

G - Celebriamo oggi la Domenica delle Palme e della Passione del Signore.

Abbiamo accompagnato Gesù in questo cammino quaresimale: con il suo ingresso a Gerusalemme, ora il Signore accetta di consegnarsi per essere messo in croce, senza covare nel cuore risentimento o desiderio di vendetta. Questa celebrazione ci faccia sentire uniti a lui, mentre compie la volontà del Padre su di noi.

 

SALUTO

C – Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.   T – Amen.

 

C – La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo, sia con tutti voi.  

T – E con il tuo spirito.

 

ATTO PENITENZIALE

C – Fratelli e sorelle, Gesù Cristo, vero servo obbediente del Padre, accetta il peso della croce: solo guardando a lui, torturato e ucciso per noi, possiamo renderci conto di quanto possono fare male tutte le nostre piccole meschinità. Deponiamole ora ai piedi del Signore Crocifisso e chiediamo umilmente perdono.

 

-       Signore, che fai passare dalla morte alla vita chi ascolta la tua parola. Kyrie, eleison.  

      T – Kyrie, eleison.

-       Cristo, che hai voluto essere innalzato da terra per attirarci a te. Christe, eleison.  
T – Christe, eleison.

-       Signore, che ci sottoponi al giudizio della tua croce. Kyrie, eleison.  
T – Kyrie, eleison.

 

C – Dio onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna.  

T – Amen.

 

COLLETTA

C - Dio onnipotente ed eterno, che hai dato come modello agli uomini il Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore, fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce, fa’ che abbiamo sempre presente il grande insegnamento della sua passione, per partecipare alla gloria della risurrezione.

Egli è Dio...  T – Amen.

 

LITURGIA DELLA PAROLA

 

PRESENTAZIONE DELLA PAROLA DI DIO

G – La figura del Servo sofferente di Isaia ci introduce nella Liturgia della Parola che trova il proprio culmine nel racconto della Passione del Signore. Lo “spreco” di Betania prefigura simbolicamente la logica del dono di Gesù, un’eccedenza d’amore che dal Crocifisso può diventare fonte di salvezza.

 

PRIMA LETTURA: Is 50,4-7

Non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi, sapendo di non restare confuso (terzo canto del Servo del Signore).

 

Dal libro del profeta Isaìa

Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo,
perché io sappia indirizzare
una parola allo sfiduciato.
Ogni mattina fa attento il mio orecchio
perché io ascolti come i discepoli.
Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.
Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto svergognato,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare confuso.

Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.

 

SALMO RESPONSORIALE: dal Salmo 21

 

Rit.  Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?

Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,

storcono le labbra, scuotono il capo:

«Si rivolga al Signore; lui lo liberi,

lo porti in salvo, se davvero lo ama!».

 

Un branco di cani mi circonda,

mi accerchia una banda di malfattori;

hanno scavato le mie mani e i miei piedi.

Posso contare tutte le mie ossa.

 

Si dividono le mie vesti,

sulla mia tunica gettano la sorte.

Ma tu, Signore, non stare lontano,

mia forza, vieni presto in mio aiuto.

 

Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli,

ti loderò in mezzo all’assemblea.

Lodate il Signore, voi suoi fedeli,

gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe,

lo tema tutta la discendenza d’Israele.

 

SECONDA LETTURA: Fil 2,6-11

Cristo umiliò se stesso, per questo Dio l'ha esaltato.

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési

Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
e ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è Signore!»,
a gloria di Dio Padre.

Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.

 

CANTO AL VANGELO: Fil 2,8-9

 

Lode e onore a te, Signore Gesù!

Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte

e a una morte di croce.

Per questo Dio lo esaltò

e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome.

Lode e onore a te, Signore Gesù!

 

VANGELO: Mc 14,1-15,47

Passione di nostro Signore Gesù Cristo

secondo Marco.

 

- Cercavano il modo di impadronirsi di lui per ucciderlo
Mancavano due giorni alla Pasqua e agli Àzzimi, e i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di catturare Gesù con un inganno per farlo morire. Dicevano infatti: «Non durante la festa, perché non vi sia una rivolta del popolo».

- Ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura
Gesù si trovava a Betània, nella casa di Simone il lebbroso. Mentre era a tavola, giunse una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo di puro nardo, di grande valore. Ella ruppe il vaso di alabastro e versò il profumo sul suo capo. Ci furono alcuni, fra loro, che si indignarono: «Perché questo spreco di profumo? Si poteva venderlo per più di trecento denari e darli ai poveri!». Ed erano infuriati contro di lei.
Allora Gesù disse: «Lasciatela stare; perché la infastidite? Ha compiuto un’azione buona verso di me. I poveri infatti li avete sempre con voi e potete far loro del bene quando volete, ma non sempre avete me. Ella ha fatto ciò che era in suo potere, ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura. In verità io vi dico: dovunque sarà proclamato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che ha fatto».

- Promisero a Giuda Iscariota di dargli denaro
Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai capi dei sacerdoti per consegnare loro Gesù. Quelli, all’udirlo, si rallegrarono e promisero di dargli del denaro. Ed egli cercava come consegnarlo al momento opportuno.

- Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?
Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.

- Uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà
Venuta la sera, egli arrivò con i Dodici. Ora, mentre erano a tavola e mangiavano, Gesù disse: «In verità io vi dico: uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà». Cominciarono a rattristarsi e a dirgli, uno dopo l’altro: «Sono forse io?». Egli disse loro: «Uno dei Dodici, colui che mette con me la mano nel piatto. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo, dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!».

- Questo è il mio corpo. Questo è il mio sangue dell’alleanza
E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».

- Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai
Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. Gesù disse loro: «Tutti rimarrete scandalizzati, perché sta scritto:
“Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse”.
Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea». Pietro gli disse: «Anche se tutti si scandalizzeranno, io no!». Gesù gli disse: «In verità io ti dico: proprio tu, oggi, questa notte, prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». Ma egli, con grande insistenza, diceva: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dicevano pure tutti gli altri.

- Cominciò a sentire paura e angoscia
Giunsero a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedetevi qui, mentre io prego». Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». Poi, andato un po’ innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell’ora. E diceva: «Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu». Poi venne, li trovò addormentati e disse a Pietro: «Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare una sola ora? Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». Si allontanò di nuovo e pregò dicendo le stesse parole. Poi venne di nuovo e li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti, e non sapevano che cosa rispondergli. Venne per la terza volta e disse loro: «Dormite pure e riposatevi! Basta! È venuta l’ora: ecco, il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».

- Arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta
E subito, mentre ancora egli parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. Il traditore aveva dato loro un segno convenuto, dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta». Appena giunto, gli si avvicinò e disse: «Rabbì» e lo baciò. Quelli gli misero le mani addosso e lo arrestarono. Uno dei presenti estrasse la spada, percosse il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio. Allora Gesù disse loro: «Come se fossi un brigante siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno ero in mezzo a voi nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Si compiano dunque le Scritture!». Allora tutti lo abbandonarono e fuggirono. Lo seguiva però un ragazzo, che aveva addosso soltanto un lenzuolo, e lo afferrarono. Ma egli, lasciato cadere il lenzuolo, fuggì via nudo.

- Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?
Condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi. Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile del palazzo del sommo sacerdote, e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco. I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. Molti infatti testimoniavano il falso contro di lui e le loro testimonianze non erano concordi. Alcuni si alzarono a testimoniare il falso contro di lui, dicendo: «Lo abbiamo udito mentre diceva: “Io distruggerò questo tempio, fatto da mani d’uomo, e in tre giorni ne costruirò un altro, non fatto da mani d’uomo”». Ma nemmeno così la loro testimonianza era concorde. Il sommo sacerdote, alzatosi in mezzo all’assemblea, interrogò Gesù dicendo: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: «Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?». Gesù rispose: «Io lo sono!
E vedrete il Figlio dell’uomo
seduto alla destra della Potenza
e venire con le nubi del cielo».
Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: «Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». Tutti sentenziarono che era reo di morte. Alcuni si misero a sputargli addosso, a bendargli il volto, a percuoterlo e a dirgli: «Fa’ il profeta!». E i servi lo schiaffeggiavano.

- Non conosco quest’uomo di cui parlate
Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una delle giovani serve del sommo sacerdote e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo guardò in faccia e gli disse: «Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù». Ma egli negò, dicendo: «Non so e non capisco che cosa dici». Poi uscì fuori verso l’ingresso e un gallo cantò. E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: «Costui è uno di loro». Ma egli di nuovo negava. Poco dopo i presenti dicevano di nuovo a Pietro: «È vero, tu certo sei uno di loro; infatti sei Galileo». Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quest’uomo di cui parlate». E subito, per la seconda volta, un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». E scoppiò in pianto.

- Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?
E subito, al mattino, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato. Pilato gli domandò: «Tu sei il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». I capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose. Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!». Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che Pilato rimase stupito.
A ogni festa, egli era solito rimettere in libertà per loro un carcerato, a loro richiesta. Un tale, chiamato Barabba, si trovava in carcere insieme ai ribelli che nella rivolta avevano commesso un omicidio. La folla, che si era radunata, cominciò a chiedere ciò che egli era solito concedere. Pilato rispose loro: «Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Sapeva infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla perché, piuttosto, egli rimettesse in libertà per loro Barabba. Pilato disse loro di nuovo: «Che cosa volete dunque che io faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Ma essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.

- Intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo
Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la truppa. Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. Poi presero a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui. Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.

- Condussero Gesù al luogo del Gòlgota
Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo. Condussero Gesù al luogo del Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», e gli davano vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese.

- Con lui crocifissero anche due ladroni
Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso. Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. La scritta con il motivo della sua condanna diceva: «Il re dei Giudei». Con lui crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra.

- Ha salvato altri e non può salvare se stesso!
Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.

- Gesù, dando un forte grido, spirò
Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Ecco, chiama Elia!». Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.

(Qui si genuflette e si fa una breve pausa)

Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!».
Vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, le quali, quando era in Galilea, lo seguivano e lo servivano, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme.

- Giuseppe fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro
Venuta ormai la sera, poiché era la Parascève, cioè la vigilia del sabato, Giuseppe d’Arimatèa, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch’egli il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, gli domandò se era morto da tempo. Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro. Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano a osservare dove veniva posto.

Parola del Signore.   Lode a Te, o Cristo.

Forma breve (Mc 15, 1-39):
Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Marco

- Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?
Al mattino, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato. Pilato gli domandò: «Tu sei il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». I capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose. Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!». Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che Pilato rimase stupito.
A ogni festa, egli era solito rimettere in libertà per loro un carcerato, a loro richiesta. Un tale, chiamato Barabba, si trovava in carcere insieme ai ribelli che nella rivolta avevano commesso un omicidio. La folla, che si era radunata, cominciò a chiedere ciò che egli era solito concedere. Pilato rispose loro: «Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Sapeva infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla perché, piuttosto, egli rimettesse in libertà per loro Barabba. Pilato disse loro di nuovo: «Che cosa volete dunque che io faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Ma essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.

- Intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo
Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la truppa. Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. Poi presero a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui. Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.

- Condussero Gesù al luogo del Gòlgota
Costrinsero a portare la croce di lui un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo. Condussero Gesù al luogo del Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», e gli davano vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese.

- Con lui crocifissero anche due ladroni
Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso. Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. La scritta con il motivo della sua condanna diceva: «Il re dei Giudei». Con lui crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra.

- Ha salvato altri e non può salvare se stesso!
Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.

- Gesù, dando un forte grido, spirò
Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Ecco, chiama Elia!». Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.

(Qui si genuflette e si fa una breve pausa)

Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!».

Parola del Signore.   Lode a Te, o Cristo.

 

OMELIA…..

 

PROFESSIONE DI FEDE

 

PREGHIERA DEI FEDELI

C – Fratelli e sorelle, in questo giorno in cui Gesù entra in Gerusalemme per dare compimento alla sua missione redentrice, eleviamo al Padre la preghiera della Chiesa.

 

L – Preghiamo insieme cantando: Kyrie eleison!

  1. Perché la Chiesa, celebrando la passione del Signore, rinnovi il suo amore per il Salvatore, preghiamo.
  2. Perché i popoli di tutta la terra riconoscano in Cristo il Figlio di Dio e siano salvati dal suo sangue prezioso, preghiamo.
  3. Perché i cristiani di Terra Santa possano celebrare la Pasqua in un clima di pace e di fraternità e siano lievito di speranza per il mondo intero, preghiamo.
  4. Perché la celebrazione della Settimana Santa renda in tutti i battezzati più intensa la sequela di Cristo che con filiale abbandono è in cammino verso la croce. Preghiamo.
  5. Perché la nostra Comunità parrocchiale si prepari a celebrare la Pasqua del Signore intensificando la preghiera, risanando le relazioni ferite e testimoniando il perdono, preghiamo.

 

C – Dio nostro Padre, ascolta le preghiere del tuo popolo redento dalla croce del tuo Figlio, e fa’ che risorga con lui a vita nuova. Per Cristo nostro Signore.  

T - Amen.

 

 LITURGIA EUCARISTICA

 

PRESENTAZIONE DEI DONI

G – Come il Signore Gesù, offriamo totalmente al Padre i nostri cuori e le nostre persone perché, insieme con il pane ed il vino, siano dono d’amore e di salvezza per l’intera umanità.

 

SULLE OFFERTE

C - Dio onnipotente, la passione del tuo unico Figlio affretti il giorno del tuo perdono; non lo meritiamo per le nostre opere, ma l’ottenga dalla tua misericordia questo unico mirabile sacrificio.

Per Cristo nostro Signore.   T – Amen.

 

PREFAZIO proprio

 

ANAMNESI

C – Mistero della fede.

T – Tu ci hai redenti con la tua croce

e la tua risurrezione:

salvaci, o Salvatore del mondo.

 

PREGHIERA DEL SIGNORE

C – Chiediamo al Padre la grazia e la forza di aderire, come Gesù, servo obbediente, alla Sua volontà e di compierla in tutta la nostra vita. Fiduciosi nel Suo Amore e nella Sua Misericordia, preghiamo insieme cantando [dicendo] insieme:   

T - Padre nostro...

 

C – Liberaci, o Signore, da ogni male

per la potenza vittoriosa della croce;

concedi la tua pace ai nostri giorni

e distruggi ogni inimicizia

nel nuovo albero della vita;

fa’ che attendiamo la beata speranza,

quando apparirà sulle nubi del cielo

il segno del Figlio dell’uomo,

il Salvatore nostro Gesù Cristo.

T – Tuo è il regno, tua la potenza

e la gloria nei secoli.

 

SCAMBIO DI PACE

C – O Cristo Dio, ci rallegriamo

perché ci hai redenti con la tua morte

e liberati con il tuo sangue.

Abbiamo corretto con la penitenza

l’anima e il corpo;

ora fa’ dono a noi della tua pace,

affinché, avvicinandosi la solennità della tua Pasqua,

conserviamo vicendevolmente

la perfezione dell’amore

così da partecipare alla tua mensa

liberi dal crimine dell’odio reciproco.

Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.  

T – Amen.

 

C – La pace del Signore sia sempre con voi.

T – E con il tuo spirito.

 

C – Impegnarsi per un mondo fraterno senza mai cedere alla tentazione di usare la forza, lottare per la giustizia senza odio alcuno, vivere da agnelli anche in mezzo ai lupi: così si costruisce una pace che dura.

 

D – Guardiamo a Gesù, testimone di mitezza e di perdono, e scambiatevi il dono della pace.

 

COMUNIONE

G – Il Cristo continua ad offrirsi a noi nell’Eucaristia come si è offerto sulla croce. Rendiamogli grazie per il dono di sé stesso ed esprimiamo la nostra volontà di comunione profonda con lui, nutrendoci delle sue carni crocifisse e affidando, come Lui, tutta la nostra vita al Padre.

 

RINGRAZIAMENTO ALLA COMUNIONE

* G - Ti acclamano, Gesù,

e tu non fai nulla per farli tacere

perché sta per giungere la tua ora.

Riconoscono in te il Messia

e sai bene che coltivano

segreti sogni di potenza, di riscatto, di gloria.

Tu scegli di entrare nella città di Gerusalemme

a dorso di un asino,

non come un generale vittorioso,

ma come un uomo mite.

Non c’è alcun percorso trionfale

che ti attende dietro l’angolo:

sarà piuttosto la strada

che porta alla collina del Golgota.

Sì, Gesù, tu mi insegni a non illudermi

quando qualcuno mi riempie di lodi, di apprezzamenti.

Tu mi chiedi di amare senza pretendere

di essere compreso e stimato da tutti,

di andare incontro alla croce

con la serena determinazione

di chi ha previsto anche le ostilità,

ma sa di poter contare in ogni momento

sull’amore del Padre, sulla sua vicinanza.

(Roberto Laurita)

 

** G – Cristo Gesù,

fa’ che io non sia così superficiale

da benedirti con le labbra e rinnegarti con la vita,

così stupido da credermi un cristiano

mentre mi comporto da pagano,

così bugiardo da parlare in un modo

e da agire nel modo opposto,

così falso da cambiare atteggiamento

quando mi fa comodo.

Perché ho paura, non ne ho voglia,

devo espormi, preferisco il quieto vivere,

le cose si mettono male e non mi conviene.

Possa la tua Croce aprire il mio cuore,

rischiarare le tenebre del tradimento e del peccato;

possa la mia bocca proclamare per sempre

in verità e amore sincero la tua lode.

(Gianfranco Calabrese)

 

RITI DI CONCLUSIONE

 

DOPO LA COMUNIONE

C - O Padre, che ci hai nutriti con i tuoi santi doni, e con la morte del tuo Figlio ci fai sperare nei beni in cui crediamo, fa’ che per la sua risurrezione possiamo giungere alla meta della nostra speranza.

Per Cristo nostro Signore.   T – Amen.

 

ORAZIONE SUL POPOLO

o BENEDIZIONE SOLENNE e CONGEDO

 

C – Il Signore sia con voi.   T – E con il tuo spirito.

 

*C – Volgi lo sguardo, o Padre, su questa tua famiglia per la quale il Signore nostro Gesù Cristo non esitò a consegnarsi nelle mani dei malfattori e a subire il supplizio della croce.

Egli vive e regna nei secoli dei secoli.   T – Amen.

 

C – E la benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre.   T – Amen.

 

oppure:

**C - Dio, Padre di misericordia, che nella passione del suo Figlio ci ha dato il modello dell’amore, vi faccia gustare l’ineffabile dono della sua benedizione nell’umile servizio a Dio e ai fratelli.  

T - Amen.

 

C - Possiate ottenere da Cristo il dono della vita eterna per la vostra fede nella sua morte salvifica.  

T - Amen.

 

C - Voi, che seguite l’esempio di umiltà lasciato da Cristo, possiate aver parte alla sua risurrezione. 

T - Amen.

 

C - E la benedizione di Dio onnipotente, Padre  e Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre.   T - Amen.

 

C – La Passione di Gesù ci insegna che la libertà sta nel donarsi completamente. Saper vincere la paura della morte e della sofferenza significa saper testimoniare che l’amore non ha prezzo; anche se costa sacrificio, vivere amando è la cosa più bella che possa capitare.

Con questi sentimenti siamo chiamati a vivere i giorni di grazia della Settimana Santa, che oggi abbiamo inaugurato, per essere sempre e dovunque testimoni di Cristo, che salva ogni uomo e donna attraverso la Sua vita donata per amore.

 

D – Andate e annunciate il Vangelo del Signore.  

T - Rendiamo grazie a Dio. 

QUINTA DOMENICA DI QUARESIMA - B

17 Marzo 2024

“La fecondità del seme che muore”

QUINTA DOMENICA DI QUARESIMA - B

17 Marzo 2024

Colore Liturgico: Viola

“La fecondità del seme che muore”

 

“Di che genere è il nostro rapporto con Dio? Quale immagine abbiamo di lui nel profondo del nostro cuore? Queste non sono affatto domande scontate per il credente che aspira a seguire Gesù come un vero discepolo. Questa Quinta Domenica di Quaresima ci offre l’opportunità di confrontarci, verificando chi realmente è Dio per la nostra vita: è un pa­drone da obbedire e un giudice da temere? È un padre intransigente che soffoca le più naturali aspirazioni umane, impedendoci di realizzare i no­stri sogni e alimentando ingombranti sensi di colpa? Ebbene questa Dome­nica ci invita a guardare dentro di noi alla luce e nella luce di una Parola, che vuole aprire il nostro cuore al vero volto di Dio e a un rivoluzionario progetto di vita: il dono di sé come unica verità dell'esistenza. Infatti, «chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo, la conser­verà per la vita eterna».

L’arrivo di alcuni Greci che cercano Gesù sembra dare una svolta alla sua missione: finché era solo il probabile Messia di Israele, poteva “limitarsi” a predicare e guarire. Ora però si tratta di fare il salto, cioè di andare fino in fondo per la salvezza di tutti, in ogni luogo e in ogni tempo: e ciò comporta dare tutto sé stesso sulla croce, per stringere la nuova alleanza tra Dio e l’umanità. Non si può fare vera alleanza se il primo obiettivo è trattenere qualcosa per sé. Non si tratta delle alleanze politiche, fondate sull’interesse della propria parte e sul compromesso, in cui si cerca di portare a casa il più possibile: quando Dio si allea con noi, è disposto a dare tutto sé stesso e ci chiede di fare altrettanto. Quanto viviamo l’alleanza nel quotidiano? Prima ancora che una strategia di convivenza, è un atteggiamento interiore che mi permette di non vedere nell’altro un estraneo o un nemico, ma una possibile occasione di salvezza reciproca.

«Vogliamo vedere Gesù!». L’attesa di ogni cristiano può essere sintetizzata nel desiderio di “vedere Gesù”. Che significa? L’esperienza della fede non assicura una vita di successi e gratifica­zioni, poiché seguire lui significa accettare di confrontarsi con l’esperienza della croce. Croce può essere per noi l’impegno quotidiano di una testimo­nianza seria, può essere il servizio disinteressato al prossimo, può essere la sofferenza portata con dignità e speranza. Il chicco di grano, se non muore, non diventa spiga.

La richiesta espressa con tanta speranza dal gruppo dei Greci traduce un’aspirazione che percorre i secoli. La figura di Gesù domina l’orizzonte della storia ed esercita un fascino indiscutibile. Anche chi vorrebbe cancellarne la memoria, ne confessa implicitamente la grandezza. Ma il mistero di Gesù sfugge a chi vuole accostarlo mosso da curiosità, da interesse storico o etico. Per l’evangelista Giovanni “vedere Gesù” indica lo sguardo della fede e l’apertura del cuore: condizioni indispensabili per cogliere l’identità di Gesù ed entrare in comunione con lui.

Con una metafora Gesù spiega il contenuto e il significato dell’ora che ormai incombe sulla sua vita: come il chicco di grano egli deve morire perché tutti abbiano la possibilità di entrare in comunione di vita con il Padre. È la logica che permea l’esistenza cristiana: incontrare Gesù implica seguirlo in una scelta di vita che si fa dono per gli altri. C’è chi pensa che la fede sia una garanzia, una specie di polizza di assicurazione contro gli infortuni della vita, una dottrina che insegna a “comportarsi bene” e a non far male a nessuno. Gesù presenta un quadro radicalmente diverso e una legge molto più esigente: essere cristiani implica seguire Gesù... Che significano, infatti, quelle parole paradossali: «Chi ama la sua vita la perde, e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna»? Chi si aggrappa al proprio egoismo e alle illusioni umane (potere, successo, sensualità...), conoscerà un’esistenza sterile, chiusa. Chi, invece, sa dimenticare sé stesso e offrire con amore la propria vita, se la ritroverà in pienezza. Il valore di una persona è legato a ciò che dona.

La prospettiva della gloria e della pienezza della vita non toglie nulla alla drammaticità della croce. L’ora segnata dal Padre e liberamente accolta da Gesù è anche l’ora della sofferenza che egli non vive in modo imperturbabile. Il progetto omicida del potere che Gesù intravede con sempre maggiore lucidità, produce un profondo turbamento nel suo animo (Vangelo e Seconda Lettura) insieme alla tentazione di sottrarsi a una morte disumana e infamante. Tuttavia, si affida senza riserve all’amore del Padre, con un gesto di totale abbandono che è donazione libera e, perciò, feconda di vita. Il frutto che scaturisce dall’offerta incondizionata di Gesù è il pieno compimento della promessa divina espressa dal profeta Geremia (Prima Lettura): la nuova alleanza. “Nuova” perché il rapporto di comunione che Dio stabilisce con l’uomo è senza precedenti, non è condizionato alla fedeltà dell’uomo, ma unicamente fondato sulla gratuita iniziativa di Dio. Il vincolo di amore che Dio aveva da sempre progettato finalmente si realizza perché in Gesù l’umanità ha pronunciato il suo “sì” più pieno. «Un vincolo così saldo che nulla potrà spezzare», perché nel donarsi obbediente di Gesù si instaura una relazione di conoscenza e di amore così intima da togliere il peccato e da far coincidere volontà di Dio e volontà dell’uomo.

Se ieri era Filippo che portava a Cristo e questi al Padre, oggi la missione di indicare agli uomini di buona volontà il volto di Cristo tocca alla Comunità dei redenti. Tocca a noi che, amando e credendo, cresciamo nell’amore di Dio e del prossimo, indicare dove Cristo è realmente presente: anzitutto tra noi e in noi, nella misura in cui ci amiamo e viviamo nell’amore (ma gli increduli, incontrandoci, vedono in noi la testimonianza dell’amore?); nella gerarchia che, se di Gesù continua la missione docente, di lui deve anche sempre più scoprire l’inebriante fortezza della povertà reale; nell’Eucaristia, dove il pane è il segno di una fraternità ritrovata davanti a un Corpo immolato per amore. «Vogliamo vedere Gesù!»: è il grido inconsapevole del giovane drogato che cerca una salvezza nella illusione della droga; è il grido della ragazzina troppo presto vendutasi per un pezzo di pane o per l’ebbrezza di un’avventura più grande di lei; del disoccupato che cerca lavoro; del prete che vorrebbe lavorare senza troppe formalità; del Vescovo e del Papa che vorrebbero sentire attorno a sé il calore umano di un presbiterio che si riscopre luogo di comunione per un annuncio che non sia solo professionale, ma esistenziale.

La partecipazione all’Eucaristia è comunione al corpo e sangue del Cristo, è inserimento sempre più profondo in lui; il desiderio di “vedere il Signore” diventa così intima e gioiosa esperienza che fa esclamare: «Abbiamo visto il Signore!» (Gv 20,25).

Nelle tre ultime Domeniche di Quaresima sono stati proposti gli an­nunci giovannei della passione di Gesù attraverso alcuni simboli: il “tempio” distrutto e ricostruito; il “serpente” di bronzo innalzato da Mosè nel deserto; il “chicco di grano” che muore o frut­tifica. Con questi segni viene illu­strato il doppio aspetto di morte e risurrezione della Pasqua di Cristo e della nostra partecipazione a essa. Quali riflessioni possiamo trarre da queste immagini? Anzitutto è bene porre l’attenzione sulla forza estrema che viene at­tribuita a Cristo, quella di derivare dalla materia inanimata la vita, di sconfiggere la morte. Ricordiamo, però, che non si tratta del potere di un Dio dispotico. Qualcuno potrebbe, infatti, fraintendere il senso delle parole dell’autore della Lettera agli Ebrei, poiché egli pone l’accento sull’ “obbedienza” e sulla «salvezza eterna per tutti coloro che obbediscono» (Eb 5,8-9). Non ci si riferisce, come abbiamo già visto nelle Domeniche precedenti, a un’obbedienza cieca: Dio non ci chiede di servirlo come potrebbe fare un dittatore, come il padrone co­manda allo schiavo. Dobbiamo im­maginare un rapporto paterno, perché non è un caso che i cristiani si rivol­gano a lui chiamandolo: «Padre nostro». Come un buon Padre, Lui indica la via ed è pronto ad accoglierci anche quando abbiamo sbagliato non se­guendo i suoi consigli. Anche in que­sta Domenica, insomma, nella quale le letture ci chiedono soprattutto obbe­dienza, è l’amore che deve risaltare, un amore così forte che non teme la morte e anzi, proprio di fronte all'ul­tima ora, trova la sua espressione più pura, la sua piena potenza. Proprio per questo le ultime parole di Cristo nella pericope evangelica non sono di co­mando ma esprimono una fondamen­tale promessa: «E io, quando sarò alzato da terra, attirerò tutti a me».

L’ora della gloria è cominciata. Essa coincide con il giudizio del mondo e con l’innalzamento di Gesù, che attirerà tutti a sé. Quest’ora è, chiaramente, un momento importante, un istante decisivo. Quest’evento segnerà per sempre la storia dell’umanità. In questa Quinta Domenica di Quaresima noi avvertiamo, incombente, la presenza della croce, con tutto il suo carico di sofferenza e di angoscia. La croce ci rinvia, inevitabilmente, ad una realtà che vorremmo tenere il più possibile lontana dalla nostra esistenza: la morte. La morte ci spaventa, ci impaurisce, anche se prima o poi dobbiamo fare i conti con essa. La morte ci sembra l’esatta negazione della vita: ecco perché ce ne teniamo alla larga. E, tuttavia l’ora di Cristo, presentata come “ora della gloria”, coincide con un passaggio doloroso dalla morte alla vita.

Ancora Dio arriva a noi, oggi. La sua Parola arriva a noi per mezzo del profeta. Dio continua a parlare agli uomini attraverso i profeti; gli uomini spesso si sentono irritati di fronte ai pro­feti perché la loro voce potrebbe suonare come invito ad una contestazione personale. Geremia, oggi, ci ricorda che il perdono di Dio è promozione dell’uomo. L’uomo è promosso a portare scritta nella coscienza la conoscenza di Dio. È estremamente importante, per l’uomo, essere sincero con la propria coscienza; dobbiamo ascoltarla an­che se ci porta a passi difficili e sgradevoli, anche se ci porta a morire a noi stessi.

L’esperienza ci dice che l’uomo è un essere per la morte. La morte non è un incidente, è il “destino” dell’uomo, è il suo stesso si­gnificato. Ma nelle stesse fibre in cui questo suo destino è scritto fin dalla nascita, l’uomo porta un appello alla beatitudine. E’ que­sta contraddizione vissuta che provoca la nostra stoltezza radica­le; la fuga da sé, ecco il peccato radicale dell’uomo. Allora si getta in ciò che promettono il proprio corpo e il mondo che lo circon­da, e chiama felicità ogni appagamento che gli viene dal di fuori. Solo la morte restituisce all’uomo la sua verità, una verità che è disperazione per l’uomo della strada, una verità che è trasfi­gurazione per il cristiano, in virtù di quel binomio morte-risurrezione che, in Cristo, dice ordine alla vita piena. E lo ricorda anche il Vangelo di oggi: il chicco di grano che, cadendo in ter­ra, non muore rimane solo; al contrario diventa fecondo. Com­menta in proposito sant'Agostino: «Era lui, Cristo, il granello che doveva morire per moltiplicarsi; sarebbe morto per la incredulità dei Giudei, si sarebbe moltiplicato per la fede dei popoli». Conti­nua, poi, Agostino: «Si è fatto uomo colui che ha fatto l’uomo, ma rimanendo Dio immutabile, ha mutato in meglio l’uomo». Noi dobbiamo ricevere questa mutazione in meglio perché la nostra esistenza viene a cozzare ogni giorno contro falsi ideali causati dalla nostra società che, continuamente, viene ossessionata dal­la politica, dai giochi di potere, dalle manovre dietro le quinte, dai dosaggi, dalle alleanze fatte e poi subito disfatte, dalle pres­sioni e dalle furbe involuzioni. Tutto questo viene realizzato camuffandolo dietro un senso sbagliato dell’amore umano: infatti non è amore della persona il dargli non la realtà della verità, ma l’illusione della verità. Ci ricorda, ancora, Agostino: «Se ami in modo sbagliato, tu odi; se odi in senso buono, tu ami». Ecco perché Cristo parla, nel Vangelo, di odio della propria vita: è un odio in senso buono che matura qualitativamente la nostra personalità. Certo a noi costa guardare in faccia, così, la realtà, perché ci scomoda. Ce lo ricor­da anche un uomo immerso nella musica giovanile con un testo che alcuni conoscono: Non hai forza per tentare di cambiare il tuo avvenire per paura di scoprire libertà che non vuoi avere... Ti sei mai chiesto quale funzione hai? Non vogliamo ricercare la vera libertà perché la nostra è più accomodante. Allora è inutile che noi andiamo almanaccando chissà quali giustificazioni ai nostri compromessi... Allora noi dobbiamo preferire di riconoscerci dalla parte del torto per incontrare il dono inedito del Signore.

Questa Quinta Domenica di Quaresima vede irrompere la Croce al centro della Liturgia. Ormai ci troviamo vicini alla Settimana Santa. Domenica prossima, nella processione delle palme, accompagneremo la Croce recando in mano i nostri rami di ulivo e di palma e sarà solo il preludio del Venerdì santo, in cui la Croce verrà esposta alla venerazione dei fedeli. Accanto all’icona che rappresenta il volto di Cristo, o addirittura al suo posto, noi possiamo collocare oggi la Croce, il Crocifisso. Ai suoi piedi potremmo mettere dei chicchi di grano ed alcune pianticelle di frumento che richiamano il mistero di morte e di risurrezione che il Cristo attraversa.

Con la Croce si apre e si chiude questa nostra celebrazione. Non sarà inutile sottrarre questo gesto ad una ripetizione inconsapevole e far in modo che i cristiani, che partecipano oggi all’Eucaristia, lo compiano in modo più solenne e degno. Del resto proprio con un segno di croce comincia il rito del Battesimo e costituisce un sigillo di amore che ci lega a Cristo per sempre.

I cristiani sono chiamati a seguire Cristo, accettando di morire anch’essi come il chicco di grano. La storia della Chiesa è costellata di martiri… anche ai nostri giorni!!! Essi ci permettono di comprendere meglio ciò che stiamo per contemplare nel Triduo Pasquale. Gesù non “è morto”, ma “è stato ucciso” e questo per la fedeltà mostrata al Padre suo. È il “destino” a cui sono andati e vanno incontro tanti uomini e donne, di ogni età, pur di restare fedeli al Signore Gesù. I volti di alcuni di loro potrebbero essere collocati all’ingresso della chiesa.

Nella Domenica in cui il popolo chiede a Filippo: «Vogliamo vedere Gesù», l’antica consuetudine liturgica della Chiesa velava l’immagine del Crocifisso. Sembra un gesto privo di senso e controproducente all’efficacia del rito e del sentimento dei fedeli. Dice però Gesù: «... chi mi vuoi servire, mi segua». Questo verbo, che avrà il suo apice visivo nell’intreccio del grembiule che Gesù assumerà nella cena pasquale, già porta in alto lo sguardo di chi vuol credere ed accende consapevolezze pasquali: chi vuol vedere Gesù, dovrebbe poter riconoscere nello stile della sua Chiesa il volto limpido e trasparente della testimonianza evangelica, dell’aver tradotto in concretezza le parole dell’Alleanza e il vissuto del Vangelo. Viviamo la V Domenica di Quaresima: siamo ancora in tempo per svelarci, ed accogliere l’invito di Geremia: «...riconoscete il Signore»!

Si ricordi che martedì 19 Marzo è la solennità di San Giuseppe, sposo della B. V. Maria. La solennità dell’Annunciazione del Signore, invece, poiché ricade nella Settimana Santa, quest’anno si celebrerà nel lunedì dopo l’ottava di Pasqua, ovvero l’8 Aprile.”

 

 

RITI DI INTRODUZIONE

 

INTRODUZIONE

G – Celebriamo oggi la Quinta Domenica di Quaresima.

Le Domeniche precedenti ci hanno proposto le grandi alleanze bibliche: Noè, Abramo, Mosè, alleanza restaurata dopo l’esilio. Alleanze necessarie per rimediare l’infedeltà del popolo. Il profeta Geremia, oggi, annuncia il giorno di un’alleanza nuova, fondata sull’osservanza della legge, ma soprattutto sul perdono gratuito di Dio. Cristo sarà questa Alleanza nuova. La sua “ora” è venuta ed ha la fecondità del seme che muore. Il segno è innalzato: la croce del Figlio dell’uomo che, elevato da terra, attira a sé tutte le cose.  Guardando a Lui, uniamo le nostre prove della vita alla sua Passione redentrice per divenire il seme di una nuova umanità.

 

SALUTO

C – Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.   T – Amen.

 

C – Il Signore, che guida i nostri cuori all’amore e alla pazienza di Cristo, sia con tutti voi.  

T – E con il tuo spirito.

 

RITO PER L’ASPERSIONE DOMENICALE

CON L’ACQUA BENEDETTA

C – Fratelli e sorelle carissimi, invochiamo la benedizione di Dio nostro Padre perché questo rito di aspersione ravvivi in noi la grazia del Battesimo, per mezzo del quale siamo stati immersi nella morte redentrice del Signore per risorgere con lui alla vita nuova.

 

Breve pausa di silenzio.

 

C - Dio creatore, nell’acqua e nello Spirito tu hai dato forma e volto all’uomo e all’universo.

T - Purifica e benedici la tua Chiesa.

 

C - Cristo, dal costato trafitto sulla croce hai fatto scaturire i sacramenti della nostra salvezza.

T - Purifica e benedici la tua Chiesa.

 

C - Spirito Santo, dal grembo battesimale della Chiesa

ci hai fatto rinascere come nuove creature.  

T - Purifica e benedici la tua Chiesa.

 

C – Dio onnipotente ed eterno, tu hai voluto che per mezzo dell’acqua, sorgente di vita e principio di purificazione, anche l’anima fosse lavata e ricevesse il dono della vita eterna: in questo giorno a te consacrato

benedici + quest’acqua, perché diventi segno della tua protezione.

Rinnova in noi, o Signore, la fonte viva della tua grazia e difendici da ogni male del corpo e dello spirito, perché veniamo a te con cuore puro per ricevere la tua salvezza.

Per Cristo nostro Signore.   T – Amen.

 

Il Celebrante asperge sé stesso, quanti stanno in presbiterio e l’assemblea. Poi conclude:

C – Dio onnipotente ci purifichi dai peccati e per questa celebrazione dell’Eucaristia ci renda degni di partecipare alla mensa del suo regno nei secoli dei secoli. 

T – Amen.

 

Se non fosse possibile fare il rito di aspersione, si usi il seguente formulario per l’Atto penitenziale.

 

ATTO PENITENZIALE

C – Fratelli e sorelle, Dio sceglie di dimenticare le nostre colpe e di rendere eterna la sua alleanza con noi: è questo il motivo per cui la croce di Gesù diventa il suo momento di “glorificazione”, ovvero di vittoria sul male del peccato. Grati al Signore per il suo sacrifico d’amore, invochiamo la sua misericordia ed il suo perdono.

 

Signore, che compi l’ora in cui sia glorificato il Figlio dell’Uomo. Kyrie, eleison.  

T – Kyrie, eleison.

Cristo, che ti affidi alla sorte del chicco di grano per donarci la Vita eterna. Christe, eleison.  

T – Christe, eleison.

Signore, che attiri i nostri sguardi verso te e ci rendi partecipi del tuo mistero d’Amore. Kyrie, eleison.  
T – Kyrie, eleison.

 

C – Dio onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna.  

T – Amen.

 

Non si canta la Grande Dossologia.

 

COLLETTA

C - Vieni in nostro aiuto, Padre misericordioso, perché con la tua grazia possiamo camminare sempre in quella carità che spinse il tuo Figlio a consegnarsi alla morte per la vita del mondo.

Egli è Dio...   T – Amen.

 

oppure:

C - O Padre, che hai ascoltato il grido del tuo Figlio, obbediente fino alla morte di croce, dona a noi, che nelle prove della vita partecipiamo alla sua passione, la fecondità del seme che muore, per essere un giorno accolti come messe buona nella tua casa.

Per il nostro Signore Gesù Cristo...   T – Amen.

 

LITURGIA DELLA PAROLA

 

PRESENTAZIONE DELLA PAROLA DI DIO

G – Il sacrificio di sé, l’accettazione del dono fino alla morte non è un odio sterile verso la vita ma è un affidamento che riconosce in questo donarsi il compimento dell’alleanza stipulata da Dio con il suo popolo. Solo se si apre alla vita nell’amore, il morire diventa davvero strumento di salvezza.

 

PRIMA LETTURA: Ger 21,31-34

Concluderò un’alleanza nuova e non ricorderò più il peccato.

 

Dal libro del profeta Geremìa

Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore –, nei quali con la casa d’Israele e con la casa di Giuda concluderò un’alleanza nuova. Non sarà come l’alleanza che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dalla terra d’Egitto, alleanza che essi hanno infranto, benché io fossi loro Signore. Oracolo del Signore.
Questa sarà l’alleanza che concluderò con la casa d’Israele dopo quei giorni – oracolo del Signore –: porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Non dovranno più istruirsi l’un l’altro, dicendo: «Conoscete il Signore», perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande – oracolo del Signore –, poiché io perdonerò la loro iniquità e non ricorderò più il loro peccato.

Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.

 

SALMO RESPONSORIALE: dal Salmo 50

 

Rit.  Crea in me, o Dio, un cuore puro.

 

Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;

nella tua grande misericordia

cancella la mia iniquità.

Lavami tutto dalla mia colpa,

dal mio peccato rendimi puro.

 

Crea in me, o Dio, un cuore puro,

rinnova in me uno spirito saldo.

Non scacciarmi dalla tua presenza

e non privarmi del tuo santo spirito.

 

Rendimi la gioia della tua salvezza,

sostienimi con uno spirito generoso.

Insegnerò ai ribelli le tue vie

e i peccatori a te ritorneranno.

 

SECONDA LETTURA: Eb 5,7-9

Imparò l'obbedienza e divenne causa di salvezza eterna

 

Dalla lettera agli Ebrei

Cristo, nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito.
Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono.

Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio..

CANTO AL VANGELO: Gv 12,26

 

Lode e onore a te, Signore Gesù!

Se uno mi vuole servire, mi segua, dice il Signore,

e dove sono io, là sarà anche il mio servitore.

Lode e onore a te, Signore Gesù!

 

VANGELO: Gv 12,20-33

Se il chicco di grano caduto in terra muore, produce molto frutto.

 

+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù».
Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome».
Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».
La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.

Parola del Signore.   Lode a Te, o Cristo.

 

OMELIA…..

 

PROFESSIONE DI FEDE

 

CREDO….

 

PREGHIERA DEI FEDELI

C – Fratelli e sorelle, nel nome di Cristo Gesù, Signore e Maestro, rivolgiamo al Padre la nostra supplica.

 

L – Preghiamo insieme cantando: Kyrie eleison!

 

Perché il papa, i vescovi, i presbiteri e i diaconi rinnovino l’offerta della loro vita al Padre in unione a Cristo per la salvezza del mondo, preghiamo.

Perché i missionari del Vangelo, sostenuti dallo Spirito Santo, diffondano con coraggio il seme della Parola,

preghiamo.

Perché le nazioni della terra conoscano il Signore e accolgano l’alleanza nuova, scritta da Dio nel cuore dell’uomo,

preghiamo.

Perché le vittime delle violenze, delle guerre, del terrorismo e delle calamità naturali vivano la loro sofferenza in comunione con Cristo crocifisso ed essere seme di nuova umanità, preghiamo.

Perché i catecumeni che si preparano a morire e risorgere con Cristo ricevano con fede i sacramenti per vivere nella libertà dei figli di Dio,

preghiamo.

Perché noi tutti, attirati da Cristo crocifisso, alimentiamo il desiderio di vedere il suo volto, preghiamo.

 

C – O Padre, che hai esaudito le suppliche del tuo Figlio, ascolta le preghiere che ti rivolgiamo nel suo nome, e fa’ che ci affidiamo alla sorte del chicco di grano per essere germe di vita nuova del tuo regno.

Per Cristo nostro Signore.   T - Amen.

 

LITURGIA EUCARISTICA

 

PRESENTAZIONE DEI DONI

G – Con il pane e il vino, presentiamo all’altare tutte le nostre sofferenze e quelle del mondo intero perché unite a quelle di Gesù, siano seme di salvezza per l’umanità peccatrice.

 

SULLE OFFERTE

C - Dio onnipotente, esaudisci la nostra preghiera e dona ai tuoi fedeli, che hai illuminato con gli insegnamenti della fede cristiana, di essere purificati dalla forza di questo sacrificio. Per Cristo nostro Signore.   T – Amen.

 

PREFAZIO della Passione del Signore I

e PREGHIERA EUCARISTICA della Riconciliazione II

 

ANAMNESI

C – Mistero della fede.

T – Tu ci hai redenti con la tua croce

e la tua risurrezione:

salvaci, o Salvatore del mondo.

 

PREGHIERA DEL SIGNORE

C – Chiamati a morire a noi stessi per portare frutto, con la preghiera del Signore chiediamo al Padre la forza di credere nel suo Regno e di seguire il Cristo sulla via della Croce.

Diciamo insieme:  T - Padre nostro...

 

C – Signore della risurrezione,

liberaci dal male e dalla morte,

scrivi la tua legge nei nostri cuori,

perché liberandoci da ogni infedeltà

tu sia il nostro Dio e noi il tuo popolo.

Nella tua misericordia perdona la nostra iniquità,

non ricordare più il nostro peccato,

mentre attendiamo che si compia la beata speranza

e venga il nostro salvatore Gesù Cristo.

 

T – Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli.

 

SCAMBIO DI PACE

C – O Cristo Dio, fa’ dono della tua pace a noi,

che ci rallegriamo perché ci hai redenti

con la tua morte e ci hai liberati con il tuo sangue.

Mentre si avvicina la solennità della tua Pasqua,

fa’ che rinsaldiamo l’amore reciproco,

vincolo di perfezione,

e ci avviciniamo alla tua mensa

liberi da ogni inimicizia.

Per te, o Dio nostro,

che sei vera pace e amore eterno,

e vivi e regni nei secoli dei secoli.  

T – Amen.

 

C – La pace del Signore sia sempre con voi.

T – E con il tuo spirito.

 

C – Gesù, elevato sulla croce, attira a sé tutta l’umanità. Solo in lui possiamo sperare di costruire fra di noi e con tutti un mondo di pace e di giustizia.

 

D – In Cristo, che ci ha resi tutti fratelli con la sua croce, scambiatevi il dono della pace

 

COMUNIONE

G – «Vogliamo vedere Gesù»: la domanda che i Greci pongono a Filippo è anche la nostra richiesta. E Gesù, si mostra, si dona totalmente a noi nell’Eucaristia.

Egli è il chicco di grano caduto nella terra che si è fatto Pane di vita eterna.

Accostiamoci a questa Mensa per avere la forza di seguire Gesù sulla Croce e divenire anche noi “chicco di grano” affidato alla terra per dare frutto con Lui e per Lui, il frutto di una nuova umanità, rigenerata nel suo Sangue.

 

RINGRAZIAMENTO ALLA COMUNIONE

G – Non è facile, Gesù, tu lo sai bene,

vivere l’esperienza del chicco di grano:

scendere nell’oscurità di tante situazioni

e raccogliere la sfida di amare,

senza limiti, senza misura,

privi del conforto di un sostegno,

di un’approvazione, di un riconoscimento.

Non è facile accettare di marcire

nel grembo delle vicende umane,

rinunciando a sogni di gloria,

paghi solo di compiere la propria parte,

ogni giorno, con impegno,

con determinazione, con coraggio.

Non è facile scegliere una fecondità

che si realizza nel nascondimento,

autentica, reale, ma anche ignorata

perché lontana da quelli che contano,

dai loro circoli ristretti, dalle loro logiche di potere.

Eppure è questo che tu mi proponi,

dopo averlo tu stesso sperimentato.

Tu non mi sottrai al tempo della prova,

ma mi dai la certezza di essere

custodito, amato, sorretto dal Padre.

Tu mi assicuri che resterai vicino

in qualsiasi frangente, anche quando

emergeranno la mia fragilità,

i miei dubbi, i miei limiti.

(Roberto Laurita)

 

RITI DI CONCLUSIONE

 

DOPO LA COMUNIONE

C - Dio onnipotente, fa’ che rimaniamo sempre membra vive di Cristo, noi che comunichiamo al suo Corpo e al suo Sangue. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.   T – Amen.

 

ORAZIONE SUL POPOLO,

BENEDIZIONE e CONGEDO

 

C – Il Signore sia con voi.  

T – E con il tuo spirito.

 

*C – Benedici, o Signore, il tuo popolo, che attende il dono della tua misericordia, e porta a compimento i desideri che tu stesso hai posto nel suo cuore.

Per Cristo nostro Signore.   T – Amen.

 

C – E la benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio + e Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre.   T – Amen.

 

oppure:

**C – Dio, Padre di misericordia, che nella passione del suo Figlio ci ha dato il modello dell’amore, vi faccia gustare l’ineffabile dono della sua benedizione nell’umile servizio a Dio e ai fratelli.  

T – Amen.

 

C – Possiate ottenere da Cristo il dono della vita eterna

per la vostra fede nella sua morte salvifica.  

T – Amen.

 

C – Voi, che seguite l’esempio di umiltà lasciato da Cristo, possiate aver parte alla sua risurrezione.   

T – Amen.

 

C – E la benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre.  

T – Amen.

 

C – La richiesta del gruppo di greci che si presentano ai discepoli per avere accesso a Gesù risuona oggi come il grido di tanta gente che, disorientata e insoddisfatta, cerca un senso nella vita e qualcosa per cui valga la pena di vivere.

I cristiani, come i discepoli, non possono fare finta di niente: come il Maestro, anche i discepoli sono chiamati ad essere chicco di grano che, per amore, accetta di morire nei solchi della terra per poter generare a vita nuova i fratelli.

Con questi sentimenti ci prepariamo a celebrare e a vivere la Settimana Santa.

 

D – Andate in pace.   T - Rendiamo grazie a Dio.

 

QUARTA DOMENICA DI QUARESIMA - B

“Laetare”

10 Marzo 2024

Colore Liturgico: Viola - Rosaceo

“Innalzato sulla croce”

 

“La Quarta Domenica di Quaresima segna il centro del cammino penitenziale in preparazione alla Pasqua; la tradizione della Chiesa l’ha denominata “Laetare” (Rallegrati), dalla prima parola latina dell’antifona d’ingresso, che è un invito alla gioia. Si possono adoperare oggi i paramenti rosacei e porre presso l’altare un sobrio addobbo floreale.

Un grido di gioia apre questa Domenica: “Rallegrati, esulta, gioisci”: gioia e letizia perché la salvezza è vicina, perché nonostante i ripetuti tradimenti, Dio non abbandona il suo popolo  ma stringe con lui un vincolo nuovo nel misterioso segno della Croce . Stupore ed esultanza perché il “segno maledetto” diviene causa di salvezza per chi crede e spera in Lui: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna» (Vangelo).

Il tono apocalittico dei discorsi che sentiamo in questi ultimi anni non è del tutto infondato: tra la pandemia, il cambiamento climatico, le guerre, l’avvento dell’intelligenza artificiale, che sembra sostituire l’uomo, e tanto altro, la voce della speranza si affievolisce, mentre cresce quella dell’emergenza, che comunque non toglie la sensazione di essere davanti a una fine. Che sia la fine del mondo o di un’epoca, la paura si diffonde comunque nel nostro tempo. C’è da chiedersi se davanti a tutto questo la parola del Vangelo sia ancora utile, se la fede sia una risorsa o un placebo, se la speranza cristiana riesca a distinguersi dalla rassegnazione. L’esperienza dell’esilio babilonese da parte del popolo di Israele, così come le parole di Gesù, ci mettono davanti a una scelta: di fronte alle fatiche personali e dell’umanità, dobbiamo scegliere se credere o meno alla salvezza di cui abbiamo bisogno, non per tornare al mondo di una volta, ma per fare un passo in avanti verso il regno di Dio.

Con questa Domenica noi ci troviamo già oltre la metà del nostro itinerario quaresimale. Proprio perché la Pasqua si avvicina, questa tappa ci aiuta ad entrare nel mistero della passione, morte e risurrezione di Gesù. La prima immagine che abbiamo davanti agli occhi è quella del Figlio che viene innalzato sulla croce e diventa causa di salvezza per tutti quelli che credono in lui.

Vero protagonista della storia è l’amore di Dio: l’uomo che lo scopre avverte, prepotente, il desiderio di ricambiarlo e progetta la sua esistenza come risposta a questo amore, che ha ricevuto in modo del tutto immeritato. Da angolature diverse e con accenti diversi la Liturgia, in particolare attraverso la Parola proclamata, invita a meditare sull’amore fedele e “serio” di Dio nei confronti dell’uomo: un amore che sa essere severo, ma che vuole donare la salvezza fino al sacrificio di sé. Nel Figlio dell’uomo innalzato sulla croce si manifesta questo ineffabile mistero, fonte di vita e di gioia eterne. Nei testi biblici si contrappongono il peccato dell'uomo e l’amore di Dio. Nella pagina evangelica Cristo stesso interpreta l’innalzamento del serpente di bronzo (Nm 21,8) come un simbolo della propria morte redentrice, la quale è opera proprio dell'amore di Dio L’amore di Dio è dono, è grazia, non una nostra conquista, non una nostra iniziativa. È passione di Dio per noi, è ricerca continua della nostra risposta. Tale amore, fedele e accogliente, chiama alla conversione a lui, stimola e esige la nostra fedeltà. «Dio [...] ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito»: celebrare l’amore di Dio significa dire la nostra gratitudine per la vita che in Gesù è stata donata agli uomini. «Avere la vita eterna» non indica solo la promessa di una beatitudine dopo la vita terrena, ma la partecipazione alla vita divina già fin d’ora. Nel “dare”, cioè nel consegnare il Figlio alla morte, il Padre manifesta la sua straordinaria passione per l’uomo, una verità, questa, che ha ancora la forza di capovolgere le nostre visuali e, forse, di scandalizzare.

L’amore verso Dio, contrariamente a quanto può sembrare, non è iniziativa nostra perché «non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati» (1 Gv 4,10). L’amore verso Dio è frutto dell’amore preveniente di Dio. Un amore che non si coniuga con il pregiudizio di un Dio terribile che in passato può aver inquietato la coscienza di molti. D’altra parte, la proclamazione del Dio-Amore può infastidire altri, perché sembra presentare un’immagine altrettanto deformata di un Dio remissivo e troppo accondiscendente nei confronti del peccato. 

I testi liturgici proclamano che la storia è retta dall’iniziativa del Padre che a tutti offre la salvezza, sempre condizionata dall’accoglienza o dal rifiuto dei singoli. La salvezza è grazia immeritata, opera gratuita del Dio ricco di misericordia e di bontà (Seconda Lettura). L’eventuale chiusura produce l’autocondanna dell’uomo che, prigioniero della sua sterile sufficienza, rende inefficace il proposito di Dio. È emblematica la storia d’Israele (Prima Lettura): pur conoscendo la sollecitudine del suo Dio, si ostina nell’infedeltà. L’esilio, con la distruzione di ogni sicurezza, diventa situazione propizia al ravvedimento. La sorda autosufficienza del passato viene smascherata dalle sue stesse conseguenze. Non ci sarebbe via d’uscita se il Signore, fedele al suo progetto, non riaprisse la storia al futuro prendendo l’iniziativa della liberazione e del ritorno in patria.

La nostra vicenda, personale e comunitaria, presenta sorprendenti analogie con la storia del passato e dei suoi protagonisti. L’uomo sembra perseguire unicamente i propri interessi, incapace di calcolare con coscienza critica la carica negativa delle proprie scelte. Anche il credente che respira questa atmosfera inquinata è spesso incapace di assecondare la forza liberatrice della parola di Dio, di leggere i segni della fedeltà e della vicinanza di Dio. Alle prese con assillanti problemi quotidiani, scosso da continue tensioni sociali, testimone o complice di avvenimenti spesso tragici che avvelenano la convivenza, l’uomo sembra giustificato nella sua fuga da Dio, nella sua estraneità a una presenza e ad un amore che non sembrano mutare il corso della storia. Eppure la fede continua a proclamare il suo “evangelo”: il Figlio di Dio innalzato sulla croce è il segno permanente di un amore fecondo di salvezza. Se il corso della storia non è cambiato in modo clamoroso, ne è però cambiato il senso. Nella morte di Cristo, offerta per amore e vissuta in comunione con Dio, il negativo è diventato positivo, la sconfitta è diventata vittoria e fonte di vita. Chi “guarda” al crocifisso con fede, chi adempie la volontà di Dio e si lascia determinare nel proprio comportamento dalla logica di Cristo rivela l’esatta dimensione della propria vita, illuminata e mossa dall’amore. Chiudersi alla proposta di Dio è rifiutare la luce e, dunque, ritrovarsi in una situazione di cecità, di non-senso, di autocondanna (Vangelo).

«Il grande amore con il quale Dio ci ha amati» (Seconda Lettura) si è concretizzato per noi nella situazione nuova originata dal Battesimo. In esso Dio ci ha raggiunti, rigenerati, ricreati in Cristo. Paolo non trova termini adeguati a descrivere la nuova condizione dei cristiani se non ricorrendo a espressioni composte: essi sono con-vivificati, con-risuscitati, con-glorificati in Cristo... È una perfetta identità di destino con Cristo. Divenuti segno vivente della misericordia del Padre, i battezzati sono chiamati a orientare la vita sempre più decisamente verso un amore che si maturi in gesti capaci di “raccontare” la potenza trasformante dell’amore. Saranno sempre possibili momenti di fuga, di disorientamento, di complicità col male, ma chi si lascia illuminare dalla fede è in grado di giudicarli come insipienti e sterili ricerche di pienezza. La Liturgia, consapevole della costituzionale fragilità del cuore umano, scioglie un’invocazione fiduciosa: «I nostri pensieri siano sempre conformi alla tua sapienza [o Padre] e possiamo amarti con cuore sincero».

Gesù crocifisso è lo svelatore della verità. Egli dice come Dio ci ama nella sua paternità assoluta: Egli dalla croce ci smasche­ra, ma come peccatori che possono essere perdonati. È semplice affidarsi nella fede a quest’amore divino crocifisso: Egli non chiede che di lasciarci amare; sarebbe sufficiente uno sforzo onesto di coscienza, basterebbe un poco di fedeltà alla luce in­travista, il resto verrebbe. «Noi siamo tutti distratti, diceva anco­ra Paolo VI, da un pensiero fallace: che l’avvenimento del Calva­rio appartenga ad una storia passata: Non è così. La Passione di Cristo, nel suo rapporto con tutta l’umanità, è permanente. Ricordate Pascal? Gesù sarà in agonia fino alla fine del mondo. Du­rante questo tempo non si può dormire».

Tutta la Liturgia odierna sta attorno a questo cherigma=annuncio fondamentale: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito; chi crede in lui ha la vita eterna». È il canto al Vangelo ma anche il culmine del Vangelo stesso, proclamato oggi nel racconto della conversazione notturna di Gesù con Nicodemo. Al momento della comunione, l’annuncio si fa evento sacramentale nelle parole: «La luce è venuta nel mondo. Chi opera la verità viene alla luce». La coerenza dei testi tra loro, prima o poi, dovrà indurci a non eseguire un canto qualsiasi purché sia, al momento della comunione eucaristica, culmine di tutta l’azione sacramentale. Dovremo andare in punta di piedi, con cautela, per non impedire l’esperienza del mistero alla nostra Comunità. Il rito è molto delicato, basta poco per vanificarne l’efficacia. Il rito cristiano è unico e si diversifica da tutti i riti religiosi e umani; è atto di fede che si manifesta, non è magia, né potere sul divino: è propriamente accogliere un dono che viene dall’alto. Il rito va rispettato perché la corrente che genera la comunione e trasfigura possa realmente operare. Lo schema del rito rispetta l’antropologia umana ma in esso c’è un attore-protagonista invisibile che è Dio in Cristo e, nello Spirito Santo, l’uomo è reso disponibile ad accogliere il dono di salvezza.

Siamo a metà del percorso quaresimale. Il tempo dell'Allean­za si incontra con la rottura di questo patto da parte dell'uo­mo. Deve essere letto e presentato questo momento come il passaggio obbligato verso la Pasqua che offrirà, nel Risorto, il segno efficace della nuova ed eterna Alleanza.

La venerazione della Croce, realizzato all’inizio della celebrazione con l’incenso, diventa segno del riconoscimento della nostra responsabilità nella rottura dell’Alleanza. Non sia un gesto scontato, ma un “fatto” capace di trasformare la vita.”

  

RITI DI INTRODUZIONE

 

INTRODUZIONE

G – Celebriamo la Quarta Domenica di Quaresima.

E’ la Domenica “Laetare” – “Rallegrati” dalla prima parola dell’antifona d’ingresso, la quale ci conforta che la mèta del nostro cammino è vicino, il Giorno della nostra salvezza si approssima.

Il Padre ci sollecita a proseguire il cammino di conversione e ci indica attraverso la sua Parola la via di salvezza in Gesù, suo Figlio, innalzato sulla croce.

Cristo Crocifisso è colui che ci salva dai morsi velenosi del male che insidiano il cuore. Aiutati dalla Parola di Dio e corroborati dal Pane di vita eterna, impariamo a guardarlo, ad accoglierlo e a seguirlo.

Lasciamoci attrarre da Lui innalzato per la nostra redenzione e preghiamo gli uni per gli altri, perché non vengano mai meno il coraggio della verità e la forza della conversione per lasciare le tenebre e scegliere la luce.

 

SALUTO

C – Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.   T – Amen.

 

C – Il Dio della speranza, che ci riempie di ogni gioia e pace nella fede per la potenza dello Spirito Santo, sia con tutti voi.  

T – E con il tuo spirito.

  

RITO PER L’ASPERSIONE DOMENICALE

CON L’ACQUA BENEDETTA

C – Fratelli e sorelle carissimi, supplichiamo il Signore Dio nostro perché benedica quest’acqua, da lui creata, con la quale saremo aspersi in memoria del nostro Battesimo.

Il Signore ci rinnovi interiormente per essere sempre fedeli allo Spirito Santo che ci è stato dato in dono.

 

Breve pausa di silenzio.

 

C - Signore Dio onnipotente, fonte e origine della vita, benedici + quest’acqua con la quale saremo aspersi, fiduciosi di ottenere il perdono dei peccati, la difesa da ogni malattia e dalle insidie del maligno, e la grazia della tua protezione. Nella tua misericordia donaci, o Signore, una sorgente di acqua viva che zampilli per la vita eterna, perché, liberi da ogni pericolo dell’anima e del corpo, possiamo venire a te con cuore puro.

Per Cristo nostro Signore.   T - Amen.

 

Il Celebrante asperge sé stesso, quanti stanno in presbiterio e l’assemblea. Poi conclude:

C – Dio onnipotente ci purifichi dai peccati e per questa celebrazione dell’Eucaristia ci renda degni di partecipare alla mensa del suo regno nei secoli dei secoli.  T – Amen.

 

Se non fosse possibile fare il rito di aspersione, si usi il seguente formulario per l’Atto penitenziale.

 

ATTO PENITENZIALE

C – Fratelli e sorelle, la Luce vera, Cristo Signore, ha stabilito la sua dimora in mezzo a noi. Ma noi preferiamo l’esilio del peccato perché non appaiano le nostre infermità... o perché ci illudiamo di poter trovare da soli la strada della vita... o per evitare di trovarci disarmati e vulnerabili di fronte alla Parola che scandaglia le profondità del nostro cuore.

Riconosciamo umilmente le nostre colpe e affidiamoci con fiducia alla Misericordia del Padre.

 

Signore, Padre Misericordioso, che hai tanto amato il mondo da dare il tuo Figlio unigenito. Kyrie, eleison.  
T – Kyrie, eleison.

 

Cristo, obbediente fino alla morte di croce, che sei stato innalzato come il serpente nel deserto. Christe, eleison.  
T – Christe, eleison.

 

Signore, Sorgente dell’Amore, che fai splendere la Luce della verità nei nostri cuori. Kyrie, eleison.  

T – Kyrie, eleison.

 

C – Dio onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna.  

T – Amen.

 

Non si canta la Grande Dossologia.

 

COLLETTA

C - O Padre, che per mezzo del tuo Figlio operi mirabilmente la redenzione del genere umano, concedi al popolo cristiano di affrettarsi con fede viva e generoso impegno verso la Pasqua ormai vicina. Per il nostro Signore Gesù Cristo...   T – Amen.

 

oppure:

C - O Dio, ricco di misericordia, che nel tuo Figlio, innalzato sulla croce, ci guarisci dalle ferite del male, donaci la luce della tua grazia, perché, rinnovati nello spirito, possiamo corrispondere al tuo amore di Padre.

Per il nostro Signore Gesù Cristo...   T – Amen.

 

LITURGIA DELLA PAROLA

 

PRESENTAZIONE DELLA PAROLA DI DIO

G – La realtà del nostro mondo ci mette di fronte al peccato e alla presenza del male. Il ricordo di Dio, però, la fedeltà alla sua alleanza e la fede in colui che si è incarnato, sono i pilastri su cui si radica la vita di fede del credente, dal popolo d’Israele in terra d’esilio, al nuovo popolo di Dio che oggi vive nel mondo.

 

PRIMA LETTURA: 2 Cr 36,14-16.19-23

Con l’esilio e la liberazione del popolo si manifesta l’ira e la misericordia del Signore.

 

Dal secondo libro delle Cronache

In quei giorni, tutti i capi di Giuda, i sacerdoti e il popolo moltiplicarono le loro infedeltà, imitando in tutto gli abomini degli altri popoli, e contaminarono il tempio, che il Signore si era consacrato a Gerusalemme.
Il Signore, Dio dei loro padri, mandò premurosamente e incessantemente i suoi messaggeri ad ammonirli, perché aveva compassione del suo popolo e della sua dimora. Ma essi si beffarono dei messaggeri di Dio, disprezzarono le sue parole e schernirono i suoi profeti al punto che l’ira del Signore contro il suo popolo raggiunse il culmine, senza più rimedio. Quindi [i suoi nemici] incendiarono il tempio del Signore, demolirono le mura di Gerusalemme e diedero alle fiamme tutti i suoi palazzi e distrussero tutti i suoi oggetti preziosi.
Il re [dei Caldei] deportò a Babilonia gli scampati alla spada, che divennero schiavi suoi e dei suoi figli fino all’avvento del regno persiano, attuandosi così la parola del Signore per bocca di Geremia: «Finché la terra non abbia scontato i suoi sabati, essa riposerà per tutto il tempo della desolazione fino al compiersi di settanta anni».
Nell’anno primo di Ciro, re di Persia, perché si adempisse la parola del Signore pronunciata per bocca di Geremia, il Signore suscitò lo spirito di Ciro, re di Persia, che fece proclamare per tutto il suo regno, anche per iscritto: «Così dice Ciro, re di Persia: “Il Signore, Dio del cielo, mi ha concesso tutti i regni della terra. Egli mi ha incaricato di costruirgli un tempio a Gerusalemme, che è in Giuda. Chiunque di voi appartiene al suo popolo, il Signore, suo Dio, sia con lui e salga!”».

Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.

 

SALMO RESPONSORIALE: dal Salmo 136

Rit.  Il ricordo di te, Signore, è la nostra gioia.

 

Lungo i fiumi di Babilonia,

là sedevamo e piangevamo

ricordandoci di Sion.

Ai salici di quella terra / appendemmo le nostre cetre.

 

Perché là ci chiedevano parole di canto

coloro che ci avevano deportato,

allegre canzoni, i nostri oppressori:

«Cantateci canti di Sion!».

 

Come cantare i canti del Signore / in terra straniera?

Se mi dimentico di te, Gerusalemme,

si dimentichi di me la mia destra.

 

Mi si attacchi la lingua al palato

se lascio cadere il tuo ricordo,

se non innalzo Gerusalemme

al di sopra di ogni mia gioia.

 

SECONDA LETTURA: Ef 2,4-10

Morti per le colpe, siamo stati salvati per grazia.

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni

Fratelli, Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati.
Con lui ci ha anche risuscitato e ci ha fatto sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù.
Per grazia infatti siete salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse camminassimo.

Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.

 

CANTO AL VANGELO: cfr. Gv 3,16

 

Lode e onore a te, Signore Gesù!

Dio ha tanto amato il mondo

da dare il Figlio unigenito;

chiunque crede in lui ha la vita eterna.

 

Lode e onore a te, Signore Gesù!

 

VANGELO: Gv 3,14-21

Dio ha mandato il Figlio perché il mondo si salvi per mezzo di lui.

 

+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo:
«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

Parola del Signore.   Lode a Te, o Cristo.

 

OMELA….

 

PROFESSIONE DI FEDE

 

CREDO….

 

PREGHIERA DEI FEDELI

C – Fratelli e sorelle carissimi, mentre camminiamo verso la Pasqua supplichiamo la misericordia del Padre, che per grazia ci ha salvati e ci ha fatti rivivere in Cristo.

 

L – Preghiamo insieme cantando: Kyrie eleison!

 

  1. Perché la Chiesa annunci il gioioso messaggio della salvezza, che il Padre ci ha donato in Cristo suo Figlio, preghiamo.
  2. Perché quanti hanno in mano le sorti dei popoli si adoperino prontamente per quanti vivono la drammatica esperienza della guerra aprendo la strada al negoziato, preghiamo.
  3. Perché quanti vivono nel buio della sofferenza fisica o spirituale possano giungere presto alla luce della guarigione, preghiamo.
  4. Perché tutti gli uomini e le donne della terra accolgano Cristo Gesù come loro Signore e redentore, preghiamo.
  5. Perché i catecumeni camminino in novità di vita verso la Pasqua del Signore e scelgano di perseverare nella grazia, preghiamo.
  6. Perché coloro che non sperano di salvarsi, ravvivino la loro fede in Dio, che ha amato il mondo fino a dare il proprio Figlio, preghiamo.
  7. Perché ciascuno di noi viva come figlio della luce e risplenda per la verità delle sue opere, preghiamo.

C – Signore Padre nostro, che ci hai amati di amore eterno, ascolta le preghiere del tuo popolo, per il quale hai mandato nel mondo Cristo tuo Figlio.

Egli vive e regna nei secoli dei secoli.   T - Amen.

 

LITURGIA EUCARISTICA

 

PRESENTAZIONE DEI DONI

G – Con il pane e il vino offriamo al Signore i nostri cuori, perché siano illuminati dalla Luce del Suo Amore.

 

SULLE OFFERTE

C – Ti presentiamo con gioia, o Signore, i doni della redenzione eterna: concedi a noi di venerarli con fede e di offrirli degnamente per la salvezza del mondo.

Per Cristo nostro Signore.   T – Amen.

 

PREFAZIO della Passione del Signore I

e PREGHIERA EUCARISTICA della Riconciliazione I

 

ANAMNESI

C – Mistero della fede.

T – Tu ci hai redenti con la tua croce

e la tua risurrezione:

salvaci, o Salvatore del mondo.

 

PREGHIERA DEL SIGNORE

C – Dio non ha mandato il suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Con questa certezza, ci rivolgiamo al Padre con la preghiera dei figli; diciamo insieme:  

T - Padre nostro...

 

C – Liberaci, Signore, dai morsi dell’antico tentatore,

concedi la pace ai nostri gironi

e con l’aiuto della tua misericordia

terremo i nostri sguardi

fissi sul tuo Figlio innalzato sulla croce,

per non temere il tuo giudizio e la tua condanna,

nell’attesa che si compia la beata speranza

e venga il nostro salvatore Gesù Cristo.

 

T – Tuo è il regno, tua la potenza

e la gloria nei secoli.

 

SCAMBIO DI PACE

C – Signore Gesù Cristo, abbiamo udito da te

che Dio è luce e in lui non c’è tenebra,

ma noi viviamo

nella notte dell’odio e della divisione:

donaci l’unità e la pace,

perché vincendo la menzogna con la verità,

possiamo vivere nella luce, come Dio è nella luce,

ed essere così uniti gli uni con gli altri.

Poiché tu sei la vera nostra pace

e l’amore indistruttibile,

tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.  

T – Amen.

 

C – La pace del Signore sia sempre con voi.

T – E con il tuo spirito.

 

C – Le tenebre dell’egoismo e dell’indifferenza sono state disperse dalla luce che proviene dal Cristo morto e risorto. Una nuova luce splende sulla fraternità umana.

 

D – Scambiatevi il dono della pace.

 

COMUNIONE

G – «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna».

Tale dono del Padre si rinnova, adesso, qui, per noi, dove Cristo si fa “pane spezzato” e “sangue versato” per l’umanità bisognosa di redenzione.

Accostiamoci alla Mensa dell’Amore di Dio per pregustare la gioia della vita eterna, di cui questo pane e questo calice sono il pegno.

Nutriamoci di Colui che ci ha salvati, per avere la forza di portare al mondo la Luce della verità.

 

RINGRAZIAMENTO ALLA COMUNIONE

*G – A Nicodemo, che è venuto da te nella notte,

per non essere visto,

tu offri, Gesù, la tua luce

e gli doni la possibilità di intuire

qualcosa del disegno del Padre.

Quando sarai innalzato

non su di un trono, ma sulla croce,

gli uomini finalmente si accorgeranno

di quanto il Padre ami il mondo,

al punto di donare te, il suo Figlio,

di metterti nelle mani degli uomini.

Tu non sei venuto per condannare,

ma per salvare, per strappare ogni creatura

al potere del male e della morte.

Quando volgo lo sguardo verso di te,

quando ti contemplo nella tua disarmante misericordia,

allora Gesù non mi resta che abbandonarmi a te,

mettermi totalmente nelle tue mani,

affidarti questa mia esistenza.

So bene che la strada da te tracciata

mi porterà a compiere scelte esigenti e costose,

ma c’è un solo modo per dare alla mia storia

il sapore dell’eternità:

correre il rischio di seguirti e di perdere la vita per te.

(Roberto Laurita)

 

**G – Padre celeste, aiutaci a mettere Cristo

al centro della nostra vita,

a capire che ci hai amato per primo

di un amore infinito e gratuito,

al punto da donarci tuo Figlio,

e salvaci dal nostro egoismo.

Fa’ che il Vangelo

diventi la nostra ispirazione continua.

Trasmettici l’orrore delle tenebre,

l’odio per la menzogna che nega la Verità.

Fa’ che ricerchiamo sempre e dovunque la luce vera,

non secondo i nostri poveri ragionamenti,

le nostre balbettanti spiegazioni umane, terrene,

limitate e limitanti, ma unificaci in Cristo.

Dio della misericordia,

 illumina ogni giorno della nostra vita

donandoci la gioia della salvezza.

Facci capire che possiamo trasformare

l’incerto domani in un oggi di pace e di gioia.

(Gianfranco Calabrese)

 

RITI DI CONCLUSIONE

 

DOPO LA COMUNIONE

C – O Dio, che illumini ogni uomo che viene in questo mondo, fa’ risplendere su di noi la luce della tua grazia, perché i nostri pensieri siano conformi alla tua sapienza e possiamo amarti con cuore sincero.

Per Cristo nostro Signore.   T – Amen.

 

ORAZIONE SUL POPOLO,

BENEDIZIONE e CONGEDO

 

C – Il Signore sia con voi.   T – E con il tuo spirito.

 

*C – Custodisci, o Signore, coloro che ti supplicano, sorreggi chi è fragile, vivifica sempre con la tua luce quanti camminano nelle tenebre del mondo e concedi loro, liberati da ogni male, di giungere ai beni eterni. Per Cristo nostro Signore.   

T – Amen.

 

C – E la benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre.  

T – Amen.

 

oppure:

**C – Dio, Padre misericordioso, conceda a tutti voi, come al figlio prodigo, la gioia del ritorno nella sua casa.   T – Amen.

 

C – Cristo, modello di preghiera e di vita, vi guidi nel cammino della Quaresima.  

T – Amen.

 

C – Lo Spirito di sapienza e di fortezza vi sostenga nella lotta contro il maligno, perché possiate celebrare con Cristo la vittoria pasquale.   

T – Amen.

 

C – E la benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre.  

T – Amen.

 

oppure:

***C – Converti a te, o Signore, il tuo popolo, tu che difendi anche i peccatori e proteggi con grande amore coloro che ti cercano con cuore sincero.

Per Cristo nostro Signore.   T – Amen.

 

C – E la benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre.  

 

T – Amen.

 

C – Portiamo al mondo l’Amore di Dio Padre, che ha donato il suo Figlio unigenito per la nostra salvezza.

Inoltriamoci con Lui sui sentieri della vita per costruire un mondo nuovo, dove regna in eterno la Luce della Verità. 

 

D – Andate e annunciate il Vangelo del Signore.  

T - Rendiamo grazie a Dio.

 

TERZA DOMENICA DI QUARESIMA – B

3 Marzo 2024

Colore Liturgico: Viola

“Tempio vivo del tuo amore”

 

“I testi antichi parlano della Quaresima come di un “sacra­mento”; il Messale italiano traduce: «segno sacramentale della nostra con­versione» (vedi colletta della I Domenica). Senza forzare il significato del termine sacramenti, non uni­voco nell’uso della Chiesa antica, applicato alla Quaresima, possiamo intenderlo nel senso patristico da cui deriva il suo uso liturgico. La Chiesa vive questo tempo di quaranta giorni come di azione, fatta di gesti e parole, il cui significato è dato dalla parola di Dio e dalla presenza operante di Cri­sto. Tutta l’azione sacra compiuta dalla Comunità cristiana, riunita in assem­blea liturgica, è “sacramento”, cioè segno degli eventi salvifici culminati in Cristo. La Quaresima, nel suo insieme di parola che annuncia gli eventi della salvezza, riti e pratiche ascetiche, è un grande segno sacramentale, mediante il quale la Chiesa partecipa nella fede e nella conversione al mistero di Cristo che per noi fa l’esperienza del deserto, digiuna, è vittorioso della tentazione, scegliendo la via del messianismo del servo umile e sofferente fino alla croce.

La Quaresima, di conseguenza, ha un carattere sacramentale legato a Cristo e alla Chiesa perché è celebrazione liturgica e, come tale, è azione di Cristo e della Chiesa sua sposa. Quando la Liturgia parla di “sacramento pasquale” vi include non solo la morte e risurrezione del Signore, ma anche la Quaresima come segno del primo versante del grande Mistero pasquale. In questo tempo Cristo, in modo tutto particolare, «ha dato sé stesso, per la Chiesa, per renderla santa, purificandola con il lavacro dell’acqua mediante la parola, e per presentare a sé stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga, o alcunché di simile, ma santa e immacolata» (Ef 5,25-27). La Chiesa, a sua volta, è chiamata a la­sciarsi configurare al mistero del suo Sposo che per lei si dona fino alla morte, vivendo la dinamica propria della Pasqua, cioè «non vivere più per sé stessi, ma per colui che è morto e ri­sorto per loro» (2 Cor 5,15).            

L’evangelista Giovanni introduce alla comprensione del significato della morte-risurrezione, vertice della vita e dell’opera di Gesù e del progetto del Padre. Per la Chiesa si tratta di capire il senso del proprio rinnovamento nell’adesione e nella sequela di Cristo. Con il gesto clamoroso, anche se storicamente poco appariscente, della purificazione del tempio (Vangelo), Gesù mette in discussione l’istituzione più sacra della tradizione giudaica. Soprattutto è posto sotto accusa il modo comune di interpretare il rapporto con Dio. Il fatto che Dio abitasse nel tempio conduceva Israele alla presunzione di possedere Dio in modo definitivo, anche se la vita quotidiana non si lasciava trasfigurare dal rapporto unico e singolare che Dio aveva stabilito con il suo popolo. I profeti avevano più volte denunciato a chiare lettere l’illusoria sicurezza data dal formalismo religioso (cfr. Is 1,1ss; Ger 7,1-15; Mic 3,12) per riportare il culto ad integrarsi con la vita. Gesù si colloca in questa linea quando dichiara in modo perentorio la fine dell’istituzione templare, segno di un modo inadeguato di vivere il rapporto con Dio. Il gesto compiuto da Gesù è chiaramente provocatorio e scatena l’opposizione dei Giudei. Per giustificare la sua azione Gesù offre un segno: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Il tempio cui Gesù intende alludere è il suo corpo che sarà distrutto dalla morte, ma riedificato nella risurrezione. Santuario della divina presenza e vero luogo dell’incontro con Dio è la persona di Gesù. Con la sua vita egli indica quale sia il vero culto che il Padre attende dal suo popolo (cfr. Gv 4,23-24): fare la volontà di Dio, aderire alla sua Parola, vivere la carità e la giustizia. Non è tanto allora il luogo sacro o il numero dei sacrifici che realizzano la comunione con Dio, quanto soprattutto quei segni ancora più espressivi di una profonda e genuina adesione interiore: l’offerta di sé, della propria obbedienza e volontà di conversione.

La vita cristiana non consiste in una serie di pratiche che possano giustificare o tranquillizzare la nostra “buona coscienza”: Eucaristia domenicale, formule frettolose e meccaniche, devozione a qualche santo “parafulmine” contro i guai della vita: «E' ben misera giustizia o bontà quella che si misura a termini di legge» (Seneca). Per entrare in comunione con Dio è chiamata in causa la vita con tutte le sue scelte quotidiane, piccole o grandi che siano. Il decalogo che Dio offre al suo popolo (Prima Lettura) non intende fondare un rapporto legalistico, né imporre una sottomissione; esso indica, piuttosto, le condizioni attraverso le quali è possibile vivere l’alleanza, quel vincolo unico e irripetibile con il quale Dio si è legato al suo popolo. L’aspetto più originale del Codice dell’Alleanza è la sua premessa: «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione di schiavitù: non avrai altri dèi di fronte a me...» (Prima Lettura). Il Dio che si è rivelato liberatore del popolo da lui scelto liberamente come alleato e amico, gli indica la strada della libertà. Non accogliere tali indicazioni è lasciarsi presto sopraffare da altri idoli, essere preda di altri “signori”.  Questa obbedienza è l’unica possibilità per vivere alla presenza liberante di Dio la comunione con lui. Osservata con animo servile, la legge diventa giogo insopportabile. Solo l’amore diventa l’anima della legge e di essa più esigente ed impegnativo.

La parola che la Chiesa è chiamata ad annunciare come dono di vita è la parola della croce (Seconda Lettura), segno supremo dell’amore di Dio. Ma questo messaggio sconcerta chi, in una apparente religiosità, pretende che Dio si adegui ai propri schemi. La vita cristiana non può aggirare o addomesticare la croce. Nel Cristo che muore Dio ha rivelato il volto paradossale della salvezza che diventa accessibile e comprensibile solo a chi possiede lo Spirito. Facendo suo il progetto del Padre, Cristo ha mostrato come si vive il rapporto con Dio nelle situazioni concrete della vita. Solo l’amore è capace di capire la croce come scelta gioiosa e liberante. Ci sono scelte non contemplate dalla legge che sembrano follia agli occhi del mondo e incomprensibili a chi vive una religiosità superficiale: la scelta volontaria della povertà o della verginità, la rinuncia a carriere prestigiose per essere più disponibili agli altri, il servizio agli ammalati, agl’anziani, la dedizione a ogni tipo di emarginati, l’impegno sociale disinteressato. Ma anche dentro la trama di una vita apparentemente monotona e banale, che in definitiva è il volto “feriale” della croce, si realizza una comunione con Dio e sale al Padre quel vero culto che induce a manifestare nelle “opere la realtà nascosta nel sacramento”.

Nel cammino verso la Pasqua siamo chiamati a salire con Gesù a Gerusalemme, al Tempio (Vangelo), luogo dell’antica alleanza (Prima Lettura), perché la nuova sarà stabilita sempre a Gerusalemme ma sulla Croce, unica via verso la risurrezione. Su questo monte secondo un’antica tradizione si compie non solo il sacrificio di Cristo ma anche la sua prefigurazione: il sacrificio di Abramo del figlio unico ed amato, Isacco.

Si può tentare in molti modi di edulcorare la realtà, ma una cosa è certa: abituati a considerare soprattutto la dolcezza, la pazienza, la misericordia di Gesù, noi rimaniamo sorpresi davanti al gesto che ci racconta il Vangelo di questa Domenica: «Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore ed i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi...». La descrizione non lascia adito a dubbi: qui Gesù non esita a ricorrere addirittura alla “violenza” pur di salvaguardare qualcosa di estremamente importante che è in causa. Non si tenti di annacquare questa narrazione, anche se ha un aspetto piuttosto spigoloso, a cui non siamo abituati. Il rischio, infatti, è quello di perpetuare un’immagine di Gesù destinata ai bambini, che non sono in grado di comprendere una presentazione della persona di Gesù più autentica, e quindi più complessa. Lo choc che ne deriva ha, a nostro avviso, un effetto benefico. Esso ci obbliga a fare i conti con ciò che costituisce scandalo e mette in pericolo “il buon nome di Dio”, pregiudicando un rapporto autentico con Lui.

Nonostante il decalogo, il culto a Dio (preghiera, ricezione dei Sacramenti, ecc.) rischia di essere ritualista, esteriore, strumentalizzato. Gesti, parole e le altre manifestazioni rivolte a Dio devono essere segni di un atteggiamento interno, di un vero “culto spirituale”, manifestazione di un’autentica relazione con Dio. Il culto gradito a Dio è quello di un cuore sinceramente rivolto a lui. Luogo del culto, ci ricorda il Vangelo, d’ora in poi sarà il cuore del credente. Nuovo tempio sarà il Corpo di Gesù Cristo, morto (distrutto) e risuscitato (ricostruito).”

 

 

RITI DI INTRODUZIONE

 

INTRODUZIONE

G – Celebriamo la Terza Domenica di Quaresima.

Nel nostro percorso verso la Pasqua oggi siamo invitati a riprendere forza: a cercare di vivere in modo nuovo, a fare pulizia nella nostra esistenza e a creare spazi di fraternità e di ascolto della Parola. Come al popolo ebreo, scampato alla schiavitù, anche a noi Dio traccia una strada per la felicità. E noi sappiamo che con la forza dello Spirito è possibile cambiare il nostro mondo.

Lasciamoci purificare da Gesù, vero “tempio di Dio”, lasciamo che Egli distrugga in noi tutto ciò che ci impedisce di accogliere Dio così che, rinnovati nello spirito e nella carne, andiamo incontro alla Pasqua, per morire e risorgere con Lui alla vita che non ha mai fine.

 

SALUTO

C – Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.   T – Amen.

 

C – Il Signore sia con voi.   T – E con il tuo spirito.

 

RITO PER L’ASPERSIONE DOMENICALE

CON L’ACQUA BENEDETTA

C – Fratelli e sorelle carissimi, invochiamo la benedizione di Dio nostro Padre perché questo rito di aspersione ravvivi in noi la grazia del Battesimo, per mezzo del quale siamo stati immersi nella morte redentrice del Signore per risorgere con lui alla vita nuova.

 

Breve pausa di silenzio.

 

G – Ad ogni invocazione rispondiamo:

Purifica e benedici la tua Chiesa.

 

C - Dio creatore, nell’acqua e nello Spirito tu hai dato forma e volto all’uomo e all’universo.

T - Purifica e benedici la tua Chiesa.

 

C - Cristo, dal costato trafitto sulla croce hai fatto scaturire i sacramenti della nostra salvezza.

T - Purifica e benedici la tua Chiesa.

 

C - Spirito Santo, dal grembo battesimale della Chiesa

ci hai fatto rinascere come nuove creature.  

T - Purifica e benedici la tua Chiesa.

 

C – Dio onnipotente ed eterno, tu hai voluto che per mezzo dell’acqua, sorgente di vita e principio di purificazione, anche l’anima fosse lavata e ricevesse il dono della vita eterna: in questo giorno a te consacrato

benedici + quest’acqua, perché diventi segno della tua protezione.

Rinnova in noi, o Signore, la fonte viva della tua grazia e difendici da ogni male del corpo e dello spirito, perché veniamo a te con cuore puro per ricevere la tua salvezza.

Per Cristo nostro Signore.   T – Amen.

 

Il Celebrante asperge sé stesso, quanti stanno in presbiterio e l’assemblea. Poi conclude:

C – Dio onnipotente ci purifichi dai peccati e per questa celebrazione dell’Eucaristia ci renda degni di partecipare alla mensa del suo regno nei secoli dei secoli.  T – Amen.

 

Se non fosse possibile fare il rito di aspersione, si usi il seguente formulario per l’Atto penitenziale.

 

ATTO PENITENZIALE

C – Fratelli e sorelle, all’inizio di questa santa Liturgia purifichiamo i nostri cuori dal peccato per essere caduti nelle mani degli idoli e aver tradito l’alleanza con Dio, nostro Padre. Sperimenteremo così la Misericordia di Dio che manifesta a noi la sua tenerezza e ci libera dalle false sicurezze.

Signore, che nel sangue del tuo Figlio, immolato sulla croce, purifichi la tua Chiesa dal peccato e da ogni male. Kyrie, eleison.  

T – Kyrie, eleison.

 

Cristo, che nella sapienza e nella stoltezza della croce confondi la nostra forza e ci indichi la via dell’Amore. Christe, eleison.  
T – Christe, eleison.

 

Signore, che nella tua legge hai posto il segno della tua alleanza con noi perché possiamo fare esperienza della tua Misericordia. Kyrie, eleison.  
T – Kyrie, eleison.

 

C – Dio onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna.  

T – Amen.

 

Non si canta la Grande Dossologia.

 

COLLETTA

C - O Dio, fonte di misericordia e di ogni bene, che hai proposto a rimedio dei peccati il digiuno, la preghiera e le opere di carità fraterna, accogli la confessione della nostra miseria perché, oppressi dal peso della colpa, siamo sempre sollevati dalla tua misericordia.

Per il nostro Signore Gesù Cristo…   T – Amen.

 

oppure:

C - Signore nostro Dio, che riconduci i cuori dei tuoi fedeli all’accoglienza di tutte le tue parole, donaci la sapienza della croce, perché in Cristo tuo Figlio diventiamo tempio vivo del tuo amore. Egli è Dio...   

T – Amen.

 

LITURGIA DELLA PAROLA

 

PRESENTAZIONE DELLA PAROLA DI DIO

G – Il testo del Decalogo che apre la Liturgia della Parola ci richiama al segno per eccellenza dell’alleanza di Dio col popolo. Un segno che troverà compimento e autentica interpretazione nelle parole di Gesù sul nuovo Tempio, che chiama alla fede e all’apertura del dono del Padre nel Figlio.

 

PRIMA LETTURA: Es 20,1-17

La legge fu data per mezzo di Mosè

 

Dal libro dell’Èsodo

In quei giorni, Dio pronunciò tutte queste parole: «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile:
Non avrai altri dèi di fronte a me.
Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo, né di quanto è quaggiù sulla terra, né di quanto è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra la sua bontà fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti.
Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascia impunito chi pronuncia il suo nome invano.
Ricòrdati del giorno del sabato per santificarlo. Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro, né tu né tuo figlio né tua figlia, né il tuo schiavo né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il settimo giorno. Perciò il Signore ha benedetto il giorno del sabato e lo ha consacrato.
Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà.
Non ucciderai.
Non commetterai adulterio.
Non ruberai.
Non pronuncerai falsa testimonianza contro il tuo prossimo.
Non desidererai la casa del tuo prossimo. Non desidererai la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo né la sua schiava, né il suo bue né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo».

Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.

 

Forma breve (20, 1-3.7-8.12-17):

Dal libro dell’Èsodo


In quei giorni, Dio pronunciò tutte queste parole: «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile:
Non avrai altri dèi di fronte a me.
Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascia impunito chi pronuncia il suo nome invano.
Ricòrdati del giorno del sabato per santificarlo.
Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà.
Non ucciderai.
Non commetterai adulterio.
Non ruberai.
Non pronuncerai falsa testimonianza contro il tuo prossimo.
Non desidererai la casa del tuo prossimo. Non desidererai la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo né la sua schiava, né il suo bue né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo».

Parola di Dio.    Rendiamo grazie a Dio.

 

SALMO RESPONSORIALE: dal Salmo 18

 

Rit.  Signore, tu hai parole di vita eterna.

 

La legge del Signore è perfetta, / rinfranca l’anima;

la testimonianza del Signore è stabile,

rende saggio il semplice.

 

I precetti del Signore sono retti, / fanno gioire il cuore;

il comando del Signore è limpido, / illumina gli occhi.

 

Il timore del Signore è puro, / rimane per sempre;

i giudizi del Signore sono fedeli, / sono tutti giusti.

 

Più preziosi dell’oro, / di molto oro fino,

più dolci del miele / e di un favo stillante.

 

SECONDA LETTURA: 1 Cor 1,22-25

Annunciamo Cristo crocifisso, scandalo per gli uomini, ma, per coloro che sono chiamati, sapienza di Dio.

 

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi.

Fratelli, mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio.
Infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini.

Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.

 

CANTO AL VANGELO: Gv 3,16

 

Lode e onore a te, Signore Gesù!

Dio ha tanto amato il mondo

da dare il Figlio unigenito;

chiunque crede in lui ha la vita eterna.

Lode e onore a te, Signore Gesù!

 

VANGELO: Gv 2,13-25

Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere.

 

+ Dal Vangelo secondo Giovanni

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.

Parola del Signore.   Lode a Te, o Cristo.

 

OMELIA….

 

PROFESSIONE DI FEDE

 

CREDO……

 

PREGHIERA DEI FEDELI

C – Fratelli e sorelle carissimi, presentiamo le nostre necessità al Padre che si prende cura della nostra debolezza.

 

L – Preghiamo insieme cantando: Kyrie eleison!

 

  1. Perché la Chiesa sia strumento di santità per gli uomini e li disponga all’adorazione dell’unico Dio, preghiamo.
  2. Perché le leggi promulgate dagli Stati tutelino la dignità dell’uomo e garantiscano la sua dignità, il bene comune, la concordia e la pace, preghiamo.
  3. Perché quanti ancora non credono nel Dio di Gesù Cristo siano liberati da immagini distorte e infantili della fede e possano rileggere la propria vita alla luce della Parola di salvezza, preghiamo.
  4. Perché coloro che vivono nel peccato sperimentino la grazia di Cristo, che ama ogni creatura e conosce ogni cuore, preghiamo.
  5. Perché i catecumeni accolgano i comandamenti di Dio come custodia del loro itinerario di fede, preghiamo.
  6. Perché il cuore degli uomini sia purificato da ogni violenza e da ogni male per divenire il tempio santo gradito a Dio, preghiamo.
  7. Perché la nostra Comunità parrocchiale si prepari alla celebrazione della Pasqua interiorizzando la Parola di Dio e lasciandola fruttificare, preghiamo.

C – Padre Santo, che in Cristo crocifisso hai mostrato la tua potenza e la tua sapienza, donaci di ricevere quanto ti abbiamo chiesto e rivestici della tua grazia.

Per Cristo nostro Signore.   T - Amen.

  

LITURGIA EUCARISTICA

 

PRESENTAZIONE DEI DONI

G – Con il pane e il vino, presentiamo al Signore l’umanità chiamata a purificarsi ed a rinnovarsi per essere la Sposa santa di Cristo.

 

SULLE OFFERTE

C - Per questo sacrificio di riconciliazione, o Padre, rimetti i nostri debiti e donaci la forza di perdonare ai nostri fratelli.

Per Cristo nostro Signore.   T – Amen.

 

PREFAZIO di Quaresima i o V

e PREGHIERA EUCARISTICA della Riconciliazione I

 

ANAMNESI

C – Mistero della fede.

T – Tu ci hai redenti con la tua croce

e la tua risurrezione:

salvaci, o Salvatore del mondo.

 

PREGHIERA DEL SIGNORE

G – Come potremo rendere ogni onore e gloria al Padre se non entriamo anche noi nel sacrificio di Cristo, l’unico che gli dia gloria e ci consacri come “tempio del Dio vivo”? Il Padre ci doni ora la stessa voce del Risorto dai morti, perché possiamo invocarlo con l’unico nome che è veramente suo. Diciamo insieme:   

T - Padre nostro...

 

C – Liberaci, Signore, da tutti i mali:

purifica la Chiesa, tuo tempio tra gli uomini,

da fragilità e debolezze, da errori e peccato;

con l’aiuto della tua misericordia

proclami sempre la stoltezza della croce

e nella sua debolezza

sperimenti la potenza della risurrezione,

nell’attesa che si compia la beata speranza

e venga il nostro salvatore Gesù Cristo.

T – Tuo è il regno, tua la potenza

e la gloria nei secoli.

 

SCAMBIO DI PACE

* C – O Cristo Dio,

rallegra con il dono della tua pace

noi, redenti con la tua morte

e liberati con il tuo sangue.

Mentre si avvicina la solennità della tua Pasqua,

fa’ che rinsaldiamo l’amore reciproco,

vincolo di perfezione,

e ci avviciniamo alla tua mensa

liberi da ogni inimicizia.

Per te, vera pace e amore eterno,

che vivi e regni nei secoli dei secoli.  

T – Amen.

 

oppure:

** C – Signore Gesù Cristo,

dimora di Dio tra gli uomini,

non guardare ai nostri peccati e alle nostre divisioni,

ma donaci unità e pace:

diverremo, così, pietre vive e scelte

per costruire nel tempo il tempio della tua gloria

e, uniti dall’amore fraterno, offriremo al Padre

un culto in spirito e verità.

Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.  

T – Amen.

 

C – La pace del Signore sia sempre con voi.

T – E con il tuo spirito.

 

C – Per fare la pace bisogna spazzare via tutto ciò che la impedisce: il risentimento, la volontà di dominare gli altri, il gusto di mettere in luce le loro debolezze.

 

D – In Cristo, che ci ha resi tutti fratelli con la sua croce, scambiatevi il dono della pace.

 

COMUNIONE

G – Accostandoci all’Eucaristia il nostro cuore diventa tempio vivo dell’Amore di Dio, luogo di incontro e di irraggiamento di Dio nel mondo.

Nutriamoci di Cristo per essere il germe dell’umanità purificata e resa nuova nella Sua Pasqua di morte e risurrezione.

 

RINGRAZIAMENTO ALLA COMUNIONE

*G - Quel giorno, Gesù,

tu non hai usato buone maniere e parole gentili,

non hai pensato al danno procurato a quella gente

che perdeva un giorno d’affari,

alle monete che avrebbe perso

nella confusione generale.

Quel giorno tu pensavi solo al Padre tuo,

al suo buon nome che dovevi difendere

a tutti i costi, davanti al suo popolo.

No, Dio non è in vendita

e pertanto nessuno può comprarlo.

No, Dio non può essere tenuto in ostaggio

dai nostri traffici, dai nostri interessi,

dai nostri guadagni, dai nostri teatri.

Egli è libero perché ama smisuratamente

e l’unico modo di onorarlo

è di rendergli culto con la nostra vita,

con le nostre scelte, le nostre decisioni

che profumano di misericordia,

di generosità, di spirito fraterno.

Egli non può essere insudiciato

dalle orribili maschere che noi esseri umani

gli abbiamo costruito, con la nostra immaginazione.

E dunque, se vogliamo incontrarlo

e spezzare il cerchio delle illusioni

non ci resta che gettare via gli idoli

che ci siamo abilmente costruiti

e ascoltarlo con cuore sincero.

(Roberto Laurita)

 

**G – Signore Gesù, fammi capire

quello che devo cambiare con urgenza,

per non rinchiudere la fede

solo dentro le mura della chiesa,

per non costruirmi un Dio che mi fa comodo,

per non fermarmi all’apparenza, ai riti esteriori,

alla religiosità fatta di abitudini,

alle parole vuote di significato.

Quando mi trovo negli ambienti meno sacri,

tra le persone che non ti conoscono,

che non ti rispettano, nei discorsi profani o blasfemi,

dammi il coraggio della coerenza e della verità,

rafforza la mia fede, fai entrare la tua Parola

dentro di me, nel mio agire quotidiano,

in tutto quello che faccio, che dico e che penso.

(Gianfranco Calabrese)

 

RITI DI CONCLUSIONE

 

DOPO LA COMUNIONE

C – O Dio, che ci nutri in questa vita con il pane del cielo, pegno della tua gloria, fa’ che manifestiamo nelle nostre opere la realtà presente nel sacramento che celebriamo.

Per Cristo nostro Signore.    T – Amen.

 

ORAZIONE SUL POPOLO,

BENEDIZIONE e CONGEDO

 

C – Il Signore sia con voi.   T – E con il tuo spirito.

 

C – Guida, o Signore, i cuori dei tuoi fedeli: nella tua bontà concedi loro la grazia di rimanere nel tuo amore e nella carità fraterna per adempiere la pienezza dei tuoi comandamenti.

Per Cristo nostro Signore.   

T – Amen.

 

C – E la benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre.  

T – Amen.

 

oppure:

***C – Dio, Padre misericordioso, conceda a tutti voi, come al figlio prodigo, la gioia del ritorno nella sua casa.  

T – Amen.

 

C – Cristo, modello di preghiera e di vita, vi guidi nel cammino della Quaresima.  

T – Amen.

 

C – Lo Spirito di sapienza e di fortezza vi sostenga nella lotta contro il maligno, perché possiate celebrare con Cristo la vittoria pasquale.   

T – Amen.

 

C – E la benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio + e Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre.  

T – Amen.

 

C – Il cammino della Quaresima, con lo sguardo fisso su Gesù che offre il suo stesso corpo come “spazio di comunione”, diventa impegno a purificare le nostre relazioni.

Sull’esempio di Gesù, impegniamoci a trasformare il nostro corpo in uno strumento di comunione per essere tempio vivo del Suo Amore.

 

 

D – Andate in pace.   T – Rendiamo grazie a Dio.